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Riforma della giustizia minorile, la rete #5BuoneRagioni si oppone: "A rischio i diritti dei bambini"

di DOMENICO GUARINO -
24 maggio 2022
giustiziaminorile

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“Intervenire rapidamente per evitare di portare a compimento una riforma della giustizia minorile, prevista all’interno della più complessiva riforma del processo civile, che stravolgerebbe i principi alla base dell’ordinamento e del processo che riguardano i minorenni, mettendo seriamente a rischio i diritti di bambini e adolescenti e delle loro famiglie”. È quanto chiede alla ministra della Giustizia Marta Cartabia e a tutte le forze politiche, la rete #5BuoneRagioni per accogliere i bambini che vanno protetti, composta da Associazione Agevolando, Coordinamento Italiano Servizi contro il Maltrattamento all’Infanzia (Cismai), Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), Coordinamento Nazionale Comunità per Minori (Cncm), Progetto Famiglia onlus e SOS Villaggi dei Bambini, con l’adesione dell’Associazione nazionale famiglie adottive affidatarie (Anfaa).

La rete #5BuoneRagioni si oppone alla riforma della giustizia minorile: "A rischio i diritti dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie"

Perché la rete #5BuoneRagioni dice no alla riforma della giustizia minorile

Al centro della richiesta, come riporta il redattoresociale.it, l’introduzione di un ‘Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie’, che, a detta delle associazioni, “minerebbe alla radice due principi cardine dell’ordinamento attuale: la collegialità di ogni decisione e la multidisciplinarietà dell’organo giudicante”. Secondo la Rete, infatti “la specificità e complessità delle situazioni che riguardano i minorenni e le loro famiglie richiedono che tutti i provvedimenti (…) debbano essere assunti tramite un organismo collegiale e interdisciplinare, in cui siano presenti esperti non solo del diritto ma anche delle scienze umane, assicurando così tutte le competenze e le sensibilità necessarie per valutare tali situazioni, che non riguardano solo reati, ma condizioni di vita personali e familiari, e per pensare un futuro possibile nel superiore interesse del minorenne e della sua famiglia”. “Un compito – aggiungono le associazioni - che non si esaurisce con la pratica e la garanzia del contraddittorio, e quindi decisamente arduo per un giudice monocratico, come prevede la riforma approvata il 26 novembre scorso di cui sono ora in fase di definizione i decreti attuativi”. #5BuoneRagioni chiede dunque che “i principi fondamentali dell’attuale ordinamento, che hanno fatto del nostro Paese un esempio in Europa, siano garantiti e reintrodotti nel testo dei decreti attuativi affinché non vengano sacrificati per una presunta razionalizzazione che non porterebbe efficienza, quanto piuttosto un sistema assai meno capace di garantire il rispetto dei diritti fondamentali di minorenni e famiglie”.
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Diritti dei minorenni, via libera alla risoluzione del Parlamento europeo

Per altro, lo scorso 5 aprile 2022 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione intitolata “Tutela dei diritti dei minorenni nei procedimenti di diritto civile, amministrativo e di famiglia”, in cui si raccomanda agli Stati membri di adottare proprio “un approccio multidisciplinare, di istituire servizi di sostegno all’infanzia facilmente accessibili anche all’interno dei tribunali tramite professionisti qualificati come medici, psicologi, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali, per sostenere il minorenne in tutte le fasi del procedimento, attribuendo il compito indispensabile dell’ascolto del minorenne al giudice o ad esperti qualificati, in modo da limitare al massimo l’impatto psicologico ed emotivo di tale audizione”. “Anche a livello europeo, quindi, viene raccomandato il rispetto dei principi che sono alla base del sistema in vigore nel nostro paese e che, invece, la riforma rischia di vanificare se in sede di definizione dei decreti attuativi non verrà posto rimedio, come peraltro annunciato dalla stessa ministra Cartabia e sostenuto da ordini del giorno parlamentari” concludono le associazioni, che chiedono al ministro di “garantire la partecipazione dei coordinamenti nazionali maggiormente rappresentativi nell'ambito della tutela minorile ai lavori dei tavoli istituiti presso il ministero della Giustizia per la definizione dei suddetti decreti attuativi”.