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Home » Attualità » Premio Nobel per la Pace a Maria Ressa e Dmitry Muratov, difensori della libertà di espressione

Premio Nobel per la Pace a Maria Ressa e Dmitry Muratov, difensori della libertà di espressione

La reporter investigativa filippina e il giornalista russo direttore di Novaya Gazeta hanno ricevuto il riconoscimento per i loro sforzi nella difesa della libertà di espressione, definita dal comitato "condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura"

Marianna Grazi
8 Ottobre 2021
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Maria Ressa e Dmitry Muratov hanno vinto il Premio Nobel per la Pace 2021. Il prestigioso riconoscimento, quest’anno, è stato assegnato a due giornalisti, impegnati da anni nella difesa della libertà di espressione e di stampa, definita dal Comitato del Nobel come “una condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura”.

Il video dell’annuncio:

 

Maria Ressa – Ph: Epa/Justin Lane

Maria Ressa è una giornalista e autrice filippino-americana, co-fondatrice e CEO di “Rappler” (sito di giornalismo investigativo), che ha trascorso quasi due decenni come reporter nel sud-est asiatico per la CNN, e “usa la libertà di espressione per esporre l’abuso di potere, l’uso della violenza e il crescente autoritarismo” nel suo paese d’origine. Nel 2020, è stata condannata per un crimine informatico secondo una controversa legge filippina, una mossa ampiamente condannata dalle organizzazioni per i diritti e dai giornalisti come un attacco alla libertà di stampa. La giornalista ha commentato la notizia del Nobel: “Il premio uno shock. In due anni 10 mandati di arresto contro di me. Siamo sulle sabbie mobili, sempre a rischio di essere oscurati”.

Dmitry Muratov

Dmitry Muratov, invece, è un giornalista russo, tra i fondatori e direttore del giornale indipendente “Novaya Gazeta”, descritto dal Comitato per la protezione dei giornalisti come “l’unico giornale veramente critico con influenza nazionale nella Russia di oggi”. Nel 2007 ha vinto l’International Press Freedom Award per il suo coraggio nel difendere la libertà di stampa di fronte ad attacchi, minacce e arresti.

L’agenzia russa Tass riporta le parole di Muratov dopo l’annuncio. La dedica è andata al giornale da lui diretto e ai sei giornalisti della testata che sono stati uccisi: “Vi dirò questo: non è merito mio. È di Novaya Gazeta. Sono quelli che sono morti difendendo il diritto delle persone alla libertà di parola. Siccome loro non sono con noi, probabilmente hanno deciso che sia io a dirlo a tutti”.

Annunciando il premio, la presidente del comitato del Nobel, Berit Reiss-Andersen, ha detto: “Il giornalismo libero, indipendente e basato sui fatti serve a proteggere dall’abuso di potere, dalle bugie e dalla propaganda di guerra. Senza la libertà di espressione e la libertà di stampa, sarà difficile promuovere con successo la fraternità tra le nazioni, il disarmo e un migliore ordine mondiale per avere successo nel nostro tempo”.

Nel 2020 il premio era andato al World Food Programme per gli sforzi compiuti nella lotta contro la fame nel mondo.

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

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