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Home » Attualità » New York, il tribunale respinge una causa per violenza sessuale contro Kevin Spacey

New York, il tribunale respinge una causa per violenza sessuale contro Kevin Spacey

Mentre nel Regno Unito il 63enne premio Oscar attende l'inizio del processo per cinque cause di violenza sessuale, negli Usa il giudice archivia il caso sollevato da Anthony Rapp

Marianna Grazi
21 Ottobre 2022
Kevin Spacey a processo a New York per violenza sessuale

Kevin Spacey a processo a New York per violenza sessuale

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Giovedì pomeriggio, una giuria di New York ha dichiarato Kevin Spacey non colpevole di aggressione sessuale per l’accusa di aver ‘abbordato’ Anthony Rapp e di essersi brevemente sdraiato su di lui in un letto dopo una festa nel 1986, quando quest’ultimo aveva solo 14 anni. La Corte ha deliberato per circa un’ora concludendo infine che l’accusa non ha fornito prove valide e sufficienti che Spacey abbia “toccato una parte sessuale o intima” del 50enne, anch’egli attore. Il giudice Lewis Kaplan ha quindi formalmente archiviato il caso. Gli avvocati del premio Oscar, dopo la lettura del verdetto, hanno abbracciato il loro assistito, felici per la vittoria: “Siamo molto grati alla giuria per aver riconosciuto queste false accuse“, ha dichiarato Jennifer Keller, una dei legali, uscendo dal tribunale.

L’accusa di aggressione sessuale

Conosciuto principalmente per il suo ruolo in “Star Trek: Discovery“, Anthony Rapp ha denunciato che nel 1986 Spacey, all’epoca 26enne, lo aveva invitato a una festa a casa sua a Manhattan, dove lo aveva preso di peso, lo aveva fatto sdraiare sul letto, gli aveva afferrato il sedere e aveva premuto l’inguine sul suo corpo senza il suo consenso. “Ero consapevole che stava cercando di avere rapporti sessuali con me”, ha detto nel 2017 in un’intervista a Buzzfeed. Per questo, nel settembre 2020 ha intentato un’azione legale, chiedendo circa 40 milioni di dollari di danni. La star di “American Beauty” ha sempre negato le accuse a suo carico. Il processo, che si è svolto un tribunale federale di Manhattan, è durato tre settimane; prendendo la parola in sua difesa durante gli ultimi giorni di discussione Kevin Spacey ha detto di essere rimasto scioccato quando il collega Rapp ha reso pubbliche le sue accuse, cinque anni fa. “Non capivo come potesse essere vero”, ha detto il 63enne, aggiungendo che non sarebbe stato interessato sessualmente al signor Rapp perché era minorenne.

La decisione della Corte di New York

kevin-spacey-a-processo-sketch
Kevin Spacey è stato ritenuto non responsabile delle accuse di aggressione sessuale nei confronti di Rapp. Uno sketch del processo di giovedì 20 ottobre

Nella sua arringa finale, l’avvocato dall’accusa Richard Steigman, ha suggerito che Spacey ha distorto la sua testimonianza al processo per adattarla alla sua difesa, sottolineando le scuse di Spacey del 2017 a Rapp,  quando la storia è venuta alla luce per la prima volta. Secondo il legale la testimonianza è stata “preparata” rispetto a quella del suo cliente. Keller invece, avvocata di Spacey, ha paventato l’ombra del movimento MeToo sul caso, affermando che Rapp ha “attaccato il suo carro” al movimento quando si è fatto avanti.
“Questo non è uno sport di squadra in cui o si è dalla parte del MeToo o si è dall’altra parte”, ha detto rivolgendosi alla giuria. “Questo è un luogo molto diverso. Il nostro sistema richiede prove, evidenze, supporto oggettivo per le accuse fornite a una giuria imparziale. Per quanto la società di oggi possa essere polarizzata, qui non dovrebbe trovare spazio”.

La Corte dunque ha stabilito che il signor Rapp non aveva fornito alcuna prova a supporto dell’accusa contro Spacey. Il giudice ha anche respinto la richiesta di inflizione intenzionale di stress emotivo. Secondo la legge di New York, infatti, la violenza sessuale consiste nell’avere contatti con un’altra persona, senza il suo consenso, in un modo che una persona ragionevole troverebbe offensivo.

Carriera rovinata

Ma la vittoria del 20 ottobre si potrebbe definire una “vittoria di Pirro” per Kevin Spacey, viste le altre cause che “pendono su di lui, comprese le accuse penali nel Regno Unito“, commentano dalla CNN. L’attore ha infatti ottenuto due vittorie nei processi per abusi sessuali contro di lui, in questo caso e quello precedentemente archiviato a Nantucket. Tuttavia, si trova di fronte ad una lunga battaglia ancora tutta da decidersi. Sono cinque le accuse di aggressione sessuale in cui è imputato nel Regno Unito, per le quali si è sempre dichiarato non colpevole. Il processo, in questa caso, dovrebbe iniziare nel giugno 2023.
Intanto però le molteplici cause hanno letteralmente fatto deragliare la carriera della star di Hollywood. Netflix lo ha escluso dalla serie drammatica “House of Cards” e Christopher Plummer lo ha sostituito nel ruolo di J. Paul Getty in “Tutti i soldi del mondo“. In agosto, un giudice ha stabilito che Spacey dovrà pagare 31 milioni di dollari ai produttori di “House of Cards” per le spese sostenute dopo il suo licenziamento.

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Instagram

  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
Giovedì pomeriggio, una giuria di New York ha dichiarato Kevin Spacey non colpevole di aggressione sessuale per l'accusa di aver 'abbordato' Anthony Rapp e di essersi brevemente sdraiato su di lui in un letto dopo una festa nel 1986, quando quest'ultimo aveva solo 14 anni. La Corte ha deliberato per circa un'ora concludendo infine che l'accusa non ha fornito prove valide e sufficienti che Spacey abbia "toccato una parte sessuale o intima" del 50enne, anch'egli attore. Il giudice Lewis Kaplan ha quindi formalmente archiviato il caso. Gli avvocati del premio Oscar, dopo la lettura del verdetto, hanno abbracciato il loro assistito, felici per la vittoria: "Siamo molto grati alla giuria per aver riconosciuto queste false accuse", ha dichiarato Jennifer Keller, una dei legali, uscendo dal tribunale.

L'accusa di aggressione sessuale

Conosciuto principalmente per il suo ruolo in "Star Trek: Discovery", Anthony Rapp ha denunciato che nel 1986 Spacey, all'epoca 26enne, lo aveva invitato a una festa a casa sua a Manhattan, dove lo aveva preso di peso, lo aveva fatto sdraiare sul letto, gli aveva afferrato il sedere e aveva premuto l'inguine sul suo corpo senza il suo consenso. "Ero consapevole che stava cercando di avere rapporti sessuali con me", ha detto nel 2017 in un'intervista a Buzzfeed. Per questo, nel settembre 2020 ha intentato un'azione legale, chiedendo circa 40 milioni di dollari di danni. La star di "American Beauty" ha sempre negato le accuse a suo carico. Il processo, che si è svolto un tribunale federale di Manhattan, è durato tre settimane; prendendo la parola in sua difesa durante gli ultimi giorni di discussione Kevin Spacey ha detto di essere rimasto scioccato quando il collega Rapp ha reso pubbliche le sue accuse, cinque anni fa. "Non capivo come potesse essere vero", ha detto il 63enne, aggiungendo che non sarebbe stato interessato sessualmente al signor Rapp perché era minorenne.

La decisione della Corte di New York

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Kevin Spacey è stato ritenuto non responsabile delle accuse di aggressione sessuale nei confronti di Rapp. Uno sketch del processo di giovedì 20 ottobre
Nella sua arringa finale, l'avvocato dall'accusa Richard Steigman, ha suggerito che Spacey ha distorto la sua testimonianza al processo per adattarla alla sua difesa, sottolineando le scuse di Spacey del 2017 a Rapp,  quando la storia è venuta alla luce per la prima volta. Secondo il legale la testimonianza è stata "preparata" rispetto a quella del suo cliente. Keller invece, avvocata di Spacey, ha paventato l'ombra del movimento MeToo sul caso, affermando che Rapp ha "attaccato il suo carro" al movimento quando si è fatto avanti. "Questo non è uno sport di squadra in cui o si è dalla parte del MeToo o si è dall'altra parte", ha detto rivolgendosi alla giuria. "Questo è un luogo molto diverso. Il nostro sistema richiede prove, evidenze, supporto oggettivo per le accuse fornite a una giuria imparziale. Per quanto la società di oggi possa essere polarizzata, qui non dovrebbe trovare spazio". La Corte dunque ha stabilito che il signor Rapp non aveva fornito alcuna prova a supporto dell'accusa contro Spacey. Il giudice ha anche respinto la richiesta di inflizione intenzionale di stress emotivo. Secondo la legge di New York, infatti, la violenza sessuale consiste nell'avere contatti con un'altra persona, senza il suo consenso, in un modo che una persona ragionevole troverebbe offensivo.

Carriera rovinata

Ma la vittoria del 20 ottobre si potrebbe definire una "vittoria di Pirro" per Kevin Spacey, viste le altre cause che "pendono su di lui, comprese le accuse penali nel Regno Unito", commentano dalla CNN. L'attore ha infatti ottenuto due vittorie nei processi per abusi sessuali contro di lui, in questo caso e quello precedentemente archiviato a Nantucket. Tuttavia, si trova di fronte ad una lunga battaglia ancora tutta da decidersi. Sono cinque le accuse di aggressione sessuale in cui è imputato nel Regno Unito, per le quali si è sempre dichiarato non colpevole. Il processo, in questa caso, dovrebbe iniziare nel giugno 2023. Intanto però le molteplici cause hanno letteralmente fatto deragliare la carriera della star di Hollywood. Netflix lo ha escluso dalla serie drammatica "House of Cards" e Christopher Plummer lo ha sostituito nel ruolo di J. Paul Getty in "Tutti i soldi del mondo". In agosto, un giudice ha stabilito che Spacey dovrà pagare 31 milioni di dollari ai produttori di "House of Cards" per le spese sostenute dopo il suo licenziamento.
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