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Home » Attualità » Acciaieria Azovstal, il soldato ucraino canta “Stefania” dei Kalush Orchestra sotto le bombe

Acciaieria Azovstal, il soldato ucraino canta “Stefania” dei Kalush Orchestra sotto le bombe

In un video condiviso dalle Forze armate ucraine, si vede un soldato cantare la canzone che ha vinto l'Eurovision Song Contest 2022. Il frontman Oleg Pryukh: "Adesso noi torniamo in patria a combattere"

Remy Morandi
16 Maggio 2022
Un soldato ucraino canta "Stefania" dei Kalush Orchestra nell'acciaieria di Azovstal

Un soldato ucraino canta "Stefania" dei Kalush Orchestra nell'acciaieria di Azovstal

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Nemmeno un giorno dalla vittoria all’Eurovision, che la canzone “Stefania” dei Kalush Orchestra si è già diffusa come un messaggio di pace tra le forze armate ucraine. Dall’acciaieria di Azovstal è stato condiviso un video che mostra un soldato ucraino mentre canta sotto le bombe il testo della canzone vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2022. Ecco il video, ricondiviso dall’Ansa:

 

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Un post condiviso da Agenzia ANSA (@agenzia_ansa)

Il video del soldato ucraino che canta “Stefania” sotto le bombe nell’acciaieria di Azovstal è stato pubblicato dalle Forze armate ucraine su Telegram e ricondiviso da molte agenzie stampa, tra cui l’Ansa. Il militare è uno dei tanti combattenti che ancora sono asserragliati all’interno dell’acciaieria. Domenica notte, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che attualmente sono in corso i negoziati per far uscire le persone da Mariupol e dall’acciaieria di Azovstal. In un videomessaggio Zelensky ha dichiarato: “Stiamo proseguendo trattative molto difficili e delicate per salvare la nosta gente da Mariupol, da Azovstal. Ci occupiamo quotidianamente di questo. E la cosa principale è che gli accordi siano rispettati”.

Le forze armate ucraine non si fermeranno fino a quando non avranno recuperato il Donbass e le truppe russe non avranno cessato la loro offensiva nel Paese, ha dichiarato ancora il presidente Zelensky, per il quale “gli occupanti non vogliono ancora ammettere di essere in un vicolo cieco e di aver fallito la loro cosiddetta ‘operazione speciale‘”. “Tutta questa brutalità degli occupanti che l’Ucraina sta vivendo ogni giorno porterà solo al fatto che i soldati russi sopravvissuti riporteranno il male in Russia, lo restituiranno perché si ritireranno”, ha affermato il presidente ucraino.

Gli ucraini Kalush Orchestra hanno vinto l’Eurovision Song Contest 2022 con la canzone “Stefania” (Foto Ansa)

Kalush Orchestra: “Torniamo in patria a combattere”

Dopo la vittoria all’Eurovision Song Contest 2022, gli ucraini Kalush Orchestra hanno fatto sapere che stanno già per tornare in Ucraina, pronti a combattere: “Vogliamo ringraziare tutti gli ucraini che hanno votato per noi in tutto il mondo e quest’anno è stato davvero speciale per noi, per cui gloria all’Ucraina. Non abbiamo nemmeno pensato alla squalifica anche perché abbiamo paura, molta più paura per quelle migliaia di soldati che sono bloccati nella Azovstal circondata da 21mila soldati russi piuttosto che per noi. Il nostro compito era ed è quello di informare più gente possibile su ciò che sta accadendo”. Così in un’intervista a La Stampa ha dichiarato il cantante Oleg Pryukh, 28 anni.

Il frontman dei Kalush Orchestra abbraccia ora la speranza espressa dal presidente Zelensky che a Mariupol “l’anno prossimo la nostra nazione possa organizzare l’Eurovision in pace e tranquillità”. E afferma che ora la band torna in patria e che “siamo pronti a combattere e andare avanti fino alla fine se serve, perché le nostre famiglie sono là e in questo momento siamo preoccupati come fossimo con loro perché ci fa male sapere che stanno soffrendo”.

La madre Stefania, a cui è dedicata la canzone, “è molto orgogliosa di me e non vediamo l’ora di passare del tempo insieme”. E conclude: “La cultura ucraina e le nostre radici non sono state sradicate. Abbiamo testimoniato che sono vivissime. Speriamo da che da oggi la gente voglia scoprire la musica, i film ucraini e appena si potrà e sarà tutto finito vorrà visitare l’Ucraina”.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Nemmeno un giorno dalla vittoria all'Eurovision, che la canzone "Stefania" dei Kalush Orchestra si è già diffusa come un messaggio di pace tra le forze armate ucraine. Dall'acciaieria di Azovstal è stato condiviso un video che mostra un soldato ucraino mentre canta sotto le bombe il testo della canzone vincitrice dell'Eurovision Song Contest 2022. Ecco il video, ricondiviso dall'Ansa:
 
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Il video del soldato ucraino che canta "Stefania" sotto le bombe nell'acciaieria di Azovstal è stato pubblicato dalle Forze armate ucraine su Telegram e ricondiviso da molte agenzie stampa, tra cui l'Ansa. Il militare è uno dei tanti combattenti che ancora sono asserragliati all'interno dell'acciaieria. Domenica notte, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che attualmente sono in corso i negoziati per far uscire le persone da Mariupol e dall'acciaieria di Azovstal. In un videomessaggio Zelensky ha dichiarato: "Stiamo proseguendo trattative molto difficili e delicate per salvare la nosta gente da Mariupol, da Azovstal. Ci occupiamo quotidianamente di questo. E la cosa principale è che gli accordi siano rispettati". Le forze armate ucraine non si fermeranno fino a quando non avranno recuperato il Donbass e le truppe russe non avranno cessato la loro offensiva nel Paese, ha dichiarato ancora il presidente Zelensky, per il quale "gli occupanti non vogliono ancora ammettere di essere in un vicolo cieco e di aver fallito la loro cosiddetta 'operazione speciale'". "Tutta questa brutalità degli occupanti che l'Ucraina sta vivendo ogni giorno porterà solo al fatto che i soldati russi sopravvissuti riporteranno il male in Russia, lo restituiranno perché si ritireranno", ha affermato il presidente ucraino.
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Kalush Orchestra: "Torniamo in patria a combattere"

Dopo la vittoria all'Eurovision Song Contest 2022, gli ucraini Kalush Orchestra hanno fatto sapere che stanno già per tornare in Ucraina, pronti a combattere: "Vogliamo ringraziare tutti gli ucraini che hanno votato per noi in tutto il mondo e quest'anno è stato davvero speciale per noi, per cui gloria all'Ucraina. Non abbiamo nemmeno pensato alla squalifica anche perché abbiamo paura, molta più paura per quelle migliaia di soldati che sono bloccati nella Azovstal circondata da 21mila soldati russi piuttosto che per noi. Il nostro compito era ed è quello di informare più gente possibile su ciò che sta accadendo". Così in un'intervista a La Stampa ha dichiarato il cantante Oleg Pryukh, 28 anni. Il frontman dei Kalush Orchestra abbraccia ora la speranza espressa dal presidente Zelensky che a Mariupol "l'anno prossimo la nostra nazione possa organizzare l'Eurovision in pace e tranquillità". E afferma che ora la band torna in patria e che "siamo pronti a combattere e andare avanti fino alla fine se serve, perché le nostre famiglie sono là e in questo momento siamo preoccupati come fossimo con loro perché ci fa male sapere che stanno soffrendo". La madre Stefania, a cui è dedicata la canzone, "è molto orgogliosa di me e non vediamo l'ora di passare del tempo insieme". E conclude: "La cultura ucraina e le nostre radici non sono state sradicate. Abbiamo testimoniato che sono vivissime. Speriamo da che da oggi la gente voglia scoprire la musica, i film ucraini e appena si potrà e sarà tutto finito vorrà visitare l'Ucraina".
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