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Home » Attualità » Secondo manifestante giustiziato pubblicamente in Iran. “Un modo per intimorire i cittadini”

Secondo manifestante giustiziato pubblicamente in Iran. “Un modo per intimorire i cittadini”

L'esecuzione di Majidreza Rahnavard è avvenuta in pubblica piazza a Mashhad, nel nord-est del Paese. Almeno una dozzina di persone sono state condannate a morte dal regime

Marianna Grazi
12 Dicembre 2022
L'agenzia di stampa giudiziaria iraniana Mizan Online ha riferito che "Majidreza Rahnavard, condannato a morte il 29 novembre per aver ucciso due guardie di sicurezza con un coltello e ferito altre quattro persone", è stato giustiziato in pubblico a Mashhad

L'agenzia di stampa giudiziaria iraniana Mizan Online ha riferito che "Majidreza Rahnavard, condannato a morte il 29 novembre per aver ucciso due guardie di sicurezza con un coltello e ferito altre quattro persone", è stato giustiziato in pubblico a Mashhad

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Vestito di bianco, lassù, in cielo, sembra quasi un angelo. Invece l’immagine, drammatica, è quella di Majidreza Rahnavard, che penzola impiccato ad una gru installata sulla strada di Mashhad. L’agenzia di stampa legata alla magistratura iraniana, Mizan, ha pubblicato sul suo sito le foto dell’esecuzione pubblica del giovane, secondo manifestante giustiziato in Iran. Giovedì scorso la stessa, terribile, sorte era toccata a Mohsen Shekari, con l’accusa di essere un “rivoltoso” che aveva minacciato e intenzionalmente ferito un agente di polizia durante le rivolte sulle strade di Teheran. Una prima volta che aveva acceso il timore che potesse essere seguita da molte altre, vista la linea dura del regime iraniano nella repressione delle manifestazioni. Al momento sono infatti una dozzina le persone condannate a morte dalla magistratura.

+ATTENZIONE IMMAGINI FORTI+

L’agenzia di stampa legata alla magistratura iraniana, Mizan, ha pubblicato sul suo sito le foto dell’impiccagione pubblica di Majidreza Rahnavard (TWITTER/VALENTINA BARBIERO)

Lunedì 12 dicembre, per la seconda volta in pochi giorni, il regime iraniano ha compiuto un’esecuzione in relazione alle proteste che hanno scosso il Paese negli ultimi tre mesi, dalla morte di Mahsa Amini: “Majidreza Rahnavard, condannato a morte il 29 novembre per aver accoltellato due guardie di sicurezza e ferito altre quattro persone è stato giustiziato in pubblico a Mashhad”, riporta l’agenzia di stampa Mizan. L’accusa nei suoi confronti era di “muharebeh” (la ‘guerra contro Dio‘), per aver accoltellato a morte due Basiji, Hossein Zeinalzadeh e Danial Rezazadeh, e averne feriti altri quattro a Mashhad, nella provincia di Khorasan Razavi, il 17 novembre, durante la rivolta in atto. Il 23enne era stato arrestato il 19 novembre mentre cercava di fuggire dal Paese. Per gli attivisti per i diritti umani, Rhanavard è stato duramente picchiato durante la detenzione, e anche durante l’arresto aveva subito la frattura di un braccio. In una trasmissione della Tv di Stato il prigioniero aveva confessato gli omicidi, secondo gli osservatori e gli attivisti sotto la pressione delle autorità.

L’esecuzione pubblica di un secondo uomo condannato in relazione alle proteste è “un palese tentativo di intimidire” gli iraniani affinché non possano “esprimersi in pubblico e chiedere di vivere liberamente”, ha dichiarato lunedì il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, in vista di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea, ricordando che i 27 Stati membri adotteranno nuove sanzioni contro il regime di Teheran. “L’esecuzione dei manifestanti non può prendere il posto di una risposta alle manifestazioni”, ha aggiunto. Già l’annuncio della prima esecuzione, giovedì scorso, aveva provocato numerose condanne all’estero e alle Nazioni Unite. “Oggi approveremo un pacchetto di sanzioni molto duro verso l’Iran“, ha detto l’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell sottolineando che Teheran continua a negare di aver mandato droni alla Russia dopo l’inizio della guerra e sostiene che non invierà missili.

Giovani iraniani con bandiere, cartelli e slogan durante la manifestazione davanti all’ambasciata iraniana a Roma per protestare contro l’esecuzione della pena di morte inflitta alle donne che nel Paese protestano al grido “Donna, vita, libertà”

Dal fronte opposto, invece, la Repubblica Islamica ha deciso di imporre sanzioni a 10 persone e 5 entità europee: lo ha dichiarato in un comunicato il Ministero degli Esteri di Teheran, citato dall’agenzia Irna, aggiungendo che si tratta di un’azione di ritorsione all’imposizione di sanzioni da parte degli Stati europei. “Gli individui e le entità europee hanno anche sostenuto gruppi terroristici e incoraggiato la violenza e il terrorismo, che hanno portato ad atti terroristici e alla violazione dei diritti umani contro il popolo iraniano“, ha aggiunto il comunicato.

 

 

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L’adolescente originaria della regione dell’Arkhangelsk (che si trova a nord-ovest della Russia) da alcuni mesi si trova agli arresti domiciliari, nell’appartamento della madre a Severodvinsk. Un dispositivo di localizzazione, che le hanno applicato alla caviglia, ne traccia ogni spostamento: non è autorizzata ad accedere a Internet né a comunicare con l’esterno.

La ragazza è stata definita terrorista ed estremista e messa sullo stesso piano di talebani e appartenenti a Isis e al Qaeda. La sua colpa? Aver condiviso su Instagram una storia sull’esplosione del ponte di Crimea in ottobre scorso, criticando la Russia per aver invaso l’Ucraina. La studentessa Krivtsova, secondo quanto riporta la Cnn, “sta anche affrontando accuse penali per aver screditato l’esercito russo in un presunto repost critico della guerra in una chat studentesca sul social network russo Vk”. 

Le posizioni dell’allieva della scuola di scienze sociali dell’Università federale dell’Artico (Narfu) in merito all’invasione della Russia in Ucraina sono ben chiare, tanto che la giovane si è tatuata sulla caviglia la faccia del presidente russo Vladimir Putin su un corpo di un ragno. Accanto, la parole “il Grande Fratello ti sta guardando”.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #russia
Vestito di bianco, lassù, in cielo, sembra quasi un angelo. Invece l'immagine, drammatica, è quella di Majidreza Rahnavard, che penzola impiccato ad una gru installata sulla strada di Mashhad. L'agenzia di stampa legata alla magistratura iraniana, Mizan, ha pubblicato sul suo sito le foto dell'esecuzione pubblica del giovane, secondo manifestante giustiziato in Iran. Giovedì scorso la stessa, terribile, sorte era toccata a Mohsen Shekari, con l'accusa di essere un "rivoltoso" che aveva minacciato e intenzionalmente ferito un agente di polizia durante le rivolte sulle strade di Teheran. Una prima volta che aveva acceso il timore che potesse essere seguita da molte altre, vista la linea dura del regime iraniano nella repressione delle manifestazioni. Al momento sono infatti una dozzina le persone condannate a morte dalla magistratura.

+ATTENZIONE IMMAGINI FORTI+

L'agenzia di stampa legata alla magistratura iraniana, Mizan, ha pubblicato sul suo sito le foto dell'impiccagione pubblica di Majidreza Rahnavard (TWITTER/VALENTINA BARBIERO)

Lunedì 12 dicembre, per la seconda volta in pochi giorni, il regime iraniano ha compiuto un'esecuzione in relazione alle proteste che hanno scosso il Paese negli ultimi tre mesi, dalla morte di Mahsa Amini: "Majidreza Rahnavard, condannato a morte il 29 novembre per aver accoltellato due guardie di sicurezza e ferito altre quattro persone è stato giustiziato in pubblico a Mashhad", riporta l'agenzia di stampa Mizan. L'accusa nei suoi confronti era di "muharebeh" (la 'guerra contro Dio'), per aver accoltellato a morte due Basiji, Hossein Zeinalzadeh e Danial Rezazadeh, e averne feriti altri quattro a Mashhad, nella provincia di Khorasan Razavi, il 17 novembre, durante la rivolta in atto. Il 23enne era stato arrestato il 19 novembre mentre cercava di fuggire dal Paese. Per gli attivisti per i diritti umani, Rhanavard è stato duramente picchiato durante la detenzione, e anche durante l'arresto aveva subito la frattura di un braccio. In una trasmissione della Tv di Stato il prigioniero aveva confessato gli omicidi, secondo gli osservatori e gli attivisti sotto la pressione delle autorità. L'esecuzione pubblica di un secondo uomo condannato in relazione alle proteste è "un palese tentativo di intimidire" gli iraniani affinché non possano "esprimersi in pubblico e chiedere di vivere liberamente", ha dichiarato lunedì il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, in vista di una riunione dei ministri degli Esteri dell'Unione Europea, ricordando che i 27 Stati membri adotteranno nuove sanzioni contro il regime di Teheran. "L'esecuzione dei manifestanti non può prendere il posto di una risposta alle manifestazioni", ha aggiunto. Già l'annuncio della prima esecuzione, giovedì scorso, aveva provocato numerose condanne all'estero e alle Nazioni Unite. "Oggi approveremo un pacchetto di sanzioni molto duro verso l'Iran", ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell sottolineando che Teheran continua a negare di aver mandato droni alla Russia dopo l'inizio della guerra e sostiene che non invierà missili.
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