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Sudan messo in ginocchio dalla guerra in Ucraina: la Russia forniva l'80% del grano, ora le importazioni sono azzerate

di DOMENICO GUARINO -
28 marzo 2022
Sudan messo in ginocchio dalla guerra in Ucraina: la Russia forniva l'80% del grano, ora le importazioni sono azzerate

Sudan messo in ginocchio dalla guerra in Ucraina: la Russia forniva l'80% del grano, ora le importazioni sono azzerate

Da Khartum a Kiev ci sono circa 5400 chilometri. Ma mai come in questo momento il Sudan e l’Ucraina appaiono uniti da un destino crudele. Mentre infatti il Paese dell'Europa orientale viene bombardato dalla Russia, in Sudan migliaia di bambini rischiano di morire di fame. E questo perché più dell'80% delle importazioni di grano del Paese centroafricano proviene dalla Russia e dall'Ucraina. E adesso proprio per il conflitto che ha esacerbato una già grave crisi economica e umanitaria, quelle importazioni sono a rischio. L’allarme è di Save the Children, l’Organizzazione internazionale da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro.

Il conflitto in Ucraina e le sanzioni hanno interrotto le spedizioni di grano dalla Russia e dall'Ucraina, che rappresentano rispettivamente oltre l'80% e il 7% delle forniture di grano del Sudan

Il conflitto in Ucraina e le sanzioni hanno interrotto infatti le spedizioni di grano dalla Russia e dall'Ucraina, che rappresentano rispettivamente oltre l'80% e il 7% delle forniture di grano del Sudan. E le preoccupazioni per l'interruzione delle linee di approvvigionamento hanno già fatto aumentare il prezzo globale del grano di oltre il 50% e tutto ciò potrebbe avere un effetto devastante su alcuni dei bambini più vulnerabili del mondo. Il Sudan per altro è già reduce da una lunga crisi economica, che ha visto l'inflazione salire a uno dei livelli più alti del mondo. Basti pensare che il prezzo di un paniere alimentare medio in Sudan è già aumentato del 700% negli ultimi due anni e il prezzo di una piccola pagnotta è passata da 5 SDG (circa 1 centesimo di dollari) a quasi 50 SDG (10 centesimi) nello scorso anno. A pesare anche un calo significativo della produzione interna, con la resa agricola di quest'anno in Sudan già del 19% al di sotto della media, in particolare a causa della crisi climatica che ha colpito vaste aree dell'Africa orientale, con una stagione secca prolungata che ha rovinato i raccolti. Il pane è un alimento base in Sudan, in particolare nelle aree urbane popolate, ed è probabile che l'aumento dei prezzi causi un incremento nella domanda di altri alimenti di base consumati nelle zone rurali, come il sorgo, facendo lievitare anche i loro costi. Ovviamente a pagare il prezzo più alto saranno le famiglie più povere che sono le meno attrezzate per adattarsi "Durante la visita odierna ai campi profughi di Krinding nel Darfur occidentale, abbiamo ascoltato direttamente i bambini e le famiglie che sono stati colpiti dalla crisi economica, dal conflitto in corso e dai cicli di sfollamento. Siamo preoccupati per l'impatto dell'imminente crisi alimentare su queste comunità vulnerabili”, ha dichiarato David Wright, direttore operativo di Save the Children, che questa settimana ha visitato la regione sudanese del Darfur. “Ogni bambino ha diritto a nutrirsi e crescere in modo sano. Eppure, a causa delle molteplici crisi che il Sudan ha attraversato negli ultimi anni, tra cui conflitti, inflazione elevata e cambiamenti climatici, quasi un quarto della popolazione sta affrontando la fame. La guerra in Ucraina sta ora mettendo a rischio un Paese che ha già una situazione instabile”, ha aggiunto. “In questa condizione, non possiamo solo identificare il problema, ma - continua - dobbiamo affrontarlo e trovare soluzioni. Ci sono alcune questioni globali che non possiamo cambiare immediatamente ma possiamo aiutare i bambini del Sudan in questo momento. Per farlo è necessario il contributo e la collaborazione di tutti per ridurre la dipendenza delle famiglie dalle importazioni di cibo, per rafforzare la loro capacità di resilienza e aiutarle a diventare più autosufficienti”.