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Home » Attualità » Ucraina, Mia e l’altro bambino nati in un rifugio antiaereo di Kiev. Una luce nell’ora più buia

Ucraina, Mia e l’altro bambino nati in un rifugio antiaereo di Kiev. Una luce nell’ora più buia

La piccola è nata in un nascondiglio sottoterra, l'altro bebè è stato partorito nel seminterrato di un ospedale perché la sala parto era stata distrutta dalle bombe russe

Remy Morandi
26 Febbraio 2022
Bambino Ucraina

Bambino Ucraina

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Siamo al terzo giorno di guerra in Ucraina. Mentre le bombe e i missili russi continuano a colpire Kiev e le altre città del Paese, i civili che non possono combattere si rifugiano dove possono, nei nascondigli e nei rifugi antiaerei. Qui, sottoterra, alcune mamme ucraine sono costrette a partorire i propri bambini. Come Mia, la bambina simbolo nata in un rifugio antibombe a Kiev, o come un altro bambino, nato nel seminterrato di un ospedale ucraino, visto che la sala parto era stata distrutta dalle bombe.

Mia, la bambina nata in un rifugio antiaereo di Kiev, in Ucraina

Mia è nata in un rifugio antiaereo di Kiev, mentre nella capitale imperversa la guerra. Le bombe colpiscono gli edifici, le truppe e i carri armati russi avanzano. I civili ucraini, quelli che possono combattere, imbracciano qualsiasi tipo di arma per resistere. Chi non può combattere si rifugia sotto terra, al sicuro dalle bombe e dai missili. La sera di venerdì 25 febbraio una giovane mamma, una donna di 23 anni, partorisce in un rifugio antiaereo. “Mia è nata in un ambiente logorante. Sua madre è felice dopo questo difficile parto”, scrive la ex deputata Hannah Hopko che ha pubblicato la foto della bambina su Twitter. “Putin uccide gli ucraini – scrive Hanna Hopko – Chiediamo a tutte le madri della Russia e della Bielorussia di protestare contro la guerra russa in Ucraina. Difendiamo la vita e l’umanità!”.

Ma Mia non è l’unica bambina a nascere nell’ora più buia dell’Ucraina. La stessa ex deputata Hanna Hopko ha pubblicato su Facebook la storia di un altro bambino nato sotto le bombe della guerra.

Un bambino nasce nel seminterrato di un ospedale

Non si conosce il nome del bambino, ma si sa che venerdì 25 febbraio una donna va in un ospedale di Kiev perché sta per partorire. La sala parto dell’ospedale è però distrutta dalle bombe. Ma non c’è tempo, la donna deve dare alla luce il suo bambino. Tre ostetriche accompagnano la donna nel seminterrato dell’ospedale, lontano dai missili e dalla guerra. Viene improvvisato un letto di fortuna. Il parto difficile in quelle condizioni riesce. “È un maschietto“, scrive la ex deputata che ha reso nota la storia. La madre è felice, sorride. Per un momento la guerra è solo un brutto ricordo. Nell’ora più buia dell’Ucraina era nato il suo piccolo bebé.

Il sorriso della mamma dopo la nascita del suo bambino nel seminterrato di un ospedale ucraino

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Siamo al terzo giorno di guerra in Ucraina. Mentre le bombe e i missili russi continuano a colpire Kiev e le altre città del Paese, i civili che non possono combattere si rifugiano dove possono, nei nascondigli e nei rifugi antiaerei. Qui, sottoterra, alcune mamme ucraine sono costrette a partorire i propri bambini. Come Mia, la bambina simbolo nata in un rifugio antibombe a Kiev, o come un altro bambino, nato nel seminterrato di un ospedale ucraino, visto che la sala parto era stata distrutta dalle bombe.
Mia, la bambina nata in un rifugio antiaereo di Kiev, in Ucraina
Mia è nata in un rifugio antiaereo di Kiev, mentre nella capitale imperversa la guerra. Le bombe colpiscono gli edifici, le truppe e i carri armati russi avanzano. I civili ucraini, quelli che possono combattere, imbracciano qualsiasi tipo di arma per resistere. Chi non può combattere si rifugia sotto terra, al sicuro dalle bombe e dai missili. La sera di venerdì 25 febbraio una giovane mamma, una donna di 23 anni, partorisce in un rifugio antiaereo. "Mia è nata in un ambiente logorante. Sua madre è felice dopo questo difficile parto", scrive la ex deputata Hannah Hopko che ha pubblicato la foto della bambina su Twitter. "Putin uccide gli ucraini - scrive Hanna Hopko - Chiediamo a tutte le madri della Russia e della Bielorussia di protestare contro la guerra russa in Ucraina. Difendiamo la vita e l'umanità!". Ma Mia non è l'unica bambina a nascere nell'ora più buia dell'Ucraina. La stessa ex deputata Hanna Hopko ha pubblicato su Facebook la storia di un altro bambino nato sotto le bombe della guerra.
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