Pietro Parolin, il silenzioso diplomatico di Papa Francesco che potrebbe guidare la Chiesa di domani

Con la riservatezza di un diplomatico e la fermezza di un uomo di fede, si è costruito un profilo di equilibrio tra tradizione e dialogo. Ecco le sue posizioni su diritti LGBT, donne nella chiesa e ambiente

di ARNALDO LIGUORI
1 maggio 2025
Pietro Parolin è nato a Schiavon, in Veneto, il 17 gennaio 1955

Pietro Parolin è nato a Schiavon, in Veneto, il 17 gennaio 1955

Lo osservi e ti pare un professore universitario, uno di quelli che parlano poco e ascoltano molto. Ma Pietro Parolin è un cardinale, anzi, è il Segretario di Stato vaticano, braccio destro di Papa Francesco e nome che ricorre spesso nelle discussioni sul prossimo conclave.

Nato a Schiavon, in provincia di Vicenza, nel 1955, Parolin ha una lunga carriera diplomatica alle spalle. Ordinato sacerdote nel 1980, ha servito nelle nunziature di Nigeria e Messico, è stato sottosegretario per i Rapporti con gli Stati e nunzio apostolico in Venezuela, prima di essere nominato Segretario di Stato nel 2013 da Papa Francesco.

Con la morte di Papa Francesco, avvenuta la mattina del 21 aprile, si chiude un pontificato segnato dall’impegno instancabile per gli ultimi, i dimenticati e le vittime dei conflitti. Tra questi, il popolo palestinese ha sempre avuto un posto speciale nel cuore del pontefice argentino. E Papa Bergoglio ha portato avanti il suo legame con la comunità cristiana levantina fino pochi giorni prima della sua morte. Sabato 16 aprile, come faceva spesso, il Papa aveva infatti telefonato a padre Gabriel Romanelli, a capo dell’unica parrocchia cattolica di Gaza. “Come sempre ha manifestato la sua vicinanza, la sua parola di consolazione, la benedizione, la preghiera per la pace”, ha raccontato padre Romanelli. “Il messaggio più bello è stato sentire citate le sofferenze di Gaza nell’Urbi et Orbi, insieme all’appello a cessare la guerra”, ha aggiunto il parroco. 

"Gaza rappresenta, un po', tutto quello che è stato il cuore del pontificato del Papa", ha detto invece a Gerusalemme il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa, elogiando il sostegno del papa alla popolazione della Striscia e l'impegno verso la piccola comunità cattolica nell'enclave palestinese.

Nel corso del suo pontificato, Papa Bergoglio ha sempre assunto una posizione chiara e coerente a favore del dialogo e della pace tra Israele e Palestina, attirandosi tanto consensi quanto critiche. Sin dai primi anni del suo papato, il pontefice ha compiuto gesti fortemente simbolici e usato parole spesso dure - accolte con favore nei contesti filo-palestinesi, ma criticate da ambienti che ritengono il Vaticano poco equilibrato nel condannare le violenze di Hamas. 

Su questioni delicate come il ruolo delle donne nella Chiesa, Parolin ha mostrato apertura pur mantenendo posizioni tradizionali. Ha sottolineato l’importanza di valorizzare il contributo femminile nella vita ecclesiale, supportando un maggiore coinvolgimento delle donne negli organismi decisionali, pur rimanendo fedele alla dottrina che riserva il sacerdozio agli uomini. Su aborto e maternità surrogata mantiene la linea conservatrice vaticana, definendo quest’ultima una pratica che “offende la dignità della donna e del bambino”.

Riguardo ai diritti LGBT, il cardinale ha adottato un approccio pastorale simile a quello di Francesco: apertura all’accoglienza delle persone omosessuali nella comunità ecclesiale, pur ribadendo la posizione tradizionale sul matrimonio come unione tra uomo e donna. Ha sostenuto il documento “Fiducia Supplicans” che consente benedizioni per coppie in situazioni “irregolari”

Approfondisci:

Papa Francesco supportava i diritti LGBTQ+ o no? I due volti del suo papato

Papa Francesco supportava i diritti LGBTQ+ o no? I due volti del suo papato

Sulla crisi climatica, Parolin si è fatto portavoce dell’impegno vaticano per la cura del creato. Ha rappresentato la Santa Sede in numerosi vertici sul clima, sostenendo l’enciclica “Laudato Si” e promuovendo accordi internazionali per contrastare il cambiamento climatico e proteggere le popolazioni più vulnerabili.

Con il suo profilo di diplomatico esperto e il suo equilibrio tra tradizione e dialogo, Parolin rappresenta una figura di continuità che potrebbe raccogliere consensi in un futuro conclave, pur non essendo considerato un “rivoluzionario” come talvolta è stato percepito Francesco.