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Home » Attualità » La Spagna vuole consentire l’aborto alle ragazze di 16 anni (senza il consenso dei genitori)

La Spagna vuole consentire l’aborto alle ragazze di 16 anni (senza il consenso dei genitori)

Non solo congedo mestruale. Nel progetto di legge approvato dal governo spagnolo è stato eliminato l'obbligo per le giovani di 16 e 17 anni di avere il permesso dei genitori per interrompere la gravidanza

Remy Morandi
18 Maggio 2022
Aborto in Spagna

Aborto in Spagna

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Congedo mestruale, ma non solo. La Spagna, nel progetto di legge che martedì 17 maggio ha ottenuto il primo via libera dal Governo (in attesa del voto del Parlamento), vuole consentire il diritto all’aborto alle giovani donne, in particolare alle ragazze di 16 e 17 anni, senza dover aspettare il consenso dei genitori prima di interrompere la gravidanza. È questa una delle tante misure previste nel disegno di legge del ministero dell’Uguaglianza, controllato dai social-democratici di Podemos.

La Spagna vuole consentire l’aborto alle ragazze di 16 anni senza il consenso dei genitori

Il nuovo disegno di legge “sui diritti sessuali e riproduttivi delle donne” e in particolare sul diritto delle giovani ragazze di interrompere la gravidanza ha l’obiettivo di riformare una precedente legge sull’aborto approvata dal Partito popolare conservatore nel 2015. In base a quella legge, le ragazze di 16 e 17 anni per poter abortire devono obbligatoriamente chiedere a mamma e papà il permesso di interrompere la propria gravidanza. Tutto ciò, con il nuovo disegno di legge, decadrebbe. E le ragazze minorenni potrebbero così decidere cosa fare del proprio corpo, senza stare ad aspettare il via libera dei genitori. Si ricorda che in Spagna l’aborto volontario è consentito fino alla 14esima settimana di gravidanza.

È un nuovo passo in avanti quello del governo spagnolo nei confronti dei diritti delle donne. Lo scorso mese di aprile, il Senato ha approvato una modifica del Codice penale, in base alla quale ostacolare o intimidire le donne che vogliono abortire è diventato reato in Spagna.

Hoy, en un día histórico para los derechos de las mujeres en España, quiero enviar todo mi apoyo a las compañeras feministas que también en sus países defienden los derechos de todas las mujeres frente a los movimientos reaccionarios. Fuerza, compañeras 💚✊ pic.twitter.com/lhfJPrGtLR

— Irene Montero (@IreneMontero) May 17, 2022

“Tutti sappiamo nel nostro Paese che vietare o limitare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, il diritto all’aborto, non è mai servito a ridurlo, è servito solo a generare più insicurezza, più sofferenza e più povertà tra le donne, soprattutto tra quelle più vulnerabili. Pertanto oggi lanciamo anche un messaggio internazionale di sostegno a tutte le donne che si battono per i loro diritti sessuali e riproduttivi, e cioè che l’aborto è libero, sicuro, gratuito e una garanzia di diritti sessuali e riproduttivi per tutte le donne“. Così la ministra spagnola per l’Uguaglianza, Irene Montero, ha salutato il disegno di legge approvato dal governo.

Irene Montero, 34 anni, è ministra dell’Uguaglianza in Spagna (Foto Ansa)

La Spagna pagherà i congedi mestruali alle donne lavoratrici

La notizia dell’aborto alle giovani ragazze è passata in secondo piano rispetto a quella dei congedi mestruali. Perché in effetti uno Stato che decide di pagare e concedere permessi speciali alle donne nei giorni del ciclo è stata una svolta. In sostanza, nello stesso disegno di legge che ha ottenuto il primo via libera del governo, è stata prevista una misura speciale, in base alla quale il governo spagnolo ha deciso di riconoscere dei congedi mestruali di durata variabile a seconda dei casi, pagati “integralmente” dallo Stato, e autorizzati in caso di cicli “invalidanti”.

“Siamo il primo Paese in Europa a riconoscere la salute mestruale come parte dei diritti delle donne”, ha rivendicato la ministra Irene Montero. “Il messaggio è chiaro – ha proseguito -: il ciclo mestruale non sarà più un tabù. È finito il tempo di andare a lavoro dopo esserci imbottite di pillole e dover nasondere il dolore che proviamo”. Per accedere al congedo mestruale, ha precisato la ministra, non sarà necessario aver versato contributi in precedenza. Bisognerà però dimostrare, tramite certificato medico, che il ciclo mestruale è associato a un dolore invalidante, una condizione spesso legata ad altre patologie.

E in Italia? Nel nostro Paese una proposta per introdurre congedi mestruali era arrivata nel 2016 da quattro deputate del Partito Democratico, ma l’iniziativa non è mai andata a buon fine.

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  • Stando a quanto dicono gli studiosi, i social network sono portatori malati di ansia e depressione. E, diciamocelo, non servivano studi e numeri per capirlo. I più attrezzati di noi a comprendere le dinamiche social e sociali che si nascondono dietro l’algoritmo di Meta già da tempo avevano compreso che “social sì, ma a piccole dosi”.

Eppure la deriva c’è stata e adesso distinguere il virtuale dal reale, l’immagine dallo schermo, il like dall’affetto sembra essere diventata un’operazione assai difficile.

Il senso di inadeguatezza delle persone di ogni età sta dilagando. Pare che il meccanismo sia più o meno questo: l’erba del vicino – di account – è sempre più verde. 

Che poi nella realtà non è così poco importante. A importare è ciò che appare, non ciò che è, tanto da ridurre il dilemma “essere o non essere” a coltissimo equivoco elitario. Cogito ergo sum un po’ poco, verrebbe da dire, se non fosse che la faccenda è seria e grave. 

Lo stress da social è reale e affligge grandi e piccini, senza distinzione di ceto. Una vera e propria sofferenza psicologica che tende a minare le fondamenta dell’intera società. Tra il 2003 e il 2018, i casi di ansia hanno registrato numeri da record, così come quelli di depressione, autolesionismo e problemi di alimentazione. Questo basti per capire che limitarsi a catalogare il problema come questione minore è sbagliato e pericoloso.

Complice il recente lockdown, la corsa verso la psicosocialpatologia ha accelerato il passo. L’unica soluzione a portata di mano, seppur temporanea, è prendersi una pausa dai social e uscire dalla bolla, come Selena Gomez insegna. 

Vivere la vita vera, in Logout, fatta di persone in carne e ossa che di perfetto hanno poco o nulla e che combattono ogni giorno per cercare di assomigliare a ciò che vorrebbero essere. 

E tu quanto tempo passi sui social? 📲

Di Margherita Ambrogetti Damiani ✍

#lucenews #lucelanazione #socialout #viverelavita #nofilter #autoconsapevolezza #stressdasocial #socialdetox
  • Ad appena 3 anni e mezzo, Vincenzo comunica ai genitori il desiderio di indossare vestiti e gonne. Alla richiesta viene inizialmente, quanto inevitabilmente, dato poco peso, come se fosse un gioco… 

Ma 6 anni e mezzo dopo Vincenzo fa un coming out più deciso, chiede di potersi chiamare Emma e di indossare un costume femminile alle lezioni di danza, che condivide con le due sorelle maggiori. Pochi giorni fa, grazie anche alla comprensione e disponibilità della sua insegnante di danza, ha vissuto il suo momento di gloria, esibendosi in un saggio-spettacolo di fine anno costruito su misura, con una coreografia che racconta la sua storia.

La danza, si sa, può essere di grande aiuto per costruire la propria identità, perché è prima di tutto libertà di espressione. 

“Gli anni di pandemia sono stati decisivi per mia figlia. La riflessione è diventata sempre più profonda e, con sofferenza, lo scorso ottobre, è riuscita a parlarci di ciò che davvero le stava a cuore. Le prime sostenitrici sono state proprio le sorelle, più aperte e predisposte mentalmente su questa tematica. Noi genitori ancora pensavano a una latente omosessualità, ma non era così: per nostra figlia la propria identità di genere non coincideva con il sesso assegnatole alla nascita”.

I primi tempi non sono stati facili, per certi aspetti è stato come elaborare un lutto perché Emma volava cancellare tutto il suo passato, buttando via foto e vestiti. La sua è stata una rinascita vera e propria, il suo “no" al nome, al genere maschile, è ormai definitivo. 

A scuola, ha chiesto e ottenuto di potersi chiamare Emma, così come in società. Fondamentale è stato il supporto della famiglia che, a un certo punto, ha capito che non si trattava di un gioco, malgrado la giovanissima età.

“A chi tuttora continua a ripeterci che avremmo dovuto insistere e iscriverla a calcio, dico con fermezza: i figli vanno ascoltati, è giusto che vivano la loro vita, quella più congeniale al loro sentire, perché tutti meritiamo di essere felici”.

Di Roberta Bezzi ✍

#lucenews #lucelanazione #bologna #emma #transgender #transrights
  • “Trova qualcuno a cui piaci come sei e digli di farsi curare”, scrive Andrea Pinna in uno dei suoi tipici post su Instagram. 

Ma se Andrea Pinna, apprezzato per i suoi aforismi taglienti, “né bello né ricco” come dice lui, è diventato uno degli influencer più originali del web, è anche perché ha fatto entrambe le cose: ha accettato se stesso com’era e ha intrapreso un percorso di cura.

Trentacinque anni, origini sarde e milanese di adozione, ha cominciato il suo cammino partendo dal gradino più basso. 

"Lavoravo a Roma nel mondo dei negozi, commesso e poi vetrinista. Mi hanno mandato in Sardegna, la mia terra, a seguire nuovi negozi, ma poco dopo hanno chiuso tutto lasciandomi senza lavoro. E lì si è scatenata la mia prima fortissima depressione. Che ho affrontato con Facebook, scrivendo status più o meno sarcastici per scaricare la rabbia”.

Non una depressione qualsiasi, ma un malessere profondo che a distanza di anni gli verrà diagnosticato come bipolarismo. 

"Non è stato facile. Ho passato periodi che non dormivo mai e altri in cui stavo sempre a letto. Avere un disagio psichico non è una passeggiata e bisogna raccontarlo, imparare ad ascoltarsi”.

Sul suo profilo Instagram @leperledipinna ha deciso di portare avanti due battaglie: quella per i diritti civili dei gay e l’altra per dare voce ai problemi mentali.

“La prima la combatto in prima persona da tanto tempo, la seconda per far capire che se vai dall’ortopedico quanto ti fa male il ginocchio è giusto andare da uno psicoterapeuta o uno psichiatra quando hai un disagio mentale o psicologico”.

E attraverso le dirette Instagram di psicoterapinna "racconto la mia storia, il mio vissuto, chiamando gli esperti a parlare dei vari problemi psicologici che la gente può avere”.

La storia di chi ha trovato il coraggio di affrontare il bipolarismo e ha saputo rendere i social un luogo in cui sentirsi a proprio agio. Qualunque sia il disagio.

L
  • "L’autismo è un fenomeno che riguarda sì, in primo luogo gli autistici e le loro famiglie, ma anche la società in generale. Un nato o nata ogni 70/80 rientra nello spettro autistico ormai ed è quindi bene che anche i cosiddetti neuro tipici sappiano di cosa si parla”.

Dopo la standing ovation ricevuta lo scorso 2 aprile al Cinema La Compagnia di Firenze e il fortunato tour avviato nei cinema e nei teatri della Toscana, il documentario “I mille cancelli di Filippo” sarà nuovamente proiettato lunedì 27 giugno alle 21, nella Limonaia di Villa Strozzi a Firenze. Al centro della narrazione il figlio del noto autore Enrico Zoi, il giovane Filippo, colpito da spettro autistico.

Con la delicatezza e la magia tipica di uno scrittore che, prima di tutto, è un babbo amorevole, Enrico – insieme a sua moglie Raffaella Braghieri – apre una volta ancora le porte della sua casa per raccontare al mondo la realtà speciale della sua famiglia.

E il consiglio per i genitori che hanno appena ricevuto una diagnosi di autismo sul proprio bambino sarebbe quello di "non chiudersi, di non chiedersi perché, di guardare al mondo esterno, di aprirsi. Chiudersi non serve a niente, anzi… è un po’ come una partita di calcio: se non scendi in campo la perdi a tavolino, se invece accetti il confronto te la puoi giocare!”.

Di Caterina Ceccuti ✍

#lucenews #lucelanazione #enricozoi #imillecancellidifilippo #firenze #autismo #autismawareness
Congedo mestruale, ma non solo. La Spagna, nel progetto di legge che martedì 17 maggio ha ottenuto il primo via libera dal Governo (in attesa del voto del Parlamento), vuole consentire il diritto all'aborto alle giovani donne, in particolare alle ragazze di 16 e 17 anni, senza dover aspettare il consenso dei genitori prima di interrompere la gravidanza. È questa una delle tante misure previste nel disegno di legge del ministero dell'Uguaglianza, controllato dai social-democratici di Podemos.
La Spagna vuole consentire l'aborto alle ragazze di 16 anni senza il consenso dei genitori
Il nuovo disegno di legge "sui diritti sessuali e riproduttivi delle donne" e in particolare sul diritto delle giovani ragazze di interrompere la gravidanza ha l'obiettivo di riformare una precedente legge sull'aborto approvata dal Partito popolare conservatore nel 2015. In base a quella legge, le ragazze di 16 e 17 anni per poter abortire devono obbligatoriamente chiedere a mamma e papà il permesso di interrompere la propria gravidanza. Tutto ciò, con il nuovo disegno di legge, decadrebbe. E le ragazze minorenni potrebbero così decidere cosa fare del proprio corpo, senza stare ad aspettare il via libera dei genitori. Si ricorda che in Spagna l'aborto volontario è consentito fino alla 14esima settimana di gravidanza. È un nuovo passo in avanti quello del governo spagnolo nei confronti dei diritti delle donne. Lo scorso mese di aprile, il Senato ha approvato una modifica del Codice penale, in base alla quale ostacolare o intimidire le donne che vogliono abortire è diventato reato in Spagna.

Hoy, en un día histórico para los derechos de las mujeres en España, quiero enviar todo mi apoyo a las compañeras feministas que también en sus países defienden los derechos de todas las mujeres frente a los movimientos reaccionarios. Fuerza, compañeras 💚✊ pic.twitter.com/lhfJPrGtLR

— Irene Montero (@IreneMontero) May 17, 2022
"Tutti sappiamo nel nostro Paese che vietare o limitare il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza, il diritto all'aborto, non è mai servito a ridurlo, è servito solo a generare più insicurezza, più sofferenza e più povertà tra le donne, soprattutto tra quelle più vulnerabili. Pertanto oggi lanciamo anche un messaggio internazionale di sostegno a tutte le donne che si battono per i loro diritti sessuali e riproduttivi, e cioè che l'aborto è libero, sicuro, gratuito e una garanzia di diritti sessuali e riproduttivi per tutte le donne". Così la ministra spagnola per l'Uguaglianza, Irene Montero, ha salutato il disegno di legge approvato dal governo.
Irene Montero, 34 anni, è ministra dell'Uguaglianza in Spagna (Foto Ansa)

La Spagna pagherà i congedi mestruali alle donne lavoratrici

La notizia dell'aborto alle giovani ragazze è passata in secondo piano rispetto a quella dei congedi mestruali. Perché in effetti uno Stato che decide di pagare e concedere permessi speciali alle donne nei giorni del ciclo è stata una svolta. In sostanza, nello stesso disegno di legge che ha ottenuto il primo via libera del governo, è stata prevista una misura speciale, in base alla quale il governo spagnolo ha deciso di riconoscere dei congedi mestruali di durata variabile a seconda dei casi, pagati "integralmente" dallo Stato, e autorizzati in caso di cicli "invalidanti". "Siamo il primo Paese in Europa a riconoscere la salute mestruale come parte dei diritti delle donne", ha rivendicato la ministra Irene Montero. "Il messaggio è chiaro - ha proseguito -: il ciclo mestruale non sarà più un tabù. È finito il tempo di andare a lavoro dopo esserci imbottite di pillole e dover nasondere il dolore che proviamo". Per accedere al congedo mestruale, ha precisato la ministra, non sarà necessario aver versato contributi in precedenza. Bisognerà però dimostrare, tramite certificato medico, che il ciclo mestruale è associato a un dolore invalidante, una condizione spesso legata ad altre patologie. E in Italia? Nel nostro Paese una proposta per introdurre congedi mestruali era arrivata nel 2016 da quattro deputate del Partito Democratico, ma l'iniziativa non è mai andata a buon fine.
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