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Home » Attualità » “Pari è meglio”: il progetto di un’impresa di Bologna che offre gli assorbenti alle proprie dipendenti

“Pari è meglio”: il progetto di un’impresa di Bologna che offre gli assorbenti alle proprie dipendenti

"Ci siamo accorti che nel quotidiano persistono elementi di disuguaglianza tra uomini e donne. Speriamo che in futuro altre imprese ci imitino". Dimostrando attenzione anche alla sostenibilità i prodotti femminili acquistati dalla MEP saranno a basso impatto ambientale

Marianna Grazi
22 Giugno 2021
Young woman hands holding pack of sanitary towel on light pink table background. Pastel color. Closeup. Point of view shot. Top down view.

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Sugli assorbenti in Italia qualcosa finalmente si sta muovendo. La sensibilizzazione verso il problema circa i costi eccessivamente elevati dei prodotti femminili considerati ancora come beni di lusso, con l’iva al 22%, sta prendendo piede anche nei luoghi di lavoro. A Firenze, ad esempio, le farmacie pubbliche hanno abolito la tampon tax fino a al 31 marzo 2022, mentre il gruppo Lloyds farmacie ha tolto l’imposta dai prodotti per il ciclo mestruale in tutti i suoi punti vendita. A promuovere la parità di genere e fare campagna per l’abolizione dell’onerosa tassa sugli assorbenti è ora scesa in campo anche un’agenzia di comunicazione di San Lazzaro (Bologna) che ha infatti deciso di sostenere le proprie dipendenti acquistandoli per loro.

La MEP, azienda di marketing e comunicazione locale, ha dato vita al progetto “Pari è meglio”. L’impresa ha nove dipendenti, cinque collaboratori esterni e un fatturato di 270 mila euro nell’ultimo anno. Si tratta di un’iniziativa che ha in primis valore simbolico dato che, nell’agenzia, le dipendenti che usufruiranno degli assorbenti gratuiti sono tre più una collaboratrice e dunque i costi non saranno certamente elevati.

“Teniamo particolarmente a questa iniziativa e siamo entusiasti che tutti, donne e uomini di MEP, l’abbiano accolta positivamente”, ha fatto sapere Lorenzo Visci, fondatore della società. “Ancora oggi persistono elementi di disuguaglianza quotidiana e questo è uno dei modi concreti con cui vogliamo supportare la causa femminile. Cerchiamo di fare la nostra parte per migliorare condizioni che riteniamo lontane dai nostri valori. Anche per una realtà piccola come la nostra il progetto risulta economicamente sostenibile“. “Ci auguriamo che in futuro questa disparità possa essere presa in carico dalle istituzioni – ha aggiunto Visci –  Nel frattempo auspichiamo che altre realtà aziendali possano supportare questa iniziativa”.

A partire dal 30 giugno una referente dell’azienda raccoglierà, tramite un questionario anonimo, le adesioni e le preferenze sulle tipologie di prodotto e poi procederà a effettuare gli acquisti a cadenza periodica. L’impresa è anche particolarmente attenta alla questione ecologica e ha fatto sapere che, in linea con le esigenze personali delle dipendenti, saranno acquistati esclusivamente prodotti a basso impatto ambientale. Si spera che questi primi piccoli passi da parte di singole aziende provochino una reazione a catena e portino così anche le imprese più grandi ad impegnarsi su questo argomento per un futuro sempre più “rosa”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Sugli assorbenti in Italia qualcosa finalmente si sta muovendo. La sensibilizzazione verso il problema circa i costi eccessivamente elevati dei prodotti femminili considerati ancora come beni di lusso, con l'iva al 22%, sta prendendo piede anche nei luoghi di lavoro. A Firenze, ad esempio, le farmacie pubbliche hanno abolito la tampon tax fino a al 31 marzo 2022, mentre il gruppo Lloyds farmacie ha tolto l'imposta dai prodotti per il ciclo mestruale in tutti i suoi punti vendita. A promuovere la parità di genere e fare campagna per l'abolizione dell'onerosa tassa sugli assorbenti è ora scesa in campo anche un'agenzia di comunicazione di San Lazzaro (Bologna) che ha infatti deciso di sostenere le proprie dipendenti acquistandoli per loro. La MEP, azienda di marketing e comunicazione locale, ha dato vita al progetto "Pari è meglio". L'impresa ha nove dipendenti, cinque collaboratori esterni e un fatturato di 270 mila euro nell'ultimo anno. Si tratta di un'iniziativa che ha in primis valore simbolico dato che, nell'agenzia, le dipendenti che usufruiranno degli assorbenti gratuiti sono tre più una collaboratrice e dunque i costi non saranno certamente elevati. "Teniamo particolarmente a questa iniziativa e siamo entusiasti che tutti, donne e uomini di MEP, l’abbiano accolta positivamente", ha fatto sapere Lorenzo Visci, fondatore della società. "Ancora oggi persistono elementi di disuguaglianza quotidiana e questo è uno dei modi concreti con cui vogliamo supportare la causa femminile. Cerchiamo di fare la nostra parte per migliorare condizioni che riteniamo lontane dai nostri valori. Anche per una realtà piccola come la nostra il progetto risulta economicamente sostenibile". "Ci auguriamo che in futuro questa disparità possa essere presa in carico dalle istituzioni - ha aggiunto Visci -  Nel frattempo auspichiamo che altre realtà aziendali possano supportare questa iniziativa". A partire dal 30 giugno una referente dell'azienda raccoglierà, tramite un questionario anonimo, le adesioni e le preferenze sulle tipologie di prodotto e poi procederà a effettuare gli acquisti a cadenza periodica. L'impresa è anche particolarmente attenta alla questione ecologica e ha fatto sapere che, in linea con le esigenze personali delle dipendenti, saranno acquistati esclusivamente prodotti a basso impatto ambientale. Si spera che questi primi piccoli passi da parte di singole aziende provochino una reazione a catena e portino così anche le imprese più grandi ad impegnarsi su questo argomento per un futuro sempre più "rosa".
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