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Home » Attualità » Sfruttamento di stranieri e paghe da fame: “commissariato” il gruppo big dell’ortofrutta in Lombardia

Sfruttamento di stranieri e paghe da fame: “commissariato” il gruppo big dell’ortofrutta in Lombardia

La Spreafico di Lecco sottoposta ad amministrazione giudiziaria incaricata della bonifica dei rapporti di lavoro: tramite cooperative subappaltatrici arrivata manodopera costretta a lavofrare fino a 240 ore al mese per 1300 euro, senza pagamento di ferie e riposi

Sofia Francioni
9 Ottobre 2021
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“Ci trattano come animali perché si approfittano di noi stranieri che abbiamo bisogno di lavorare e non capiamo bene l’italiano. Capitava di lavorare anche 260 ore al mese, ma prendevo 1300 euro (…) I riposi non venivano pagati, le ferie dal 2007 al 2017 non mi sono state mai pagate”. A parlare è uno dei tanti lavoratori della Spreafico e Fratelli spa, il gigante del commercio all’ingrosso di frutta e ortaggi di Dolzago, Lecco, che ha retto il suo impero da 350 milioni di fatturato l’anno su lavoratori altamente sfruttati. Il gruppo a gestione familiare l’8 ottobre è stato parzialmente commissariato dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale, che ha nominato un amministratore giudiziario con l’incarico di verificare e “bonificare” i rapporti tra il gruppo e le società di logistica e che ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza di 3,5 milioni.

I lavoratori della Spreafico, infatti, venivano pagati sulla base di un contratto di primo livello di pulizia/multiservizi che, dichiarano i magistrati, è “il più svantaggioso economicamente” e “per nulla corrispondente alle mansioni di fatto svolte”.

Quegli stessi lavoratori che venivano inoltre “reiteratamente” minacciati di essere licenziati dall’amministratore delle cooperative e che “sarebbero stati costretti a subire turni massacranti”, mai attestati in busta paga come lavoro straordinario.

Un sistema di caporalato che, per i magistrati, si reggeva sull’utilizzo di una serie di cooperative sub-appaltatrici, gestite per un breve periodo di tempo e poi messe in liquidazione, che servivano da meri “serbatoi” di forza lavoro per consentire ad una serie di consorzi appaltatori di fornire manodopera a basso costo: tra gli altri, anche alla Spreafico. Cooperative e consorzi dove, secondo i magistrati, si è verificata “una sistematica corresponsione di retribuzioni sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato; la reiterata violazione della normativa relativa agli orari di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie”.

Sempre secondo i magistrati, la Spreafico sarebbe stata “pienamente consapevole della situazione di sfruttamento delle condizioni personali dei lavoratori”, formalmente impiegati attraverso il sistema contrattuale dell’appalto di manodopera con società cooperative, “ma di fatto direttamente coordinati nella sede societaria operativa di Dolzago anche da personale dipendente, capitalizzando così il guadagno di un intervento lavorativo sotto soglia retributiva nell’ambito del mercato e quindi della sopportazione di costi minori”.

Ma il gruppo si smarca, dichiarando di aver chiuso subito i rapporti con la cooperativa al centro dell’indagine, sulla quale già un anno fa aveva puntato il dito il sindacato Cobas. “Spreafico spa si ritiene parte offesa in quanto estranea ai comportamenti della cooperativa in questione”, e si dice “coinvolta solo in qualità di società committente, avendo da sempre costruito rapporti di grande equità con le società coinvolte nelle attività operative in tutti i suoi stabilimenti”.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
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