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Teheran, una donna iraniana arrestata per aver fatto colazione senza indossare l'hijab

Mentre le proteste proseguono in Iran e si estendono all'Afghanistan e in Occidente, venerdì Donya Rad è stata fermata perché non indossava il velo

di MARIANNA GRAZI -
30 settembre 2022
iraniana arrestata colazione

iraniana arrestata colazione

Dall'Iran all'Afghanistan, arrivando anche fino agli Stati Uniti e all'Australia. Le proteste delle donne non accennano a fermarsi: tra chi scende in piazza, chi si taglia platealmente i capelli, chi brucia il proprio hijab, la rivolta femminile non ha confini. Intanto venerdì scorso, mentre le manifestazioni contro l'obbligo del velo si allargavano a macchia d'olio da Teheran all'intera Repubblica Islamica, sfociando anche nel vicino Afghanistan, una ragazza iraniana di nome Donya Rad è stata arrestata per aver fatto colazione senza indossare l'hijab. La notizia è stata condivisa su Twitter dalla giornalista e attivista Masih Alinejad che ha scritto: "La donna che ha postato questa foto è stata arrestata per il reato di aver fatto colazione senza hijab! Questa è la terribile esperienza dell'essere donna in Iran nel 21° secolo". "Le donne continueranno la loro disobbedienza civile ogni giorno", ha aggiunto nel post.

"Affrontare senza pietà chi crea disordini"

AFGHANISTAN-IRAN-PROTESTE

Donne afghane manifestano in solidarietà con le vicine iraniane dopo la morte di Masha Amini

In Iran come altrove, nelle piazze di oltre 80 Paesi, le proteste sono state innescate dalla morte di Mahsa Amini, 22enne curda arrestata all'inizio del mese a Teheran per "abbigliamento inadeguato" dalla polizia morale. Questa è incaricata di far rispettare il rigido codice di abbigliamento femminile della Repubblica, ma i metodi utilizzati anche nella repressione delle proteste scaturite sono stati condannati da più voci, non ultime dalle organizzazioni internazionali come Onu e Ue. Negli scontri delle ultime due settimane tra manifestanti e forze dell'ordine sono state uccise almeno 83 persone, tra cui l'attivista appena 20enne Hadis Najafi. Il bilancio parla anche di oltre 3mila arrestati. Il presidente Ebrahim Raisi, nonostante la tensione crescente anche a livello geopolitico, non sembra però intenzionato a fare passi indietro, ma anzi mantiene il pugno di ferro: "Chi è implicato in questo caos che getta il Paese nell'instabilità deve essere arrestato, sia chi l'ha provocato che chi lo guida”, ha detto, parlando alla tv di Stato mercoledì sera. Amnesty International, entrata in possesso di documenti emessi dai vertici delle forze armate in Iran, in cui si istruiscono tutti i comandi provinciali ad "affrontare severamente" le persone che manifestano, "gli antirivoluzionari e coloro che creano disordini". Questo era quanto imposto il 21 settembre. Con un secondo documento, datato due giorni dopo, il comandante delle forze armate della provincia di Mazandaran ordina di "affrontare senza pietà, anche arrivando alla morte, qualsiasi disordine provocato da rivoltosi e antirivoluzionari".

L'appello per escludere l'Iran dai Mondiali

Nelle ultime ore è arrivato inoltre l'appello affinché l'Iran venga escluso dalla prossima Coppa del Mondo di calcio in Qatar, rivolto alla Fifa da Open Stadiums, un movimento che si batte per la fine delle discriminazioni contro le iraniane e perché possano frequentare liberamente gli stadi. "Perché la Fifa dovrebbe dare allo Stato iraniano e ai suoi rappresentanti un palcoscenico globale, mentre non solo si rifiuta di rispettare i diritti umani e le dignità fondamentali, ma tortura e uccide la sua stessa gente?", si legge nella dura lettera che l'organizzazione ha inviato al presidente della Federazione internazionale di calcio Gianni Infantino, nella quale si fa riferimento alla brutale repressione delle proteste in queste due settimane. Open Stadiums ha chiesto quindi di "escludere immediatamente" l'Iran dai prossimi Mondiali, dove Team Melli è stato inserito nel Gruppo B insieme a Inghilterra, Galles e Stati Uniti. Nei giorni scorsi diversi calciatori iraniani avevano espresso pubblicamente il loro appoggio a chi protesta.