Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » La scelta più difficile: Shanti De Corte muore di eutanasia, era sopravvissuta alla strage Bruxelles

La scelta più difficile: Shanti De Corte muore di eutanasia, era sopravvissuta alla strage Bruxelles

Quei mostri invisibili non le hanno lasciato scampo. La ragazza, 23 anni, di Anversa ha visto morire 16 persone nell'attentato terroristico all'aeroporto di Bruxelles

Marianna Grazi
10 Ottobre 2022
Shanti De Corte (Facebook)

Shanti De Corte (Facebook)

Share on FacebookShare on Twitter

Come si supera la morte, sotto i propri occhi, di decine di persone tra cui alcuni compagni di scuola? Come si supera una bomba che esplode nell’area check-in dell’aeroporto belga, che ti lascia miracolosamente illesa in un mare di corpi, di sangue, di feriti? Come si superano gli abusi subiti nel momento di maggiore vulnerabilità? Non lo so. Non lo possiamo sapere. Non possiamo comprendere il trauma provocato dall’attentato rivendicato dall’Isis nello scalo di Bruxelles-Zaventem sei anni fa, a cui Shanti De Corte è sopravvissuta (fisicamente) ma che le ha lasciato dentro i resti di un’esistenza andata in frantumi.

La ragazza di Anversa, che oggi avrebbe 23 anni, ha scelto di morire ricorrendo all’eutanasia. Lo ha fatto qualche mese fa, ma la sua storia risulta ancora più significativa se ripercorsa oggi, in occasione della giornata mondiale della salute mentale. Una scelta drammatica ma allo stesso tempo l’unica possibile ai suoi occhi. 

L’attentato dell’Isis all’aeroporto di Bruxelles-Zaventem

Attentati dell’Isis a Bruxelles nel 2016

La giovane, secondo quanto ricostruito dai media fiamminghi, aveva già sofferto in precedenza di problemi psicologici, ma quell’evento terribile, l’esplosione nello scalo belga il 22 marzo del 2016 quando Shanti, allora 17enne, insieme a una novantina di compagni della sua scuola (del collegio di Santa Rita di Kontich) stava per imbarcarsi in direzione Roma e celebrare la fine del ciclo di studi medi superiori, le ha dato il colpo di grazia. L’appuntamento con il destino era fissato per le 7.58 di quella mattina, quando la prima delle due bombe portate nell’aerostazione da attentatori kamikaze esplose a pochi metri da lei. Lasciandola illesa come per miracolo, in un panorama pieno di morte e distruzione, ma emotivamente devastata. L’attentato, insieme ad altre due bombe piazzate dall’Isis in una stazione della metropolitana di Bruxelles, provocarono 32 morti e più di 300 feriti: nel solo aeroporto le vittime furono 16 più i due attentatori.

Il trauma mai superato, gli abusi e gli psicofarmaci

Dopo l’attentato De Corte ha sofferto per anni di attacchi di panico e depressione. Ma non solo, il suo è stato un vero e proprio calvario, fuori e dentro l’ospedale psichiatrico: vittima di abusi sessuali, era imbottita dai medici di antidepressivi e psicofarmaci. Ma nemmeno il torpore provocato dai medicinali è riuscito a farle accettare quel trauma, figuriamoci superarlo. Ha tentato due volte il suicidio, nel 2018 e nel 2020, condividendo sui social media le sue battaglie e i suoi stati d’animo. “Con tutti i farmaci che prendo, mi sento come un fantasma che non riesce più a sentire nulla. Forse ci sono altre soluzioni oltre ai farmaci”, scrisse in un post, secondo il sito di notizie belga RTBF.

La scelta dell’eutanasia

Shanti De Corte con i suoi familiari

Un calvario andato avanti per anni fino alla scelta più difficile, quella di chiedere l’eutanasia. Che la magistratura belga ha approvato, in virtù di una tra le legislazioni più aperte al mondo sul tema del fine vita.
Il 7 maggio scorso, con i suoi genitori al capezzale, la morte ha liberato Shanti De Corte da quesi mostri invisibili, dagli incubi che la tormentavano ormai da troppo tempo. “Ho riso e pianto fino all’ultimo giorno“, ha lasciato scritto sul suo profilo Facebook. “Ora me ne vado in pace. Sappiate che già mi mancate”.
Il caso è stato portato alla ribalta delle cronache nell’ultimo periodo per le critiche mosse da un rinomato neurologo belga alla concessione dell’eutanasia. Ma la commissione federale responsabile del controllo ha per ora chiuso il caso affermando che la legge è stata pienamente rispettata e che la ragazza “era in un tale stato di sofferenza mentale che la sua domanda è stata logicamente accettata”.

Potrebbe interessarti anche

Penélope Cruz (Ansa)
Lifestyle

Penélope Cruz, Elsa Pataky e Paz Vega: le migliori portavoce di un mondo più sostenibile

28 Gennaio 2023
Barcelona Femenì
Sport

Il Barcellona femminile prima squadra a vincere 50 partite consecutive in campionato

26 Gennaio 2023
Ornella Vanoni (88 anni): l a cantante milanese farà tappa a Firenze con il suo tour
Spettacolo

Ornella Vanoni, signora della musica fra le donne: “Niente quote rosa, per me conta il talento”

27 Gennaio 2023

Instagram

  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
  • La tolleranza, l’inclusione e il rispetto svaniscono nel momento in cui ci si mette davanti alla tastiera di un computer. Gli haters non sono spariti né accennano a diminuire. Esistono, sono molti più di prima, attaccano e anzi rilanciano. Oltre lo schermo, sono le donne soprattutto, e poi le persone con disabilità e le persone omosessuali, a essere i destinatari di insulti e offese di ogni tipo.

È questo il triste podio che ci consegna la ricerca condotta da Vox, Osservatorio italiano sui diritti, che ha fotografato l’odio via social, in particolare attraverso l’esame dei tweet. E le cose non vanno meglio rispetto all’anno precedente, anzi. Dalla settima edizione di questa ricerca è emerso infatti che nel 2022, da gennaio a ottobre, sono stati estratti quasi 630mila tweet, 583mila dei quali negativi, pari al 93% del totale, mentre invece l’anno prima i tweet presi in esame erano stati poco più di 797mila, 550mila dei quali erano negativi, cioè il 69% del totale.

Le donne si confermano essere il bersaglio numero uno, seguite appunto dalle persone con disabilità e dalle persone omosessuali, tornate nuovamente al centro del mirino, e non solo di quello che fa riferimento all’hate speech.

Oltre agli onnipresenti atteggiamenti di body shaming, molti attacchi hanno avuto come contenuto la competenza e la professionalità delle donne stesse. E, dunque, è il lavoro delle donne a emergere anche quest’anno quale co-fattore scatenante lo hate speech misogino, a conferma di una tendenza già rilevata lo scorso anno. Quanto alle persone con disabilità, risultata la seconda categoria più colpita.

Per quanto concerne invece gli stranieri e i migranti, la categoria sociale con una percentuale più alta di incremento di tweet negativi all’interno del cluster rispetto al 2021. Anche qui, va sottolineata la forte attenzione mediatica che si accende sugli sbarchi dei migranti e sulla situazione dei profughi provenienti dall’Ucraina, nonché dal contesto politico italiano e dalla sua relazione con l’Unione europea circa la gestione della situazione migratoria.

📲Come difendersi? Qual è la cura contro l
  • “Sesso. Libertà. Uguaglianza. Amore in tutti i sensi. E tutti a tavola!”. È il messaggio che Rosa Chemical, all’anagrafe Manuel Franco Rocati, porta a Sanremo 2023 per quello che sarà il suo esordio al festival con il brano “Made in Italy”.

Il rapper classe 1998, arriva da debuttante, ma con una storia già ben definita alle spalle. Poliedrico, eclettico, difficilmente etichettabile, ha dato sfogo alla sua creatività non solo a livello musicale – con influenze che spaziano dall’hiphop alla trap all’elettronica -, ma lavorando anche come modello per Gucci, come art and creative director e dedicandosi anche alla scrittura di videoclip. 

Nel 2019 ha pubblicato “Forever”, il suo primo album, che è stato certificato disco d’oro, da lì una serie di collaborazioni che lo hanno portato anche ad affiancare Tananai l’anno scorso nella serata cover del Festival.

“Molto spesso sono giudicato perché diverso, ma dal diverso bisogna imparare, assorbire. In Italia invece ciò che è diverso è giudicato. E io da diverso in passato mi sono sentito sbagliato” racconta Rosa Chemical. 

Non a caso, a Sanremo, il 25enne paladino della libertà di essere se stessi senza farsi condizionare dalle norme della società, arriva con il brano “Made in Italy” e un obiettivo ben preciso: “portare un messaggio di libertà contro ogni tipo di discriminazione, per promuovere l’uguaglianza e il rispetto. Cerco di creare dibattito: sono sempre pronto a spiegare il mio punto di vista, ma se non c’è apertura mentale non mi sento di dover dire nulla”.

Il brano “È piedi, con cui calpestare ciò che è generalista e che chiude tutto dentro una gabbia fatta di tabù. ‘Made in Italy vuole’ liberarci dalle censure, dagli stereotipi e dal politicamente corretto”. 

Come il titolo e la copertina, anche il testo è provocatorio e racchiude al suo interno tutta l’essenza e l’irriverenza prorompente di Rosa Chemical perché parla in maniera sfrontata di temi ancora oggi considerati tabù come il sesso, la fluidità e il poliamore. 

“Non c’è cosa più ‘Made in Italy’ del Festival di Sanremo. Non vedo l’ora di salire su quel palco”.

#lucenews #sanremo2023 #rosachemical
Come si supera la morte, sotto i propri occhi, di decine di persone tra cui alcuni compagni di scuola? Come si supera una bomba che esplode nell'area check-in dell'aeroporto belga, che ti lascia miracolosamente illesa in un mare di corpi, di sangue, di feriti? Come si superano gli abusi subiti nel momento di maggiore vulnerabilità? Non lo so. Non lo possiamo sapere. Non possiamo comprendere il trauma provocato dall'attentato rivendicato dall'Isis nello scalo di Bruxelles-Zaventem sei anni fa, a cui Shanti De Corte è sopravvissuta (fisicamente) ma che le ha lasciato dentro i resti di un'esistenza andata in frantumi. La ragazza di Anversa, che oggi avrebbe 23 anni, ha scelto di morire ricorrendo all'eutanasia. Lo ha fatto qualche mese fa, ma la sua storia risulta ancora più significativa se ripercorsa oggi, in occasione della giornata mondiale della salute mentale. Una scelta drammatica ma allo stesso tempo l'unica possibile ai suoi occhi. 

L'attentato dell'Isis all'aeroporto di Bruxelles-Zaventem

Attentati dell'Isis a Bruxelles nel 2016
La giovane, secondo quanto ricostruito dai media fiamminghi, aveva già sofferto in precedenza di problemi psicologici, ma quell'evento terribile, l'esplosione nello scalo belga il 22 marzo del 2016 quando Shanti, allora 17enne, insieme a una novantina di compagni della sua scuola (del collegio di Santa Rita di Kontich) stava per imbarcarsi in direzione Roma e celebrare la fine del ciclo di studi medi superiori, le ha dato il colpo di grazia. L'appuntamento con il destino era fissato per le 7.58 di quella mattina, quando la prima delle due bombe portate nell'aerostazione da attentatori kamikaze esplose a pochi metri da lei. Lasciandola illesa come per miracolo, in un panorama pieno di morte e distruzione, ma emotivamente devastata. L'attentato, insieme ad altre due bombe piazzate dall'Isis in una stazione della metropolitana di Bruxelles, provocarono 32 morti e più di 300 feriti: nel solo aeroporto le vittime furono 16 più i due attentatori.

Il trauma mai superato, gli abusi e gli psicofarmaci

Dopo l'attentato De Corte ha sofferto per anni di attacchi di panico e depressione. Ma non solo, il suo è stato un vero e proprio calvario, fuori e dentro l'ospedale psichiatrico: vittima di abusi sessuali, era imbottita dai medici di antidepressivi e psicofarmaci. Ma nemmeno il torpore provocato dai medicinali è riuscito a farle accettare quel trauma, figuriamoci superarlo. Ha tentato due volte il suicidio, nel 2018 e nel 2020, condividendo sui social media le sue battaglie e i suoi stati d'animo. "Con tutti i farmaci che prendo, mi sento come un fantasma che non riesce più a sentire nulla. Forse ci sono altre soluzioni oltre ai farmaci", scrisse in un post, secondo il sito di notizie belga RTBF.

La scelta dell'eutanasia

Shanti De Corte con i suoi familiari
Un calvario andato avanti per anni fino alla scelta più difficile, quella di chiedere l'eutanasia. Che la magistratura belga ha approvato, in virtù di una tra le legislazioni più aperte al mondo sul tema del fine vita. Il 7 maggio scorso, con i suoi genitori al capezzale, la morte ha liberato Shanti De Corte da quesi mostri invisibili, dagli incubi che la tormentavano ormai da troppo tempo. "Ho riso e pianto fino all'ultimo giorno", ha lasciato scritto sul suo profilo Facebook. "Ora me ne vado in pace. Sappiate che già mi mancate". Il caso è stato portato alla ribalta delle cronache nell'ultimo periodo per le critiche mosse da un rinomato neurologo belga alla concessione dell'eutanasia. Ma la commissione federale responsabile del controllo ha per ora chiuso il caso affermando che la legge è stata pienamente rispettata e che la ragazza "era in un tale stato di sofferenza mentale che la sua domanda è stata logicamente accettata".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto