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Home » Attualità » Tutta un’altra storia: un libro sulla Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini

Tutta un’altra storia: un libro sulla Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini

L'autrice Raffaella Calgaro: "Le mie eroine sono figure umili che improvvisamente si trovarono catapultate nel conflitto bellico"

Fiamma Domestici
24 Novembre 2022
A Firenze la presentazione del libro “Tutta un’altra storia. La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini”

A Firenze la presentazione del libro “Tutta un’altra storia. La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini”

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Riscrivere la storia partendo da un punto di vista nuovo, dando voce e dignità alla gente comune, a donne e bambini che, lontano da ogni retorica, furono protagonisti delle storie di profugato durante la Grande Guerra quando il rumore assordante delle armi si abbatté all’improvviso nei piccoli centri e terre di confine fra Trentino e Veneto. E’ quanto racconta Raffaella Calgaro, docente di lettere e storia e affermata ricercatrice nel suo ultimo libro intitolato “Tutta un’altra storia. La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini” edito da Marcianum Press, che verrà presentato giovedì 24 novembre alle ore 17,30 alla Biblioteca delle Oblate (sala Sibilla Aleramo) di Firenze. Dopo i saluti del presidente del Consiglio Comunale di Firenze, Luca Milani, interverranno Donata Bianchi, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Firenze, il direttore dell’Istituto Storico della Resistenza, Matteo Mazzoni, Matias Mesquita, Njinga Mbande APS. Modera Pamela Giorgi, ricercatrice di Indire. Sarà presente l’autrice.

Raffaella Calgaro, docente di lettere e storia ed affermata ricercatrice nel suo ultimo libro intitolato “Tutta un’altra storia. La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini”
Raffaella Calgaro, docente di lettere e storia ed affermata ricercatrice nel suo ultimo libro intitolato “Tutta un’altra storia. La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini”

Qual è la molla che l’ha spinta a scrivere questo nuovo romanzo storico che è fra i più venduti in queste settimane nelle librerie?
“Direi che l’obiettivo principale è stato quello di raccontare una storia nuova, diversa da quella che abitualmente si legge nei manuali di storia. Le mie eroine non sono le classiche crocerossine o le benefattrici che popolano tante pagine della storiografia ufficiale ma donne umili di confine che improvvisamente si trovarono catapultate nel conflitto bellico vivendo sulla propria pelle e su quella dei propri figli uno sradicamento identitario totale: di casa, di terra, di ruoli. Per la prima volta viene data dignità a tanta gente ‘senza nome’ che in quegli anni terribili, fra il 1915 e il 1916, fu costretta a scappare dalle proprie case, dalla propria terra. E il parallelismo con quanto sta succedendo oggi in Ucraina diventa quanto mai significativo e attuale”.

La cover del libro
La cover del libro

Da quali fonti ha attinto?
“Documenti privati, lettere e diari familiari, archivi parrocchiali ma anche testimonianze dei pochi sopravvissuti che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere e racconti orali di figli e nipoti che con riservatezza e un pizzico di umano pudore mi hanno raccontato ‘sottovoce’ le vite dei loro familiari, storie laceranti di abbandoni e profugato. Da tutto questo lavoro (al quale mi sono dedicata più di dieci anni fa) emerge il profilo di una società ‘fluida’ fra Veneto e Trentino che fino allo scoppio della guerra viveva insieme partecipando collettivamente alle feste, alle varie attività ludiche e che poi si trovò catapultata in questioni di frontiera. E il dramma iniziò subito. Si dovettero trovare capi espiatori e molte persone vennero percepite, senza colpa, come spie, traditori. Riporto la testimonianza di un noto sarto che fu arrestato ‘reo’ di aver trasmesso segnali luminosi al nemico ma, in verità, condannato solo per essere stato ripreso nell’atto ‘innocente’ di fumare una sigaretta nel suo terrazzo, dopo una faticosa giornata di lavoro”.

In questo libro come in altre sue opere la figura femminile acquista un ruolo centrale e le sue pagine diventano paradigma di una sorta di riscatto per tutte quelle donne che con coraggio, volontà e determinazione dovettero rimboccarsi le maniche e reinventarsi una nuova vita, fuori dal controllo patriarcale e dalla protezione delle confortanti mura domestiche.
“Le protagoniste del mio libro sono donne semplici, umili, molto spesso analfabete che hanno vissuto sulla propria pelle il trauma della guerra, costrette durante la cosiddetta ‘spedizione punitiva austriaca’ a subire uno sradicamento totale, l’abbandono del proprio microcosmo – la casa, la piazza, la chiesa del paese – per un futuro incerto e pieno incognite. Molte di queste emigrarono in altre regioni: Valle d’Aosta, Campania, Puglia, anche qua in Toscana e dovettero reinventarsi una propria vita e identità. Ci furono casi drammatici come quello di alcune mamme che in fuga sotto i bombardamenti si dimenticarono del figlio più piccolo che ancora stava dormendo nella culla, nella stalla, a volte anche nel pollaio. Le più fortunate riuscirono a tornare indietro e riprenderlo, altre lo ritrovarono con altri piccoli ‘orfani’ alla stazione, altre ancora non poterono più riabbracciarlo. Storie laceranti in sequenza di ‘tragedie umane’, di smembramento di interi gruppi familiari”.

Raffaella Calgaro
Raffaella Calgaro

Fra i tanti episodi che descrive nel libro ce n’è uno che ha piacere di raccontarci in anteprima?
“Ci sono tante pagine commoventi che riguardano storie di donne che per la prima volta presero coscienza del proprio valore ma anche tanti casi di solidarietà, come la narrazione che ci ha lasciato, in un italiano sgrammaticato, un bambino terrorizzato in fuga in un paesino con altri piccoli, donne e anziani durante un bombardamento austriaco. I soldati nemici si fermarono all’istante davanti ai suoi occhi per permettere alla colonna di civili di passare. O la storia commovente di quella bambina in lacrime rientrata a casa dopo aver visto un soldato austriaco legato ad un palo che tornò a sorridere nel momento in cui la mamma, incoraggiandola, la incaricò di portare al giovane un piatto caldo di pignatella”.

Calgaro: "Le protagoniste del mio libro sono donne semplici, umili, molto spesso analfabete che hanno vissuto sulla propria pelle il trauma della guerra"
Calgaro: “Le protagoniste del mio libro sono donne semplici, umili, molto spesso analfabete che hanno vissuto sulla propria pelle il trauma della guerra”

Sono tutte storia toccanti che ci riportano indietro nel tempo ma al tempo stesso storie attualissime. Qual è il messaggio che si sente di lanciare alle nuove generazioni?
“Oggi con il conflitto in Ucraina stiamo vivendo le stesse tragiche esperienze di quegli anni. Cambia il tempo, le circostanze ma non cambia la vicenda umana. I protagonisti del mio libro, antieroi in senso classico, ci hanno lasciato un messaggio importante, una grande lezione di umanità e solidarietà che va al di là di presupposti ideologici, politici o religiosi: quando siamo di fronte a forme estreme di vita, tutte le barriere costruite di odio, artificiosità, di sentire e vedere l’altro come nemico, saltano, crollano immediatamente. All’odio e alla violenza, ieri come oggi, l’unica risposta da contrapporre è l’atto di generosità e la solidarietà. In attesa di ritrovare, tutti insieme ancora una volta, la strada della fratellanza e della pace”.

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  • Un anno dopo aver appeso sul ponte della Gran Madre lo striscione con scritto “Siamo un PO nella merda” per denunciare il gravissimo stato di siccità del Po, Extinction Rebellion torna a ribadire che “siamo ancora nella merda”, con un gesto più diretto ed esplicito. 

Una vera e propria montagna di letame è stata infatti scaricata questa mattina al grattacielo della Regione Piemonte, insieme a tanti fiori lasciati sopra. 

Due persone si sono arrampicate sulla tettoia dell’ingresso e i trovano ancora li. Al posto dell’insegna portata via dal vento qualche settimana fa, hanno appeso l’enorme scritta “Dalla regione non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, riprendendo una canzone di Fabrizio De André. 

Una chiara denuncia dell
  • Riccardo Monco parte da una location d’eccellenza, Enoteca Pinchiorri di Firenze, uno dei ristoranti italiani più conosciuti al mondo e approda come new entry tra i giudici della sfida Alessandro Borghese Celebrity Chef (su TV8, dal lunedì al venerdì alle 19.10), Monco più che chef, si sente un cuoco.

🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

“Un po’ è così. Le nuove generazioni hanno un’idea precisa della qualità della vita, la fatica e gli orari della cucina non vanno bene per tutti”.

🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
  • Un assistente di volo speciale ha viaggiato da Londra Heathrow a Los Angeles sorprendendo i passeggeri a bordo.

@lewiscapaldi ha presentato il suo nuovo singolo “Wish You The Best” con uno show ad alta quota, servendo snack e bevande. 

#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
  • Utero in affitto e adozioni per gli omosessuali. Sono temi caldissimi. Intanti il Parlamento europeo censura il governo italiano per la recente circolare del ministro Piantedosi che ha bloccato le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie gay, effettuate da alcuni sindaci. 

All’Eurocamera è stato infatti approvato un emendamento al testo della Risoluzione sullo Stato di diritto che condanna la circolare perché porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione”. Un invito che il governo non ha intenzione di seguire, e che è stato criticato dal centrodestra e salutato positivamente dalle opposizioni, unite questa volta sia in Italia che a Bruxelles. 

✍ Ma com’è la legislazione attuale in Italia su questi temi?

L

Riscrivere la storia partendo da un punto di vista nuovo, dando voce e dignità alla gente comune, a donne e bambini che, lontano da ogni retorica, furono protagonisti delle storie di profugato durante la Grande Guerra quando il rumore assordante delle armi si abbatté all’improvviso nei piccoli centri e terre di confine fra Trentino e Veneto. E’ quanto racconta Raffaella Calgaro, docente di lettere e storia e affermata ricercatrice nel suo ultimo libro intitolato “Tutta un’altra storia. La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini” edito da Marcianum Press, che verrà presentato giovedì 24 novembre alle ore 17,30 alla Biblioteca delle Oblate (sala Sibilla Aleramo) di Firenze. Dopo i saluti del presidente del Consiglio Comunale di Firenze, Luca Milani, interverranno Donata Bianchi, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Firenze, il direttore dell’Istituto Storico della Resistenza, Matteo Mazzoni, Matias Mesquita, Njinga Mbande APS. Modera Pamela Giorgi, ricercatrice di Indire. Sarà presente l’autrice.

Raffaella Calgaro, docente di lettere e storia ed affermata ricercatrice nel suo ultimo libro intitolato “Tutta un’altra storia. La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini”
Raffaella Calgaro, docente di lettere e storia ed affermata ricercatrice nel suo ultimo libro intitolato “Tutta un’altra storia. La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini”

Qual è la molla che l’ha spinta a scrivere questo nuovo romanzo storico che è fra i più venduti in queste settimane nelle librerie? “Direi che l’obiettivo principale è stato quello di raccontare una storia nuova, diversa da quella che abitualmente si legge nei manuali di storia. Le mie eroine non sono le classiche crocerossine o le benefattrici che popolano tante pagine della storiografia ufficiale ma donne umili di confine che improvvisamente si trovarono catapultate nel conflitto bellico vivendo sulla propria pelle e su quella dei propri figli uno sradicamento identitario totale: di casa, di terra, di ruoli. Per la prima volta viene data dignità a tanta gente ‘senza nome’ che in quegli anni terribili, fra il 1915 e il 1916, fu costretta a scappare dalle proprie case, dalla propria terra. E il parallelismo con quanto sta succedendo oggi in Ucraina diventa quanto mai significativo e attuale”.

La cover del libro
La cover del libro

Da quali fonti ha attinto? “Documenti privati, lettere e diari familiari, archivi parrocchiali ma anche testimonianze dei pochi sopravvissuti che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere e racconti orali di figli e nipoti che con riservatezza e un pizzico di umano pudore mi hanno raccontato ‘sottovoce’ le vite dei loro familiari, storie laceranti di abbandoni e profugato. Da tutto questo lavoro (al quale mi sono dedicata più di dieci anni fa) emerge il profilo di una società ‘fluida’ fra Veneto e Trentino che fino allo scoppio della guerra viveva insieme partecipando collettivamente alle feste, alle varie attività ludiche e che poi si trovò catapultata in questioni di frontiera. E il dramma iniziò subito. Si dovettero trovare capi espiatori e molte persone vennero percepite, senza colpa, come spie, traditori. Riporto la testimonianza di un noto sarto che fu arrestato ‘reo’ di aver trasmesso segnali luminosi al nemico ma, in verità, condannato solo per essere stato ripreso nell’atto ‘innocente’ di fumare una sigaretta nel suo terrazzo, dopo una faticosa giornata di lavoro”.

In questo libro come in altre sue opere la figura femminile acquista un ruolo centrale e le sue pagine diventano paradigma di una sorta di riscatto per tutte quelle donne che con coraggio, volontà e determinazione dovettero rimboccarsi le maniche e reinventarsi una nuova vita, fuori dal controllo patriarcale e dalla protezione delle confortanti mura domestiche. “Le protagoniste del mio libro sono donne semplici, umili, molto spesso analfabete che hanno vissuto sulla propria pelle il trauma della guerra, costrette durante la cosiddetta ‘spedizione punitiva austriaca’ a subire uno sradicamento totale, l’abbandono del proprio microcosmo – la casa, la piazza, la chiesa del paese – per un futuro incerto e pieno incognite. Molte di queste emigrarono in altre regioni: Valle d’Aosta, Campania, Puglia, anche qua in Toscana e dovettero reinventarsi una propria vita e identità. Ci furono casi drammatici come quello di alcune mamme che in fuga sotto i bombardamenti si dimenticarono del figlio più piccolo che ancora stava dormendo nella culla, nella stalla, a volte anche nel pollaio. Le più fortunate riuscirono a tornare indietro e riprenderlo, altre lo ritrovarono con altri piccoli ‘orfani’ alla stazione, altre ancora non poterono più riabbracciarlo. Storie laceranti in sequenza di ‘tragedie umane’, di smembramento di interi gruppi familiari”.

Raffaella Calgaro
Raffaella Calgaro

Fra i tanti episodi che descrive nel libro ce n’è uno che ha piacere di raccontarci in anteprima? “Ci sono tante pagine commoventi che riguardano storie di donne che per la prima volta presero coscienza del proprio valore ma anche tanti casi di solidarietà, come la narrazione che ci ha lasciato, in un italiano sgrammaticato, un bambino terrorizzato in fuga in un paesino con altri piccoli, donne e anziani durante un bombardamento austriaco. I soldati nemici si fermarono all’istante davanti ai suoi occhi per permettere alla colonna di civili di passare. O la storia commovente di quella bambina in lacrime rientrata a casa dopo aver visto un soldato austriaco legato ad un palo che tornò a sorridere nel momento in cui la mamma, incoraggiandola, la incaricò di portare al giovane un piatto caldo di pignatella”.

Calgaro: "Le protagoniste del mio libro sono donne semplici, umili, molto spesso analfabete che hanno vissuto sulla propria pelle il trauma della guerra"
Calgaro: "Le protagoniste del mio libro sono donne semplici, umili, molto spesso analfabete che hanno vissuto sulla propria pelle il trauma della guerra"

Sono tutte storia toccanti che ci riportano indietro nel tempo ma al tempo stesso storie attualissime. Qual è il messaggio che si sente di lanciare alle nuove generazioni? “Oggi con il conflitto in Ucraina stiamo vivendo le stesse tragiche esperienze di quegli anni. Cambia il tempo, le circostanze ma non cambia la vicenda umana. I protagonisti del mio libro, antieroi in senso classico, ci hanno lasciato un messaggio importante, una grande lezione di umanità e solidarietà che va al di là di presupposti ideologici, politici o religiosi: quando siamo di fronte a forme estreme di vita, tutte le barriere costruite di odio, artificiosità, di sentire e vedere l’altro come nemico, saltano, crollano immediatamente. All’odio e alla violenza, ieri come oggi, l’unica risposta da contrapporre è l’atto di generosità e la solidarietà. In attesa di ritrovare, tutti insieme ancora una volta, la strada della fratellanza e della pace”.

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