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Home » Attualità » Fabio Ridolfi è morto. Questa mattina era iniziata la sedazione profonda

Fabio Ridolfi è morto. Questa mattina era iniziata la sedazione profonda

Il 46enne marchigiano da 18 anni bloccato a letto da una tetraparesi, non ha potuto avvalersi del suicidio assistito perché l'Azienda sanitaria delle Marche non ha stabilito quale farmaco usare

Edoardo Martini
13 Giugno 2022
Fabio Ridolfi

Fabio Ridolfi

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Era iniziata questa mattina, 13 giugno, la sedazione profonda per Fabio Ridolfi, il 46enne di Fermignano (Pesaro Urbino) inchiodato a letto da 18 anni per una tetraparesi, che aveva ottenuto l’assenso del Comitato Etico Regione Marche al suicidio medicalmente assistito ma poi era stato fermato per la mancata indicazione del farmaco. In serata l’annuncio: Ridolfi è morto. A darne notizia la famiglia e l’associazione Coscioni.

Fabio Ridolfi mentre viene assistito da suo fratello Andrea

Rispetto per Fabio: tutto il paese di Fermignano riunito per la veglia

Ieri era il paese si è riunito in piazza per una veglia: “Vogliamo salutarlo e fargli capire che tutta Fermignano è con lui e con la sua famiglia“, ha detto il sindaco Emanuele Feduzi, in una dichiarazione su Facebook per lanciare l’iniziativa. “Fabio avrà quello che voleva“, secondo il fratello Andrea. “Non siate tristi, per lui sarà una liberazione”, ha aggiunto Andrea tra gli applausi commossi della folla in piazza.

Tra la gente anche il gruppo heavy metal con cui il 46enne suonava da giovane che ha eseguito un brano dei Metallica, la Pro loco, le associazioni locali, gli arcieri del Castrum Firmignani e i tifosi della Fermignanese, con uno striscione: ‘Rispetto per Fabio‘. A rappresentare l’Associazione Luca Coscioni, che ha seguito il caso di Fabio per anni, Matteo Mainardi, coordinatore della Campagna per l’Eutanasia legale. Per la sedazione profonda Fabio sarà trasferito all’hospice di Fossombrone.

Tutto il paese di Fermignano riunito per la veglia di Fabio Ridolfi

“Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora”: il grido di dolore di Fabio

L’uomo nei giorni scorsi aveva deciso di morire sottoponendosi alla sedazione profonda, una decisione praticamente forzata, come ricordato dall’Associazione Luca Cosconi: “Aveva un diritto che non ha potuto esercitare a seguito della mancata risposta da parte del Servizio sanitario regionale delle Marche che, dopo aver comunicato con 40 giorni di ritardo il parere del Comitato etico con il via libera per l’aiuto medico alla morte volontaria, non ha mai indicato il parere sul farmaco e sulle relative modalità di somministrazione”.

Tuttavia, Fabio Ridolfi non ha ottenuto esattamente quello che voleva. Ha dovuto infatti optare per una morte lenta, durante la quale il suo corpo continuerà a mantenere alcune funzioni vitali per chissà quanto tempo, mentre la sua mente sarà totalmente sedata in maniera continua, rendendolo di fatto incosciente. Una soluzione estrema, dettata da una sofferenza insostenibile che Ridolfi non può più sostenere.

“Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene”, aveva detto Ridolfi la scorsa settimana, tramite un puntatore oculare, annunciando la sua decisione di ricevere la sedazione profonda e continua e la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale.

E di questo strazio sono responsabili lo Stato, che da mesi ignora il disegno di legge sul suicidio assistito approvato alla Camera a marzo, la Corte costituzionale, che ha dichiarato inammissibile il referendum sul fine vita,  e l’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche (Asur Marche), che con il suo silenzio ha privato Ridolfi di una morte rapida e dignitosa.

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

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Era iniziata questa mattina, 13 giugno, la sedazione profonda per Fabio Ridolfi, il 46enne di Fermignano (Pesaro Urbino) inchiodato a letto da 18 anni per una tetraparesi, che aveva ottenuto l’assenso del Comitato Etico Regione Marche al suicidio medicalmente assistito ma poi era stato fermato per la mancata indicazione del farmaco. In serata l'annuncio: Ridolfi è morto. A darne notizia la famiglia e l'associazione Coscioni. Fabio Ridolfi mentre viene assistito da suo fratello Andrea

Rispetto per Fabio: tutto il paese di Fermignano riunito per la veglia

Ieri era il paese si è riunito in piazza per una veglia: "Vogliamo salutarlo e fargli capire che tutta Fermignano è con lui e con la sua famiglia", ha detto il sindaco Emanuele Feduzi, in una dichiarazione su Facebook per lanciare l’iniziativa. "Fabio avrà quello che voleva", secondo il fratello Andrea. "Non siate tristi, per lui sarà una liberazione", ha aggiunto Andrea tra gli applausi commossi della folla in piazza. Tra la gente anche il gruppo heavy metal con cui il 46enne suonava da giovane che ha eseguito un brano dei Metallica, la Pro loco, le associazioni locali, gli arcieri del Castrum Firmignani e i tifosi della Fermignanese, con uno striscione: 'Rispetto per Fabio'. A rappresentare l'Associazione Luca Coscioni, che ha seguito il caso di Fabio per anni, Matteo Mainardi, coordinatore della Campagna per l'Eutanasia legale. Per la sedazione profonda Fabio sarà trasferito all'hospice di Fossombrone.
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"Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora": il grido di dolore di Fabio

L'uomo nei giorni scorsi aveva deciso di morire sottoponendosi alla sedazione profonda, una decisione praticamente forzata, come ricordato dall'Associazione Luca Cosconi: "Aveva un diritto che non ha potuto esercitare a seguito della mancata risposta da parte del Servizio sanitario regionale delle Marche che, dopo aver comunicato con 40 giorni di ritardo il parere del Comitato etico con il via libera per l'aiuto medico alla morte volontaria, non ha mai indicato il parere sul farmaco e sulle relative modalità di somministrazione". Tuttavia, Fabio Ridolfi non ha ottenuto esattamente quello che voleva. Ha dovuto infatti optare per una morte lenta, durante la quale il suo corpo continuerà a mantenere alcune funzioni vitali per chissà quanto tempo, mentre la sua mente sarà totalmente sedata in maniera continua, rendendolo di fatto incosciente. Una soluzione estrema, dettata da una sofferenza insostenibile che Ridolfi non può più sostenere. “Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene”, aveva detto Ridolfi la scorsa settimana, tramite un puntatore oculare, annunciando la sua decisione di ricevere la sedazione profonda e continua e la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale. E di questo strazio sono responsabili lo Stato, che da mesi ignora il disegno di legge sul suicidio assistito approvato alla Camera a marzo, la Corte costituzionale, che ha dichiarato inammissibile il referendum sul fine vita,  e l’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche (Asur Marche), che con il suo silenzio ha privato Ridolfi di una morte rapida e dignitosa.
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