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Home » Attualità » Condannata per aver ucciso il suo stupratore: Pieper Lewis dovrà pagare 150.000 dollari

Condannata per aver ucciso il suo stupratore: Pieper Lewis dovrà pagare 150.000 dollari

L'adolescente dell'Iowa non è la prima vittima di traffico sessuale sanzionata. Ma grazie a una raccolta fondi la quota è già stata raggiunta

Marianna Grazi
16 Settembre 2022
Pieper Lewis

Pieper Lewis

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Una ragazza afroamericana dell’Iowa è stata condannata a pagare una multa di 150mila dollari da un tribunale locale. Era appena una 15enne, ma la sua vita, da qual momento non è stata più la stessa. Segnata da due fatti tra i più terribili che possono capitare a una persona, ad una donna, nel corso della propria esistenza: lo stupro e l’omicidio. Due anni fa, quando Pieper Lewis ha ucciso il suo stupratore, era appena un’adolescente, sola, senza una famiglia, senza una casa, tanto da essere costretta a dormire nell’androne di un palazzo. Una situazione drammatica, che l’ha resa una facile vittima di prostituzione e tratta degli esseri umani. Costretta a fare sesso con un uomo di 28 anni e con alcuni dei suoi “clienti”, come Zachary Brooks, 37 anni, accoltellato per disperazione dalla ragazza. Quest’ultimo, secondo la sua deposizione, l’avrebbe violentata in più occasioni, spingendola a compiere il gesto estremo.

Il caso di Pieper Lewis: costretta a risarcire la famiglia dello stupratore

Lo stupratore Zachary Brooks
Zachary Brooks è stato accoltellato dalla Lewis dopo averla violentata in più occasioni

Ma un tribunale dell’Iowa, con una sentenza emessa questa settimana, ha condannato Lewis a cinque anni di libertà vigilata, imponendole anche di risarcire la famiglia del suo aggressore, con una cifra che va ben oltre le sue già scarse possibilità economiche. A Pieper, accogliendo il verdetto del giudice distrettuale della contea di Polk, David Porter, dopo essersi dichiarata colpevole di omicidio volontario e lesioni volontarie, non si aspettava una condanna così pesante. Ma per il togato non si è trattata di legittima difesa, visto che Zachary Brooks quando è stato accoltellato stava dormendo.

I dati più recenti della National Human Trafficking Hotline statunitense hanno identificato 22.326 donne vittime e sopravvissute alla tratta nel 2020. La maggior parte di queste sono state “schiavizzate” a scopo sessuale e l’età media è di 17 anni. Nel suo patteggiamento, Lewis ha descritto la serie di  sfortunati eventi (è il caso di dirlo) che l’hanno portata all’omicidio: racconta di essere scappata da un ambiente familiare violento e di essersi ritrovata senza un posto dove vivere, finché non è stata accolta da un uomo più anziano che, a suo dire, l’ha costretta ad avere rapporti sessuali con altri uomini in cambio di denaro, tra cui Brooks. La 17enne, in aula, ha detto di essere stata aggredita ripetutamente, anche mentre era svenuta, affermando: “All’improvviso mi sono resa conto che il signor Brooks mi aveva violentato ancora una volta e sono stata sopraffatta dalla rabbia”. Pieper rischiava fino a 20 anni di carcere, ma il giudice ha rinviato la sentenza definitiva, il che significa che la sua dichiarazione di colpevolezza potrà essere cancellata se completerà cinque anni di libertà vigilata in un istituto di correzione residenziale.

Punite piuttosto che protette dal sistema legale

Pieper Lewis
La 17enne è stata condannata a 5 anni di libertà vigilata

Il caso ha riacceso il dibattito sulla giustizia per le ragazze e le giovani donne che hanno subito violenza sessuale e sulle evidenti falle del sistema giuridico americano. La 17enne è purtroppo solo una delle tante adolescenti – spesso di colore – che negli ultimi anni negli Stati Uniti sono state sanzionate o condannate per aver ucciso i loro stupratori o sfruttatori. ad esempio, come riporta il Guardian, il mese scorso, il governatore della California ha concesso la clemenza a Sara Kruzan, condannata all’ergastolo – senza possibilità di libertà vigilata – per aver ucciso un uomo che aveva abusato sessualmente di lei e l’aveva resa vittima di traffico nel 1994. Ancora, in Tennessee, Cyntoia Brown ha ricevuto la massima pena per aver ucciso un uomo che aveva pagato per violentarla quando era una vittima della tratta, a 16 anni. Oggi 32enne, Brown ha ottenuto la grazia nel 2019, dopo aver trascorso metà della sua vita dietro le sbarre. Come ha dichiarato alla CNN Kelly Marie Meek, della Iowa Coalition Against Sexual Assault, “le donne di colore che hanno subito violenza sessuale e traffico di esseri umani e che agiscono per autodifesa contro le persone che hanno fatto loro del male, storicamente non sono state trattate bene dal nostro sistema legale”.

La raccolta fondi

Mentre l’indignazione continua a crescere per il caso di Lewis, una campagna su GoFundMe, lanciata da uno dei suoi ex insegnanti, Leland Schipper, ha superato i 388mila dollari nel pomeriggio di giovedì, più del doppio della cifra richiesta dal giudice. “Sono felicissimo di poter togliere questo peso a Pieper – ha dichiarato Schipper -. Un’adolescente che viene violentata non deve essere, in nessun caso, in debito con la famiglia dello stupratore“. Anche gli attivisti per i diritti umani sostengono che il caso evidenzia una tendenza più ampia: le vittime di abusi sessuali e di traffico vengono punite invece di essere protette dal sistema legale. “L’ingiustizia e la violenza contro le donne e le ragazze nere sono problemi di giustizia riproduttiva e razziale, sia che il danno sia perpetrato da un violentatore, da un agente di polizia o dai tribunali e dal sistema legale penale stesso”, ha dichiarato alla CNN Monica Simpson, direttore esecutivo di SisterSong. “Questo è l’ennesimo esempio di come il sistema fallisca nelle nostre comunità e, di fatto, sancisca e permetta la continua mortificazione delle donne e delle ragazze nere”.

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 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Una ragazza afroamericana dell'Iowa è stata condannata a pagare una multa di 150mila dollari da un tribunale locale. Era appena una 15enne, ma la sua vita, da qual momento non è stata più la stessa. Segnata da due fatti tra i più terribili che possono capitare a una persona, ad una donna, nel corso della propria esistenza: lo stupro e l'omicidio. Due anni fa, quando Pieper Lewis ha ucciso il suo stupratore, era appena un'adolescente, sola, senza una famiglia, senza una casa, tanto da essere costretta a dormire nell'androne di un palazzo. Una situazione drammatica, che l'ha resa una facile vittima di prostituzione e tratta degli esseri umani. Costretta a fare sesso con un uomo di 28 anni e con alcuni dei suoi "clienti", come Zachary Brooks, 37 anni, accoltellato per disperazione dalla ragazza. Quest'ultimo, secondo la sua deposizione, l'avrebbe violentata in più occasioni, spingendola a compiere il gesto estremo.

Il caso di Pieper Lewis: costretta a risarcire la famiglia dello stupratore

Lo stupratore Zachary Brooks
Zachary Brooks è stato accoltellato dalla Lewis dopo averla violentata in più occasioni
Ma un tribunale dell'Iowa, con una sentenza emessa questa settimana, ha condannato Lewis a cinque anni di libertà vigilata, imponendole anche di risarcire la famiglia del suo aggressore, con una cifra che va ben oltre le sue già scarse possibilità economiche. A Pieper, accogliendo il verdetto del giudice distrettuale della contea di Polk, David Porter, dopo essersi dichiarata colpevole di omicidio volontario e lesioni volontarie, non si aspettava una condanna così pesante. Ma per il togato non si è trattata di legittima difesa, visto che Zachary Brooks quando è stato accoltellato stava dormendo. I dati più recenti della National Human Trafficking Hotline statunitense hanno identificato 22.326 donne vittime e sopravvissute alla tratta nel 2020. La maggior parte di queste sono state "schiavizzate" a scopo sessuale e l'età media è di 17 anni. Nel suo patteggiamento, Lewis ha descritto la serie di  sfortunati eventi (è il caso di dirlo) che l'hanno portata all'omicidio: racconta di essere scappata da un ambiente familiare violento e di essersi ritrovata senza un posto dove vivere, finché non è stata accolta da un uomo più anziano che, a suo dire, l'ha costretta ad avere rapporti sessuali con altri uomini in cambio di denaro, tra cui Brooks. La 17enne, in aula, ha detto di essere stata aggredita ripetutamente, anche mentre era svenuta, affermando: "All'improvviso mi sono resa conto che il signor Brooks mi aveva violentato ancora una volta e sono stata sopraffatta dalla rabbia". Pieper rischiava fino a 20 anni di carcere, ma il giudice ha rinviato la sentenza definitiva, il che significa che la sua dichiarazione di colpevolezza potrà essere cancellata se completerà cinque anni di libertà vigilata in un istituto di correzione residenziale.

Punite piuttosto che protette dal sistema legale

Pieper Lewis
La 17enne è stata condannata a 5 anni di libertà vigilata
Il caso ha riacceso il dibattito sulla giustizia per le ragazze e le giovani donne che hanno subito violenza sessuale e sulle evidenti falle del sistema giuridico americano. La 17enne è purtroppo solo una delle tante adolescenti - spesso di colore - che negli ultimi anni negli Stati Uniti sono state sanzionate o condannate per aver ucciso i loro stupratori o sfruttatori. ad esempio, come riporta il Guardian, il mese scorso, il governatore della California ha concesso la clemenza a Sara Kruzan, condannata all'ergastolo - senza possibilità di libertà vigilata - per aver ucciso un uomo che aveva abusato sessualmente di lei e l'aveva resa vittima di traffico nel 1994. Ancora, in Tennessee, Cyntoia Brown ha ricevuto la massima pena per aver ucciso un uomo che aveva pagato per violentarla quando era una vittima della tratta, a 16 anni. Oggi 32enne, Brown ha ottenuto la grazia nel 2019, dopo aver trascorso metà della sua vita dietro le sbarre. Come ha dichiarato alla CNN Kelly Marie Meek, della Iowa Coalition Against Sexual Assault, "le donne di colore che hanno subito violenza sessuale e traffico di esseri umani e che agiscono per autodifesa contro le persone che hanno fatto loro del male, storicamente non sono state trattate bene dal nostro sistema legale".

La raccolta fondi

Mentre l'indignazione continua a crescere per il caso di Lewis, una campagna su GoFundMe, lanciata da uno dei suoi ex insegnanti, Leland Schipper, ha superato i 388mila dollari nel pomeriggio di giovedì, più del doppio della cifra richiesta dal giudice. "Sono felicissimo di poter togliere questo peso a Pieper - ha dichiarato Schipper -. Un'adolescente che viene violentata non deve essere, in nessun caso, in debito con la famiglia dello stupratore". Anche gli attivisti per i diritti umani sostengono che il caso evidenzia una tendenza più ampia: le vittime di abusi sessuali e di traffico vengono punite invece di essere protette dal sistema legale. "L'ingiustizia e la violenza contro le donne e le ragazze nere sono problemi di giustizia riproduttiva e razziale, sia che il danno sia perpetrato da un violentatore, da un agente di polizia o dai tribunali e dal sistema legale penale stesso", ha dichiarato alla CNN Monica Simpson, direttore esecutivo di SisterSong. "Questo è l'ennesimo esempio di come il sistema fallisca nelle nostre comunità e, di fatto, sancisca e permetta la continua mortificazione delle donne e delle ragazze nere".
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