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Home » Attualità » Stati Uniti: è morta Sarah Weddington, avvocata icona che ottenne l’aborto legale

Stati Uniti: è morta Sarah Weddington, avvocata icona che ottenne l’aborto legale

Aveva 76 anni: malata da tempo, rappresentò “Jane Roe”, vero nome Norma McCorvey, nel caso Roe contro Wade alla Corte Suprema

Lucia Lapi
28 Dicembre 2021
È morta Sarah Weddington, avvocata icona che ottenne l’aborto legale

È morta Sarah Weddington, avvocata icona che ottenne l’aborto legale

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È stata il volto della battaglia per il diritto all’aborto davanti alla Corte Suprema Usa, dove vinse a soli 26 anni riscrivendo la storia di milioni di donne americane. Sarah Weddington, l’avvocata che rappresentò Norma McCorvey, conosciuta nei documenti in tribunale come ‘Jane Roe’, si è spenta a 76 anni. È stata trovata morta dalla sua assistente nella sua casa di Austin, in Texas. Le cause del decesso non sono state rese note ma Weddington combatteva da tempo con una serie di problemi di salute.

Sarah Weddington
Sarah Weddington

Laureata in legge alla University of Texas nel 1967, Sarah incontrò McCorvey due anni dopo. Norma era incinta e voleva abortire ma la legge vigente allora in Texas consentiva l’interruzione di gravidanza solo per salvare la vita della madre. Nel marzo del 1970 McCorvey, assistita da Weddington e dalla sua compagna di classe universitaria Linda Coffee, presentò un’azione legale contro Henry Wade, l’allora procuratore di Dallas famoso per aver perseguito Jack Ruby per l’uccisione di Lee Harvey Oswald, l’uomo accusato dell’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy nel 1963.

Nel 1971 la Corte Suprema accettò di ascoltare il caso contro Wade, che continuava ad attuare la restrittiva legge del Texas sull’aborto nonostante fosse stata dichiarata incostituzionale da una precedente sentenza federale. Sara Weddington si presentò così ai saggi americani per difendere la libertà di scelta delle donne. Parlò di fronte a loro in ben due occasioni, prima nel 1971 e poi l’anno successivo. Li descrisse come imperturbabili: “Era impossibile capire qualcosa dai loro volti o dalle loro espressioni“, ricordò Sarah in alcune interviste rilasciate nel corso degli anni, durante le quali rivelò di aver abortito lei stessa.

“Il 22 gennaio 1973 ero al lavoro quando un giornalista del New York Times chiamò e chiese alla mia assistente se volevo commentare la Roe v Wade, (storica sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti d’America del 1973). Lei rispose chiedendo cosa dovesse commentare“, raccontò ancora descrivendo l’enorme emozione nel ricevere “poco dopo un telegramma della Corte Suprema che diceva che avevo vinto sette a due e che mi avrebbero spedito la sentenza”.
La legale fu da subito consapevole dell’importanza della decisione dei saggi: con quella sentenza venne di fatto legalizzato l’aborto negli Stati Uniti. Sono passati 48 anni durante i quali l’impianto di quella sentenza ha retto di fronte ai vari attacchi delle frange più reazionarie della società americana ma ora la Roe v Wade è seriamente messa in pericolo dalla guerra dichiarata dagli Stati repubblicani alle interruzioni di gravidanza e da una Corte Suprema a netta maggioranza conservatrice. Weddington prevedeva da anni un simile assalto.

Quando Donald Trump nominò Neil Gorsuch alla Corte disse: “Se la sua nomina verrà confermata, l’aborto non diventerà illegale il giorno successivo perché un giudice non fa la differenza. Ma due o tre giudici potrebbero farla». Detto, fatto. Oltre a Gorsuch, Trump ha nominato altri due giudici conservatori, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, coronando di fatto il sogno coltivato da anni dalla destra americana di poter capovolgere la sentenza.

E ora la Corte Suprema potrebbe pronunciarsi il prossimo giugno sui ricorsi che le sono stati presentati contro i divieti di fatto alle interruzioni di gravidanza varati dal Texas (divieto d’aborto dopo sei settimane) e dal Mississippi (al primo battito del feto), con il rischio che ponga nuovi limiti a livello federale. Dopo il trionfo comunque – è stata la legale più giovane della storia a vincere un caso di fronte all’Alta Corte -, Weddington ha sempre mantenuto un forte impegno per le donne, prima in politica arrivando alla Casa Bianca di Jimmy Carter e poi insegnando nelle classi universitarie. Ma aveva sempre saputo che il suo nome sarebbe stato ricordato per quella storica vittoria: “Qualsiasi cosa farò nella mia vita, il titolo del mio necrologio sarà sempre ‘l’avvocato della Roe v Wade è morta‘”.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
È stata il volto della battaglia per il diritto all’aborto davanti alla Corte Suprema Usa, dove vinse a soli 26 anni riscrivendo la storia di milioni di donne americane. Sarah Weddington, l'avvocata che rappresentò Norma McCorvey, conosciuta nei documenti in tribunale come ‘Jane Roe’, si è spenta a 76 anni. È stata trovata morta dalla sua assistente nella sua casa di Austin, in Texas. Le cause del decesso non sono state rese note ma Weddington combatteva da tempo con una serie di problemi di salute.
Sarah Weddington
Sarah Weddington
Laureata in legge alla University of Texas nel 1967, Sarah incontrò McCorvey due anni dopo. Norma era incinta e voleva abortire ma la legge vigente allora in Texas consentiva l’interruzione di gravidanza solo per salvare la vita della madre. Nel marzo del 1970 McCorvey, assistita da Weddington e dalla sua compagna di classe universitaria Linda Coffee, presentò un’azione legale contro Henry Wade, l’allora procuratore di Dallas famoso per aver perseguito Jack Ruby per l’uccisione di Lee Harvey Oswald, l’uomo accusato dell’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy nel 1963. Nel 1971 la Corte Suprema accettò di ascoltare il caso contro Wade, che continuava ad attuare la restrittiva legge del Texas sull’aborto nonostante fosse stata dichiarata incostituzionale da una precedente sentenza federale. Sara Weddington si presentò così ai saggi americani per difendere la libertà di scelta delle donne. Parlò di fronte a loro in ben due occasioni, prima nel 1971 e poi l’anno successivo. Li descrisse come imperturbabili: “Era impossibile capire qualcosa dai loro volti o dalle loro espressioni“, ricordò Sarah in alcune interviste rilasciate nel corso degli anni, durante le quali rivelò di aver abortito lei stessa. “Il 22 gennaio 1973 ero al lavoro quando un giornalista del New York Times chiamò e chiese alla mia assistente se volevo commentare la Roe v Wade, (storica sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti d’America del 1973). Lei rispose chiedendo cosa dovesse commentare“, raccontò ancora descrivendo l’enorme emozione nel ricevere “poco dopo un telegramma della Corte Suprema che diceva che avevo vinto sette a due e che mi avrebbero spedito la sentenza". La legale fu da subito consapevole dell’importanza della decisione dei saggi: con quella sentenza venne di fatto legalizzato l’aborto negli Stati Uniti. Sono passati 48 anni durante i quali l’impianto di quella sentenza ha retto di fronte ai vari attacchi delle frange più reazionarie della società americana ma ora la Roe v Wade è seriamente messa in pericolo dalla guerra dichiarata dagli Stati repubblicani alle interruzioni di gravidanza e da una Corte Suprema a netta maggioranza conservatrice. Weddington prevedeva da anni un simile assalto. Quando Donald Trump nominò Neil Gorsuch alla Corte disse: “Se la sua nomina verrà confermata, l’aborto non diventerà illegale il giorno successivo perché un giudice non fa la differenza. Ma due o tre giudici potrebbero farla». Detto, fatto. Oltre a Gorsuch, Trump ha nominato altri due giudici conservatori, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, coronando di fatto il sogno coltivato da anni dalla destra americana di poter capovolgere la sentenza. E ora la Corte Suprema potrebbe pronunciarsi il prossimo giugno sui ricorsi che le sono stati presentati contro i divieti di fatto alle interruzioni di gravidanza varati dal Texas (divieto d’aborto dopo sei settimane) e dal Mississippi (al primo battito del feto), con il rischio che ponga nuovi limiti a livello federale. Dopo il trionfo comunque - è stata la legale più giovane della storia a vincere un caso di fronte all’Alta Corte -, Weddington ha sempre mantenuto un forte impegno per le donne, prima in politica arrivando alla Casa Bianca di Jimmy Carter e poi insegnando nelle classi universitarie. Ma aveva sempre saputo che il suo nome sarebbe stato ricordato per quella storica vittoria: “Qualsiasi cosa farò nella mia vita, il titolo del mio necrologio sarà sempre ‘l’avvocato della Roe v Wade è morta'".
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