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Una comunità che va in terapia è una comunità più sana, grazie all'aiuto di Unobravo

La piattaforma italiana di supporto online è nata nel 2019 e sta rivoluzionando il modo di fornire assistenza psicologica nel nostro Paese

di NICOLÒ GUELFI -
4 agosto 2022
Team Unobravo (1)

Team Unobravo (1)

Un aiuto psicologico, pratico ed economico, direttamente a casa propria. Unobravo è un servizio nato nel 2019 che sta rivoluzionando la terapia in Italia: il suo scopo è quello di rendere l’assistenza psicologica alla portata di tutti e di aumentare la consapevolezza delle persone sul tema della salute mentale.

Partiamo dal principio: il progetto di Unobravo nasce grazie a un’intuizione di Danila De Stefano, psicologa nata a Napoli classe 1992: “In quel periodo mi trovavo in Inghilterra e sentivo di avere la necessità di parlare con un esperto. Purtroppo mi sono resa conto fin da subito quanto la cosa fosse difficile: non conoscevo nessuno sul posto e le liste di attesa erano lunghissime. Da lì ho capito che la possibilità di offrire un servizio di aiuto psicologico alle persone residenti all’estero avrebbe potuto essere la soluzione. Dopo aver sperimentato in prima persona la terapia online ho deciso di creare la piattaforma”.

Danila De Stefano, fondatrice di Unobravo

Danila De Stefano, fondatrice di Unobravo

Il sito offre la possibilità di effettuare delle sedute con esperti qualificati in videochiamata della durata di 50 minuti. Questo porta con sé una serie di vantaggi e benefici: l’incontro online abbatte una serie di costi e permette di abbassare anche le tariffe per la terapia (45 euro per il singolo e 55 euro per una seduta di coppia, circa la metà di un normale incontro dal vivo), consente di portare avanti un percorso nonostante ci si sposti in luoghi diversi (utile per pendolari, fuorisede e viaggiatori), ma la sua caratteristica più interessante probabilmente è il sistema di matching.

Gli utenti che si iscrivono su Unobravo per prima cosa devono compilare un questionario diviso in due parti. La prima parte riguarda quelle che sono le proprie difficoltà personali, la seconda le proprie preferenze sul tipo di esperto con cui intraprendere il percorso. Dopo l'invio, paziente e psicologo vengono messi in contatto. Costruire questo sistema ha richiesto molto lavoro. “I primi 3677 questionari li ho analizzati personalmente – racconta sempre la Ceo, De Stefano – e mi sono occupata di assegnare gli utenti all’esperto più indicato. Abbiamo raccolto tutte le informazioni e i dati ottenuti in un anno e mezzo e, grazie all’aiuto di due sviluppatori, abbiamo creato l’algoritmo che potesse procedere automaticamente all’assegnazione. Questo punto è cruciale: molte persone interrompono la terapia o non ne traggono beneficio per via della scelta di un esperto non adatto ai loro bisogni. L’unica cosa che non possiamo simulare è il feeling tra terapeuta e paziente, motivo per cui è possibile effettuare un incontro conoscitivo gratuito nel quale ci si fa un’idea della persona che si ha davanti”.

La piattaforma attualmente dispone di oltre 2.000 tra psicologi, psicoterapeuti e psichiatri (tutti regolarmente iscritti all’Ordine), mentre gli utenti oggi sono già 40mila. Il servizio ha riscosso un successo tale da essere aperto anche in Spagna con il nome “Buencoco”.

Ma come vengono selezionate le figure adatte a lavorare sulla piattaforma? Tramite un apposito sistema di reclutamento.: “Abbiamo un gruppo di otto psicologi recruiter – spiega De Stefano - il cui compito è quello di valutare le candidature. C'è una prima fase dove tutti devono rispondere per iscritto alle stesse domande, sia chiuse che aperte, per valutare le conoscenze, dopodiché c'è la fase di colloquio in videochiamata. Per svolgere questo servizio è necessario possedere delle competenze digitali di base ed essere disponibili al lavoro online, ma noi cerchiamo comunque di offrire un’adeguata formazione tecnica”. Attualmente Unobravo ha aperto le candidature per l'assunzione di nuovi psicologi disposti a lavorare sulla piattaforma.

La realtà online porta con sé dei vantaggi pratici, ma anche alcune reticenze da parte degli utenti, che non ritengono possibile svolgere un'esperienza così intima a distanza. Gli ultimi due anni di pandemia ci hanno sicuramente aperto gli occhi sulle possibilità di svolgere attività in remoto, ma in realtà terapie “a distanza” negli Stati Uniti vengono effettuate da oltre un decennio e già negli anni ’50 si era cominciato a sperimentare le telephon analysis. I pareri sembrano molto positivi, con un indice di gradimento di 4,8 stelle su 5 stilato dal sito di ranking Trustpilot (https://it.trustpilot.com/review/unobravo.com).

Un importante fattore di crescita del servizio è stata la campagna pubblicitaria basata sul web. Il sito ha fatto importanti campagne social, sfruttato i motori di ricerca e le varie ads sui siti per farsi conoscere; ha messo a disposizione gift card per gli sconti ed è arrivato anche ad essere consigliato da creatori di contenuti online, come nel caso del canale YouTube Braking Italy. “Questo è il secolo del marketing digitale – afferma la fondatrice De Stefano –. Essendo un servizio offerto online, per noi era naturale fare pubblicità nello stesso modo, in più non disponendo di un grande capitale di partenza era l’unica strada che potessimo permetterci. Resterà uno dei nostri principali canali di advertising anche in futuro, ma ci piacerebbe sbarcare anche sui media più tradizionali”.

Danila De Stefano, CEO e Founder della startup Unobravo

Danila De Stefano, CEO e Founder della startup Unobravo

La realtà di Unobravo è un soggetto in crescita, al punto che il fondo di investimento statunitense Insight Partners ha appena accordato un finanziamento alla società di 17 milioni di euro. È la prima volta che il fondo newyorkese decide di investire in Italia. Unobravo intende utilizzare i fondi per aumentare il proprio personale a 3000 unità entro la fine dell'anno.

Riguardo l’età anagrafica degli utenti, a prevalere è la fascia dei più giovani: “L'età media degli utenti di Unobravo è 33 anni, mentre quella di chi si rivolge a uno psicologo in Italia è di circa 40 anni. Il servizio è nato dai giovani e vuole diffondere la consapevolezza della psicoterapia tra i giovani, ma vogliamo anche rivolgerci ad ogni fascia di età dai 14 anni in su” spiega sempre la fondatrice.

Ultimamente si è tornato molto a parlare di salute mentale dopo l’attivazione del Bonus psicologo. Grazie a questa misura, sono stati stanziati 10 milioni di euro da erogare alle persone con un Isee inferiore a 50mila euro annui per poterli utilizzare nelle sedute di terapia. Il problema, già alla prova dei fatti, è che la misura stanziata risulta drammaticamente insufficiente per fare fronte alla domanda (tanto grande che si può parlare di un vero e proprio problema sociale) della popolazione. Le richieste sono già 100mila e continueranno ad aumentare fino al 24 ottobre (data ultima per presentare domanda all’Inps). Sulla misura sulla misura si è espressa la stessa De Stefano: "Il bonus psicologo è una cosa molta positiva perché si inizia a parlare del problema, anche Unobravo è nato in un contesto con difficoltà di accesso alla salute mentale. Detto ciò, non è assolutamente sufficiente a coprire l'esigenza nazionale. I soldi sono pochi, possono coprire massimo 15mila persone. Oggi purtroppo i servizi pubblici non sono in grado di sostenere la domanda. Da quando si parla di bonus psicologo, se si guardano le ricerche online, molte persone hanno cominciato a informarsi. C'è ancora molto da fare, questo è solo un primo passo".

Sono sempre di più le persone Italia che fanno richiesta di un supporto psicologico, in particolare tra i più giovani. Le ragioni sono tante: i macro eventi che hanno scosso il mondo (pandemia, guerra, crisi climatica ed economica) hanno avuto un impatto sulla psiche di molte persone che ancora non è possibile quantificare. Tuttavia c’è ancora una certa reticenza a parlare e usufruire di tale risorsa, uno scatto culturale che forse dovremmo fare come società.: “Una comunità che va in terapia è più sana – conclude De Stefano –. Una frase ricorrente che circola ora su internet dice: 'se i nostri genitori fossero andati in terapia…', perché i disagi nelle famiglie dilagano a macchia d'olio. Noi vogliamo abbattere lo stigma, ma cambiare la mentalità delle persone è la cosa più difficile. C'è ancora una mancanza di consapevolezza e di cultura. Se si crede che la psicologia non serva a niente, non solo non si va in terapia, ma si prende anche in giro chi lo fa. Noi investiamo nella consapevolezza, vogliamo spiegare cosa fa uno psicologo, cos'è un attacco di panico. Le credenze disfunzionali, come il machismo che colpisce gli uomini, ci fanno male. Prima si nascondevano le debolezze, ma i momenti di sofferenza sono normali e soprattutto è sano parlarne”.