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Home » Attualità » “Putin uccide civili in Ucraina”. La stazione ferroviaria che accoglie i russi con le immagini della guerra

“Putin uccide civili in Ucraina”. La stazione ferroviaria che accoglie i russi con le immagini della guerra

Nella capitale della Lituania, Vilnius, l'altoparlante della stazione dei treni accoglie così i passeggeri che arrivano dalla Russia: "Oggi Putin sta uccidendo civili in Ucraina. Siete d'accordo con questo?". La compagnia ferroviaria lituana LTG ha affisso e sparso in tutta la stazione 24 cartelloni con le foto della devastazione provocata da Mosca

Remy Morandi
10 Aprile 2022
"Putin uccide civili in Ucraina". La stazione ferroviaria che accoglie i russi con le immagini della guerra

"Putin uccide civili in Ucraina". La stazione ferroviaria che accoglie i russi con le immagini della guerra

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“Putin uccide civili in Ucraina“. Così l’altoparlante della stazione ferroviaria di Vilnius accoglie i russi che arrivano in treno nella capitale della Lituania. Ad attenderli, oltre al messaggio della metallica voce degli altoparlanti, anche 24 cartelloni affissi e sparsi per tutta la stazione, che mostrano le foto e le immagini della guerra in Ucraina. Come riporta il quotidiano The Guardian, ad aver ideato questa particolare protesta contro l’invasione russa in Ucraina non sono stati attivisti o manifestanti anti-Putin, bensì la compagnia ferroviaria LTG, che collega i treni dalla Russia in tutta la Lituania e in parte dell’Unione europea.

Le immagini della guerra in Ucraina affisse alla stazione ferroviaria di Vilnius, capitale della Lituania

Nella stazione ferroviaria di Vilnius, in particolare, passa il treno Mosca-Kaliningrad, città russa che si può raggiungere via treno solo attraversando la Lituania e appunto, la capitale Vilnius. L’obiettivo di quei messaggi e di quelle immagini della guerra è raggiungere proprio i passeggeri russi che sono su quel treno e che costretti ad attendere la salita e la discesa di altri passeggeri nello scalo di Vilnius, sono obbligati ad ascoltare gli altoparlanti e a guardare quei cartelloni affissi all’esterno dei binari.

At the railway station in Vilnius, when the Moscow-Kaliningrad train stops, an announcement about the war in Ukraine sounds over the loudspeaker:

“Dear passengers of train No. 29 “Moscow – Kaliningrad”! Today, Putin is killing civilians in Ukraine. Do you agree with this? pic.twitter.com/OaMFDksPex

— Anonymous Operations (@AnonOpsSE) March 25, 2022

Appena il treno Mosca-Kaliningrad entra nella stazione di Vilnius, l’altoparlante pronuncia queste parole: “Cari passeggeri del treno n.29 Mosca-Kaliningrad, oggi Putin sta uccidendo civili in Ucraina. Siete d’accordo con questo?”. E anche nei 24 cartelloni con le immagini della guerra sono state scritte le stesse parole: “Oggi Putin sta uccidendo civili in Ucraina. Siete d’accordo con questo?”.

Nel tabellone del treno n. 29 Mosca-Kaliningrad si può leggere “Slava Ukraini”, “Gloria all’Ucraina”

“Le persone in Russia non hanno molto accesso a informazioni imparziali – ha dichiarato alla Reuters Mantas Dubauskas, un portavoce della compagnia ferroviaria lituana LTG -. Qui alla stazione di Vilnius abbiamo la possibilità di mostrare loro almeno una piccola parte di ciò che sta succedendo in Ucraina. È il minimo che possiamo fare, forse così possiamo far cambiare idea a qualche passeggero”.

Su tutti i 24 cartelloni affissi alla stazione ferroviaria di Vilnus c’è scritto: “Oggi Putin sta uccidendo civili in Ucraina. Siete d’accordo con questo?”

In Lituania, che è diventata una repubblica indipendente nel 1990 ed è entrata nella Nato nel 2004, nei primi giorni dopo l’arrivo delle truppe russe in Ucraina, lo scorso 24 febbraio, l’ansia tra la popolazione è cresciuta moltissimo. “Ha sollevato molte paure storiche nel mio Paese – ha affermato al Guardian Linas Kojala, direttore del think tank dell’Eastern Europe Studies Centre -. Ho ricevuto dozzine di messaggi da parte di amici che mi chiedevano cosa sarebbe successo dopo. Alcuni mi hanno chiesto se avrebbero dovuto lasciare il Paese, per raggiungere magari la Spagna o il Portogallo. Basta guardare una mappa della regione per sentirsi a disagio”.

La Lituania è stato il primo Paese dell’Unione europea ad aver annunciato di aver abbandonato il gas russo lo scorso primo aprile

La Lituania è stato il primo Paese dell’Unione europea ad annunciare di aver abbandonato il gas russo, lo scorso primo aprile. È stato anche uno dei primi Paesi dell’Ue ad aver ridimensionato i legami diplomatici con il Cremlino, in particolare dopo che sono emerse le notizie sui crimini di guerra a Bucha. I funzionari dell’ambasciata lituana a Mosca sono stati richiamati in patria mentre il governo ha chiesto all’ambasciatore russo di lasciare la capitale lituana.

Lituania-stagno-ambasciata russa
Lo stagno ‘insanguinato’ davanti all’ambasciata russa a Vilnius (Lituania). Con la performance il gruppo di artisti invita tutti i cittadini e i governi europei soprattutto a non rimanere neutrali di fronte ai presunti crimini di guerra commessi dai russi in Ucraina

Pochi giorni fa sempre a Vilnius, una ex campionessa olimpica di nuoto, Rūta Meilutytė, ha percorso a nuoto uno stagno colorato di rosso sangue davanti all’ambasciata russa nella capitale della Lituania. L’atleta ha motivato così la sua protesta, scrivendo su Twitter: “È importante non diventare insensibili alle orribili immagini delle uccisioni di massa degli ucraini e al loro dolore. Gli orrori, apparentemente senza fine, imposti dalla Russia alla terra ucraina non devono diventare la norma”.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
"Putin uccide civili in Ucraina". Così l'altoparlante della stazione ferroviaria di Vilnius accoglie i russi che arrivano in treno nella capitale della Lituania. Ad attenderli, oltre al messaggio della metallica voce degli altoparlanti, anche 24 cartelloni affissi e sparsi per tutta la stazione, che mostrano le foto e le immagini della guerra in Ucraina. Come riporta il quotidiano The Guardian, ad aver ideato questa particolare protesta contro l'invasione russa in Ucraina non sono stati attivisti o manifestanti anti-Putin, bensì la compagnia ferroviaria LTG, che collega i treni dalla Russia in tutta la Lituania e in parte dell'Unione europea.
Le immagini della guerra in Ucraina affisse alla stazione ferroviaria di Vilnius, capitale della Lituania
Nella stazione ferroviaria di Vilnius, in particolare, passa il treno Mosca-Kaliningrad, città russa che si può raggiungere via treno solo attraversando la Lituania e appunto, la capitale Vilnius. L'obiettivo di quei messaggi e di quelle immagini della guerra è raggiungere proprio i passeggeri russi che sono su quel treno e che costretti ad attendere la salita e la discesa di altri passeggeri nello scalo di Vilnius, sono obbligati ad ascoltare gli altoparlanti e a guardare quei cartelloni affissi all'esterno dei binari.

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Su tutti i 24 cartelloni affissi alla stazione ferroviaria di Vilnus c'è scritto: "Oggi Putin sta uccidendo civili in Ucraina. Siete d'accordo con questo?"
In Lituania, che è diventata una repubblica indipendente nel 1990 ed è entrata nella Nato nel 2004, nei primi giorni dopo l'arrivo delle truppe russe in Ucraina, lo scorso 24 febbraio, l'ansia tra la popolazione è cresciuta moltissimo. "Ha sollevato molte paure storiche nel mio Paese - ha affermato al Guardian Linas Kojala, direttore del think tank dell'Eastern Europe Studies Centre -. Ho ricevuto dozzine di messaggi da parte di amici che mi chiedevano cosa sarebbe successo dopo. Alcuni mi hanno chiesto se avrebbero dovuto lasciare il Paese, per raggiungere magari la Spagna o il Portogallo. Basta guardare una mappa della regione per sentirsi a disagio".
La Lituania è stato il primo Paese dell'Unione europea ad aver annunciato di aver abbandonato il gas russo lo scorso primo aprile
La Lituania è stato il primo Paese dell'Unione europea ad annunciare di aver abbandonato il gas russo, lo scorso primo aprile. È stato anche uno dei primi Paesi dell'Ue ad aver ridimensionato i legami diplomatici con il Cremlino, in particolare dopo che sono emerse le notizie sui crimini di guerra a Bucha. I funzionari dell'ambasciata lituana a Mosca sono stati richiamati in patria mentre il governo ha chiesto all'ambasciatore russo di lasciare la capitale lituana.
Lituania-stagno-ambasciata russa
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Pochi giorni fa sempre a Vilnius, una ex campionessa olimpica di nuoto, Rūta Meilutytė, ha percorso a nuoto uno stagno colorato di rosso sangue davanti all'ambasciata russa nella capitale della Lituania. L'atleta ha motivato così la sua protesta, scrivendo su Twitter: "È importante non diventare insensibili alle orribili immagini delle uccisioni di massa degli ucraini e al loro dolore. Gli orrori, apparentemente senza fine, imposti dalla Russia alla terra ucraina non devono diventare la norma”.
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