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Papa Francesco: "Omosessualità non è un crimine, la Chiesa metta fine alle leggi ingiuste"

Intervistato dall'AP Bergoglio ammonisce anche i vescovi cattolici che peccano non accogliendo le persone Lgbtq. Le critiche al pontificato? "Non le riferirei a Benedetto, ho perso un papà"

di MARIANNA GRAZI -
25 gennaio 2023
Papa: una Chiesa dal cuore stretto sarebbe una maledizione

Papa: una Chiesa dal cuore stretto sarebbe una maledizione

Le leggi che criminalizzano l'omosessualità sono "ingiuste". Una constatazione ovvia, per i più, ma se a definirle tali è nientemeno che il Pontefice questo giudizio assume tutta un'altra rilevanza. Intervistato dall'Ap, Papa Francesco critica queste norme e invita ad accogliere le persone Lgbtq all'interno della Chiesa stessa. "Essere omosessuali non è un crimine" dice Bergoglio, che definisce "peccato" quello dei vescovi che sostengono leggi che criminalizzano l'omosessualità o discriminano la comunità gay. Quanto alle critiche al Pontificato, spiega che non le riferirebbe a Benedetto, che elogia, dicendo di aver perso un papà.

"L'omosessualità non è un crimine, sono i vescovi che criminalizzano a peccare"

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Papa Francesco con il gesuita difensore dei cattolici Lgbt padre James Martin

"Questi vescovi devono fare un processo di conversione" spiega il Santo Padre durante l'intervista con l'Associated Press, riferendosi ai vescovi cattolici che non accettano i fedeli Lgbtq, aggiungendo che dovrebbero invece usare "la tenerezza come Dio ha per ciascuno di noi. Siamo tutti figli di Dio, e Dio ci ama così come siamo e per la forza che ciascuno di noi combatte per la propria dignità". Francesco afferma che l'omosessualità "non è un crimine". Sì, ma è ancora considerata un peccato, ribatte l'interlocutore. "Va bene, ma prima distinguiamo tra un peccato e un crimine. È peccato anche mancare di carità gli uni verso gli altri", ha aggiunto. E riguardo alle già citate leggi  il Papa ha affermato che la Chiesa cattolica può e deve lavorare per porvi fine. "Deve fare questo", ha sottolineato. "Rimane la certezza che si può essere cristiani in maniera diversa, con un'altra cultura, con un altro punto di vista" evidenzia il Pontefice in un videomessaggio alle famiglie che hanno deciso e decideranno di ospitare in casa propria i giovani che la prossima estate arriveranno a Lisbona per partecipare alla Giornata mondiale della gioventù. Bergoglio si sofferma sulle famiglie che in quei giorni si allargheranno per fare spazio a "giovani, come i vostri figli, i vostri parenti giovani". Questo, osserva, "vi rivoluzionerà un po' la vita. Detto in parole povere: sarà incomodo". E tuttavia, se fatta con generosità - "non solo per servire, che è una gran cosa, ma anche per aprirvi ad altri giovani, ad altre culture, ad altri modi di vedere la vita" - questa accoglienza cambierà il cuore.

Le critiche al Pontificato e il ricordo di Benedetto: "Ho perso un papà"

Papa Francesco e Joseph Ratzinger, il Papa emerito, in una foto di archivio

Il Papa non condanna le critiche che sono arrivate al suo pontificato in queste ultime settimane. "Preferisci che non critichino, per amor di tranquillità" ma "io preferisco che lo facciano perché significa che c'è libertà di parola". "Se non è così, ci sarebbe una dittatura a distanza, come la chiamo io, dove c'è l'imperatore e nessuno può dirgli niente. No, lasciali parlare perché... le critiche ti aiutano a crescere e a migliorare le cose". Un atteggiamento (di critica) che "non lo riferirei a Benedetto, ma a causa dell'usura di un governo di dieci anni" sottolinea però Francesco. All'inizio, infetti, la sua elezione è stata accolta con un senso di "sorpresa" per un Papa sudamericano; poi è arrivato il disagio "quando hanno iniziato a vedere i miei difetti e non gli sono piaciuti", ha spiegato. "L'unica cosa che chiedo è che me le dicano in faccia, perché è così che cresciamo tutti, giusto?". Il Santo Padre ha elogiato Benedetto come un "gentiluomo" e ha detto della sua morte: "Ho perso un papà", "per me era una sicurezza", "ho perso un buon compagno". Tra le accuse più forti che sono arrivate, postume, anche quelle del cardinale George Pell, ma il Pontefice lo elogia comunque per essere stato il suo "braccio destro" nella riforma delle finanze del Vaticano. "Anche se dicono che mi ha criticato, va bene, ne ha il diritto. La critica è un diritto umano", ha concluso.

La guerra in Ucraina: "Io sono vicino a voi"

"Nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere non manchi, non manchi la martoriata Ucraina così tanto afflitta. Questa mattina ho avuto un incontro con i Capi delle diverse confessioni di fede che sono in Ucraina, tutti uniti. Hanno raccontato il dolore di quel popolo. Non dimentichiamo mai, ogni giorno, di pregare per la pace definitiva in Ucraina" ha detto il Papa al termine dell'udienza generale. "Io sono vicino a voi" ha aggiunto ricordando che la sua "simpatia" è cominciata da quando era bambino e serviva messa ad un sacerdote ucraino e "da quel momento la simpatia con l'Ucraina è cresciuta, una simpatia vecchia che è cresciuta e questo mi fa più vicino a voi". Infine ha chiesto a tutti di pregare "in silenzio ma insieme per la madre Ucraina".