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Home » Attualità » Sul palco del Festival di Sanremo l’unicità di Drusilla e le altre polemiche: politica e Chiesa protestano

Sul palco del Festival di Sanremo l’unicità di Drusilla e le altre polemiche: politica e Chiesa protestano

Esponenti dei partite del clero scagliano le loro critiche contro droghe, simboli religiosi e diversità di genere, temi portati da artisti e co-conduttrici sul palco del Festiva della canzone italiana

Ettore Maria Colombo
5 Febbraio 2022
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Le provocazioni di Checco Zalone, che prende in giro un po’ tutti e scatena l’ira di molti. Il monologo dell’attrice Lorena Monroe Cesarini sul razzismo, lungo e assai verboso ma azzeccato. Lo scandalo di Achille Lauro che si battezza in diretta sul palco, scatenando l’ira della Chiesa cattolica. Il monologo di Roberto Saviano sulla mafia e su Falcone e Borsellino che emoziona. La presenza, scenica e intellettuale, di Drusilla Foer, che si staglia un gradino sopra tutti gli altri e diventa ‘madrina’ e ‘beniamina’ del Festival. Ma anche la falcidia da Covid e l’abbandono di Fiorello, che non salirà più sul palco dell’Ariston.

L’edizione 2022 del Festival di Sanremo scatena, ovviamente, polemiche a non finire e la politica ci mette del suo ad alimentarle. Il Festival che surclassa ogni edizione precedente, in quanto ad ascolti (sulle canzoni non ci pronunciamo) provoca, ovviamente, discussioni a non finire sia sui social che tra gli esponenti politici. I quali, dopo essere andati a dormire con Mattarella Capo dello Stato uscente e dopo essersi risvegliati con Mattarella ‘nuovo’ Capo dello Stato, sentono l’impellente bisogno di parlare di Sanremo per far credere, a chi ci crede, di essere in sintonia con il Paese reale. Quello che guarda Sanremo, ma guarda e ascolta pochissimo loro, invece. Ma meglio procedere con ordine, riavvolgendo il nastro delle prime tre serate e analizzandolo.

La telefonata di Mattarella ad Amadeus

Il conduttore e direttore artistico di Sanremo  Amadeus (Ansa)

Innanzitutto, bisogna partire proprio da… Mattarella. Ieri, Amadeus ha raccolto non solo il grande successo degli ascolti (la terza serata è stata vista da 9.369.000 spettatori, con uno share del 54,1%, ennesimo record, si tratta dell’edizione più seguita dal 1997), ma anche una inaspettata telefonata che lo ha commosso. Durante la conferenza stampa della mattina ha ricevuto, infatti, la chiamata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Mi ha chiamato e quando ho visto lo 06 prefisso di Roma non volevo crederci. Il presidente ha seguito il Festival e si è complimentato. Si è commosso per l’omaggio fatto a lui con l’orchestra che ha suonato il successo di Mina Grande grande grande. Ha gradito anche perché ascoltò l’ultimo concerto di Mina. Non dimenticherò mai la sua telefonata”.

Un toccante monologo sul tema dell’unicità. È scoppiato il fenomeno Drusilla Foer.

Dopo tre serate di Sanremo 2022 si può, però, già dire con certezza che è Drusilla Foer la vera rivelazione di questo Festival. Dimenticate in un colpo solo la muta Ornella Muti e l’emozionata Lorena Cesarini, è arrivata lei, sul palco, e in una manciata di uscite si è presa la scena, in perfetta chimica con Amadeus. Non ci voleva molto insomma a mettere la persona giusta al posto giusto e soprattutto a ottenere il risultato sperato: fare show, tra ironia elegante e pure qualche riflessione, con un monologo potente sul tema dell’unicità. Una sola pecca: il suo intervento è stato ingiustamente mandato in onda all’1.30.

Drusilla Foer recita il monologo sull’unicità sul palco dell’Ariston (Ansa)

Il momento più alto della partecipazione della Foer è senza dubbio stato il discorso finale incentrato sulla parola ‘unicità’ in cui ha scardinato preconcetti e cliché anche di chi la voleva a tutti i costi imbrigliata a parlare di inclusione e tematiche Lgbt. Non è un caso che sia partita da una dichiarazione inaspettata, una presa di distanza dalla parola diversità: “È una parola che proprio non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince. Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa. Io trovo che le parole siano come gli amanti: quando non funzionano più vanno cambiati subito. Ho cercato un termine che potesse sostituirlo e ne ho trovato uno molto convincente: unicità”. E da lì parte lo snodo più intenso del suo intervento: “Tutti noi pensiamo di essere unici. Per comprendere la propria unicità, però, è necessario capire di che cosa è composta. Di che cosa siamo fatti noi. Certamente di cose belle: le ambizioni, i valori, i talenti. Ma non è facilissimo. E queste sono le cose fighe. Immaginatevi i dolori, le paure, le fragilità, una roba pazzesca, non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme queste cose che ci compongono? Io un modo ce l’avrei. Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano: quelle belle, quelle che pensiamo essere brutte, e si portano in alto. Si sollevano nella purezza dell’aria in un grande abbraccio innamorato e gridiamo ‘che bellezza, tutte queste cose sono io, sono io’. Sarà una figata pazzesca. E a quel punto io credo sarà anche più probabile aprirci all’unicità dell’altro e uscire da questo stato di conflitto”. Il suo invito, a questo punto, è un potente messaggio universale: “Date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande che si possa fare oggi, che è l’ascolto. Ascoltiamoci, doniamoci agli altri, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità, vi prego”.

Drusilla straccia Pillon venti a zero…

Drusilla Foer a Sanremo vestita da Zorro (Ansa)

E forse, proprio perché andato in onda a ora tarda, per ora, sul suo monologo, la politica tace perché, si sa, i politici si svegliano tardi, ma siamo certi che gli attacchi arriveranno… Solo l’ultimo giapponese nella giungla, il senatore leghista – omofobo e ultracattolico – Simone Pillon, già noto per essere diventato il bersaglio del fronte trasversale pro-ddl Zan, ci prova: “Gianluca Gori (lo chiama con il nome di battesimo, ndr) è bravo ma di parte. Vorrei che l’ideologia gender e la blasfemia restassero fuori dal festival. Sarebbe bello ascoltare solo buona musica, senza inutili forzature o peggio ancora offese” detta il solito Pillon alle agenzie, ma francamente il suo è poco più di un flatus voci. Ma il Drusilla show era cominciato proprio con lei che, sul palco si presenta con la maschera di Zorro e rispedisce al mittente le critiche sulla sua presenza a Sanremo: “Ho pensato di fare qualcosa di un po’ eccentrico, per mettere allegria. Ma anche per gentilezza, per tranquillizzare quelli che avevano paura, sai un uomo travestito. Sicché mi sono travestita”. Drusilla, dunque, batte Pillon a mani basse, sostanzialmente ignorandolo e surclassando.

Achille Lauro e la polemica su crocefisso

Fiorello l’aveva predetto: “Chissà cosa dirà l’Osservatore Romano della performance di Achille Lauro“. E puntualmente, un minuto dopo lo show nello show, con l’artista in pantaloni di pelle (firmati Gucci, ovviamente) e a petto nudo che si auto battezza dopo aver finito di cantare Domenica, ha innescato una quantità di polemiche da recordman. In un colpo solo questa volta lo hanno attaccato Fratelli d’Italia, alcuni rappresentanti della Chiesa (tra cui l’importante monsignor Ravasi), il catto-ultrà Mario Adinolfi. Il suo show non è piaciuto al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha spiegato via Twitter: “II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso”. Gli fa eco monsignor Suetta, l’arcivescovo di Ventimiglia, che verga in mattinata un lungo comunicato in cui parla di “indecoroso scempio” e di “esibizione penosa” in un contesto “insulso e dissacrante”.

Achille Lauro
Achille Lauro si esibisce in un auto battesimo sul palco dell’Ariston (Ansa)

Non ci va giù più teneramente Lucio Malan, il senatore di Fratelli d’Italia, che peraltro è valdese, ma che parla apertamente di gesti blasfemi. “Achille Lauro profana il sacramento del battesimo mentre il coro gospel canta ‘AlleluXX’. Ma che bravo! Quelli che chiedono il rispetto e la tolleranza. Pagato con il canone! Vergogna!”. Mario Adinolfi se la prende con Lauro ma pure con i vertici Rai: “Non hanno nulla da dire a sette milioni di cattolici praticanti che vanno a messa tutte le domeniche e a decine di milioni di battezzati che devono vedersi irridere il loro sacramento in modo così banale e sciatto, calata a ‘marchetta’ dentro la logica del marketing?”, si chiede l’esponente dell’autoproclamato (sic) Popolo della famiglia. Tante esternazioni indignate per un gesto, in effetti, eccessivamente provocatorio. Forse la critica più azzeccata è quella di don Fabrizio Gatta che ha detto come il cantante sia “vecchio” nelle provocazioni che porta sul palco. In effetti, l’effetto deja-vu, in Achille Lauro, c’è…

Il monologo sul razzismo dell’attrice Cesarini

Tornando ancora più indietro, nelle serate, accanto ad Amadeus, durante la seconda puntata del Festival di Sanremo c’è Lorena Cesarini. L’attrice ha aperto la serata con un monologo. Ha raccontato che “Fino ad oggi, a scuola, sul tram, a lavoro, nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmi che avessi la pelle nera. E invece, quando Amadeus ha dato la splendida notizia che sarei stata qui, certe persone hanno sentito proprio questa urgenza. Evidentemente per alcuni il mio colore della pelle è un problema.

Lorena Cesarini a Sanremo (AdnKronos)

Vi leggo alcune frasi che hanno scritto sui social: ‘Non se lo merita, l’hanno chiamata lì perché nera’, “È arrivata l’extracomunitaria’, che brutta parola. Lo ammetto, ci sono rimasta male perché non c’ero abituata. Poi mi sono anche arrabbiata. Ma mi è rimasta dentro una domanda: perché? Io non sono qui per darvi una lezione, non ne sarei neanche capace. Sono una persona che quando non sa una cosa va subito a informarsi. Amo leggere e informarmi. Come ho fatto ad esempio con l’autore di questo libro qui: lui è Tahar Ben Jelloun, è uno scrittore marocchino”.
Parte poi una lunga citazione da ‘Il razzismo spiegato a mia figlia’ per concludere che “Il razzismo crede che lo straniero appartenga ad una razza inferiore ma ha completamente torto”. Anche qui nessun politico o partito ha avuto il coraggio di commentare o criticare l’attrice, che, al massimo, ha ecceduto in lunghezza…

Le provocazioni ironiche di Checco Zalone

C’era, infine, grande attesa per l’esordio di Checco Zalone sul palco del Teatro Ariston. E non ha deluso, non solo per i grandi ascolti, ma anche per i temi trattati e quantità di commenti. Il comico pugliese ha scelto la modalità favola per rompere il ghiaccio. Accompagnato da Amadeus, voce narrante al leggio, ha raccontato la sua storia lgbtq ambientata in Calabria. Sulle note del grande successo di Mia Martini Almeno tu nell’universo, Zalone ha cantato:

Checco Zalone sul palco dell’Ariston a Sanremo (Ansa)

“Io che sarei diverso, che ipocrisia nell’universo”. E qui il comico è stato difeso – udite udite – dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha detto: “Trovo un po’ surreale che al festival di Sanremo si possa insultare Dio e non si possa scherzare sull’omosessualità, mi pare che Checco Zalone l’abbia fatto con una chiusura molto difensiva nei confronti della realtà” ha detto, criptica, Meloni.

Un altro sketch di Zalone ha invece riguardato il tema del Covid, soprattutto la “presa d’assalto” dei virologi alla tv. Vestendo i panni del sedicente virologo di successo Oronzo Carrisi, cugino di Al Bano, ha spiegato com’è esplosa la sua carriera nel piccolo paese di Cellino San Marco: “Voglio dire ai virologi: non vi preoccupate, prima o poi Fabio Fazio chiama anche a voi”. In seguito una esilarante canzone dal titolo Pandemia ora che vai via… che ha suscitato però il plauso persino di tanti virologi.

L’ultima polemica, immancabile, sulla droga

“Mi pare evidente che qualche tipo di sostanza stupefacente possa circolare dietro le quinte: basta vedere alcune esibizioni…”. A insinuarlo è sempre lui Mario Adinolfi, il leader e fondatore del Popolo della Famiglia, che è intervenuto a gamba tesa sulla polemica rilanciata nei giorni scorsi dal deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, circa la presenza di droga al Festival. Tutto è iniziato quando Mollicone, che è commissario della Vigilanza Rai, ha presentato un’interrogazione alla Commissione proponendo di introdurre l’obbligo di esame tossicologico per artisti e conduttori di Sanremo. Una provocazione lanciata sull’onda del dibattito che si era creato per le parole di Ornella Muti.

“La droga è morte, e sempre e comunque la combatterò” ha rincarato la dose il leader della Lega Matteo Salvini per commentare proprio le parole di Ornella Muti, co-conduttrice della serata inaugurale del Festival a proposito del tema della legalizzazione della cannabis e delle droghe leggere. L’attrice nel corso della conferenza stampa di Sanremo aveva affermato che legalizzare le droghe leggere è la cosa migliore. E la sua opinione l’ha ampiamente argomentata: “Io spingo l’aspetto   della cannabis, non spingo assolutamente l’aspetto ludico della canna. Mi spiace della polemica, addirittura pensano che io giri per il backstage donando canne, è triste…”.

Ornella Muti con il mazzo di Cannabis, dono del Comitato Promotore Referendum
Ornella Muti con il mazzo di Cannabis, dono del Comitato Promotore Referendum

L’attrice ha provato a spiegare quelli che secondo lei sono i vantaggi che deriverebbero dalla legalizzazione e poi ha chiarito: “Io non spaccio canne, sono una madre, sono una nonna, sono consapevole dei pericoli, ma credo che legalizzare le droghe leggere sia la cosa migliore. C’è tutto un giro pericoloso e si trovano cose ben più pesanti – ha argomentato – meglio avere la possibilità di ottenere ricette. Il vino lo possiamo bere tutti e nessuno si preoccupa. I ragazzini vanno in coma etilico continuamente. Bisognerà capire legalizzando cosa succederà”. I radicali, però, commentano la vicenda pubblicamente con il deputato Riccardo Magi, tra i promotori del referendum sulla cannabis, ringraziano Ornella Muti “per aver portato a Sanremo con stile e garbo il suo impegno civile”.

Insomma, come sempre, Sanremo è luogo di polemiche, anche roventi, ma per fortuna lancia temi di impegno civile, sociale e politico forti, almeno da alcuni anni. Non solo canzonette, ecco.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Le provocazioni di Checco Zalone, che prende in giro un po’ tutti e scatena l’ira di molti. Il monologo dell’attrice Lorena Monroe Cesarini sul razzismo, lungo e assai verboso ma azzeccato. Lo scandalo di Achille Lauro che si battezza in diretta sul palco, scatenando l’ira della Chiesa cattolica. Il monologo di Roberto Saviano sulla mafia e su Falcone e Borsellino che emoziona. La presenza, scenica e intellettuale, di Drusilla Foer, che si staglia un gradino sopra tutti gli altri e diventa ‘madrina’ e ‘beniamina’ del Festival. Ma anche la falcidia da Covid e l’abbandono di Fiorello, che non salirà più sul palco dell’Ariston. L’edizione 2022 del Festival di Sanremo scatena, ovviamente, polemiche a non finire e la politica ci mette del suo ad alimentarle. Il Festival che surclassa ogni edizione precedente, in quanto ad ascolti (sulle canzoni non ci pronunciamo) provoca, ovviamente, discussioni a non finire sia sui social che tra gli esponenti politici. I quali, dopo essere andati a dormire con Mattarella Capo dello Stato uscente e dopo essersi risvegliati con Mattarella ‘nuovo’ Capo dello Stato, sentono l’impellente bisogno di parlare di Sanremo per far credere, a chi ci crede, di essere in sintonia con il Paese reale. Quello che guarda Sanremo, ma guarda e ascolta pochissimo loro, invece. Ma meglio procedere con ordine, riavvolgendo il nastro delle prime tre serate e analizzandolo.

La telefonata di Mattarella ad Amadeus

Il conduttore e direttore artistico di Sanremo  Amadeus (Ansa)
Innanzitutto, bisogna partire proprio da… Mattarella. Ieri, Amadeus ha raccolto non solo il grande successo degli ascolti (la terza serata è stata vista da 9.369.000 spettatori, con uno share del 54,1%, ennesimo record, si tratta dell’edizione più seguita dal 1997), ma anche una inaspettata telefonata che lo ha commosso. Durante la conferenza stampa della mattina ha ricevuto, infatti, la chiamata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Mi ha chiamato e quando ho visto lo 06 prefisso di Roma non volevo crederci. Il presidente ha seguito il Festival e si è complimentato. Si è commosso per l’omaggio fatto a lui con l’orchestra che ha suonato il successo di Mina Grande grande grande. Ha gradito anche perché ascoltò l’ultimo concerto di Mina. Non dimenticherò mai la sua telefonata”.

Un toccante monologo sul tema dell’unicità. È scoppiato il fenomeno Drusilla Foer.

Dopo tre serate di Sanremo 2022 si può, però, già dire con certezza che è Drusilla Foer la vera rivelazione di questo Festival. Dimenticate in un colpo solo la muta Ornella Muti e l’emozionata Lorena Cesarini, è arrivata lei, sul palco, e in una manciata di uscite si è presa la scena, in perfetta chimica con Amadeus. Non ci voleva molto insomma a mettere la persona giusta al posto giusto e soprattutto a ottenere il risultato sperato: fare show, tra ironia elegante e pure qualche riflessione, con un monologo potente sul tema dell’unicità. Una sola pecca: il suo intervento è stato ingiustamente mandato in onda all’1.30.
Drusilla Foer recita il monologo sull'unicità sul palco dell'Ariston (Ansa)
Il momento più alto della partecipazione della Foer è senza dubbio stato il discorso finale incentrato sulla parola 'unicità' in cui ha scardinato preconcetti e cliché anche di chi la voleva a tutti i costi imbrigliata a parlare di inclusione e tematiche Lgbt. Non è un caso che sia partita da una dichiarazione inaspettata, una presa di distanza dalla parola diversità: “È una parola che proprio non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince. Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa. Io trovo che le parole siano come gli amanti: quando non funzionano più vanno cambiati subito. Ho cercato un termine che potesse sostituirlo e ne ho trovato uno molto convincente: unicità”. E da lì parte lo snodo più intenso del suo intervento: “Tutti noi pensiamo di essere unici. Per comprendere la propria unicità, però, è necessario capire di che cosa è composta. Di che cosa siamo fatti noi. Certamente di cose belle: le ambizioni, i valori, i talenti. Ma non è facilissimo. E queste sono le cose fighe. Immaginatevi i dolori, le paure, le fragilità, una roba pazzesca, non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità. Come si fa a tenere insieme queste cose che ci compongono? Io un modo ce l’avrei. Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano: quelle belle, quelle che pensiamo essere brutte, e si portano in alto. Si sollevano nella purezza dell’aria in un grande abbraccio innamorato e gridiamo ‘che bellezza, tutte queste cose sono io, sono io’. Sarà una figata pazzesca. E a quel punto io credo sarà anche più probabile aprirci all’unicità dell’altro e uscire da questo stato di conflitto”. Il suo invito, a questo punto, è un potente messaggio universale: “Date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande che si possa fare oggi, che è l’ascolto. Ascoltiamoci, doniamoci agli altri, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità, vi prego”.

Drusilla straccia Pillon venti a zero…

Drusilla Foer a Sanremo vestita da Zorro (Ansa)
E forse, proprio perché andato in onda a ora tarda, per ora, sul suo monologo, la politica tace perché, si sa, i politici si svegliano tardi, ma siamo certi che gli attacchi arriveranno… Solo l’ultimo giapponese nella giungla, il senatore leghista – omofobo e ultracattolico – Simone Pillon, già noto per essere diventato il bersaglio del fronte trasversale pro-ddl Zan, ci prova: “Gianluca Gori (lo chiama con il nome di battesimo, ndr) è bravo ma di parte. Vorrei che l'ideologia gender e la blasfemia restassero fuori dal festival. Sarebbe bello ascoltare solo buona musica, senza inutili forzature o peggio ancora offese” detta il solito Pillon alle agenzie, ma francamente il suo è poco più di un flatus voci. Ma il Drusilla show era cominciato proprio con lei che, sul palco si presenta con la maschera di Zorro e rispedisce al mittente le critiche sulla sua presenza a Sanremo: “Ho pensato di fare qualcosa di un po’ eccentrico, per mettere allegria. Ma anche per gentilezza, per tranquillizzare quelli che avevano paura, sai un uomo travestito. Sicché mi sono travestita”. Drusilla, dunque, batte Pillon a mani basse, sostanzialmente ignorandolo e surclassando.

Achille Lauro e la polemica su crocefisso

Fiorello l’aveva predetto: "Chissà cosa dirà l’Osservatore Romano della performance di Achille Lauro". E puntualmente, un minuto dopo lo show nello show, con l’artista in pantaloni di pelle (firmati Gucci, ovviamente) e a petto nudo che si auto battezza dopo aver finito di cantare Domenica, ha innescato una quantità di polemiche da recordman. In un colpo solo questa volta lo hanno attaccato Fratelli d’Italia, alcuni rappresentanti della Chiesa (tra cui l’importante monsignor Ravasi), il catto-ultrà Mario Adinolfi. Il suo show non è piaciuto al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha spiegato via Twitter: "II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso". Gli fa eco monsignor Suetta, l’arcivescovo di Ventimiglia, che verga in mattinata un lungo comunicato in cui parla di "indecoroso scempio" e di "esibizione penosa" in un contesto "insulso e dissacrante".
Achille Lauro
Achille Lauro si esibisce in un auto battesimo sul palco dell'Ariston (Ansa)
Non ci va giù più teneramente Lucio Malan, il senatore di Fratelli d’Italia, che peraltro è valdese, ma che parla apertamente di gesti blasfemi. "Achille Lauro profana il sacramento del battesimo mentre il coro gospel canta 'AlleluXX'. Ma che bravo! Quelli che chiedono il rispetto e la tolleranza. Pagato con il canone! Vergogna!". Mario Adinolfi se la prende con Lauro ma pure con i vertici Rai: “Non hanno nulla da dire a sette milioni di cattolici praticanti che vanno a messa tutte le domeniche e a decine di milioni di battezzati che devono vedersi irridere il loro sacramento in modo così banale e sciatto, calata a ‘marchetta’ dentro la logica del marketing?", si chiede l’esponente dell’autoproclamato (sic) Popolo della famiglia. Tante esternazioni indignate per un gesto, in effetti, eccessivamente provocatorio. Forse la critica più azzeccata è quella di don Fabrizio Gatta che ha detto come il cantante sia “vecchio” nelle provocazioni che porta sul palco. In effetti, l’effetto deja-vu, in Achille Lauro, c’è…

Il monologo sul razzismo dell’attrice Cesarini

Tornando ancora più indietro, nelle serate, accanto ad Amadeus, durante la seconda puntata del Festival di Sanremo c’è Lorena Cesarini. L’attrice ha aperto la serata con un monologo. Ha raccontato che “Fino ad oggi, a scuola, sul tram, a lavoro, nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmi che avessi la pelle nera. E invece, quando Amadeus ha dato la splendida notizia che sarei stata qui, certe persone hanno sentito proprio questa urgenza. Evidentemente per alcuni il mio colore della pelle è un problema.
Lorena Cesarini a Sanremo (AdnKronos)
Vi leggo alcune frasi che hanno scritto sui social: ‘Non se lo merita, l’hanno chiamata lì perché nera’, “È arrivata l’extracomunitaria’, che brutta parola. Lo ammetto, ci sono rimasta male perché non c’ero abituata. Poi mi sono anche arrabbiata. Ma mi è rimasta dentro una domanda: perché? Io non sono qui per darvi una lezione, non ne sarei neanche capace. Sono una persona che quando non sa una cosa va subito a informarsi. Amo leggere e informarmi. Come ho fatto ad esempio con l’autore di questo libro qui: lui è Tahar Ben Jelloun, è uno scrittore marocchino”. Parte poi una lunga citazione da ‘Il razzismo spiegato a mia figlia’ per concludere che “Il razzismo crede che lo straniero appartenga ad una razza inferiore ma ha completamente torto”. Anche qui nessun politico o partito ha avuto il coraggio di commentare o criticare l’attrice, che, al massimo, ha ecceduto in lunghezza…

Le provocazioni ironiche di Checco Zalone

C’era, infine, grande attesa per l’esordio di Checco Zalone sul palco del Teatro Ariston. E non ha deluso, non solo per i grandi ascolti, ma anche per i temi trattati e quantità di commenti. Il comico pugliese ha scelto la modalità favola per rompere il ghiaccio. Accompagnato da Amadeus, voce narrante al leggio, ha raccontato la sua storia lgbtq ambientata in Calabria. Sulle note del grande successo di Mia Martini Almeno tu nell’universo, Zalone ha cantato:
Checco Zalone sul palco dell'Ariston a Sanremo (Ansa)
“Io che sarei diverso, che ipocrisia nell’universo”. E qui il comico è stato difeso – udite udite – dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha detto: “Trovo un po’ surreale che al festival di Sanremo si possa insultare Dio e non si possa scherzare sull'omosessualità, mi pare che Checco Zalone l'abbia fatto con una chiusura molto difensiva nei confronti della realtà” ha detto, criptica, Meloni. Un altro sketch di Zalone ha invece riguardato il tema del Covid, soprattutto la “presa d’assalto” dei virologi alla tv. Vestendo i panni del sedicente virologo di successo Oronzo Carrisi, cugino di Al Bano, ha spiegato com’è esplosa la sua carriera nel piccolo paese di Cellino San Marco: "Voglio dire ai virologi: non vi preoccupate, prima o poi Fabio Fazio chiama anche a voi”. In seguito una esilarante canzone dal titolo Pandemia ora che vai via… che ha suscitato però il plauso persino di tanti virologi.

L’ultima polemica, immancabile, sulla droga

“Mi pare evidente che qualche tipo di sostanza stupefacente possa circolare dietro le quinte: basta vedere alcune esibizioni…”. A insinuarlo è sempre lui Mario Adinolfi, il leader e fondatore del Popolo della Famiglia, che è intervenuto a gamba tesa sulla polemica rilanciata nei giorni scorsi dal deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, circa la presenza di droga al Festival. Tutto è iniziato quando Mollicone, che è commissario della Vigilanza Rai, ha presentato un’interrogazione alla Commissione proponendo di introdurre l’obbligo di esame tossicologico per artisti e conduttori di Sanremo. Una provocazione lanciata sull’onda del dibattito che si era creato per le parole di Ornella Muti. "La droga è morte, e sempre e comunque la combatterò” ha rincarato la dose il leader della Lega Matteo Salvini per commentare proprio le parole di Ornella Muti, co-conduttrice della serata inaugurale del Festival a proposito del tema della legalizzazione della cannabis e delle droghe leggere. L’attrice nel corso della conferenza stampa di Sanremo aveva affermato che legalizzare le droghe leggere è la cosa migliore. E la sua opinione l’ha ampiamente argomentata: "Io spingo l’aspetto   della cannabis, non spingo assolutamente l’aspetto ludico della canna. Mi spiace della polemica, addirittura pensano che io giri per il backstage donando canne, è triste…".
Ornella Muti con il mazzo di Cannabis, dono del Comitato Promotore Referendum
Ornella Muti con il mazzo di Cannabis, dono del Comitato Promotore Referendum
L’attrice ha provato a spiegare quelli che secondo lei sono i vantaggi che deriverebbero dalla legalizzazione e poi ha chiarito: "Io non spaccio canne, sono una madre, sono una nonna, sono consapevole dei pericoli, ma credo che legalizzare le droghe leggere sia la cosa migliore. C’è tutto un giro pericoloso e si trovano cose ben più pesanti – ha argomentato – meglio avere la possibilità di ottenere ricette. Il vino lo possiamo bere tutti e nessuno si preoccupa. I ragazzini vanno in coma etilico continuamente. Bisognerà capire legalizzando cosa succederà". I radicali, però, commentano la vicenda pubblicamente con il deputato Riccardo Magi, tra i promotori del referendum sulla cannabis, ringraziano Ornella Muti "per aver portato a Sanremo con stile e garbo il suo impegno civile". Insomma, come sempre, Sanremo è luogo di polemiche, anche roventi, ma per fortuna lancia temi di impegno civile, sociale e politico forti, almeno da alcuni anni. Non solo canzonette, ecco.
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