Skype (già) chiude: ma noi siamo davvero capaci di gestire il turbocapitalismo digitale?

Il prossimo 5 maggio, Skype verrà definitivamente dismesso. L’ennesima dimostrazione di quanto il cambiamento tecnologico stia accelerando a ritmi impossibili da seguire

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
7 marzo 2025
La chiusura di Skype, annunciata da Microsoft, non è altro che l’ennesima dimostrazione di quanto l’accelerazione tecnologica stia minando la nostra capacità di adattamento e di educazione

La chiusura di Skype, annunciata da Microsoft, non è altro che l’ennesima dimostrazione di quanto l’accelerazione tecnologica stia minando la nostra capacità di adattamento e di educazione

Rassegnatevi: tra gli innumerevoli altri, la tecnologia ha il potere di farci capire quanto il tempo passi velocemente. Certo, a vederla da un altro punto di vista, potrebbe essere invece proprio lei a correre più veloce del tempo. Fatto sta che dal prossimo 5 maggio Skype, uno dei pionieri delle comunicazioni digitali, cesserà di esistere. Dopo venti anni di onoratissimo servizio, lo saluteremo con non poca nostalgia. La sua dismissione, infatti, segna non solo la fine di un'era, ma la messa in evidenza di un fenomeno inquietante: la nostra costante rincorsa alla velocità del cambiamento. Cambiamenti che, nel caso specifico, non danno neanche il tempo di assimilare il nuovo prima che esso stesso diventi obsoleto. La chiusura di Skype, annunciata da Microsoft, non è altro che l’ennesima dimostrazione di quanto l’accelerazione tecnologica stia minando la nostra capacità di adattamento e di educazione.

Un mondo in continua corsa

Al di là delle faccende affettive e di quelle informatiche, ad essere preoccupante è il fatto che ci stiamo imbattendo in un sistema culturale che ha perso la propria stabilità. Il “turbocapitalismo digitale” non sta facendo altro che alimentare il consumo rapido e incessante, senza lasciare spazio alla comprensione né tantomeno alla riflessione. Le tecnologie si susseguono in un ciclo continuo che non lascia il tempo di formare davvero gli individui, di educarli a una consapevolezza critica riguardo alle dinamiche che li avvolgono.

Il destino di Skype

Prendiamo l'esempio di Skype: negli anni, milioni di utenti si sono affidati a questa piattaforma per comunicare, lavorare, mantenere legami interpersonali. Ebbene, è già preistoria. La sua utilità è stata surclassata da un'altra tecnologia (Microsoft Teams). Il suo destino è stato segnato. In perfetto stile capitalistico, l'innovazione impone il suo dominio e cancella ciò che è stato precedentemente “usato”. Lo stesso accade per i social network, le app di messaggistica e altri strumenti di comunicazione, che sembrano nascere e morire in un battito di ciglia.

La sfida del tempo

La vera sfida contemporanea, dunque, è il tempo che non ci è dato. Non siamo ancora in grado di adattarci così tanto in fretta e formare le persone per affrontare questo ciclo senza fine. Non c’è educazione digitale che possa davvero preparare le generazioni a comprendere e gestire un mondo che cambia a una velocità folle. Non abbiamo fatto in tempo a rendere “alfabetizzati” i giovani, che già le regole sono cambiate di nuovo. Ogni cambiamento è un colpo al cuore della nostra capacità di costruire una consapevolezza duratura, di vivere un'innovazione che sia veramente utile e non solo un surrogato del progresso.

Spirale del consumismo

Il turbocapitalismo digitale alimenta questa spirale senza sosta: ogni prodotto che arriva sul mercato sembra rivoluzionare il nostro modo di vivere, ma, in realtà, non fa altro che spingere all'acquisto e al consumo incessante. Ogni app, ogni programma, ogni gadget è pensato per sembrare indispensabile, ma si svuota di significato non appena il prossimo prodotto arriva sul mercato, sempre più veloce, sempre più efficiente, sempre più distante dalla nostra possibilità di adeguarci. Eppure, ci viene venduto come il futuro. Un futuro che non ha tempo e non ne lascia.

Un futuro senza crescita

Il punto è stiamo costruendo un mondo in cui non c’è spazio per la crescita o per l'apprendimento, dove l'innovazione è solo una corsa senza meta, in cui siamo sempre in ritardo, sempre costretti a inseguire il prossimo cambiamento, senza nemmeno aver avuto il tempo di capire quello precedente. Il mondo del capitalismo digitale è un mondo in cui la velocità è tutto, ma il significato rimane sullo sfondo ed è la nuova realtà a cui dobbiamo adattarci, chiedendoci, però, se siamo davvero pronti a vivere in un posto che cambia più velocemente di quanto possiamo accettare e se mai riusciremo a fermarci abbastanza a lungo da riflettere su cosa vogliamo veramente. La faccenda è di quelle assai sfidanti.