Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Terapie riparative per le persone Lgbtq+: Milano dice no. L'appello per una legge nazionale

Con 25 voti a favore, 5 contrari e 4 astenuti il consiglio comunale del capoluogo lombardo ha approvato la mozione per il contrasto alla pratica "di conversione"

di MARIANNA GRAZI -
5 novembre 2022
Gli effetti delle terapie riparative

Gli effetti delle terapie riparative

Terapie riparative: Milano dice no. Se una legge nazionale sulla questione ancora non c'è, a prendere posizione sono almeno le amministrazioni cittadine locali. Il Consiglio comunale del capoluogo lombardo ha infatti approvato giovedì 3 novembre una mozione per il contrasto e la messa al bando delle cosiddette "terapie di conversione", il cui obiettivo è quello di cambiare – o meglio andare a curare, come se si trattasse di una malattia – l'orientamento sessuale o l'identità di genere di una persona Lgbtq+, per riportarla nella sfera dell'eteronormatività. In Italia, secondo gli studi, ne sarebbe vittima almeno un* giovane Lgbtq+ su dieci. La mozione, presentata dal consigliere del Pd Michele Albiani, che ha spiegato come "queste pratiche siano vietate in Germania, Brasile, Taiwan, Malta, Ecuador, Nuova Zelanda e in parti di Canada, Spagna, Usa e Australia, ma è una lista in continuo aggiornamento. Penultima in ordine cronologico, subito prima di Israele, è stata la Francia nel gennaio 2022", è passata con 25 voti a favore, 5 contrari e 4 astenuti. Si tratta di un fenomeno sommerso ma diffuso, per cui occorre - altro punto della mozione - "aprire un dialogo con tutte le comunità religiose della nostra città, per prevenire e contrastare l'utilizzo di tali pratiche" dato che "i più a rischio di terapie riparative restano i gruppi religiosi estremisti legati a terapeuti o consulenti conosciuti nel settore". Nel nostro Paese la legge non punisce in alcun modo queste procedure (che includono preghiera e esorcismo, modificazione del comportamento, terapia dell'avversione, trattamenti ormonali, psicoanalisi, ma addirittura digiuni forzati, tortura e lobotomia) ed è per questo che il Consiglio comunale, con questa delibera, impegna il sindaco e la giunta a "dichiarare in modo netto la propria contrarietà alle pratiche pseudoscientifiche conosciute come terapie di conversione o riparative nei confronti delle persone LGBTQ+".

Le terapie di conversione sono particolarmente diffuse tra gruppi religiosi estremisti

Al contempo, la richiesta che arriva da Milano è di "attivarsi con il Parlamento, il Governo e tutte le sedi opportune per sostenere la necessità di discutere e approvare nel più breve tempo possibile una legge che vieti tassativamente e severamente queste pratiche". Il provvedimento, spiega Albiani a Italpress, punta a essere "un incentivo a denunciare e chiedere aiuto". Perché se la ricerca scientifica non è mai riuscita a riprodurre i risultati dichiarati dalle associazioni che promuovono queste pratiche, evidenziandone invece la pericolosità per la salute fisica e mentale,  "Le conseguenze - sottolinea ancora il consigliere Pd - sono devastanti a livello fisico e psicologico, spesso portando al suicidio della vittima". Negli anni sono stati molti i pareri contrari a queste "terapie" espresse dagli esperti, come ad esempio dal Consiglio nazionale degli psicologi, compreso l'Ordine lombardo. Nel luglio 2021 la Congregazione Vaticana per il clero, dopo una lunga indagine su un'associazione spagnola, ha emesso una informativa finale che invita i vescovi a non assecondare né raccomandare queste terapie. Il mese scorso il Messico ha iniziato l’iter per vietare le terapie riparative, con una prima approvazione. Se il ddl sarà approvato, lo stato centro americano si unirebbe a Paesi che le hanno già vietate, tra i quali però non compare l'Italia. Qui, purtroppo, il dibattito politico non ha mai realmente preso forma: nel 2016 l’ex senatore Lo Giudice aveva avanzato una proposta per rendere la terapia di conversione illegale, ma quest’ultima non è mai arrivata a essere discussa.