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Professoressa trans licenziata, scuola condannata a risarcirla. Giovanna Cristina Vivinetto: "Aperto il varco"

Il tribunale ha “riconosciuto a tutti gli effetti la discriminazione di genere come causa scatenante il recesso del rapporto lavorativo stipulato"

di BARBARA BERTI -
16 gennaio 2023
Giovanna Cristina Vivinetto, professoressa e poeta trans (Facebook)

Giovanna Cristina Vivinetto, professoressa e poeta trans (Facebook)

Arriva il risarcimento per la professoressa trans licenziata. “Mi tremano le mani: per la prima volta in tribunale è stato riconosciuto il peso specifico della discriminazione di genere all'interno di un rapporto di lavoro”. Parola di Giovanna Cristina Vivinetto, docente e poetessa transessuale che nel 2019 era stata licenziata dall’istituto paritario Kennedy di Roma. Ora, a distanza di anni, è stato finalmente “aperto il varco”: la sentenza del tribunale di Roma condanna lo stesso istituto a risarcirla, come riferisce lei stessa su Facebook. Quella scuola l'aveva assunta e licenziata dopo tre settimane nel 2019, ma oggi il giudice ha “riconosciuto a tutti gli effetti la discriminazione di genere come causa scatenante il recesso del rapporto lavorativo stipulato”. Già nel 2019, sempre sui social, la professoressa sfogava il suo rammarico. “Mi hanno detto che spiego male e sono indietro col programma. Ma probabilmente c'entra il fatto che io sia una donna transessuale, e questo sarebbe già molto più triste e ingiusto” denunciava la professoressa riportando le motivazioni del licenziamento seguito “a tre giorni di malattia la scorsa settimana per una forte tonsillite batterica con febbre a 39”.
Giovanna Cristina Vivinetto (Ansa)

Giovanna Cristina Vivinetto (Ansa)

Per la trans, già vincitrice del Premio Viareggio nella sezione poesia (con il romanzo in versi "Dolore minimo" dove racconta la complessa condizione transessuale, libro che ha ispirato la serie tv "Prisma" di Amazon Prime), scattò subito una gara di solidarietà sul web. Ma ora è anche il tribunale a darle ragione: “in tutti i modi hanno provato a screditare la persona e la mia professionalità. La loro difesa sosteneva non fossi una buona insegnante, nonché persona sessualmente esplicita. Ci hanno provato ma non ci sono riusciti. Le loro testimonianze non sono state in grado di dimostrare il contrario, anzi si sono rivelate utili per rafforzare che non fosse la mia mancata professionalità il motivo del licenziamento” spiega la docente commentando la sentenza e ribadendo che “il giudice li ha smentiti su tutta la linea”. Nel suo post la donna riporta anche uno stralcio delle motivazioni della sentenza, secondo cui “le dichiarazioni non appaiono significative di un'effettiva inadempienza della professoressa Vivinetto ai propri impegni didattici. [...] Inoltre appare quantomeno prematuro un recesso esercitato in così breve tempo, per motivazioni attinenti la scarsa capacità didattica, senza dare alla professoressa la possibilità di ambientarsi e di acquisire piena nozione dei piani didattici personalizzati da applicare ai propri alunni. [...] Sicché può ritenersi adeguatamente provato che le ragioni che hanno indotto la società resistente a risolvere il rapporto di lavoro con la Vivinetto siano ascrivibili proprio alla sua condizione di transessuale”.
Giovanna Cristina Vivinetto, docente e poetessa transessuale (Facebook)

Giovanna Cristina Vivinetto, docente e poetessa transessuale (Facebook)

Su Facebook, si moltiplicano i post entusiastici sull'esito della sua battaglia, che lei commenta senza mezzi termini: “Ho vinto. Abbiamo vinto. Un varco è stato aperto ed è da qui che possiamo fare entrare la luce. Sono una docente degna di rispetto. Sono una donna transgender degna di rispetto. Come dovrebbe essere in ogni caso. Sta a noi decidere in quale direzione cambiare la nostra società. Starò sempre dalla parte di chi lotta ogni giorno per i propri diritti, per non vederseli più calpestare”. Tra i tanti commenti, sulla vicende arrivano le parole della responsabile “Libertà & Diritti” di Sinistra Italiana, Marilena Grassadonia. “Un’altra battaglia vinta, un altro tassello che si incastra al posto giusto in un puzzle che rappresenta la dignità delle vite delle persone lgbt+ e in questo caso più specificatamente delle persone transgender” dice Grassadonia e aggiunge: “Un grazie a Giovanna per non essersi arresa e per aver regalato alla comunità lgbt+ un tassello prezioso di cui essere orgoglios*”.