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Home » Attualità » Sanremo, Cosmo grida “Stop greenwashing”. Ma che cos’è? Ecco il significato di questo fenomeno

Sanremo, Cosmo grida “Stop greenwashing”. Ma che cos’è? Ecco il significato di questo fenomeno

Durante la quarta serata del Festival, il cantante sul palco con La Rappresentante di Lista ha urlato "Stop greenwashing". Cos'è questa pratica ingannevole e come si capisce se un'azienda la sta usando

Remy Morandi
5 Febbraio 2022
La Rappresentante di Lista Sanremo 2022

La Rappresentante di Lista Sanremo 2022

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“Stop greenwashing“. Le proteste in difesa dell’ambiente arrivano anche al Festival di Sanremo 2022. Durante la quarta serata della kermesse dedicata alle cover, La Rappresentante di Lista, insieme a Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra, ha portato sul palco la canzone “Be my baby” di The Ronettes, per rendere omaggio alla fondatrice del gruppo al femminile, Ronnie Spector, scomparsa lo scorso 12 gennaio a 78 anni. Terminata l’esibizione, Cosmo ha preso il microfono in mano e ha urlato davanti a tutti “Stop greenwashing”. Ma che cosa significa?

Greenwashing, cos’è? Il significato

In un’epoca in cui il cambiamento climatico sta, secondo gli esperti, mettendo seriamente in pericolo la sopravvivenza dell’umanità e della Terra e in un’epoca in cui il tema dell’ambiente è tra i più sensibili e discussi tra l’opinione pubblica, c’è chi mette le mano avanti e avverte sulla possibilità che qualcuno se ne possa approfittare, “perché essere green va di moda e quindi dobbiamo esserlo anche noi”, senza poi effettivamente mettere in pratica azioni volte a contrastare il pericolo dei cambiamenti climatici. Questo è il significato di greenwashing: una pratica ingannevole per lo più usata come strategia di marketing da alcune persone e aziende per dimostrare un finto impegno nei confronti dell’ambiente. L’obiettivo di questa pratica è dunque attirare l’attenzione del target di popolazione attento ai temi legati alla sostenibilità, con il fine ultimo di aumentare la reputazione dell’azienda e gli introiti economici.

Come si capisce se un’azienda fa greenwashing?

La pratica del greenwashing può assumere molte sfaccettature. E non sempre è facile capire se un’azienda sta effettivamente facendo greenwashing o no. Comunque, esistono dei comportamenti e delle pratiche che si sono diffuse e che tendono a ripetersi. Tra queste, per fare alcuni esempi ci sono: la promozione della sostenibilità di un prodotto, esaltando alcuni dettagli e attributi dell’articolo in questione; dare informazioni e fare affermazioni che non hanno alcuna base scientifica e che non possono essere provate da dati affidabili; fornire argomentazioni poco rilevanti e generiche riguardanti le attività dell’azienda che contribuiscono a creare una falsa percezione di sostenibilità; e infine, ben più grave: adottare comportamenti fraudolenti, falsificando le certificazioni relative alla sostenibilità di un prodotto, comunicando dati falsi e utilizzando fake news in modo consapevole.

Chi controlla il fenomeno del greenwashing in Italia e in Europa?

In Italia il greenwashing è un comportamento sanzionato in quanto “pubblicità ingannevole” ed è vigilato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) a partire dal 2014. Prima di allora mancava una normativa ad hoc che tutelasse il consumatore dal fenomeno del greenwashing. In Europa è la Commissione europea a occuparsi del problema del greenwashing. A inizio del 2021 fu pubblicata proprio dalla Commissione Ue un’indagine per rilevare l’aumento delle pratiche sleali di greenwashing. Per questa indagine erano state esaminate 344 affermazioni e pubblicità apparentemente ingannevoli di alcune aziende e ne emerse che: in oltre la metà dei casi, il commerciante non aveva fornito ai consumatori informazioni sufficienti per valutare la veridicità dell’affermazione; nel 37% dei casi l’affermazione conteneva formulazioni vaghe e generiche, come “cosciente”, “rispettoso dell’ambiente”, “sostenibile”, miranti a suscitare nei consumatori l’impressione, prima di alcun reale fondamento, di un prodotto senza impatto negativo sull’ambiente; e inoltre nel 59% dei casi il commerciante non aveva fornito elementi facilmente accessibili a sostegno delle sue affermazioni. In generale dall’indagine della Commissione europea le autorità rilevarono che nel 42% di tutti i casi le affermazioni comunicate dalle aziende esaminate erano “false” o “ingannevoli” e potevano essere considerate come effettiva “pratica commerciale sleale”.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
"Stop greenwashing". Le proteste in difesa dell'ambiente arrivano anche al Festival di Sanremo 2022. Durante la quarta serata della kermesse dedicata alle cover, La Rappresentante di Lista, insieme a Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra, ha portato sul palco la canzone "Be my baby" di The Ronettes, per rendere omaggio alla fondatrice del gruppo al femminile, Ronnie Spector, scomparsa lo scorso 12 gennaio a 78 anni. Terminata l'esibizione, Cosmo ha preso il microfono in mano e ha urlato davanti a tutti "Stop greenwashing". Ma che cosa significa?

Greenwashing, cos'è? Il significato

In un'epoca in cui il cambiamento climatico sta, secondo gli esperti, mettendo seriamente in pericolo la sopravvivenza dell'umanità e della Terra e in un'epoca in cui il tema dell'ambiente è tra i più sensibili e discussi tra l'opinione pubblica, c'è chi mette le mano avanti e avverte sulla possibilità che qualcuno se ne possa approfittare, "perché essere green va di moda e quindi dobbiamo esserlo anche noi", senza poi effettivamente mettere in pratica azioni volte a contrastare il pericolo dei cambiamenti climatici. Questo è il significato di greenwashing: una pratica ingannevole per lo più usata come strategia di marketing da alcune persone e aziende per dimostrare un finto impegno nei confronti dell'ambiente. L'obiettivo di questa pratica è dunque attirare l'attenzione del target di popolazione attento ai temi legati alla sostenibilità, con il fine ultimo di aumentare la reputazione dell'azienda e gli introiti economici.

Come si capisce se un'azienda fa greenwashing?

La pratica del greenwashing può assumere molte sfaccettature. E non sempre è facile capire se un'azienda sta effettivamente facendo greenwashing o no. Comunque, esistono dei comportamenti e delle pratiche che si sono diffuse e che tendono a ripetersi. Tra queste, per fare alcuni esempi ci sono: la promozione della sostenibilità di un prodotto, esaltando alcuni dettagli e attributi dell'articolo in questione; dare informazioni e fare affermazioni che non hanno alcuna base scientifica e che non possono essere provate da dati affidabili; fornire argomentazioni poco rilevanti e generiche riguardanti le attività dell'azienda che contribuiscono a creare una falsa percezione di sostenibilità; e infine, ben più grave: adottare comportamenti fraudolenti, falsificando le certificazioni relative alla sostenibilità di un prodotto, comunicando dati falsi e utilizzando fake news in modo consapevole.

Chi controlla il fenomeno del greenwashing in Italia e in Europa?

In Italia il greenwashing è un comportamento sanzionato in quanto "pubblicità ingannevole" ed è vigilato dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) a partire dal 2014. Prima di allora mancava una normativa ad hoc che tutelasse il consumatore dal fenomeno del greenwashing. In Europa è la Commissione europea a occuparsi del problema del greenwashing. A inizio del 2021 fu pubblicata proprio dalla Commissione Ue un'indagine per rilevare l'aumento delle pratiche sleali di greenwashing. Per questa indagine erano state esaminate 344 affermazioni e pubblicità apparentemente ingannevoli di alcune aziende e ne emerse che: in oltre la metà dei casi, il commerciante non aveva fornito ai consumatori informazioni sufficienti per valutare la veridicità dell'affermazione; nel 37% dei casi l'affermazione conteneva formulazioni vaghe e generiche, come "cosciente", "rispettoso dell'ambiente", "sostenibile", miranti a suscitare nei consumatori l'impressione, prima di alcun reale fondamento, di un prodotto senza impatto negativo sull'ambiente; e inoltre nel 59% dei casi il commerciante non aveva fornito elementi facilmente accessibili a sostegno delle sue affermazioni. In generale dall'indagine della Commissione europea le autorità rilevarono che nel 42% di tutti i casi le affermazioni comunicate dalle aziende esaminate erano "false" o "ingannevoli" e potevano essere considerate come effettiva "pratica commerciale sleale".
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