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Home » Attualità » Ucraina, il nuovo volto dei profughi. Ecco come aiutare i rifugiati dall’Italia

Ucraina, il nuovo volto dei profughi. Ecco come aiutare i rifugiati dall’Italia

Secondo l'Unchr sono 500mila i cittadini ucraini in fuga dal loro Paese. Ma il numero è destinato ad aumentare. In Italia sono arrivati i primi pullman, ecco cosa possiamo fare per aiutare gli ucraini

Remy Morandi
28 Febbraio 2022
Rifugiati Ucraina

Rifugiati Ucraina

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Dall’inizio della guerra sono oltre 500mila i rifugiati ucraini, secondo l’Unhcr. Un dato provvisorio, inevitabilmente destinato a crescere. Per la stessa Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, le persone che scapperanno dall’Ucraina saranno in totale quattro milioni, mentre secondo le stime dell’Unione europea i profughi saranno sette milioni. Numeri, cifre, stime che servono solo a rendersi conto della gravità di questo esodo dall’Ucraina, ma che non bastano per raccontare la drammatica situazione che ogni singola persona che sta scappando dalla guerra, sta vivendo in questi giorni. Dietro a ogni numero, dietro a ogni stima ci sono le persone. Bambini, ragazzi, adulti, donne, uomini, anziani, famiglie, amici, amori. Tutte storie di persone, di ucraini, di europei (non lo sono di fatto, ma tutti li consideriamo tali), che dal vivere una vita normale, una mattina si sono svegliati in guerra. Questo è il nuovo volto dei profughi.

Una bambina ucraina scappata con la famiglia in Moldavia (Foto Unicef)

In fuga dalla guerra in Ucraina, dove stanno andando i rifugiati

Il grafico che segue, preparato da AFP su dati Unhcr, non è aggiornato. Parla infatti di 367.893 profughi in totale, ma oggi la stessa agenzia Onu per i rifugiati ha comunicato che il numero si aggira oltre i 500.000. Comunque, è utile per capire le principali rotte seguite dai civili ucraini, in fuga dalla guerra.

In quali Paesi europei stanno andando i rifugiati ucraini (Grafico di AFP su dati UNHCR)

Polonia. Come si nota dal grafico, la principale meta raggiunta dagli ucraini è la Polonia. Attualmente secondo altre stime dell’Unhcr, più di 280mila persone si sono rifugiate in Polonia. Molti hanno raggiunto il confine a piedi, camminando di giorno e di notte. Altri hanno raggiunto il confine in auto, in autobus e in treno. Tanti i chilometri di coda che si sono formati al confine. C’è chi parla di 15 chilometri, chi invece di 70 chilometri. Ad arrivare sono stati principalmente donne, bambini e anziani dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva vietato agli uomini tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese. La Polonia ha dichiarato di aver aperto i suoi confini a tutti, anche a chi è sprovvisto di documenti. A Medyka, nel sud-est della Polonia, sono stati allestiti nove campi lungo la frontiera. Ai rifugiati ucraini in arrivo vengono offerti acqua, cibo, assistenza sanitaria. Il ministro delle Infrastrutture polacco Andrzej Adamczyk ha annunciato che per i prossimi giorni i cittadini ucraini in fuga potranno salire gratuitamente a bordo di treni della Polish Rail Service (Pkp) e che un treno ambulanza è stato allestito nella città di confine di Przemysl, 30 km di auto dall’Ucraina.

Max, 4 anni, e sua madre Alona sono riusciti a raggiungere la Romania (Foto Unicef)

Romania. Secondo l’Unhcr, sono entrati in Romania almeno 32.500 ucraini. Secondo il governo di Bucarest invece il numero si aggira intorno ai 47mila. La maggior parte degli ucraini che arrivano in Romania passa da Siret, nel nord del Paese, dove è stato anche allestito un campo di accoglienza. Un secondo campo invece è stato allestito vicino a Marmatiei. Lunghissime code di auto sono state registrate alla frontiera di Porubne-Sire. Media locali parlano di tanti uomini che accompagnano alla frontiera moglie e figli per poi tornare indietro in Ucraina.

Ungheria. Quasi 85mila persone sono entrate in Ungheria, secondo l’Unhcr. Diverse città di confine come Zahony hanno allestito centri di accoglienza in edifici pubblici e cittadini comuni stanno accorrendo alla frontiera per donare cibo, vestiti e beni di prima necessità. Le autorità ungheresi hanno reso noto di aver aperto un corridoio umanitario per gli ucraini in fuga dal loro Paese.

Moldavia. Almeno 70mila gli ucraini entrati in Moldavia. Natalia Gavrilița, primo ministro della Moldavia, ha visitato sabato il valico di frontiera di Palanca dove sono stati allestiti una tendopoli e strutture medice. Anche per arrivare alla frontiera moldava sono stati registrati chilometri di coda di auto. Molte persone hanno abbandonato l’auto e si sono incamminate a piedi per raggiungere la frontiera.

Slovacchia. Secondo l’Unhcr, oltre 30mila persone sono fuggite dall’Ucraina in Slovacchia. Il ministero dell’Interno slovacco ha riferito che 6.514 persone hanno attraversato il confine tra la mezzanotte e le 6 del mattino di domenica 27 febbraio. A causa di questo flusso intenso, la Slovacchia ha dichiarato di trovarsi in una “situazione straordinaria”, di emergenza per l’esodo degli ucraini. Il ministro della Difesa slovacco, Jaroslav Nad, ha confermato che Bratislava donerà all’Ucraina aiuti, in termini di cibo e beni di prima necessità, per un valore di 8,4 milioni di euro.

Una bambina ucraina abbraccia la guardia di frontiera al confine con la Polonia

Mark piange: “Abbiamo lasciato papà a Kiev”

‘We left our dad in #Kyiv‘: young Ukrainian boy in tears after fleeing the capital.
Via The Guardian#StandForUkraine #Ukraine pic.twitter.com/m83gidzaCG

— 𝕄𝕠𝕤𝕥𝕒𝕗𝕒.𝕄 (@MostafaMe4) February 28, 2022

In un video de The Guardian, un bambino di nome Mark viene intervistato in auto mentre lascia Kiev. Visibilmente stanco scoppia a piangere mentre racconta al giornalista: “Abbiamo lasciato papà a Kiev”. Dopo alcuni secondi Mark riprende il discorso: “Papà ora venderà alcune cose e aiuterà i nostri eroi, il nostro esercito. Potrebbe anche combattere”. E poi racconta la fuga dalla città: “Abbiamo camminato per tre ore e tu (si rivolge al giornalista, ndr) ci hai salvato. Pensavo che avremmo camminato per due o tre giorni. Pensavo che avremmo camminato per tutto il giorno, ma tu ci hai tratto in salvo”.

I primi profughi arrivati in Italia

In Italia il piano di accoglienza dei profughi ucraini è ancora in fase di elaborazione. Ma intanto sono già decine, se non centinaia i rifugiati arrivati nel nostro Paese. Soprattutto, donne, anziani, bambini. Le regioni e le città si sono già messe autonomamente in moto per organizzare l’accoglienza dei profughi. Stamani a Trieste è arrivato un autobus con circa cinquanta persone, tutte donne e bambini. Solo due uomini, uno dei quali era l’autista. Gli ucraini arrivati a Trieste erano tutti diretti a casa di amici o parenti, prevalentemente al nord tra Brescia, Vicenza e Milano, ma anche a Roma e altre località. Un altro pullman con quaranta persone è arrivato nella notte a Piacenza dopo un viaggio estenuante in cui avevano impiegato dieci ore solo per superare la frontiera con la Polonia: tra i profughi c’era anche una bambina di nove mesi. Altri 300-400 profughi ucraini sono attesi a Genova.

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha assicurato: “Per me la solidarietà è sempre stato un punto fermo della nostra agenda europea e a maggior ragione ora daremo la massima solidarietà a un popolo che sta soffrendo. L’Italia sarà tra i Paesi” ad applicare questo principio “anche con redistribuzione sui nostri territori”, ha detto la titolare del Viminale a margine del Consiglio Affari Interni a Bruxelles.

Come aiutare gli ucraini dall’Italia

I rifugiati ucraini hanno bisogno di cibo, acqua e beni di prima necessità. La Croce Rossa Italiana, l’Unhcr e l’Unicef hanno lanciato insieme una raccolta fondi straordinaria, al numero di telefono 45525. Si può chiamare da rete fissa o inviando un SMS per fare la donazione. I fondi raccolti con questa campagna saranno utilizzati per garantire alle famiglie e ai bambini dell’Ucraina protezione, rifugi, coperte, cure mediche, acqua potabile, kit per l’igiene personale e supporto psicologico. La raccolta fondi sarà attiva fino al 6 marzo. L’associazione Soleterre ha avviato poi una raccolta fondi per garantire medicine agli ospedali ucraini. Progetto Arca ha fatto partire alcuni furgoni verso il confine con l’Ucraina per portare aiuti ai profughi.

Nel frattempo in tutta Italia sono stati organizzati tanti centri di raccolta di beni primari e aiuti destinati ai rifugiati ucraini. Il Consolato generale d’Ucraina a Milano ha pubblicato su Facebook un elenco di indirizzi e di numeri di telefono da contattare per le donazioni: “Se hai la possibilità di fornire beni di prima necessità da inviare a militari e civili ucraini, puoi metterti in contatto con uno dei rappresentanti dei tanti centri di raccolta del Nord Italia elencati sotto”, scrive il Consolato. Ecco il post:

Tra le tante iniziative, a Firenze l’Istituto degli Innocenti  si è messo a disposizione per accogliere bambini e ragazzi ucraini in fuga dalla guerra. In particolare offrirà alcuni posti nelle proprie comunità di accoglienza per bambini e per nuclei madre-figlio. “La nostra storia – dice la presidente dell’Istituto Maria Grazia Giuffrida – è una storia di accoglienza lunga sei secoli, e anche in questo caso diamo il nostro supporto per ospitare bambini e bambine in fuga dalla guerra, con le madri, per poter dare loro non solo la salvezza ma anche la possibilità di immaginarsi e di costruire un futuro”.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Dall'inizio della guerra sono oltre 500mila i rifugiati ucraini, secondo l'Unhcr. Un dato provvisorio, inevitabilmente destinato a crescere. Per la stessa Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, le persone che scapperanno dall'Ucraina saranno in totale quattro milioni, mentre secondo le stime dell'Unione europea i profughi saranno sette milioni. Numeri, cifre, stime che servono solo a rendersi conto della gravità di questo esodo dall'Ucraina, ma che non bastano per raccontare la drammatica situazione che ogni singola persona che sta scappando dalla guerra, sta vivendo in questi giorni. Dietro a ogni numero, dietro a ogni stima ci sono le persone. Bambini, ragazzi, adulti, donne, uomini, anziani, famiglie, amici, amori. Tutte storie di persone, di ucraini, di europei (non lo sono di fatto, ma tutti li consideriamo tali), che dal vivere una vita normale, una mattina si sono svegliati in guerra. Questo è il nuovo volto dei profughi.
Una bambina ucraina scappata con la famiglia in Moldavia (Foto Unicef)

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Max, 4 anni, e sua madre Alona sono riusciti a raggiungere la Romania (Foto Unicef)
Romania. Secondo l'Unhcr, sono entrati in Romania almeno 32.500 ucraini. Secondo il governo di Bucarest invece il numero si aggira intorno ai 47mila. La maggior parte degli ucraini che arrivano in Romania passa da Siret, nel nord del Paese, dove è stato anche allestito un campo di accoglienza. Un secondo campo invece è stato allestito vicino a Marmatiei. Lunghissime code di auto sono state registrate alla frontiera di Porubne-Sire. Media locali parlano di tanti uomini che accompagnano alla frontiera moglie e figli per poi tornare indietro in Ucraina. Ungheria. Quasi 85mila persone sono entrate in Ungheria, secondo l'Unhcr. Diverse città di confine come Zahony hanno allestito centri di accoglienza in edifici pubblici e cittadini comuni stanno accorrendo alla frontiera per donare cibo, vestiti e beni di prima necessità. Le autorità ungheresi hanno reso noto di aver aperto un corridoio umanitario per gli ucraini in fuga dal loro Paese. Moldavia. Almeno 70mila gli ucraini entrati in Moldavia. Natalia Gavrilița, primo ministro della Moldavia, ha visitato sabato il valico di frontiera di Palanca dove sono stati allestiti una tendopoli e strutture medice. Anche per arrivare alla frontiera moldava sono stati registrati chilometri di coda di auto. Molte persone hanno abbandonato l'auto e si sono incamminate a piedi per raggiungere la frontiera. Slovacchia. Secondo l'Unhcr, oltre 30mila persone sono fuggite dall'Ucraina in Slovacchia. Il ministero dell'Interno slovacco ha riferito che 6.514 persone hanno attraversato il confine tra la mezzanotte e le 6 del mattino di domenica 27 febbraio. A causa di questo flusso intenso, la Slovacchia ha dichiarato di trovarsi in una "situazione straordinaria", di emergenza per l'esodo degli ucraini. Il ministro della Difesa slovacco, Jaroslav Nad, ha confermato che Bratislava donerà all'Ucraina aiuti, in termini di cibo e beni di prima necessità, per un valore di 8,4 milioni di euro.
Una bambina ucraina abbraccia la guardia di frontiera al confine con la Polonia

Mark piange: "Abbiamo lasciato papà a Kiev"

'We left our dad in #Kyiv': young Ukrainian boy in tears after fleeing the capital. Via The Guardian#StandForUkraine #Ukraine pic.twitter.com/m83gidzaCG

— 𝕄𝕠𝕤𝕥𝕒𝕗𝕒.𝕄 (@MostafaMe4) February 28, 2022
In un video de The Guardian, un bambino di nome Mark viene intervistato in auto mentre lascia Kiev. Visibilmente stanco scoppia a piangere mentre racconta al giornalista: "Abbiamo lasciato papà a Kiev". Dopo alcuni secondi Mark riprende il discorso: "Papà ora venderà alcune cose e aiuterà i nostri eroi, il nostro esercito. Potrebbe anche combattere". E poi racconta la fuga dalla città: "Abbiamo camminato per tre ore e tu (si rivolge al giornalista, ndr) ci hai salvato. Pensavo che avremmo camminato per due o tre giorni. Pensavo che avremmo camminato per tutto il giorno, ma tu ci hai tratto in salvo".

I primi profughi arrivati in Italia

In Italia il piano di accoglienza dei profughi ucraini è ancora in fase di elaborazione. Ma intanto sono già decine, se non centinaia i rifugiati arrivati nel nostro Paese. Soprattutto, donne, anziani, bambini. Le regioni e le città si sono già messe autonomamente in moto per organizzare l'accoglienza dei profughi. Stamani a Trieste è arrivato un autobus con circa cinquanta persone, tutte donne e bambini. Solo due uomini, uno dei quali era l'autista. Gli ucraini arrivati a Trieste erano tutti diretti a casa di amici o parenti, prevalentemente al nord tra Brescia, Vicenza e Milano, ma anche a Roma e altre località. Un altro pullman con quaranta persone è arrivato nella notte a Piacenza dopo un viaggio estenuante in cui avevano impiegato dieci ore solo per superare la frontiera con la Polonia: tra i profughi c'era anche una bambina di nove mesi. Altri 300-400 profughi ucraini sono attesi a Genova. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha assicurato: "Per me la solidarietà è sempre stato un punto fermo della nostra agenda europea e a maggior ragione ora daremo la massima solidarietà a un popolo che sta soffrendo. L'Italia sarà tra i Paesi" ad applicare questo principio "anche con redistribuzione sui nostri territori", ha detto la titolare del Viminale a margine del Consiglio Affari Interni a Bruxelles.

Come aiutare gli ucraini dall'Italia

I rifugiati ucraini hanno bisogno di cibo, acqua e beni di prima necessità. La Croce Rossa Italiana, l'Unhcr e l'Unicef hanno lanciato insieme una raccolta fondi straordinaria, al numero di telefono 45525. Si può chiamare da rete fissa o inviando un SMS per fare la donazione. I fondi raccolti con questa campagna saranno utilizzati per garantire alle famiglie e ai bambini dell'Ucraina protezione, rifugi, coperte, cure mediche, acqua potabile, kit per l'igiene personale e supporto psicologico. La raccolta fondi sarà attiva fino al 6 marzo. L'associazione Soleterre ha avviato poi una raccolta fondi per garantire medicine agli ospedali ucraini. Progetto Arca ha fatto partire alcuni furgoni verso il confine con l'Ucraina per portare aiuti ai profughi. Nel frattempo in tutta Italia sono stati organizzati tanti centri di raccolta di beni primari e aiuti destinati ai rifugiati ucraini. Il Consolato generale d'Ucraina a Milano ha pubblicato su Facebook un elenco di indirizzi e di numeri di telefono da contattare per le donazioni: "Se hai la possibilità di fornire beni di prima necessità da inviare a militari e civili ucraini, puoi metterti in contatto con uno dei rappresentanti dei tanti centri di raccolta del Nord Italia elencati sotto", scrive il Consolato. Ecco il post: Tra le tante iniziative, a Firenze l'Istituto degli Innocenti  si è messo a disposizione per accogliere bambini e ragazzi ucraini in fuga dalla guerra. In particolare offrirà alcuni posti nelle proprie comunità di accoglienza per bambini e per nuclei madre-figlio. “La nostra storia – dice la presidente dell'Istituto Maria Grazia Giuffrida – è una storia di accoglienza lunga sei secoli, e anche in questo caso diamo il nostro supporto per ospitare bambini e bambine in fuga dalla guerra, con le madri, per poter dare loro non solo la salvezza ma anche la possibilità di immaginarsi e di costruire un futuro”.
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