Le
provocazioni di
Checco Zalone, che prende in giro un po’ tutti e scatena l’ira di molti. Il monologo dell’attrice
Lorena Monroe Cesarini sul razzismo, lungo e assai verboso ma azzeccato. Lo scandalo di
Achille Lauro che
si battezza in diretta sul palco, scatenando l’ira della Chiesa cattolica. Il monologo di
Roberto Saviano sulla mafia e su Falcone e Borsellino che emoziona.
La presenza, scenica e intellettuale, di
Drusilla Foer, che si staglia un gradino sopra tutti gli altri e diventa ‘madrina’ e ‘beniamina’ del Festival. Ma anche la falcidia da Covid e l’abbandono di
Fiorello, che non salirà più sul palco dell’Ariston. L’edizione 2022 del
Festival di Sanremo scatena, ovviamente, polemiche a non finire e la
politica ci mette del suo ad alimentarle. Il
Festival che surclassa ogni edizione precedente, in quanto ad ascolti (
sulle canzoni non ci pronunciamo) provoca, ovviamente,
discussioni a non finire sia sui
social che tra gli esponenti politici. I quali, dopo essere andati a dormire con
Mattarella Capo dello Stato uscente e dopo essersi risvegliati con Mattarella ‘nuovo’ Capo dello Stato, sentono l’impellente bisogno di parlare di Sanremo per far credere, a chi ci crede, di essere in sintonia con il
Paese reale. Quello che guarda Sanremo, ma guarda e ascolta pochissimo loro, invece. Ma meglio procedere con ordine, riavvolgendo il nastro delle prime tre serate e analizzandolo.
La telefonata di Mattarella ad Amadeus
Il conduttore e direttore artistico di Sanremo Amadeus (Ansa)
Innanzitutto, bisogna partire proprio da… Mattarella. Ieri, Amadeus ha raccolto non solo il grande
successo degli ascolti (la terza serata è stata vista da 9.369.000 spettatori, con uno share del 54,1%, ennesimo record, si tratta dell’edizione più seguita dal 1997), ma anche una
inaspettata telefonata che
lo ha commosso. Durante la conferenza stampa della mattina ha ricevuto, infatti, la chiamata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Mi ha chiamato e quando ho visto lo 06 prefisso di Roma non volevo crederci. Il
presidente ha seguito il Festival e si è complimentato.
Si è commosso per l’omaggio fatto a lui con l’orchestra che ha suonato il successo di
Mina Grande grande grande. Ha gradito anche perché ascoltò l’ultimo concerto di Mina. Non dimenticherò mai la sua telefonata”.
Un toccante monologo sul tema dell’unicità. È scoppiato il fenomeno Drusilla Foer.
Dopo tre serate di Sanremo 2022 si può, però, già dire con certezza che è
Drusilla Foer la vera rivelazione di questo Festival. Dimenticate in un colpo solo
la muta Ornella Muti e l’emozionata Lorena Cesarini, è arrivata lei, sul palco, e in una manciata di uscite si è presa la scena, in perfetta chimica con Amadeus. Non ci voleva molto insomma a mettere
la persona giusta al posto giusto e soprattutto a ottenere il risultato sperato:
fare show,
tra ironia elegante e pure qualche riflessione, con un
monologo potente sul tema dell’
unicità. Una sola pecca: il suo intervento è stato ingiustamente mandato in onda all’1.30.
Drusilla Foer recita il monologo sull'unicità sul palco dell'Ariston (Ansa)
Il momento più alto della partecipazione della Foer è senza dubbio stato il discorso finale incentrato sulla parola 'unicità' in cui ha scardinato preconcetti e cliché anche di chi la voleva a tutti i costi imbrigliata a parlare di
inclusione e
tematiche Lgbt. Non è un caso che sia partita da una dichiarazione inaspettata, una
presa di distanza dalla parola diversità: “È una parola che proprio non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince. Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa. Io trovo che
le parole siano
come gli amanti: quando non funzionano più vanno cambiati subito. Ho cercato un termine che potesse sostituirlo e ne ho trovato uno molto convincente: unicità”. E da lì parte lo snodo più intenso del suo intervento: “Tutti noi pensiamo di essere unici. Per comprendere la propria unicità, però, è necessario capire di che cosa è composta. Di che cosa siamo fatti noi. Certamente di cose belle:
le ambizioni, i valori, i talenti. Ma non è facilissimo. E queste sono le cose fighe. Immaginatevi i dolori, le paure, le fragilità, una roba pazzesca, non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme queste cose che ci compongono? Io un modo ce l’avrei. Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano: quelle belle, quelle che pensiamo essere brutte, e si portano in alto. Si sollevano nella purezza dell’aria in un
grande abbraccio innamorato e gridiamo ‘che bellezza, tutte queste cose sono io, sono io’. Sarà una figata pazzesca. E a quel punto io credo sarà anche più probabile aprirci all’unicità dell’altro e uscire da questo stato di conflitto”. Il suo invito, a questo punto, è un potente messaggio universale: “Date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande che si possa fare oggi, che è
l’ascolto. Ascoltiamoci, doniamoci agli altri, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità, vi prego”.
Drusilla straccia Pillon venti a zero…
Drusilla Foer a Sanremo vestita da Zorro (Ansa)
E forse, proprio perché andato in onda a ora tarda, per ora, sul suo monologo, la politica tace perché, si sa, i politici si svegliano tardi, ma siamo certi che gli attacchi arriveranno… Solo l’ultimo giapponese nella giungla, il senatore leghista – omofobo e ultracattolico –
Simone Pillon, già noto per essere diventato il
bersaglio del fronte trasversale pro-ddl Zan, ci prova: “Gianluca Gori (lo chiama con il nome di battesimo,
ndr) è bravo ma di parte. Vorrei che l'ideologia gender e la blasfemia restassero fuori dal festival. Sarebbe bello ascoltare solo buona musica, senza inutili forzature o peggio ancora
offese” detta il solito Pillon alle agenzie, ma francamente il suo è poco più di un flatus voci. Ma il Drusilla show era cominciato proprio con lei che, sul palco si presenta
con la maschera di Zorro e rispedisce al mittente le critiche sulla sua presenza a Sanremo: “Ho pensato di fare qualcosa di un po’ eccentrico, per mettere allegria. Ma anche per gentilezza, per tranquillizzare quelli che avevano paura, sai
un uomo travestito. Sicché mi sono travestita”. Drusilla, dunque, batte Pillon a mani basse, sostanzialmente ignorandolo e surclassando.
Achille Lauro e la polemica su crocefisso
Fiorello l’aveva predetto: "Chissà cosa dirà
l’Osservatore Romano della
performance di Achille Lauro". E puntualmente, un minuto dopo lo show nello show, con l’artista in pantaloni di pelle (firmati Gucci, ovviamente) e
a petto nudo che si auto battezza dopo aver finito di cantare
Domenica, ha innescato una quantità di polemiche da recordman. In un colpo solo questa volta lo hanno attaccato
Fratelli d’Italia, alcuni
rappresentanti della Chiesa (tra cui l’importante monsignor Ravasi), il catto-ultrà
Mario Adinolfi. Il suo show non è piaciuto al
cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha spiegato via Twitter: "II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso". Gli fa eco monsignor Suetta,
l’arcivescovo di Ventimiglia, che verga in mattinata un lungo comunicato in cui parla di "indecoroso scempio" e di "
esibizione penosa" in un contesto "insulso e dissacrante".
Achille Lauro si esibisce in un auto battesimo sul palco dell'Ariston (Ansa)
Non ci va giù più teneramente
Lucio Malan, il senatore di Fratelli d’Italia, che peraltro è valdese, ma che parla apertamente di
gesti blasfemi. "Achille Lauro profana il sacramento del battesimo mentre il coro gospel canta 'AlleluXX'. Ma che bravo! Quelli che chiedono il rispetto e la tolleranza. Pagato con il canone! Vergogna!". Mario Adinolfi se la prende con Lauro ma pure con i vertici Rai: “Non hanno nulla da dire a sette milioni di
cattolici praticanti che vanno a messa tutte le domeniche e a decine di milioni di battezzati che devono vedersi irridere il loro sacramento in modo così
banale e sciatto, calata a ‘marchetta’ dentro la logica del marketing?", si chiede l’esponente dell’autoproclamato (sic) Popolo della famiglia. Tante
esternazioni indignate per un gesto, in effetti, eccessivamente provocatorio. Forse la critica più azzeccata è quella di
don Fabrizio Gatta che ha detto come il cantante sia
“vecchio” nelle provocazioni che porta sul palco. In effetti, l’effetto deja-vu, in Achille Lauro, c’è…
Il monologo sul razzismo dell’attrice Cesarini
Tornando ancora più indietro, nelle serate, accanto ad Amadeus, durante la seconda puntata del Festival di Sanremo c’è
Lorena Cesarini. L’attrice ha aperto la serata con un monologo. Ha raccontato che “Fino ad oggi, a scuola, sul tram, a lavoro, nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmi che avessi
la pelle nera. E invece, quando Amadeus ha dato la splendida notizia che sarei stata qui, certe persone hanno sentito proprio questa
urgenza. Evidentemente per alcuni il mio colore della pelle è un problema.
Lorena Cesarini a Sanremo (AdnKronos)
Vi leggo alcune frasi che hanno scritto sui social: ‘
Non se lo merita, l’hanno chiamata lì perché nera’, “È arrivata
l’extracomunitaria’, che brutta parola. Lo ammetto, ci sono rimasta male perché non c’ero abituata. Poi mi sono anche arrabbiata. Ma mi è rimasta dentro una domanda:
perché? Io non sono qui per darvi una lezione, non ne sarei neanche capace. Sono una persona che quando non sa una cosa va subito a informarsi. Amo leggere e informarmi. Come ho fatto ad esempio con l’autore di questo libro qui: lui è Tahar Ben Jelloun, è uno scrittore marocchino”. Parte poi una lunga citazione da ‘
Il razzismo spiegato a mia figlia’ per concludere che “Il razzismo crede che lo straniero appartenga ad
una razza inferiore ma ha completamente torto”. Anche qui nessun politico o partito ha avuto il coraggio di commentare o criticare l’attrice, che, al massimo, ha ecceduto in lunghezza…
Le provocazioni ironiche di Checco Zalone
C’era, infine, grande attesa per
l’esordio di Checco Zalone sul palco del Teatro Ariston. E non ha deluso, non solo per i grandi ascolti, ma anche per i
temi trattati e quantità di commenti. Il comico pugliese ha scelto la modalità
favola per rompere il ghiaccio. Accompagnato da Amadeus, voce narrante al leggio, ha raccontato la sua
storia lgbtq ambientata in Calabria. Sulle note del grande successo di Mia Martini
Almeno tu nell’universo, Zalone ha cantato:
Checco Zalone sul palco dell'Ariston a Sanremo (Ansa)
“Io che sarei diverso, che
ipocrisia nell’universo”. E qui il comico è stato difeso – udite udite – dalla leader di Fratelli d’Italia,
Giorgia Meloni, che ha detto: “Trovo un po’ surreale che al festival di Sanremo si possa insultare Dio e non si possa
scherzare sull'omosessualità, mi pare che Checco Zalone l'abbia fatto con una chiusura molto difensiva nei confronti della realtà” ha detto, criptica, Meloni. Un altro sketch di Zalone ha invece riguardato il tema del
Covid, soprattutto la “presa d’assalto” dei
virologi alla tv. Vestendo i panni del sedicente virologo di successo Oronzo Carrisi, cugino di Al Bano, ha spiegato com’è esplosa la sua carriera nel piccolo paese di Cellino San Marco: "Voglio dire ai virologi: non vi preoccupate, prima o poi Fabio Fazio chiama anche a voi”. In seguito una esilarante canzone dal titolo
Pandemia ora che vai via… che ha suscitato però il plauso persino di tanti virologi.
L’ultima polemica, immancabile, sulla droga
“Mi pare evidente che qualche tipo di
sostanza stupefacente possa circolare dietro le quinte: basta vedere alcune esibizioni…”. A insinuarlo è sempre lui Mario Adinolfi, il leader e fondatore del
Popolo della Famiglia, che è intervenuto a gamba tesa sulla polemica rilanciata nei giorni scorsi dal deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, circa la
presenza di droga al Festival. Tutto è iniziato quando Mollicone, che è commissario della Vigilanza Rai, ha presentato un’interrogazione alla Commissione proponendo di introdurre l’obbligo di
esame tossicologico per artisti e conduttori di Sanremo. Una provocazione lanciata sull’onda del dibattito che si era creato per
le parole di Ornella Muti. "
La droga è morte, e sempre e comunque la combatterò” ha rincarato la dose il leader della Lega
Matteo Salvini per commentare proprio le parole di Ornella Muti, co-conduttrice della serata inaugurale del Festival a proposito del
tema della legalizzazione della cannabis e delle
droghe leggere. L’attrice nel corso della conferenza stampa di Sanremo aveva affermato che legalizzare le droghe leggere è la cosa migliore. E la sua opinione l’ha ampiamente argomentata: "Io spingo l’aspetto
della cannabis, non spingo assolutamente l’aspetto ludico della canna. Mi spiace della polemica, addirittura pensano che io giri per il backstage donando canne, è triste…".
Ornella Muti con il mazzo di Cannabis, dono del Comitato Promotore Referendum
L’attrice ha provato a spiegare quelli che secondo lei sono i
vantaggi che deriverebbero dalla legalizzazione e poi ha chiarito: "Io
non spaccio canne, sono una madre, sono una nonna, sono consapevole dei pericoli, ma credo che legalizzare le droghe leggere sia la cosa migliore. C’è tutto un giro pericoloso e si trovano cose ben più pesanti – ha argomentato – meglio avere la possibilità di ottenere ricette. Il vino lo possiamo bere tutti e nessuno si preoccupa. I ragazzini vanno in
coma etilico continuamente. Bisognerà capire legalizzando cosa succederà". I radicali, però, commentano la vicenda pubblicamente con il deputato
Riccardo Magi, tra i promotori del
referendum sulla cannabis, ringraziano Ornella Muti "per aver portato a Sanremo con stile e garbo il suo impegno civile". Insomma, come sempre, Sanremo è luogo di polemiche, anche roventi, ma per fortuna lancia temi di
impegno civile, sociale e politico forti, almeno da alcuni anni. Non solo canzonette, ecco.