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Home » Attualità » Dalle lettere con Meloni al podcast dei Papà per Scelta, Trapanese: “Vogliamo essere genitori”

Dalle lettere con Meloni al podcast dei Papà per Scelta, Trapanese: “Vogliamo essere genitori”

A "Questione di Famiglia" si parla di affido, famiglie monoparentali e disabilità: "Tutti i modelli familiari meritano di essere ascoltati e rispettati"

Ilaria Vallerini
9 Settembre 2022
Carlo Tumino, Christian De Florio e Luca Trapanese

Carlo Tumino, Christian De Florio e Luca Trapanese

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A porre idealmente inizio alla cena tra Luca Trapanese e Giorgia Meloni è stato lo scambio epistolare. Ma quello era solo l’antipasto. Se l’assessore al Welfare di Napoli cerca un’apertura in tema di genitorialità, la leader di Fratelli d’Italia resta salda nella sua posizione: i figli vanno cresciuti da una mamma e un papà. E se il primo round finisce con un nulla di fatto, si passa alla portata successiva. Il podcast.
Una puntata di “Questione di Famiglia” dedicata ai modelli familiari omogenitoriali o genitori single. Ospite dei conduttori Carlo Tumino e Christian De Florio è lo stesso Trapanese, che non molla la presa. “Questi siamo noi. Tre ragazzi legati da un filo invisibile: il desiderio di genitorialità”, recita così il post-fiume pubblicato sul profilo Instagram dei Papàperscelta che invita all’ascolto dei diversi modelli familiari esistenti, “perché tutti meritano di essere rispettati”.

“Le capacità genitoriali non dipendono dall’orientamento sessuale”

Carlo Tumino e Christian De Florio con i figli Julian e Sebastian

“Luca (Trapanese, ndr) è padre di Alba, anche se la legge italiana non consente l’adozione alle persone single, se non in casi eccezionali. Carlo (Tumino ndr.) e Christian (De Florio ndr.) sono padri di Julian e Sebastian nati negli Stati Uniti, perché in Italia le coppie omosessuali se vogliono crearsi una famiglia devono andare all’estero“. Sono queste le storie di vita raccontate nella puntata del podcast ‘Questione di Famiglia’ che riprende il filo della questione partendo proprio dalla risposta di Giorgia Meloni a Trapanese. “Quello che ci accomuna – prosegue il post dei Papàperscelta su Instagram – non è il solo fatto di essere diventati padri in un Paese che nega la nostra genitorialità, ma la consapevolezza che è stata una scelta di responsabilità, esattamente come tante altre famiglie, che pur avendo forme diverse, sono legate dall’amore per i propri figli. Perché non è vero che due genitori sono sempre meglio di un solo genitore. Non è vero che due genitori dello stesso sesso non possono garantire la stessa serenità di una madre e un padre. Le capacità genitoriali hanno poco a che fare con il proprio orientamento sessuale o con la composizione familiare“.

Il podcast “La disabilità è sociale e culturale”

Luca-Trapanese-Alba
Luca Trapanese con la figlia Alba, che ha la sindrome di Down

“La disabilità è sociale e culturale e deriva da come gli altri ci vedono, non dalle nostre effettive capacità genitoriali”. Questi papà hanno accettato la sfida, condividendo la propria storia per smussare gli angoli di posizioni prese. E così hanno messo sul piatto (tornando alla cena) “affido, famiglie monoparentali, ma anche disabilità in un contesto politico che considera le persone come categorie piuttosto che soffermarsi sul reale benessere dei bambini”. I Papàperscelta invitano all’ascolto “perché nel racconto delle nostre storie personali, sono racchiuse le vite reali di tante persone che come noi, lottano ogni giorno per regalare un futuro migliore ai nostri figli, ma anche ai vostri”. Legate da un filo invisibile chiamato genitorialità.

Le reazioni: “Scioccati, travolti da un’aggressione senza precedenti”

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Famiglia De Florio Carlo&Chris (@papaperscelta)

“Siamo stati travolti da un’aggressione senza precedenti, con una violenza ingiustificata a cui ha preso parte anche un senatore che ha vigliaccamente alimentato una conversazione già tossica e feroce“. Se qualcuno si chiedesse quali sono state le reazioni al podcast e al post dei Papà per Scelta, in cui si parlava di genitorialità per le famiglie “altre”, non convenzionali ma comunque presenti e legittimate a rivendicare i propri diritti, sono gli stessi Christian e Carlo a rispondere. Mentre cercano di elaborare lo shock provocato proprio da come il web ha reagito al loro appello di apertura. “Abbiamo trascorso le ultime ore scioccati. Abbiamo pubblicato giorni fa un post in cui chiedevamo alla politica risposte concrete per il futuro della nostra e di tante altre famiglie omogenitoriali. Domande lecite se c’è di mezzo il futuro dei propri figli”, scrivono i due sempre su Instagram, in un lungo messaggio a corredo di screeshot in cui si leggono, verso di loro, offese, insulti omofobi, minacce e chi più ne ha più ne metta.

“C’è chi dopo il 25 Settembre riaprirebbe i forni, chi invoca l’Olacausto, chi ci guarirebbe con ‘olio di ricino a volontà’ proprio come facevano i nazisti per torturare i dissidenti – spiegano Tumino e De Florio –. C’è chi ci definisce appestati, pervertiti e infami, chi ci darebbe due calci, chi ci deporterebbe al confine, chi in reparto psichiatria e chi si augura che arrivino gli assistenti sociali a toglierci i figli”. “Ora, siamo tutti d’accordo che il comportamento di queste persone sia deplorevole e, tranquilli, saranno denunciate. Ma non è definendole meschine che risolviamo il problema”, aggiungono, annunciando che non lasceranno correre e procederanno per vie legali contro gli utenti che hanno scritto questi commenti.
“È chiara la matrice di questi messaggi, che ci ricordano il clima in senato dopo l’affossamento del DDL ZAN, accolto da un boato, tra risate sguaiate e applausi scroscianti. Noi alla politica mediocre, populista e aggressiva rispondiamo con il sorriso. Vogliamo essere d’esempio ai nostri bimbi: si può cambiare il mondo senza strillare e senza calpestare gli ultimi”. Non ci stanno, insomma, a rispondere alla violenza con la rabbia, con altra violenza, perché si aprirebbe un circolo vizioso da cui, invece, stanno cercando a fatica di uscire. Perché il mondo, quello che vogliono regalare ai loro bimbi, Julian e Sebastian, è più bello se basato sul rispetto e pieno di sorrisi per l’altro/a invece che sull’odio e la repulsione.

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Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
A porre idealmente inizio alla cena tra Luca Trapanese e Giorgia Meloni è stato lo scambio epistolare. Ma quello era solo l'antipasto. Se l’assessore al Welfare di Napoli cerca un’apertura in tema di genitorialità, la leader di Fratelli d’Italia resta salda nella sua posizione: i figli vanno cresciuti da una mamma e un papà. E se il primo round finisce con un nulla di fatto, si passa alla portata successiva. Il podcast. Una puntata di "Questione di Famiglia" dedicata ai modelli familiari omogenitoriali o genitori single. Ospite dei conduttori Carlo Tumino e Christian De Florio è lo stesso Trapanese, che non molla la presa. "Questi siamo noi. Tre ragazzi legati da un filo invisibile: il desiderio di genitorialità", recita così il post-fiume pubblicato sul profilo Instagram dei Papàperscelta che invita all'ascolto dei diversi modelli familiari esistenti, "perché tutti meritano di essere rispettati".

"Le capacità genitoriali non dipendono dall'orientamento sessuale"

Carlo Tumino e Christian De Florio con i figli Julian e Sebastian
"Luca (Trapanese, ndr) è padre di Alba, anche se la legge italiana non consente l’adozione alle persone single, se non in casi eccezionali. Carlo (Tumino ndr.) e Christian (De Florio ndr.) sono padri di Julian e Sebastian nati negli Stati Uniti, perché in Italia le coppie omosessuali se vogliono crearsi una famiglia devono andare all’estero". Sono queste le storie di vita raccontate nella puntata del podcast 'Questione di Famiglia' che riprende il filo della questione partendo proprio dalla risposta di Giorgia Meloni a Trapanese. "Quello che ci accomuna - prosegue il post dei Papàperscelta su Instagram - non è il solo fatto di essere diventati padri in un Paese che nega la nostra genitorialità, ma la consapevolezza che è stata una scelta di responsabilità, esattamente come tante altre famiglie, che pur avendo forme diverse, sono legate dall’amore per i propri figli. Perché non è vero che due genitori sono sempre meglio di un solo genitore. Non è vero che due genitori dello stesso sesso non possono garantire la stessa serenità di una madre e un padre. Le capacità genitoriali hanno poco a che fare con il proprio orientamento sessuale o con la composizione familiare".

Il podcast "La disabilità è sociale e culturale"

Luca-Trapanese-Alba
Luca Trapanese con la figlia Alba, che ha la sindrome di Down
"La disabilità è sociale e culturale e deriva da come gli altri ci vedono, non dalle nostre effettive capacità genitoriali". Questi papà hanno accettato la sfida, condividendo la propria storia per smussare gli angoli di posizioni prese. E così hanno messo sul piatto (tornando alla cena) "affido, famiglie monoparentali, ma anche disabilità in un contesto politico che considera le persone come categorie piuttosto che soffermarsi sul reale benessere dei bambini". I Papàperscelta invitano all'ascolto "perché nel racconto delle nostre storie personali, sono racchiuse le vite reali di tante persone che come noi, lottano ogni giorno per regalare un futuro migliore ai nostri figli, ma anche ai vostri". Legate da un filo invisibile chiamato genitorialità.

Le reazioni: "Scioccati, travolti da un’aggressione senza precedenti"

 
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Un post condiviso da Famiglia De Florio Carlo&Chris (@papaperscelta)

"Siamo stati travolti da un’aggressione senza precedenti, con una violenza ingiustificata a cui ha preso parte anche un senatore che ha vigliaccamente alimentato una conversazione già tossica e feroce". Se qualcuno si chiedesse quali sono state le reazioni al podcast e al post dei Papà per Scelta, in cui si parlava di genitorialità per le famiglie "altre", non convenzionali ma comunque presenti e legittimate a rivendicare i propri diritti, sono gli stessi Christian e Carlo a rispondere. Mentre cercano di elaborare lo shock provocato proprio da come il web ha reagito al loro appello di apertura. "Abbiamo trascorso le ultime ore scioccati. Abbiamo pubblicato giorni fa un post in cui chiedevamo alla politica risposte concrete per il futuro della nostra e di tante altre famiglie omogenitoriali. Domande lecite se c’è di mezzo il futuro dei propri figli", scrivono i due sempre su Instagram, in un lungo messaggio a corredo di screeshot in cui si leggono, verso di loro, offese, insulti omofobi, minacce e chi più ne ha più ne metta. "C’è chi dopo il 25 Settembre riaprirebbe i forni, chi invoca l’Olacausto, chi ci guarirebbe con 'olio di ricino a volontà' proprio come facevano i nazisti per torturare i dissidenti – spiegano Tumino e De Florio –. C’è chi ci definisce appestati, pervertiti e infami, chi ci darebbe due calci, chi ci deporterebbe al confine, chi in reparto psichiatria e chi si augura che arrivino gli assistenti sociali a toglierci i figli". "Ora, siamo tutti d’accordo che il comportamento di queste persone sia deplorevole e, tranquilli, saranno denunciate. Ma non è definendole meschine che risolviamo il problema", aggiungono, annunciando che non lasceranno correre e procederanno per vie legali contro gli utenti che hanno scritto questi commenti. "È chiara la matrice di questi messaggi, che ci ricordano il clima in senato dopo l’affossamento del DDL ZAN, accolto da un boato, tra risate sguaiate e applausi scroscianti. Noi alla politica mediocre, populista e aggressiva rispondiamo con il sorriso. Vogliamo essere d’esempio ai nostri bimbi: si può cambiare il mondo senza strillare e senza calpestare gli ultimi". Non ci stanno, insomma, a rispondere alla violenza con la rabbia, con altra violenza, perché si aprirebbe un circolo vizioso da cui, invece, stanno cercando a fatica di uscire. Perché il mondo, quello che vogliono regalare ai loro bimbi, Julian e Sebastian, è più bello se basato sul rispetto e pieno di sorrisi per l'altro/a invece che sull'odio e la repulsione.
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