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Home » Attualità » Corte di Strasburgo: “Il Vaticano non può essere processato per gli abusi sessuali commessi”

Corte di Strasburgo: “Il Vaticano non può essere processato per gli abusi sessuali commessi”

La Santa sede, secondo la Corte europea dei diritti dell'uomo, gode dell'immunità sovrana in quanto "ha caratteristiche paragonabili a quelle di uno Stato". Dal rapporto della Ciase, emergono numeri impressionanti: circa 3mila pedofili negli ultimi 70 anni di storia della Chiesa in Francia

Sofia Francioni
13 Ottobre 2021
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La Corte europea dei Diritti dell’uomo ha stabilito che la Santa Sede non può essere chiamata in giudizio per i casi di abusi sessuali commessi dai sacerdoti. Il Vaticano, dunque, per il diritto internazionale è “immune” alle querele provenienti da vari Stati europei. Una sentenza che fa cadere le cause intentate da 24 persone per gli abusi sessuali subiti da sacerdoti e religiosi in Belgio e che arriva a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione del rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase) in Francia, che racconta di oltre 3mila pedofili tra preti e membri religiosi dal 1950 ad oggi.

Il Vaticano non può essere chiamato in giudizio da nessuna nazione perché, come spiegano i giudici, “ha caratteristiche paragonabili a quelle di uno Stato, per questo riteniamo legittimo che la giustizia belga abbia reputato la Santa Sede come un ente sovrano straniero, con gli stessi doveri ma anche diritti di uno Stato”. A ricorrere al parere della Cedu erano stati proprio i querelanti, di nazionalità belga, francese e olandese, dopo che i giudici locali avevano dichiarato di non avere giurisdizione sui casi di abusi sessuali perpetrati in Belgio.

Ma Strasburgo ha risposto dicendo chiaramente che la Santa Sede gode dell’immunità sovrana e che questa regola è senza eccezioni, anche nel caso in cui la mala giustizia da parte dei vescovi, e della Chiesa in generale rispetto a questi casi, sia palese. Riguardo le storie emerse dal rapporto della Commissione indipendente, Papa Francesco ha espresso la sua vergogna, incoraggiando i vescovi e i superiori religiosi a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano e, parlando ai vescovi francesi in visita a Roma, ha detto: “È la vostra croce”. Il lavoro della Ciase, che denuncia circa 3mila pedofili negli ultimi 70 anni di storia della Chiesa in Francia, è il risultato di due anni e mezzo di lavoro della Commissione presieduta da Jean-Marc Sauvé, un alto dirigente francese, già membro del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia Ue che, presentando il rapporto, ha commentato lapidario: “La stima è al ribasso“.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
La Corte europea dei Diritti dell'uomo ha stabilito che la Santa Sede non può essere chiamata in giudizio per i casi di abusi sessuali commessi dai sacerdoti. Il Vaticano, dunque, per il diritto internazionale è "immune" alle querele provenienti da vari Stati europei. Una sentenza che fa cadere le cause intentate da 24 persone per gli abusi sessuali subiti da sacerdoti e religiosi in Belgio e che arriva a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione del rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase) in Francia, che racconta di oltre 3mila pedofili tra preti e membri religiosi dal 1950 ad oggi. Il Vaticano non può essere chiamato in giudizio da nessuna nazione perché, come spiegano i giudici, "ha caratteristiche paragonabili a quelle di uno Stato, per questo riteniamo legittimo che la giustizia belga abbia reputato la Santa Sede come un ente sovrano straniero, con gli stessi doveri ma anche diritti di uno Stato". A ricorrere al parere della Cedu erano stati proprio i querelanti, di nazionalità belga, francese e olandese, dopo che i giudici locali avevano dichiarato di non avere giurisdizione sui casi di abusi sessuali perpetrati in Belgio. Ma Strasburgo ha risposto dicendo chiaramente che la Santa Sede gode dell'immunità sovrana e che questa regola è senza eccezioni, anche nel caso in cui la mala giustizia da parte dei vescovi, e della Chiesa in generale rispetto a questi casi, sia palese. Riguardo le storie emerse dal rapporto della Commissione indipendente, Papa Francesco ha espresso la sua vergogna, incoraggiando i vescovi e i superiori religiosi a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano e, parlando ai vescovi francesi in visita a Roma, ha detto: "È la vostra croce". Il lavoro della Ciase, che denuncia circa 3mila pedofili negli ultimi 70 anni di storia della Chiesa in Francia, è il risultato di due anni e mezzo di lavoro della Commissione presieduta da Jean-Marc Sauvé, un alto dirigente francese, già membro del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia Ue che, presentando il rapporto, ha commentato lapidario: "La stima è al ribasso".
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