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Home » Attualità » Polonia, un’altra donna muore per la legge anti-aborto: portava in grembo due feti morti

Polonia, un’altra donna muore per la legge anti-aborto: portava in grembo due feti morti

Agnieszka T., 37 anni, è deceduta perché si sarebbe vista negare l'aborto dai medici. L'ospedale si difende, ma la procura della città di Częstochowa apre un'inchiesta

Remy Morandi
27 Gennaio 2022
Agnieszka T., 37 anni, è la donna morta in Polonia per la legge anti-aborto

Agnieszka T., 37 anni, è la donna morta in Polonia per la legge anti-aborto

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Agnieszka T., 37 anni, è la donna morta in Polonia per la legge anti-aborto

Un dramma agghiacciante. In Polonia una donna è morta perché le era stato negato l’aborto. Agnieszka T., 37 anni, incinta di due gemelli, è deceduta dopo aver portato in grembo un feto morto per circa una settimana. La donna, infatti, non sarebbe stata operata prima di partorire a causa della legge anti-aborto vigente in Polonia. Il feto morto avrebbe portato al deterioramento delle condizioni di salute della donna, alla morte del secondo feto, e infine al suo decesso. L’ospedale nega ogni responsabilità, ma la famiglia di Agnieszka e le associazioni locali accusano il divieto di aborto, che avrebbe spinto i medici dell’ospedale a rifiutarsi di operare la donna.

Dal ricovero ai feti morti, la dinamica del decesso di Agnieszka

Il calvario di Agnieszka è iniziato, secondo i familiari della vittima, lo scorso 21 dicembre all’ospedale di Częstochowa dove la donna era stata ricoverata. Il primo feto è morto nel grembo materno due giorni dopo il ricovero. In questo momento i medici dell’ospedale si sarebbero rifiutati di operare la donna proprio per le stringenti normative anti-aborto che vigono in Polonia. Sempre secondo la famiglia, lo stato di salute di Agnieszka “si è rapidamente deteriorato”. E dopo una settimana è morto anche il secondo feto. La donna avrebbe quindi portato in grembo per altri due giorni i due feti morti, e poi, il 31 dicembre, i medici la avrebbero operata. Entrambi i feti sono stati rimossi, ma le condizioni della donna non sono migliorate. E alla fine, il 25 gennaio, dopo oltre un mese dal ricovero, Agnieszka è morta.

L’ospedale si difende e la procura avvia un’inchiesta

La famiglia di Agnieszka sostiene che la donna sia morta di setticemia. “Questa è la prova del fatto che l’attuale governo ha le mani insanguinate”, ha scritto la famiglia della donna in un post sui social. L’ospedale si è invece difeso comunicando di aver “intrapreso tutte le azioni possibili e richieste per salvare la vita dei bambini e della paziente” e spiegando che “il comportamento dei medici non è stato influenzato da nient’altro che considerazioni mediche, la cura della paziente e i suoi medici”. La procura della città di Częstochowa ha aperto un’inchiesta per i reati di “esposizione di un paziente al rischio di perdere la vita” e omicidio colposo.

Isabella Sajbor, 30 anni, morta in Polonia per la legge anti-aborto

Un’altra donna morta per la legge anti-aborto: il precedente di Izabela

Non è la prima volta che in Polonia una donna incinta muore a causa della legge anti-aborto. Lo scorso settembre Izabela Sajbor, parrucchiera polacca di 30 anni, è morta in un ospedale della città meridionale di Pszczyna. Alla 22esima settimana, ad appena metà gravidanza, la donna era stata ricoverata per la perdita del liquido amniotico. I medici, invece di intervenire con una interruzione della gravidanza per evitare infezioni alla donna, avevano deciso di aspettare che il feto – che era malformato – morisse da solo. Quando questo è successo, 24 ore dopo, era ormai troppo tardi ed è morta anche la madre, per choc settico.

Proteste in Polonia per la legge anti-aborto

Legge anti-aborto in Polonia, che cosa prevede

La legge anti-aborto è entrata in vigore a gennaio del 2021. Vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto, e dunque comporta il divieto quasi totale di abortire. Dopo l’introduzione di questa legge, il partito di governo, PiS (Diritto e Giustizia) provò anche a far approvare una legge ancor più restrittiva per introdurre il divieto totale delle interruzioni di gravidanza. Il partito, di ispirazione conservatrice, si rivolse alla Corte costituzionale la quale stabilì che l’aborto, se non nei casi di stupro e di pericolo di vita della madre, non rispetta i valori della Carta fondamentale polacca. Ma non è finita qui: lo scorso dicembre il Parlamento polacco votò per la creazione di un Istituto per la famiglia e la demografia con lo scopo di scoraggiare divorzi, impedire aborti e disgregare le famiglie arcobaleno. E con questo scopo venne istituita la figura di un superprocuratore con libero accesso a tutti i dati personali dei cittadini polacchi e con la libertà di perseguire penalmente le donne che procedono all’aborto, le famiglie arcobaleno e le comunità Lgbt+.

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  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l
Agnieszka T., 37 anni, è la donna morta in Polonia per la legge anti-aborto
Un dramma agghiacciante. In Polonia una donna è morta perché le era stato negato l’aborto. Agnieszka T., 37 anni, incinta di due gemelli, è deceduta dopo aver portato in grembo un feto morto per circa una settimana. La donna, infatti, non sarebbe stata operata prima di partorire a causa della legge anti-aborto vigente in Polonia. Il feto morto avrebbe portato al deterioramento delle condizioni di salute della donna, alla morte del secondo feto, e infine al suo decesso. L’ospedale nega ogni responsabilità, ma la famiglia di Agnieszka e le associazioni locali accusano il divieto di aborto, che avrebbe spinto i medici dell’ospedale a rifiutarsi di operare la donna.

Dal ricovero ai feti morti, la dinamica del decesso di Agnieszka

Il calvario di Agnieszka è iniziato, secondo i familiari della vittima, lo scorso 21 dicembre all’ospedale di Częstochowa dove la donna era stata ricoverata. Il primo feto è morto nel grembo materno due giorni dopo il ricovero. In questo momento i medici dell’ospedale si sarebbero rifiutati di operare la donna proprio per le stringenti normative anti-aborto che vigono in Polonia. Sempre secondo la famiglia, lo stato di salute di Agnieszka “si è rapidamente deteriorato”. E dopo una settimana è morto anche il secondo feto. La donna avrebbe quindi portato in grembo per altri due giorni i due feti morti, e poi, il 31 dicembre, i medici la avrebbero operata. Entrambi i feti sono stati rimossi, ma le condizioni della donna non sono migliorate. E alla fine, il 25 gennaio, dopo oltre un mese dal ricovero, Agnieszka è morta.

L'ospedale si difende e la procura avvia un'inchiesta

La famiglia di Agnieszka sostiene che la donna sia morta di setticemia. “Questa è la prova del fatto che l’attuale governo ha le mani insanguinate”, ha scritto la famiglia della donna in un post sui social. L’ospedale si è invece difeso comunicando di aver “intrapreso tutte le azioni possibili e richieste per salvare la vita dei bambini e della paziente” e spiegando che “il comportamento dei medici non è stato influenzato da nient’altro che considerazioni mediche, la cura della paziente e i suoi medici”. La procura della città di Częstochowa ha aperto un’inchiesta per i reati di “esposizione di un paziente al rischio di perdere la vita” e omicidio colposo.
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Non è la prima volta che in Polonia una donna incinta muore a causa della legge anti-aborto. Lo scorso settembre Izabela Sajbor, parrucchiera polacca di 30 anni, è morta in un ospedale della città meridionale di Pszczyna. Alla 22esima settimana, ad appena metà gravidanza, la donna era stata ricoverata per la perdita del liquido amniotico. I medici, invece di intervenire con una interruzione della gravidanza per evitare infezioni alla donna, avevano deciso di aspettare che il feto – che era malformato – morisse da solo. Quando questo è successo, 24 ore dopo, era ormai troppo tardi ed è morta anche la madre, per choc settico.
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Legge anti-aborto in Polonia, che cosa prevede

La legge anti-aborto è entrata in vigore a gennaio del 2021. Vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto, e dunque comporta il divieto quasi totale di abortire. Dopo l’introduzione di questa legge, il partito di governo, PiS (Diritto e Giustizia) provò anche a far approvare una legge ancor più restrittiva per introdurre il divieto totale delle interruzioni di gravidanza. Il partito, di ispirazione conservatrice, si rivolse alla Corte costituzionale la quale stabilì che l’aborto, se non nei casi di stupro e di pericolo di vita della madre, non rispetta i valori della Carta fondamentale polacca. Ma non è finita qui: lo scorso dicembre il Parlamento polacco votò per la creazione di un Istituto per la famiglia e la demografia con lo scopo di scoraggiare divorzi, impedire aborti e disgregare le famiglie arcobaleno. E con questo scopo venne istituita la figura di un superprocuratore con libero accesso a tutti i dati personali dei cittadini polacchi e con la libertà di perseguire penalmente le donne che procedono all’aborto, le famiglie arcobaleno e le comunità Lgbt+.
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