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Home » Attualità » Parità di genere, a Pistoia la prima edizione del festival “Pari e Dispari”

Parità di genere, a Pistoia la prima edizione del festival “Pari e Dispari”

Chiara Mazzeo, ideatrice dell'iniziativa: "Occorre stimolare un dialogo non solo tra addetti ai lavori e agire in contrasto agli stereotipi culturali"

Linda Meoni
10 Novembre 2022
A Pistoia il festival "Pari e Dispari"

A Pistoia il festival "Pari e Dispari"

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Condividere e non conciliare, da qui occorre ripartire. Perché se una “questione femminile” esiste è perché ancora il pensiero diffuso ritiene che debba essere la madre che lavora a tentare d’incastrare la professione nella vita familiare, che i capitoli della cura della casa e dei figli indossino la gonna, che il congedo di paternità si accontenti delle briciole per poi tornare a delegare ogni volta alla donna. Che sia una faccenda linguistica oppure più strettamente legata al ruolo sociale e professionale della donna, il tema della parità di genere è quanto mai attuale e di trattazione non più rimandabile.

L'avvocata Chiara Mazzeo
L’avvocata Chiara Mazzeo

Di spunti si propone di offrirne parecchi il festival “Pari e dispari“, edizione zero di una rassegna d’incontri e dibattiti ideata dall’avvocata Chiara Mazzeo, già consigliera di parità della provincia di Pistoia, con il supporto della libreria Lo Spazio (via Curtatone e Montanara 20-22 a Pistoia) dove si svolgeranno gli incontri e il sostegno della Fondazione ChiantiBanca, inserita nel ventaglio di iniziative di contrasto agli stereotipi di genere promosse dalla Provincia di Pistoia.

“Che genere di parità esiste oggi in Italia?“, si domanda il festival attraverso tre incontri (13, 22 e 23 novembre, sempre alle 18) utili a sviscerare il tema sotto diversi aspetti: la questione dei femminicidi, quella lavorativa e infine quella generazionale. A inaugurare il ciclo, domenica 13 novembre, Lilia Giugni, ricercatrice all’Università di Cambridge e attivista femminista autrice di “La rete non ci salverà”, che incalzata dal giornalista e blogger Lorenzo Guadagnucci proporrà una rilettura sulle declinazioni attuali del femminicidio. Due mondi diversi s’incontrano attorno al tema del lavoro e accade il 22 novembre quando nel salotto de Lo Spazio la demografa Alessandra Minello siederà accanto all’imprenditore Simone Terreni, balzato all’onore delle cronache per aver assunto nella propria azienda una donna incinta proprio nei giorni in cui il dibattito pubblico s’infiammava attorno alle dichiarazioni di Elisabetta Franchi (“le donne le prendo in azienda che hanno fatto tutti i giri di boa”, riferendosi alla maternità e i figli quasi come a un ostacolo). Infine un incontro tra generazioni per raccontare quanto e cosa è cambiato nell’essere donna, in un confronto alimentato dai pensieri della scrittrice Lidia Ravera (autrice nel 1976 del caso letterario “Porci con le ali”) e di Agnese Pini, direttrice di Qn, La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino.

La locandina del festival "Pari e Dispari"
La locandina del festival “Pari e Dispari”

“La fotografia che ci restituisce l’analisi dei dati sul mondo femminile è sconfortante – commenta l’avvocata Mazzeo – le dimissioni protette di madri lavoratrici con figli fino ai 3 anni a Pistoia come altrove sono in costante aumento per l’incapacità di conciliare esigenze di famiglia con quelle di lavoro. I dati del nostro territorio ci parlano di una condizione lavorativa caratterizzata da una segregazione non soltanto verticale, il famoso ‘soffitto di cristallo’, ma anche di tipo orizzontale. Tradotto: le donne sono concentrate per lo più in alcuni settori della produzione, servizi e ciò che attiene alla cura che sono poi quei settori in cui circola meno denaro. L’idea di questo festival è stimolare un dialogo non solo tra addetti ai lavori, agire in contrasto agli stereotipi culturali, comprendendo che ciascuno deve fare la propria parte. Uomini compresi”. Il festival, a ingresso gratuito, ha al suo fianco il portale Luce! quale media partner.

 

 

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Condividere e non conciliare, da qui occorre ripartire. Perché se una "questione femminile" esiste è perché ancora il pensiero diffuso ritiene che debba essere la madre che lavora a tentare d’incastrare la professione nella vita familiare, che i capitoli della cura della casa e dei figli indossino la gonna, che il congedo di paternità si accontenti delle briciole per poi tornare a delegare ogni volta alla donna. Che sia una faccenda linguistica oppure più strettamente legata al ruolo sociale e professionale della donna, il tema della parità di genere è quanto mai attuale e di trattazione non più rimandabile.
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