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Home » Attualità » Tubercolosi, giornata mondiale 24 marzo. Paura per l’Ucraina: “Il Paese con più casi in Europa”

Tubercolosi, giornata mondiale 24 marzo. Paura per l’Ucraina: “Il Paese con più casi in Europa”

La malattia è tuttora diffusa: proprio l’Ucraina e la Russia sono tra i Paesi al mondo con i livelli più preoccupanti di tubercolosi resistente ai farmaci. E in Italia scatta per i profughi ucraini il piano di monitoraggio e screening

Barbara Berti
24 Marzo 2022
Il 24 marzo ricorre la Giornata Mondiale della Tubercolosi (o anche giornata mondiale della lotta alla tubercolosi)

Il 24 marzo ricorre la Giornata Mondiale della Tubercolosi (o anche giornata mondiale della lotta alla tubercolosi)

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La tubercolosi è una malattia che nel corso dei secoli ha provocato un grande numero di vittime nel mondo: solamente nel XIX secolo ha causato più del 30% dei decessi in Europa. Grazie all’avvento degli antibiotici antitubercolari, nel XX secolo, la patologia è stata contenuta in maniera decisa, ma ha avuto un’ulteriore recrudescenza negli anni a venire. Tuttora la malattia è ancora diffusa, anche se è diventata una condizione nel complesso più facile da diagnosticare e da curare, almeno nei Paesi sviluppati.

Il discorso cambia drammaticamente negli Stati che vivono una situazione di povertà estrema: qui, infatti, la patologia continua a mietere vittime. E la pandemia da Covid-19 ha peggiorato la situazione.

Il 24 marzo ricorre la Giornata Mondiale della Tubercolosi (o anche giornata mondiale della lotta alla tubercolosi)
Il 24 marzo ricorre la Giornata Mondiale della Tubercolosi (o anche giornata mondiale della lotta alla tubercolosi)

Il 24 marzo ricorre la Giornata mondiale della Tubercolosi (o anche giornata mondiale della lotta alla tubercolosi): in questo giorno nel 1882 il medico, batteriologo e microbiologo tedesco, Robert Koch, annunciò alla comunità scientifica la scoperta dell’agente batterico responsabile della patologia, il cosiddetto bacillo di Koch.
A livello mondiale è necessario raggiungere l’obiettivo della strategia “End TB” di porre fine alla tubercolosi entro il 2030 come parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), pertanto, mira a sensibilizzare istituzioni, organizzazioni della società civile, operatori sanitari e altri attori coinvolti nella lotta alla tubercolosi a collaborare e unire gli sforzi per fermare la malattia e ridurre drasticamente il numero di decessi ad essa correlati.

Giornata mondiale della tubercolosi 2022

E proprio in occasione della Giornata mondiale della tubercolosi, l’OMS chiede un investimento urgente di risorse, supporto, cure e informazioni nella lotta contro la tubercolosi. Il tema scelto per la Giornata mondiale 2022 è, infatti, “Investire per porre fine alla tubercolosi. Save Lives”.
Sebbene dal 2000 siano state salvate 66 milioni di vite, la pandemia di Covid-19 ha annullato tali guadagni. Per la prima volta in oltre un decennio, i decessi per tubercolosi sono aumentati nel 2020, anno in cui 9,9 milioni di persone si sono ammalate e 1,5 milioni sono morte.

I dati dell’Oms

“La tubercolosi rimane uno dei killer infettivi più letali al mondo. Ogni giorno, oltre 4.100 persone perdono la vita a causa della tubercolosi e quasi 30.000 persone si ammalano di questa malattia prevenibile e curabile” si legge in un articolo pubblicato online dall’Oms. “Per porre fine alla diffusione della malattia si richiede un’azione concertata da parte di tutti gli attori in campo”, sottolineano gli esperti, chiedendo a gran voce “maggiori investimenti” per attuare un piano vigoroso e di contrasto. La spesa globale per la diagnostica, le cure e la prevenzione della tubercolosi nel 2020 era meno della metà dell’obiettivo globale di 13 miliardi di dollari all’anno entro il 2022. Per la ricerca e lo sviluppo sono necessari 1,1 miliardi di dollari in più all’anno. “Sono necessari investimenti urgenti per sviluppare ed espandere l’accesso ai servizi e agli strumenti più innovativi per prevenire, rilevare e curare la tubercolosi. Mosse che potrebbero salvare milioni di vite ogni anno, ridurre le disuguaglianze ed evitare enormi perdite economiche”, sostiene Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.

Tra il 2018 e il 2020, 20 milioni di persone sono state raggiunte con un trattamento per la tubercolosi. Questo è il 50% dell’obiettivo quinquennale di 40 milioni di persone raggiunto con il trattamento della tubercolosi per il 2018-2022
Tra il 2018 e il 2020, 20 milioni di persone sono state raggiunte con un trattamento per la tubercolosi: si trayya del 50% dell’obiettivo quinquennale di 40 milioni di persone raggiunto con il trattamento della tubercolosi per il 2018-2022

Trattamento e obiettivi

Tra il 2018 e il 2020, 20 milioni di persone sono state raggiunte con un trattamento per la tubercolosi. Questo è il 50% dell’obiettivo quinquennale di 40 milioni di persone raggiunto con il trattamento della tubercolosi per il 2018-2022. Nello stesso periodo a 8,7 milioni di persone sono state fornite cure preventive per la tubercolosi. Questo è il 29% dell’obiettivo di 30 milioni per il 2018-2022.
La situazione è ancora peggiore per i bambini e gli adolescenti affetti da tubercolosi. Nel 2020, si stima che il 63% dei bambini e dei giovani adolescenti al di sotto dei 15 anni affetti da tubercolosi non sia stato raggiunto o non abbia ufficialmente avuto accesso a servizi di diagnosi e cura della tubercolosi salvavita. E la stima è ancora più alta (72%) considerando i bambini sotto i 5 anni. “Quasi due terzi dei bambini potenzialmente trattabili, sotto i 5 anni, non hanno ricevuto un trattamento preventivo per la tubercolosi e quindi rimangono a rischio di contrarre la malattia” dice l’articolo dell’Oms.

In Honduras il tasso di mortalità infantile è molto alta per malnutrinizione e malattie tra cui tubercolosi e anemia
In Honduras il tasso di mortalità infantile è molto alta per malnutrizione e malattie tra cui tubercolosi e anemia

Il conflitto in Ucraina sta aggravando la diffusione della tubercolosi

Ora anche il conflitto in Ucraina sta aggravando la diffusione della tubercolosi. L’Ucraina e la Russia, infatti, sono tra i Paesi al mondo con i livelli più preoccupanti di tubercolosi resistente ai farmaci (MDR-TB) e anche con più alta prevalenza di HIV/TB. “Siamo estremamente preoccupati per la salute delle persone trattate per Hiv e tubercolosi in Ucraina che si trovano a fuggire da una guerra in condizioni estremamente stressanti” dichiara Peter Sands, direttore esecutivo del Global Fund, l’organizzazione non governativa per la lotta all’Aids, tubercolosi e malaria. E aggiunge: “Siamo all’opera per sbloccare velocemente 15 milioni di dollari in fondi di emergenza e sta lavorando con i propri partner in Ucraina e nei Paesi vicini per garantire ai pazienti sotto trattamento continuità terapeutica e tutto il supporto necessario”.

Paesi che rappresentano l’86% dei nuovi casi di tubercolosi nel mondo

Secondo l’Oms nel 2020, sono 30 i Paesi che rappresentano l’86% dei nuovi casi di tubercolosi nel mondo. Otto di questi Paesi sono responsabili dei due terzi dei casi totali: tra questi, in testa l’India, seguita poi da Cina, Indonesia, Filippine, Pakistan, Nigeria, Bangladesh e Sud Africa. In Europa, l’Ucraina è uno dei Paesi con la maggiore incidenza di casi.
Non è un caso che in Italia sia subito scattato per i profughi ucraini il piano di monitoraggio e screening con test per la TBC, oltre a quello per il Covid. E che la stessa Società Italiana di Pediatria (Sip) abbia diramato un vademecum specifico, invitando allo “screening per la tubercolosi, considerata l’elevata incidenza in Ucraina di questa patologia”, con test e “nei pazienti con tosse persistente da più di 2 settimane, è raccomandata una radiografia del torace e successivi esami di approfondimento diagnostico”.

In Italia

Per quanto riguarda l’Italia, le notifiche di tubercolosi (non la stima, che è stabile intorno ai 5mila casi) in Italia risalgono a dati del 2019: 3346, erano 3912 l’anno prima, con una diminuzione tra il 2015 e il 2019 del 2,8% l’anno in media. Il 56,2% dei casi totali notificati si è verificato in persone di origine straniera.
Dei casi totali notificati nel 2019, 2661 (79,5%) sono stati classificati come casi nuovi, 2361 (70,6%) come confermati in laboratorio. L’età media dei casi nuovi è stata 52,9 anni per i casi segnalati in persone nate in Italia e 37,2 tra le persone straniere. Il 60,6% dei casi si sono verificati in persone tra 25 e 64 anni, il 19,1% in persone di età superiore ai 64 anni e il 14,8% in persone tra 15 e 24 anni. Sono stati registrati 80 casi (2,5%) in bambini sotto i 5 anni di età e 96 casi (3,0%) in bambini tra 5 e 14 anni. L’Italia è l’unico tra i Paesi europei che ha riportato una frequenza di casi nuovi più elevata tra le femmine rispetto ai maschi.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
La tubercolosi è una malattia che nel corso dei secoli ha provocato un grande numero di vittime nel mondo: solamente nel XIX secolo ha causato più del 30% dei decessi in Europa. Grazie all’avvento degli antibiotici antitubercolari, nel XX secolo, la patologia è stata contenuta in maniera decisa, ma ha avuto un’ulteriore recrudescenza negli anni a venire. Tuttora la malattia è ancora diffusa, anche se è diventata una condizione nel complesso più facile da diagnosticare e da curare, almeno nei Paesi sviluppati. Il discorso cambia drammaticamente negli Stati che vivono una situazione di povertà estrema: qui, infatti, la patologia continua a mietere vittime. E la pandemia da Covid-19 ha peggiorato la situazione.
Il 24 marzo ricorre la Giornata Mondiale della Tubercolosi (o anche giornata mondiale della lotta alla tubercolosi)
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Il 24 marzo ricorre la Giornata mondiale della Tubercolosi (o anche giornata mondiale della lotta alla tubercolosi): in questo giorno nel 1882 il medico, batteriologo e microbiologo tedesco, Robert Koch, annunciò alla comunità scientifica la scoperta dell’agente batterico responsabile della patologia, il cosiddetto bacillo di Koch. A livello mondiale è necessario raggiungere l’obiettivo della strategia “End TB” di porre fine alla tubercolosi entro il 2030 come parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), pertanto, mira a sensibilizzare istituzioni, organizzazioni della società civile, operatori sanitari e altri attori coinvolti nella lotta alla tubercolosi a collaborare e unire gli sforzi per fermare la malattia e ridurre drasticamente il numero di decessi ad essa correlati.

Giornata mondiale della tubercolosi 2022

E proprio in occasione della Giornata mondiale della tubercolosi, l’OMS chiede un investimento urgente di risorse, supporto, cure e informazioni nella lotta contro la tubercolosi. Il tema scelto per la Giornata mondiale 2022 è, infatti, “Investire per porre fine alla tubercolosi. Save Lives”. Sebbene dal 2000 siano state salvate 66 milioni di vite, la pandemia di Covid-19 ha annullato tali guadagni. Per la prima volta in oltre un decennio, i decessi per tubercolosi sono aumentati nel 2020, anno in cui 9,9 milioni di persone si sono ammalate e 1,5 milioni sono morte.

I dati dell'Oms

“La tubercolosi rimane uno dei killer infettivi più letali al mondo. Ogni giorno, oltre 4.100 persone perdono la vita a causa della tubercolosi e quasi 30.000 persone si ammalano di questa malattia prevenibile e curabile” si legge in un articolo pubblicato online dall’Oms. “Per porre fine alla diffusione della malattia si richiede un’azione concertata da parte di tutti gli attori in campo”, sottolineano gli esperti, chiedendo a gran voce “maggiori investimenti” per attuare un piano vigoroso e di contrasto. La spesa globale per la diagnostica, le cure e la prevenzione della tubercolosi nel 2020 era meno della metà dell’obiettivo globale di 13 miliardi di dollari all’anno entro il 2022. Per la ricerca e lo sviluppo sono necessari 1,1 miliardi di dollari in più all’anno. “Sono necessari investimenti urgenti per sviluppare ed espandere l’accesso ai servizi e agli strumenti più innovativi per prevenire, rilevare e curare la tubercolosi. Mosse che potrebbero salvare milioni di vite ogni anno, ridurre le disuguaglianze ed evitare enormi perdite economiche”, sostiene Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.
Tra il 2018 e il 2020, 20 milioni di persone sono state raggiunte con un trattamento per la tubercolosi. Questo è il 50% dell’obiettivo quinquennale di 40 milioni di persone raggiunto con il trattamento della tubercolosi per il 2018-2022
Tra il 2018 e il 2020, 20 milioni di persone sono state raggiunte con un trattamento per la tubercolosi: si trayya del 50% dell’obiettivo quinquennale di 40 milioni di persone raggiunto con il trattamento della tubercolosi per il 2018-2022

Trattamento e obiettivi

Tra il 2018 e il 2020, 20 milioni di persone sono state raggiunte con un trattamento per la tubercolosi. Questo è il 50% dell’obiettivo quinquennale di 40 milioni di persone raggiunto con il trattamento della tubercolosi per il 2018-2022. Nello stesso periodo a 8,7 milioni di persone sono state fornite cure preventive per la tubercolosi. Questo è il 29% dell’obiettivo di 30 milioni per il 2018-2022. La situazione è ancora peggiore per i bambini e gli adolescenti affetti da tubercolosi. Nel 2020, si stima che il 63% dei bambini e dei giovani adolescenti al di sotto dei 15 anni affetti da tubercolosi non sia stato raggiunto o non abbia ufficialmente avuto accesso a servizi di diagnosi e cura della tubercolosi salvavita. E la stima è ancora più alta (72%) considerando i bambini sotto i 5 anni. “Quasi due terzi dei bambini potenzialmente trattabili, sotto i 5 anni, non hanno ricevuto un trattamento preventivo per la tubercolosi e quindi rimangono a rischio di contrarre la malattia” dice l’articolo dell’Oms.
In Honduras il tasso di mortalità infantile è molto alta per malnutrinizione e malattie tra cui tubercolosi e anemia
In Honduras il tasso di mortalità infantile è molto alta per malnutrizione e malattie tra cui tubercolosi e anemia

Il conflitto in Ucraina sta aggravando la diffusione della tubercolosi

Ora anche il conflitto in Ucraina sta aggravando la diffusione della tubercolosi. L’Ucraina e la Russia, infatti, sono tra i Paesi al mondo con i livelli più preoccupanti di tubercolosi resistente ai farmaci (MDR-TB) e anche con più alta prevalenza di HIV/TB. “Siamo estremamente preoccupati per la salute delle persone trattate per Hiv e tubercolosi in Ucraina che si trovano a fuggire da una guerra in condizioni estremamente stressanti” dichiara Peter Sands, direttore esecutivo del Global Fund, l’organizzazione non governativa per la lotta all’Aids, tubercolosi e malaria. E aggiunge: “Siamo all’opera per sbloccare velocemente 15 milioni di dollari in fondi di emergenza e sta lavorando con i propri partner in Ucraina e nei Paesi vicini per garantire ai pazienti sotto trattamento continuità terapeutica e tutto il supporto necessario”.

Paesi che rappresentano l’86% dei nuovi casi di tubercolosi nel mondo

Secondo l’Oms nel 2020, sono 30 i Paesi che rappresentano l’86% dei nuovi casi di tubercolosi nel mondo. Otto di questi Paesi sono responsabili dei due terzi dei casi totali: tra questi, in testa l’India, seguita poi da Cina, Indonesia, Filippine, Pakistan, Nigeria, Bangladesh e Sud Africa. In Europa, l’Ucraina è uno dei Paesi con la maggiore incidenza di casi. Non è un caso che in Italia sia subito scattato per i profughi ucraini il piano di monitoraggio e screening con test per la TBC, oltre a quello per il Covid. E che la stessa Società Italiana di Pediatria (Sip) abbia diramato un vademecum specifico, invitando allo “screening per la tubercolosi, considerata l’elevata incidenza in Ucraina di questa patologia”, con test e “nei pazienti con tosse persistente da più di 2 settimane, è raccomandata una radiografia del torace e successivi esami di approfondimento diagnostico”.

In Italia

Per quanto riguarda l’Italia, le notifiche di tubercolosi (non la stima, che è stabile intorno ai 5mila casi) in Italia risalgono a dati del 2019: 3346, erano 3912 l’anno prima, con una diminuzione tra il 2015 e il 2019 del 2,8% l’anno in media. Il 56,2% dei casi totali notificati si è verificato in persone di origine straniera. Dei casi totali notificati nel 2019, 2661 (79,5%) sono stati classificati come casi nuovi, 2361 (70,6%) come confermati in laboratorio. L’età media dei casi nuovi è stata 52,9 anni per i casi segnalati in persone nate in Italia e 37,2 tra le persone straniere. Il 60,6% dei casi si sono verificati in persone tra 25 e 64 anni, il 19,1% in persone di età superiore ai 64 anni e il 14,8% in persone tra 15 e 24 anni. Sono stati registrati 80 casi (2,5%) in bambini sotto i 5 anni di età e 96 casi (3,0%) in bambini tra 5 e 14 anni. L’Italia è l’unico tra i Paesi europei che ha riportato una frequenza di casi nuovi più elevata tra le femmine rispetto ai maschi.
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