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Home » Attualità » Trecento femmine di tartaruga annegate su una spiaggia in Messico: colpa di reti fantasma

Trecento femmine di tartaruga annegate su una spiaggia in Messico: colpa di reti fantasma

piccoli esemplari appartenevano a una specie classificata come vulnerabile dall' Iucn. Secondo le prime ipotesi, mentre stavano nuotando verso la costa per deporre le uova, le tartarughe sarebbero rimaste impigliate in “reti fantasma”

Sofia Francioni
29 Ottobre 2021
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La spiaggia di Morro Ayuta, a Oxaca, si è trasformata in un cimitero a cielo aperto. Trecento piccole tartarughe marine, le Lepidochelys olivacee, sono state trovate morte probabilmente per annegamento sulla costa occidentale del Messico. Gli esemplari appartengono a una specie classificata come vulnerabile dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), dal momento che le tartarughe olivacee nidificano soltanto in un numero limitato di posti, tra cui la spiaggia di Morro Ayuta, dove le attività dell’uomo e la distruzione dei loro habitat già ostacolano la deposizione delle uova.

A riportare la notizia della strage è la Bbc, che – dopo aver intervistato un funzionario del ministero dell’Ambiente messicano – paventa una prima ipotesi: dal mare le tartarughe non sarebbero riuscite a risalire in superficie per respirare perché sarebbero rimaste incastrate in reti da pesca abbandonate in mare.

Ma c’è di più. Come ha riferito alla stampa locale l’esperto di tartarughe Ernesto Albavera Padilla: “Tutti gli esemplari trovati morti sulla costa sono femmine che stavano andando verso la spiaggia di Morro Ayuta per deporre le uova”: una tragedia, dunque, dentro la tragedia.

Non è la prima volta che a Oaxaca si compiono stragi simili per colpa delle cosiddette “reti fantasma” che, come spiega il rapporto Fao, fanno parte di quelle 640mila tonnellate di rifiuti presenti in mare. Reti che vengono abbandonate abusivamente per la pesca illegale, ma che molto più spesso sono il risultato di incidenti. Come riporta sempre il rapporto Fao, la maggior parte delle attrezzature da pesca infatti non viene deliberatamente abbandonata in mare, ma viene persa durante le tempeste, trasportata via da forti correnti o è il risultato dei “conflitti tra attrezzature“, che accadono ad esempio quando si pesca con le reti in aree dove sono già state sistemate sul fondo trappole in cui le nuove reti possono incagliarsi.

Il Messico dal 1992 ha vietato la cattura delle tartarughe marine, prevedendo pene severe per chiunque le uccida. Riguardo a quest’ultima strage, i funzionari del ministero dell’Ambiente messicano hanno dichiarato che la marina si unirà alle autorità ambientali per fare luce sulla morte delle tartarughe.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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