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Il primo profugo Lgbt+ ucraino è stato accolto in Italia da una casa famiglia ’Refuge Lgbt’

di LETIZIA CINI -
8 aprile 2022
Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (57 anni) insieme con il giovane studente di Kyiv

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (57 anni) insieme con il giovane studente di Kyiv

Oggi Gay Center della Capitale ha preso in carico la prima richiesta di supporto e accoglienza di un giovane Lgbt+ ucraino in Italia: “Si tratta del primo caso a cui abbiamo offerto i servizi di Gay Help Line 800 713 713, numero verde nazionale contro l’omotransfobia, e Refuge Lgbt, la prima casa famiglia in Italia per giovani LGBT+ vittime di discriminazione - spiegano sul sito gaycenter.it - . Il giovane ha incontrato stamattina il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ci ha garantito massimo supporto“.
Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (57 anni) insieme con il giovane studente di Kyiv

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (57 anni) insieme con il giovane studente di Kiev

“Grazie al presidente Nicola Zingaretti per il sostegno e ad Unar da oggi possiamo accogliere anche le richieste di aiuto da parte di persone LGBT+ ucraine. È fondamentale riconoscere la specificità di questi casi e l’importanza di servizi dedicati - interviene Pietro Turano, portavoce di Gay Center, associazione che gestisce i servizi Gay Help Line e Refuge Lgbt - . Sono molte le persone Lgbt+ ucraine alla ricerca di supporto, che spesso non dichiarano il proprio orientamento o identità di genere per paura. Per questo siamo in contatto con le associazioni ucraine e con le istituzioni italiane.” Il ragazzo è un giovane studente di Kiev. Per segnalazioni o richieste di supporto contattare Gay Help Line al numero verde gratuito 800.713.713 Al giovane ucraino arrivato in Italia è stata messa a disposizione la “Refuge Lgbt“, la prima casa famiglia in Italia per giovani vittime di discriminazione. Il ragazzo in mattinata ha incontrato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

La situazione in Ucraina

Una manifestazione LGBTQ in Ucraina prima dell'inizio dell'invasione russa lo scorso 24 febbraio

“Una guerra nella guerra”. È ciò che sta affrontando la comunità Lgbt in Ucraina. Stando a quanto riferiscono alcune associazioni di beneficenza citate dalla Bbc, centinaia di donne transgender sono state respinte al confine ucraino mentre tentavano di fuggire dal Paese in guerra con la Russia. Il motivo? Nei loro passaporti c’è scritto ancora il nome e il genere di nascita e le regole attuali in Ucraina vietano ai residenti uomini dai 18 ai 60 anni di lasciare il Paese. Ciò significa che tutti coloro che hanno scritto “maschio” sul passaporto vengono automaticamente respinti al confine. In Ucraina, infatti, cambiare nome e genere sul passaporto richiede un lungo processo, che prevede anche diverse perizie psichiatriche. Questo induce molte persone che hanno cambiato genere a non andare fino in fondo alla pratica burocratica. Una delle principali associazioni di beneficenza transgender dell’Ucraina stima che ci sono centinaia di donne trans che tentano di fuggire, ma che il 90% di loro ha fallito, in quanto nel loro passaporto c’è scritta la parola “maschio”.

Transgender discriminati in Polonia: “Qui l’omofobia esiste ancora”

Julia Maciocha, un'attivista del Warsaw Pride in Polonia: "Molti ucraini transgender lasceranno presto la Polonia. Qui l'omofobia esiste ancora"

Ma il problema non è solo uscire dall’Ucraina. Il problema sono anche i Paesi di arrivo. Secondo le ultime stime dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) gli ucraini che sono arrivati in Polonia dall’inizio dell’invasione russa, lo scorso 24 febbraio, sono già due milioni. Ai microfoni dell’organizzazione indipendente e no-profit National Public Radio (NPR), Julia Maciocha, un’attivista del Warsaw Pride in Polonia, ha dichiarato che la sua organizzazione si è subito mossa per aiutare i rifugiati ucraini, e soprattutto per proteggere le persone transgender da potenziali discriminazioni. “Non vogliamo – ha detto Julia Maciocha a NPR – che vengano tenuti in campi profughi o in grandi edifici o luoghi enormi dove non sono al sicuro perché ovviamente l’omofobia esiste ancora in Polonia. Vogliamo assicurarci che vengano collocati con persone che capiscano i loro bisogni”, ha dichiarato l’attivista. Per Julia Maciocha molti rifugiati ucraini Lgbtq lasceranno presto la Polonia. Maciocha ha infatti spiegato che probabilmente “si sposteranno nell’Europa occidentale, dove le leggi sono più amichevoli. Quindi quello che possiamo fare noi qui è solo accoglierli e aiutarli in primo luogo”.