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Home » Attualità » Il “Ritorno al futuro” che commuove il mondo. L’abbraccio oltre la malattia tra Doc e Marty

Il “Ritorno al futuro” che commuove il mondo. L’abbraccio oltre la malattia tra Doc e Marty

L'83enne Christopher Lloyd e Michael J. Fox, 61 anni affetto da morbo di Parkinson, protagonisti della trilogia iniziata nel 1985, si sono incontrati al Comic Con di New York

Marianna Grazi
11 Ottobre 2022
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Non sono bastati il Parkinson né il tempo trascorso a impedire che il “Ritorno al Futuro” si compisse anche nella realtà: Doc e Marty McFly, dopo quasi 40 anni, si sono incontrati al Comic Con di New York e il loro abbraccio ha proiettato indietro nei ricordi i milioni di fan del primo film (uscito nel 1985) della trilogia cult. Non è certo la prima volta che Christopher Lloyd, 83 anni, e Michael J. Fox, 61, si riuniscono in pubblico, ma l’emozione è la stessa, grande, ogni volta che lo fanno. Ed è stata la commozione a farla da padrona in questa occasione, quando i protagonisti di uno di quei film che ha lasciato un segno nella vita di molte persone, di qualsiasi generazione si tratti, anche quelle più giovani, si sono stretti l’uno l’altro, in un gesto di amicizia che travalica, come la famosa DeLorean DMC-12 modificata, tempo e spazio.

Il Parkinson? “Un dono per alzare la voce per aiutare le persone”

In particolare, però, l’incontro di cui sopra è stato significativo alla luce della malattia che affligge il più giovane dei due, il morbo di Parkinson, di cui è testimone e di cui parla a ogni evento a cui partecipa, in modo da sensibilizzare il pubblico con il suo esempio e con il suo coraggio. Una malattia che, pur non avendo una cura, continua a sfidare con orgoglio e di questa, così come di tanti altri argomenti, i due attori hanno parlato in occasione del loro incontro al festival fumettistico americano. “Il Parkinson è un dono che non smette mai di chiederti di più, ma è pur sempre un regalo e non lo scambierei con nulla. Mi ha insegnato ad apprezzare il fatto che persone come Chris saranno sempre al mio fianco, così come molti di voi qui presenti, che sono sempre rimasti con me. Non si tratta di quello che ho, ma di quello che mi ha permesso di fare: alzare la voce per aiutare le persone“, ha spiegato il 61enne co-protagonista della trilogia, facendo cenno anche alla “Michael J. Fox Foundation”, l’organizzazione che ha fondato e con cui ha contribuito alla ricerca e alla lotta contro il morbo, da quando gli è stata diagnosticato nel 1991, quando aveva appena 29 anni.

La chimica di “Ritorno al futuro“

Basta pronunciare i nomi Marty McFly e dottor Emmet Brow perché a migliaia di persone si illuminino gli occhi, in un moto nostalgico che accomuna appassionati in tutto il mondo. L’ex studente di liceo, pigro e ritardatario, che sognava di diventare una rockstar e suonava la chitarra in un gruppo rock amatoriale, nella realtà oggi è un uomo di mezza età, che alla malattia non vuole piegarsi, ma con la quale prova a convivere. E lo fa anche grazie all’instancabile supporto di ex colleghi, oggi semplicemente amici, come Lloyd. Fox afferma infatti che “La cosa migliore di ‘Ritorno al futuro‘ è stata lavorare con Chris” e ricorda che l’esperienza è stata “molto divertente perché Lloyd è un genio”. A sua volta, lo stesso Doc ha condiviso con il pubblico aneddoti su come ha vissuto quei giorni tumultuosi del 1985, quando Fox fu assunto dalla produzione per sostituire il problematico Eric Stoltz. “Non conoscevo Michael se non attraverso il passaparola e quando mi fu annunciato pensai che non ce l’avrei fatta. Avevo a malapena superato le prime sei settimane di riprese… Dovevo davvero ricominciare tutto da capo? Ma poi è accaduto uno di quei piccoli miracoli e c’è stata subito chimica“.

Michael J. Fox e Christopher Lloyd in una scena di “Ritorno al Futuro”

Il futuro è quello che fai!

Lloyd e Fox hanno applaudito la versione teatrale di “Ritorno al futuro: The Musical“, appena uscito dal West End di Londra e destinato al prestigioso palcoscenico di Broadway nel 2023. “Sarebbero potuti cadere nella trappola di imitarci, ma hanno fatto propri i personaggi”, ha spiegato il 61enne. “Hanno però mantenuto le caratteristiche principali di Doc, che rende le spiegazioni noiose incredibilmente divertenti. All’epoca pensavo che mi avrebbero eliminato dalla scena”. Per concludere la serata, l’intramontabile Doc e Marty McFly si sono salutati con la loro battuta cinematografica preferita. Fox ha citato “Il dottor Stranamore“: “Non si può combattere qui dentro, questa è la stanza della guerra!”, e Lloyd ha concluso dichiarando: “Una volta è stato detto in un film: il futuro è quello che fai“.

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  • La questione femminile è indubbiamente uno dei temi più dibattuti dell’epoca contemporanea. C’è chi teorizza la necessità di un welfare di genere capace di consentire alle donne di poter imboccare la strada della realizzazione personale senza dover rinunciare alla famiglia, chi scommette tutto su una rivoluzione culturale che, però, tarda ad arrivare.

Di sicuro, un lavoro più flessibile potrebbe essere d’aiuto. Ma, al di là di una parentesi – peraltro neanche troppo ben gestita – in fase Covid-19, lo smart working pare essere solo un ricordo. Ma come stanno le cose nel resto d’Europa? 

Un percorso da conoscere e, perché no, moltiplicare viene dalle isole Canarie. Si tratta di Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working. Con il sostegno del Ministero del turismo, dell’industria e del commercio del Governo delle Canarie, il progetto rappresenta un punto di riferimento per tutte le donne (e gli uomini) che hanno intenzione non solo di provarci ma di riuscirci. Per le fondatrici, le Canarie rappresentano il luogo perfetto per mantenere in equilibrio il benessere emotivo con quello sociale, continuando a dedicarsi al proprio lavoro a distanza.

"Il lavoro del futuro e il futuro del lavoro passano attraverso la soluzione mista, né 100% remoto né 100% in loco. Di sicuro, però, non esistono soluzioni standard. Ottimo sarebbe che ogni azienda scegliesse il modo più efficiente per far lavorare i propri team, che sia in loco, misto o remoto. Il lavoro a distanza porta più libertà e autonomia al lavoratore. Se gestito correttamente, aiuta a fare una vita più equilibrata e ciò vale sia per gli uomini che per le donne”.

Una cosa è certa: il lavoro del futuro è sempre più nomade. Trasferirsi alle Canarie non è cosa facile, ma viene da pensare che anche l’Italia offre location d’eccezione quantomeno paragonabili a Tenerife. Perché non iniziare a guardare in questa direzione?

✍ Margherita Ambrogetti Damiani 

#lucenews #lucelanazione #femalestartupleaders
  • È morta all’età di 64 anni l’attrice Lisa Loring, famose per aver interpretato Mercoledì Addams nella sitcom La famiglia Addams nella metà degli anni Sessanta. 

La sua morte è stata annunciata da Laure Jacobson, un
  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
Non sono bastati il Parkinson né il tempo trascorso a impedire che il "Ritorno al Futuro" si compisse anche nella realtà: Doc e Marty McFly, dopo quasi 40 anni, si sono incontrati al Comic Con di New York e il loro abbraccio ha proiettato indietro nei ricordi i milioni di fan del primo film (uscito nel 1985) della trilogia cult. Non è certo la prima volta che Christopher Lloyd, 83 anni, e Michael J. Fox, 61, si riuniscono in pubblico, ma l'emozione è la stessa, grande, ogni volta che lo fanno. Ed è stata la commozione a farla da padrona in questa occasione, quando i protagonisti di uno di quei film che ha lasciato un segno nella vita di molte persone, di qualsiasi generazione si tratti, anche quelle più giovani, si sono stretti l'uno l'altro, in un gesto di amicizia che travalica, come la famosa DeLorean DMC-12 modificata, tempo e spazio.

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In particolare, però, l'incontro di cui sopra è stato significativo alla luce della malattia che affligge il più giovane dei due, il morbo di Parkinson, di cui è testimone e di cui parla a ogni evento a cui partecipa, in modo da sensibilizzare il pubblico con il suo esempio e con il suo coraggio. Una malattia che, pur non avendo una cura, continua a sfidare con orgoglio e di questa, così come di tanti altri argomenti, i due attori hanno parlato in occasione del loro incontro al festival fumettistico americano. "Il Parkinson è un dono che non smette mai di chiederti di più, ma è pur sempre un regalo e non lo scambierei con nulla. Mi ha insegnato ad apprezzare il fatto che persone come Chris saranno sempre al mio fianco, così come molti di voi qui presenti, che sono sempre rimasti con me. Non si tratta di quello che ho, ma di quello che mi ha permesso di fare: alzare la voce per aiutare le persone", ha spiegato il 61enne co-protagonista della trilogia, facendo cenno anche alla "Michael J. Fox Foundation", l'organizzazione che ha fondato e con cui ha contribuito alla ricerca e alla lotta contro il morbo, da quando gli è stata diagnosticato nel 1991, quando aveva appena 29 anni.

La chimica di "Ritorno al futuro"

Basta pronunciare i nomi Marty McFly e dottor Emmet Brow perché a migliaia di persone si illuminino gli occhi, in un moto nostalgico che accomuna appassionati in tutto il mondo. L'ex studente di liceo, pigro e ritardatario, che sognava di diventare una rockstar e suonava la chitarra in un gruppo rock amatoriale, nella realtà oggi è un uomo di mezza età, che alla malattia non vuole piegarsi, ma con la quale prova a convivere. E lo fa anche grazie all'instancabile supporto di ex colleghi, oggi semplicemente amici, come Lloyd. Fox afferma infatti che "La cosa migliore di 'Ritorno al futuro' è stata lavorare con Chris" e ricorda che l'esperienza è stata "molto divertente perché Lloyd è un genio". A sua volta, lo stesso Doc ha condiviso con il pubblico aneddoti su come ha vissuto quei giorni tumultuosi del 1985, quando Fox fu assunto dalla produzione per sostituire il problematico Eric Stoltz. "Non conoscevo Michael se non attraverso il passaparola e quando mi fu annunciato pensai che non ce l'avrei fatta. Avevo a malapena superato le prime sei settimane di riprese... Dovevo davvero ricominciare tutto da capo? Ma poi è accaduto uno di quei piccoli miracoli e c'è stata subito chimica".
Michael J. Fox e Christopher Lloyd in una scena di "Ritorno al Futuro"

Il futuro è quello che fai!

Lloyd e Fox hanno applaudito la versione teatrale di "Ritorno al futuro: The Musical", appena uscito dal West End di Londra e destinato al prestigioso palcoscenico di Broadway nel 2023. "Sarebbero potuti cadere nella trappola di imitarci, ma hanno fatto propri i personaggi", ha spiegato il 61enne. "Hanno però mantenuto le caratteristiche principali di Doc, che rende le spiegazioni noiose incredibilmente divertenti. All'epoca pensavo che mi avrebbero eliminato dalla scena". Per concludere la serata, l'intramontabile Doc e Marty McFly si sono salutati con la loro battuta cinematografica preferita. Fox ha citato "Il dottor Stranamore": "Non si può combattere qui dentro, questa è la stanza della guerra!", e Lloyd ha concluso dichiarando: "Una volta è stato detto in un film: il futuro è quello che fai".
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