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Home » Attualità » Il primo Gender Café italiano alla Casa delle Donne. “Stereotipi ancora presenti”

Il primo Gender Café italiano alla Casa delle Donne. “Stereotipi ancora presenti”

A Roma il primo dei 4 incontri si terrà sabato 24 settembre. Tra gli ospiti molte figure d'eccellenza come Maria Fiorella Rotolo, ideatrice del progetto e Sima Bahous, Direttore Esecutivo di UN Women

Edoardo Martini
24 Settembre 2022
Gender Café

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Quattro incontri per un evento unico. Sabato 24 settembre, infatti, dalle 16.00 alle 18:00 a Roma, presso la Casa Internazionale delle Donne in Via della Lungara 19, si terrà l’evento inaugurale del Primo Gender Cafè in Italia.

“È essenziale che ci riuniamo per investire nelle donne”

La prima edizione del Gender Cafè (qui il programma) nasce con l’intento di creare occasioni di aggregazione, condivisione e proporre, attraverso un team multidisciplinare, collaborazioni ma anche momenti di confronto e dialogo che abbiano una valenza innovativa promuovendo strumenti e servizi che possano rispondere a specifiche problematiche di genere. “Innescare processi virtuosi che facciano emergere in modo chiaro la persistenza di stereotipi di genere e dimostrare che gli atteggiamenti che ne derivano creano comportamenti disfunzionali soprattutto tra i più giovani” afferma Maria Fiorella Rotolo, coach e counselor corporate, ideatrice del progetto.

La locandina dell’evento

Sima Bahous, direttore esecutivo di UN Women, in seguito all’uscita del rapporto dell’ONU sul tema delle disparità ancora esistenti, è convinta che gli incontri possano portare dei benefici, visto che secondo il resoconto siamo lontani 300 anni dalla parità di genere: “È essenziale che ci riuniamo ora per investire nelle donne e nelle ragazze per riprendere e accelerare i progressi. I dati mostrano innegabilmente regressioni aggravate dalla crisi globale, che si tratti di reddito, sicurezza, istruzione o salute…”.

Con loro nel team del Gender Cafè alcune figure femminili d’eccellenza: Azzurra Rinaldi, Head School of Gender Economics Unitelma Sapienza di Roma, Irene Vecchione, Amministratrice Delegata di Tack TMI Italy, brand di Learning & Development di Gi Group Holding, Eleonora de Nardis, Giornalista e Sociologa, Michela Bonafoni, Fashion Trend Researcher, “Diversity & Inclusion”, IUAV-Venezia, IED Milano e Rome Business School. Ognuna di loro con anni di esperienza e tanta voglia di condividere con le partecipanti all’incontro le loro competenze, lavorando insieme per congegnare nuovi paradigmi che inneschino azioni di public engagement e processi di cambiamento sociale. Ma quella del Gender Café è soprattutto un’occasione preziosa per le donne che hanno intrapreso avventure artigianali, di piccola imprenditoria, start up e vogliono creare sinergie, scambi, ampliare la propria visione di business, fare networking, generare opportunità.

 

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Quattro incontri per un evento unico. Sabato 24 settembre, infatti, dalle 16.00 alle 18:00 a Roma, presso la Casa Internazionale delle Donne in Via della Lungara 19, si terrà l'evento inaugurale del Primo Gender Cafè in Italia.

"È essenziale che ci riuniamo per investire nelle donne"

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