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Spagna, ok al cambio sesso anagrafico dai 14 anni. Cosa prevede la "ley trans"

La legge riconosce nuovi diritti per le persone transgender. Anche il parlamento scozzese dà il via libera per modificare il genere legale

di EDOARDO MARTINI -
23 dicembre 2022
Manifestazioni LGTBQ+

Manifestazioni LGTBQ+

Sarà possibile cambiare il sesso all’anagrafe senza autorizzazione giudiziaria o referti medici a partire dai 14 anni e dai 16 senza consenso dei genitori. E' quanto stabilito dal Congresso spagnolo che ha approvato la "ley trans", la legge pensata per rendere l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per le garanzie dei diritti delle persone Lgbtq+.

Con 188 voti favorevoli su 350 la legge "ley trans" è stata approvata

Da Madrid a Edimburgo

Dopo l'ok del Congresso dei deputati, con 188 voti favorevoli su 350 votanti e 7 astenuti, la nuova misura segna una svolta storica nel paese perché include due delle grandi battaglie della comunità Lgbtq+: lo smettere di considerare la transessualità una patologia e l’autodeterminazione di genere. Punto centrale della nuova legge è la possibilità di cambiare il sesso all’anagrafe senza autorizzazione giudiziaria o referti medici a partire dai 14 anni e dai 16 senza consenso dei genitori. Tra i 14 e i 16 anni, invece, qualora genitori (o chi ne fa le veci) e figli fossero in disaccordo è possibile procedere con un difensore giudiziale. Tra i 12 e i 14 anni, le domande richiedono l’approvazione di un giudice. La possibilità di procedere in autonomia al cambio di sesso è, inoltre, del tutto gratuito dai 16 anni. Al di sotto dei 12, infine, i bambini transgender possono cambiare nome ed essere trattati secondo la propria identità nelle scuole, ma non cambiare sesso legalmente. Nello stesso giorno anche il parlamento scozzese ha approvato una legge per i diritti delle persone transgender che permette a chiunque dai 16 anni in su, invece di 18, di modificare la propria identità sui documenti. Il parlamento ha sostenuto le controverse proposte con 86 voti contro 39 nella votazione finale. Fuori dall'edificio si sono fatte sentire grida "Vergogna a te" da parte dei manifestanti contrari quando è stato annunciato il risultato finale. Anche il governo del Regno Unito ha espresso tutte le sue "preoccupazioni" sulla legislazione e ora potrebbe cercare di impedire che diventi legge bloccando il Royal Assent. Prima del risultato finale, il segretario per la Giustizia sociale Shona Robison sul tema dei diritti dei trans si è espresso così: "I diritti dei trans non sono in competizione con i diritti delle donne e, come spesso accade, possiamo migliorare le cose per tutti quando coloro che sono discriminati agiscono come alleati, non oppositori." La premier Nicola Sturgeon ha invece affermato che "non si scuserà mai per aver tentato di diffondere l'uguaglianza".

La ministra per le Pari Opportunità spagnola, Irene Montero

Le criticità sollevate in Spagna

Al di là della ferma opposizione delle forze di destra come Vox e il Partito Popolare, la norma ha sollevato anche critiche da più fronti sul tema dei diritti riconosciuti ad altre minoranze. Molte delle quali provenienti proprio dai partiti minori della coalizione. Isabel Pozueta, di Eh Bildu, ha sottolineato ad esempio come non sia previsto nulla "sulle persone non binarie, sui minori di età inferiore ai 12 anni o sugli immigrati che arrivano perché in fuga dalla discriminazione nei loro Paesi d'origine". Accesa è stata anche la polemica interna agli ambienti del femminismo. Rosa Romero dei popolari, ad esempio, ha accusato il Governo di aver portato avanti una legislazione che fa "passi indietro" nella lotta femminista e ha sostenuto che associazioni di donne, medici e famiglie, nonché "madri con figli con disforia di genere" non sono d'accordo. Nonostante questo la ministra per le Pari Opportunità spagnola, Irene Montero, ha sottolineato come l’approvazione della legge sia stato un percorso difficile, ma di cui è "orgogliosa" perché così il Congresso ha "finalmente" riconosciuto che "i diritti trans sono diritti umani".