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Sinead O'Connor ricoverata: "Mio figlio è morto per colpa mia, non ho motivo di vivere"

di MARIANNA GRAZI -
15 gennaio 2022
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L'amore oltre la morte, la disperazione di una mamma per la perdita del suo bambino. Un legame spezzato dalla vita, che porta anche a pensare di non volerla più, quell'esistenza. Pochi giorni fa la notizia che il figlio 17enne, scomparso due giorni prima, era morto. Da allora la cantante di 'Nothing Compares 2 U' Sinead O’Connor non si è più ripresa, devastata dalla notizia della perdita di Shane, trovato privo di vita a Wicklow, dopo essere scappato da un centro psichiatrico nel quale si trovava sotto sorveglianza per aver manifestato tendenze suicide. La 55enne irlandese ha rivelato ai media americani di essere stata costretta a un ricovero in ospedale, a pochi giorni dal tragico evento, dopo una serie messaggi su Twitter in cui, in uno stato emotivamente alterato, faceva anche riferimento alla possibilità di togliersi la vita.
Sinead O'Connor e il figlio Shane

Sinead O'Connor con il figlio Shane, morto a 17 anni

"Ho deciso di seguire mio figlio. Non c'è motivo di vivere senza di lui. Tutto quello che tocco lo rovino", ha scritto la cantante su un account Twitter non verificato ma legato al suo ufficiale. E poi "Non voglio essere in un mondo senza il mio Shane e senza gli altri miei figli. Non merito di vivere. È colpa mia. Non di un altro", aggiungendo "Sono un disastro dal giorno in cui sono nata. Non è colpa dei miei genitori, della mia famiglia o dei miei figli. Dio mi ha fatta sbagliata". Un'ora dopo questi tweet O'Connor si è scusata, rassicurando i suoi fan in allarme: "Scusate, non avrei dovuto dirlo. Sono con la polizia diretta in ospedale. Sono persa senza mio figlio e mi odio. L'ospedale mi aiuterà per un po'". Il figlio della O’Connor aveva tentato già due volte il suicidio in precedenza, fuggendo dall’ospedale in cui era ricoverato. La notizia della sua morte ha colpito duramente la donna, la tragedia più grande nella vita già tribolata della cantante irlandese che, fatta di tanti momenti alti quanto di cadute. Dopo aver incantato il mondo con la sua straordinaria voce, tra gli anni '80 e '90, è stata infatti oggetto di critiche e attacchi per le sue posizioni provocatorie, spesso intransigenti, e ha abbandonato e poi ritrovato la scena musicale, finendo anche in cura psichiatrica per un disturbo bipolare. La morte di Shane l'ha fatta ripiombare nel buio da cui, da sempre, ha tentato di allontanarsi.

Sinead O'Connor, dopo un passato travagliato, nel 2018 si è convertita all'Islam

Questo il commovente messaggio su Twitter con la 55enne gli aveva detto addio: "Il mio bellissimo figlio, Nevi'im Nesta Ali Shane O'Connor, luce della mia vita, ha deciso di porre fine alla sua lotta terrena oggi ed ora è con Dio. Riposi in pace e nessuno segua il suo esempio. Il mio bambino. Ti amo tanto". Poi aveva voluto dedicargli la canzone di Bob Marley 'Ride Natty Ride', postandone il video. "Questo è per il mio Shane –aveva aggiunto–. La luce della mia vita. Il mio bambino dagli occhi azzurri. Sarai sempre la mia luce. Saremo sempre insieme. Nessuna barriera può separarci". La fama di Sinead O'Connor è indissolubilmente legata al brano 'Nothing Compares to U', successo mondiale del 1990, scritto da Prince, proposto sul palco fino al 2015, quando l'artista annunciò di non volerlo più cantare. In quegli anni le sue posizioni contro la Chiesa cattolica e le sue esibizioni provocatorie sul palco suscitarono più di una contestazione, non solo durante i concerti. Nei primi anni Duemila annunciò poi la volontà di lasciare l'industria discografica, dopo essere stata ordinata prete da un movimento cattolico indipendente. Tornata in realtà ad esibirsi e a produrre, non riuscirà più a raggiungere il successo del passato. Convertitasi all'Islam nel 2018, ha scelto anche di cambiare nome in Shuhada Davitt. Una fase complicata della sua vita, quest'ultima, nella quale ha più volte pubblicato post disperati sui social, che hanno spesso allarmato i suoi fan, fino alla tragica notizia della perdita del figlio e al suo ricovero. Sintomo di un legame travagliato con la vita stessa e di un amore per il proprio bambino che va oltre la morte.