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Home » Attualità » “Tra diversità e inclusione. Come saremo nel 2030? Il cambiamento è nelle mani dei cittadini”

“Tra diversità e inclusione. Come saremo nel 2030? Il cambiamento è nelle mani dei cittadini”

Non solo buoni sentimenti. C’è bisogno di consapevolezza. I cittadini oggi sono più attente alla condizione di tutti coloro che sono considerati diversi, dalle persone con disabilità agli stranieri

Nando Pagnoncelli
25 Novembre 2021
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La nuova Italia

 

“Nessuno ha la sfera di cristallo ma viviamo in una congiunzione astrale assolutamente favorevole nella prospettiva di una società più inclusiva nei confronti di ciò che è considerato diverso. Da un lato ci sono le istituzioni europee e nazionali che stanno riflettendo sul futuro e stanno investendo sulla sua costruzione attraverso i fondi del Pnrr, nella sfida di immaginare il domani. Dall’altro c’è il mondo delle imprese, che si sta muovendo ormai da diversi anni guidato da un nuovo senso di responsabilità sociale d’impresa. Fino a quindici anni fa circoscritto a iniziative di filantropia o a un miglioramento del rapporto con i propri clienti. Oggi vissuto in senso più olistico, con più attenzione e consapevolezza, passando dal principio che nelle imprese ci sono diversi portatori di interesse: dai lavoratori all’ambiente. E al centro del quadro, o della congiunzione, i cittadini che – sia pure con atteggiamenti un po’ selettivi a seconda dei soggetti coinvolti – sono molto più attenti alla condizione delle persone con disabilità, degli omosessuali, dei transgender, dei giovani, degli stranieri o di coloro che sono considerati diversi.

Alla domanda se tra dieci anni vivremo in un paese più equo, caratterizzato da una ripresa della dinamica demografica, dalla valorizzazione dei giovani, della popolazione straniera e delle categorie ai margini dell’attenzione come quelle dei disabili, rispondo che dipenderà soprattutto dai cittadini. All’Italia del domani per affrontare queste sfide in una logica inclusiva non basteranno infatti né le istituzioni, né le imprese, se i cittadini non diventeranno consapevoli delle loro responsabilità individuali nella costruzione di un futuro migliore. Per questo serve Luce!: non per appellarsi ai buoni sentimenti, ma per guidare i lettori verso la consapevolezza che attraverso i processi di inclusione, e percorrendo con convinzione la sua strada, potremo guadagnarci tutti”.

 

 

 

NANDO PAGNONCELLI è presidente di Ipsos, società leader in Italia nel settore delle ricerche demoscopiche. Insegna “Analisi della pubblica opinione” presso la Facoltà di Scienze Politiche e sociali dell’Università Cattolica di Milano.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown

La nuova Italia

  "Nessuno ha la sfera di cristallo ma viviamo in una congiunzione astrale assolutamente favorevole nella prospettiva di una società più inclusiva nei confronti di ciò che è considerato diverso. Da un lato ci sono le istituzioni europee e nazionali che stanno riflettendo sul futuro e stanno investendo sulla sua costruzione attraverso i fondi del Pnrr, nella sfida di immaginare il domani. Dall’altro c’è il mondo delle imprese, che si sta muovendo ormai da diversi anni guidato da un nuovo senso di responsabilità sociale d’impresa. Fino a quindici anni fa circoscritto a iniziative di filantropia o a un miglioramento del rapporto con i propri clienti. Oggi vissuto in senso più olistico, con più attenzione e consapevolezza, passando dal principio che nelle imprese ci sono diversi portatori di interesse: dai lavoratori all’ambiente. E al centro del quadro, o della congiunzione, i cittadini che - sia pure con atteggiamenti un po’ selettivi a seconda dei soggetti coinvolti - sono molto più attenti alla condizione delle persone con disabilità, degli omosessuali, dei transgender, dei giovani, degli stranieri o di coloro che sono considerati diversi. Alla domanda se tra dieci anni vivremo in un paese più equo, caratterizzato da una ripresa della dinamica demografica, dalla valorizzazione dei giovani, della popolazione straniera e delle categorie ai margini dell’attenzione come quelle dei disabili, rispondo che dipenderà soprattutto dai cittadini. All’Italia del domani per affrontare queste sfide in una logica inclusiva non basteranno infatti né le istituzioni, né le imprese, se i cittadini non diventeranno consapevoli delle loro responsabilità individuali nella costruzione di un futuro migliore. Per questo serve Luce!: non per appellarsi ai buoni sentimenti, ma per guidare i lettori verso la consapevolezza che attraverso i processi di inclusione, e percorrendo con convinzione la sua strada, potremo guadagnarci tutti”.       NANDO PAGNONCELLI è presidente di Ipsos, società leader in Italia nel settore delle ricerche demoscopiche. Insegna “Analisi della pubblica opinione” presso la Facoltà di Scienze Politiche e sociali dell’Università Cattolica di Milano.
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