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Home » Attualità » Cinque amici e la scintilla per scardinare la gabbia sociale: “RatPark è un sogno che racconta la realtà”

Cinque amici e la scintilla per scardinare la gabbia sociale: “RatPark è un sogno che racconta la realtà”

Un magazine trimestrale online fondato da 25enni fiorentini che vogliono esprimere idee, confrontarsi e scambiarsi opinioni. Il numero zero presentato al Caffè Le Murate il 20 settembre

Marianna Grazi
20 Settembre 2022
La redazione di RatPark: in piedi Anna Aziz e Lorenzo Marsicola, seduti, da sx, Caterina Biondi, Bianca Pestelli e Bernardo Maccari

La redazione di RatPark: in piedi Anna Aziz e Lorenzo Marsicola, seduti, da sx, Caterina Biondi, Bianca Pestelli e Bernardo Maccari

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Sabato pomeriggio. Raggiungo Bianca, Caterina e Anna, tre delle redattrici di RatPark Magazine, trimestrale online di approfondimento culturale, indipendente, per la prima intervista ufficiale prima della presentazione del loro “numero zero” (che sarà disponibile anche cartaceo); Lorenzo è impegnato al lavoro, ma come gli altri merita almeno la citazione; Bernardo, il quinto membro del gruppo fondativo, si sta occupano di realizzare contenuti per la pagina Instagram. Sanno bene quanto i social giochino una parte fondamentale nel lancio di un nuovo progetto, per la sua diffusione, per farsi conoscere. Volti giovani, osservo davanti a me tre ragazze con un sorriso contagioso e un po’ emozionato. Sanno che quello che stanno facendo è coraggioso, ma l’incoscienza tipica dell’età e un pizzico di follia sono gli ingredienti perfetti perché possa funzionare.

L’appuntamento con questi cinque intraprendenti reporter del nostro tempo è per questa sera, martedì  20 settembre, al Caffè Letterario delle Murate di Firenze, dalle 18.30. L’evento, organizzato in collaborazione con TIMEOUTvibes, farà seguire alla presentazione della rivista un dj set, targato LE SMALTO.

 

Logo RatPark
Il logo del magazine richiama il nome e l’esperimento sociale da cui nasce l’idea di RatPark

RatPark: un sogno, una missione

Una novità editoriale (“Che bel complimento”, ma è la semplice verità) che “nasce letteralmente da un sogno di uno di noi – afferma Bianca -. Bernardo, una sera fra Natale e Capodanno ha sognato di fondare una rivista e di chiamarla RatPark”. Un nome particolare, che il ragazzo sente dalla madre: questa lavora con una compagnia teatrale e ha letto un libro in cui si parla di un esperimento realizzato negli anni ’80 dallo psicologo canadese Bruce K. Alexander. In questo si mirava a dimostrare la correlazione tra dipendenza e socialità.

La copertina del numero zero di RatPark, trimestrale online indipendente che per il lancio avrà anche una copia fisica

In che senso? “Nell’esperimento veniva dimostrato come fossero le condizioni di partenza sociali dei ratti a spingerli o a dissuaderli dalle droghe che questo scienziato metteva loro a disposizione – spiegano -. I ratti che erano soli nelle gabbie abusavano di queste sostanze e alla fine morivano di overdose. Mentre in un secondo ambiente, con altri ratti che invece potevano interagire tra loro, questa evenienza non si verificava e i topi facevano uso di droghe in maniera sporadica”. “Noi, forse semplicisticamente, abbiamo fatto questo trasferimento dal topo a un membro della società – aggiungono le ragazze -. Se un essere vivente viene messo in condizione di avere dei legami, dei rapporti in un contesto decente tenderà ad esplorare situazioni problematiche (come l’uso di droghe) ma alla fine si risolverà nel vivere serenamente nella società“.  Un esperimento sociale? Forse. Il magazine, nel suo numero zero in particolare, si pone come tale. “È un progetto in fieri, che deve trovare anche un riscontro, non solo di pubblico. O meglio non in un pubblico spettatore, ma dal prossimo numero vorremmo attrarre chi ci legge per farci sapere cosa pensa di quello che abbiamo scritto, per coinvolgerlo magari nella scrittura stessa”.

Socialità, condivisione ma anche confronto

L’illustrazione di Eva Benincasa per a “A porte chiuse. L’inferno siamo noi” di Bianca Pestelli

E allora ecco che RatPark vuole porsi l’ambizioso obiettivo di essere uno spazio dove sia possibile comunicare con gli altri, scambiare idee, opinioni, pareri; un “save space” in cui ciascuno abbia possibilità di esprimersi. Qualcosa che mancava, un contesto dove esprimersi in maniera da arrivare anche agli altri. E allora ecco l’idea della rivista, che abbia alla base i valori della condivisione, della socialità, della connessione. “Un punto di riferimento ma anche uno spazio in cui si verifica il contrasto tra opinioni diverse – puntualizza Caterina -. Qui una persona trova un contesto di sicurezza ma può anche buttarsi, esprimere un’idea anticonformista, non convenzionale. Noi pensavamo sia alla bellezza delle opinioni che si armonizzano fra di loro ma anche alla bellezza dello scontro e dello scambio”. Sul magazine i cinque ragazzi e ragazze puntano a attrarre nuove personalità, invitano a scrivere chiunque abbia un’idea che vuole esprimere, qualcosa da dire. E non solo, perché RatPark è uno spazio culturale che parla anche col linguaggio della fotografia – nel numero in uscita ci sono gli scatti di Anna -, con quello dell’arte – ci sono le opere di una serie di illustratrici (più un uomo e una persona non binaria) -, con la poesia.

MOLLY RAFFERTY PER PORNO_ RIPARTIAMO DA ZERO
Il disegno dell’artista Molly Rafferty dall’articolo “Porno: ripartiamo da zero” di Caterina Biondi

Il pubblico di riferimento è giovane, com’è ovvio per un nuovo prodotto, ma “quello che vorremmo è che si creasse uno scambio intergenerazionale all’interno del magazine – precisa Anna – per questo vogliamo capire come la pensano anche le persone persone più grandi. Come ad esempio nell’intervista a Zamboni, musicista famoso più negli anni ’80 ma conosciuto anche da noi. Speriamo insomma che la rivista diventi un modo per portare la voce dei giovani alle persone più grandi“. Altra esigenza sentita molto fortemente da questi cinque giovani e da chi come loro non ha quasi più modo di confrontarsi con le generazioni adulte.

Un panorama ampio per non lasciare indietro nessun ambito del sociale

PAULINA IRENEI PER _IO SONO MOMO, SONO UN DIO..._
L’opera dell’illustratrice Paulina Irenei a corredo di “Io sono Momo, sono un dio, sono greco, sono… ma chi ca**o sono?” di Bianca Pestelli

Socialità, connessione, rete e dialogo sono i punti di forza di RatPark, che apre il dibattito su un ampio panorama di temi, che vanno dalla politica al cibo, passando dallo sport, dal cinema e dalla letteratura. Ci sono rubriche, ci sono sezioni dedicate alle interviste, ai racconti, ai pezzi di taglio saggistico; ma in ogni sezione “cerchiamo di mixare le varie tecniche, scrittura, illustrazioni e foto, tutte produzioni originali”. Il tutto in modo innovativo, seducente e provocatorio, aprendo a prospettive inconsuete e mai banali. “RatPark non si vuole porre come giudice, ma come testimone e interprete”, come recita il manifesto della rivista. “In un momento della vita in cui ci troviamo tutti a fare qualcosa che ‘dobbiamo’ fare, per accumulare esperienza necessaria piuttosto che per passione, rappresenta un progetto che invece facciamo per scelta, in cui mettiamo tutte le nostre capacità e le nostre energie creative nel fare qualcosa che ci piace“.

“Un gruppo di cinque amici”

FUAD AZIZ PER LA GUERRA QUELLA _VERA_
Fuad Aziz ha ilòlustrato l’articolo della figlia Anna, “La Guerra, quella vera”

“Ci siamo definiti così: un gruppo di cinque amici, perché effettivamente lo siamo”. Anna, Bernardo, Bianca, Caterina e Lorenzo, tutti fiorentini “ma paradossalmente ci siamo conosciuti a Bologna, quando studiavamo lì all’università”. “Qui devo lanciare una frecciatina su Firenze – dice Bianca -. È la nostra città ma è un ambiente abbastanza chiuso, dove le persone tendono a stare nel loro gruppetto ristretto . E in qualche maniera Bologna ci ha fatto l’effetto che vorremmo RatPark facesse a livello comunitario: è stata la scintilla da cui è nata l’amicizia e poi quello che ne è nato. Sogniamo in grande, speriamo di diventare un riferimento anche a livello nazionale. E perché no?”. Sono amici, quindi, prima di tutto, collaboratori per il progetto che li ha messi anche molto alla prova. Individualmente sono tutti 25enni laureati in un campo di studi diverso, che da una passione comune stanno provando a tirare fuori il coniglio dal cilindro. Perché bisogna rischiare, in questo mondo, per far sentire la propria voce. Per confrontarsi, per crescere, per non rimanere un topo chiuso nella sua gabbia, dorata o meno che sia. Non resta, dunque, che rompere la gabbia e seguire il ratto.

 

 

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

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