Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Regno Unito: i dati allarmanti delle violenze sessuali sugli uomini della comunità Lgbt+

Regno Unito: i dati allarmanti delle violenze sessuali sugli uomini della comunità Lgbt+

Solo il 14% denuncia l'aggressione alla Polizia e succede più in città grandi come Londra che fuori, dove le vittime vengono scarsamente ascoltate. I dati e la storia di un'uomo riportati da SurvivorsUK

Marianna Grazi
24 Luglio 2021
Share on FacebookShare on Twitter

Quelli che emergono dal sondaggio dell’associazione SurvivorsUK sono, a dir poco, dati sconvolgenti. Sono stati intervistati oltre 500 uomini gay e bisessuali del Regno Unito, chiedendo loro se abbiano mai subito violenze sessuali: il 45% ha dichiarato di essere stato aggredito sessualmente almeno una volta nella vita. Numeri che fanno paura.

Il 37% delle persone aggredite, inoltre, dichiara di non avere nessuno con cui parlarne, perché non ha mai reso noto il proprio orientamento o si tratta di individui senza amici che lo supporterebbero. Un altro dato terribile: solamente il 14% delle vittime si sono rivolte alla Polizia per denunciare il fatto. Qui entra in gioco anche un altro fattore. In media solo i residenti a Londra si sono detti più a loro agio a denunciare e a raccontare l’abuso alle forze dell’ordine, probabilmente per la professionalità degli agenti e per il fatto che la capitale britannica è una città aperta e inclusiva. Infatti, al di fuori della grande metropoli, un terzo delle vittime ha affermato di non aver ricevuto alcuna o comunque una degna attenzione dalla Polizia. Ben un quarto degli intervistati (il 25%) ha detto che una foto intima che li riguarda è stata condivisa senza il loro permesso, e un enorme 50% è stato toccato senza aver mai dato il consenso all’altra persona.

Per comprendere meglio la gravità della situazione sugli abusi all’interno della comunità LGBT+ inglese è anche il caso di Hugh, un uomo che ha condiviso con l’associazione la sua storia. Dopo aver fatto coming out a 40 anni ha iniziato a frequentare locali gay; ma quella che sembrava una comune serata di divertimento si è trasformata invece in un incubo: Hugh è stato drogato e violentato mentre era privo di sensi, e l’aggressione filmata.

In tema di rapporti e abuso di alcol e droghe, il 19% ha affermato che il partner avrebbe rimosso il preservativo durante l’atto senza avvisare, mentre il 28% ha subito una violenza perché sotto l’effetto di alcol o droga. Alex Feis-Bryce, CEO di SurvivorsUK, ha spiegato che gli uomini della comunità Lgbt+ hanno il doppio delle probabilità, rispetto agli etero, di subire violenze sessuali. “Purtroppo non sono stupito dei dati rilevati dal sondaggio”, ha aggiunto. Lo stereotipo, da condannare e sradicare, che le persone gay, lesbiche, bisessuali e in generale non eterosessuali siano “più promiscue”, comporta l’attribuzione di minor valore alle violenze sessuali che subiscono, solo perché il consenso non è considerata una prova valida, come nel caso delle violenze che riguardano una persona eterosessuale.

Potrebbe interessarti anche

Wyoming primo stato americano a vietare l'uso e la prescrizione delle pillole per abortire
Attualità

Wyoming, primo Stato Usa che vieta l’uso della pillola abortiva

18 Marzo 2023
39.454 gli spettatori presenti all'Olimpico di Roma (Instagram)
Sport

Roma-Barcellona, la vittoria del calcio femminile italiano

22 Marzo 2023
Il Gruppo Sirti, società italiana che sviluppa infrastrutture di rete e servizi digitali e di cybersecurity con oltre 3400 dipendenti
Economia

Inclusione nei luoghi di lavoro, il manifesto virtuoso del gruppo Sirti

20 Marzo 2023

Instagram

  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l
Quelli che emergono dal sondaggio dell'associazione SurvivorsUK sono, a dir poco, dati sconvolgenti. Sono stati intervistati oltre 500 uomini gay e bisessuali del Regno Unito, chiedendo loro se abbiano mai subito violenze sessuali: il 45% ha dichiarato di essere stato aggredito sessualmente almeno una volta nella vita. Numeri che fanno paura. Il 37% delle persone aggredite, inoltre, dichiara di non avere nessuno con cui parlarne, perché non ha mai reso noto il proprio orientamento o si tratta di individui senza amici che lo supporterebbero. Un altro dato terribile: solamente il 14% delle vittime si sono rivolte alla Polizia per denunciare il fatto. Qui entra in gioco anche un altro fattore. In media solo i residenti a Londra si sono detti più a loro agio a denunciare e a raccontare l’abuso alle forze dell'ordine, probabilmente per la professionalità degli agenti e per il fatto che la capitale britannica è una città aperta e inclusiva. Infatti, al di fuori della grande metropoli, un terzo delle vittime ha affermato di non aver ricevuto alcuna o comunque una degna attenzione dalla Polizia. Ben un quarto degli intervistati (il 25%) ha detto che una foto intima che li riguarda è stata condivisa senza il loro permesso, e un enorme 50% è stato toccato senza aver mai dato il consenso all'altra persona. Per comprendere meglio la gravità della situazione sugli abusi all’interno della comunità LGBT+ inglese è anche il caso di Hugh, un uomo che ha condiviso con l'associazione la sua storia. Dopo aver fatto coming out a 40 anni ha iniziato a frequentare locali gay; ma quella che sembrava una comune serata di divertimento si è trasformata invece in un incubo: Hugh è stato drogato e violentato mentre era privo di sensi, e l'aggressione filmata. In tema di rapporti e abuso di alcol e droghe, il 19% ha affermato che il partner avrebbe rimosso il preservativo durante l’atto senza avvisare, mentre il 28% ha subito una violenza perché sotto l’effetto di alcol o droga. Alex Feis-Bryce, CEO di SurvivorsUK, ha spiegato che gli uomini della comunità Lgbt+ hanno il doppio delle probabilità, rispetto agli etero, di subire violenze sessuali. "Purtroppo non sono stupito dei dati rilevati dal sondaggio", ha aggiunto. Lo stereotipo, da condannare e sradicare, che le persone gay, lesbiche, bisessuali e in generale non eterosessuali siano "più promiscue", comporta l'attribuzione di minor valore alle violenze sessuali che subiscono, solo perché il consenso non è considerata una prova valida, come nel caso delle violenze che riguardano una persona eterosessuale.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto