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Home » Attualità » Per risolvere il sessismo della Chiesa partiamo dal Sinodo? L’incontro “Women in Synodality”

Per risolvere il sessismo della Chiesa partiamo dal Sinodo? L’incontro “Women in Synodality”

Il Sinodo che letteramente significa "cammino fatto insieme" in corso fino al 2023 è riservato soltanto ai vescovi. Ma l'ambasciatrice australiana della Santa Sede Chiara Porro parla della necessità della "partecipazione e del contributo delle donne nella vita della Chiesa di oggi"

Sofia Francioni
16 Dicembre 2021
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Si fa fatica a immaginare un luogo più sessista della Chiesa Cattolica dove le donne da sempre non possono rivestire le più alte cariche in base esclusivamente al loro sesso di appartenenza. Il perché, come disse Papa Paolo VI quando sorse la questione dell’ordinazione delle donne presso la Comunione Anglicana, risiede nella tradizione apostolica: “non è ammissibile ordinare donne al sacerdozio, per ragioni veramente fondamentali. Queste ragioni comprendono: l’esempio, registrato nelle Sacre Scritture, di Cristo che scelse i suoi Apostoli soltanto tra gli uomini; la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto degli uomini; e il suo vivente magistero, che ha coerentemente stabilito che l’esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa”. Non è quindi discriminazione precludere il sacerdozio, il ruolo di Papa o di prete alle donne, ma: “solo il volere del Signore”.

Suor Teresa Forcades, 55 anni, teologa di fama internazionale, laureata in medicina interna a Buffalo, nello Stato di New York e con un master of Divinity ad Harvard, parla infatti non di un soffitto di cristallo, ma “di cemento” ancora integro nella Chiesa. “Ma quando le donne della Chiesa lo vorranno – continua – la Chiesa smetterà di essere sessista in ventiquattr’ore. Perché il patriarcato lo abbiamo costruito assieme, uomini e donne. Tante donne pensano ancora che il loro compito migliore sia quello di accudire, prendersi cura degli altri, degli uomini. E la Chiesa enfatizza questo ruolo”.

Il 17 dicembre a Villa Malta a Roma sarà ospitato il “Women in Synodality”, una tavola rotonda che vedrà protagoniste le religiose e le laiche coinvolte nei processi organizzativi e di orientamento del Sinodo, che – in corso fino al 2023 – è rappresentato solo dai vescovi della Chiesa universale. Ma, come annuncia l’ambasciatrice autraliana della Santa Sede Chiara Porro: “donne straordinarie, come molte altre nel mondo, stanno contribuendo al futuro della Chiesa cattolica. Stanno portando le loro esperienze e opinioni, attraverso il processo sinodale della Chiesa, plasmando la conversazione sull’importanza della partecipazione e del contributo delle donne nella vita della Chiesa di oggi“. L’inclusione delle donne nel Sinodo è un intento ribadito anche da padre Antonio Spadaro, gesuita, giornalista, teologo, critico letterario,  accademico italiano e attuale direttore della rivista La Civiltà Cattolica: “La posta in gioco in un Sinodo è il coinvolgimento più ampio possibile della diversità del Popolo di Dio. Di fronte a secoli di mentalità patriarcale, le donne desiderano fortemente relazioni più egualitarie, basate sul rispetto e sulla reciprocità. E quindi sono naturalmente un forte motore della sinodalità. La partecipazione delle donne, come ‘Popolo di Dio’, alle dinamiche sinodali è la piena realizzazione di quanto è maturato nella Chiesa dal Vaticano II”.

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Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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Si fa fatica a immaginare un luogo più sessista della Chiesa Cattolica dove le donne da sempre non possono rivestire le più alte cariche in base esclusivamente al loro sesso di appartenenza. Il perché, come disse Papa Paolo VI quando sorse la questione dell’ordinazione delle donne presso la Comunione Anglicana, risiede nella tradizione apostolica: "non è ammissibile ordinare donne al sacerdozio, per ragioni veramente fondamentali. Queste ragioni comprendono: l’esempio, registrato nelle Sacre Scritture, di Cristo che scelse i suoi Apostoli soltanto tra gli uomini; la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto degli uomini; e il suo vivente magistero, che ha coerentemente stabilito che l’esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa". Non è quindi discriminazione precludere il sacerdozio, il ruolo di Papa o di prete alle donne, ma: "solo il volere del Signore". Suor Teresa Forcades, 55 anni, teologa di fama internazionale, laureata in medicina interna a Buffalo, nello Stato di New York e con un master of Divinity ad Harvard, parla infatti non di un soffitto di cristallo, ma "di cemento" ancora integro nella Chiesa. "Ma quando le donne della Chiesa lo vorranno - continua - la Chiesa smetterà di essere sessista in ventiquattr’ore. Perché il patriarcato lo abbiamo costruito assieme, uomini e donne. Tante donne pensano ancora che il loro compito migliore sia quello di accudire, prendersi cura degli altri, degli uomini. E la Chiesa enfatizza questo ruolo". Il 17 dicembre a Villa Malta a Roma sarà ospitato il "Women in Synodality", una tavola rotonda che vedrà protagoniste le religiose e le laiche coinvolte nei processi organizzativi e di orientamento del Sinodo, che - in corso fino al 2023 - è rappresentato solo dai vescovi della Chiesa universale. Ma, come annuncia l'ambasciatrice autraliana della Santa Sede Chiara Porro: "donne straordinarie, come molte altre nel mondo, stanno contribuendo al futuro della Chiesa cattolica. Stanno portando le loro esperienze e opinioni, attraverso il processo sinodale della Chiesa, plasmando la conversazione sull'importanza della partecipazione e del contributo delle donne nella vita della Chiesa di oggi". L'inclusione delle donne nel Sinodo è un intento ribadito anche da padre Antonio Spadaro, gesuita, giornalista, teologo, critico letterario,  accademico italiano e attuale direttore della rivista La Civiltà Cattolica: "La posta in gioco in un Sinodo è il coinvolgimento più ampio possibile della diversità del Popolo di Dio. Di fronte a secoli di mentalità patriarcale, le donne desiderano fortemente relazioni più egualitarie, basate sul rispetto e sulla reciprocità. E quindi sono naturalmente un forte motore della sinodalità. La partecipazione delle donne, come 'Popolo di Dio', alle dinamiche sinodali è la piena realizzazione di quanto è maturato nella Chiesa dal Vaticano II".
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