
Allarme per le nuove norme anti-LGBTQ+ in Uganda, nell'Africa centrale
“Stanno mettendo a rischio le nostre vite”. Con queste parole, il titolo del rapporto di Human Rights Watch (They’re Putting Our Lives at Risk) mette subito in chiaro il livello di emergenza in Uganda per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender. L’organizzazione non governativa ha raccolto testimonianze, dati e analisi su una delle leggi anti-LGBT più repressive al mondo: l’Anti-Homosexuality Act del 2023, recentemente confermata dalla Corte Costituzionale ugandese.
Un clima di repressione sistematica
Hrw lancia l’allarme: è in atto un’escalation senza precedenti. “Il governo ha effettuato arresti e detenzioni arbitrarie, ha fatto irruzione e sospeso organizzazioni non governative, ha praticato adescamenti tramite social media e app di incontri, ed estorto denaro a persone LGBT in cambio della liberazione dalla custodia di polizia.” Il tutto in un clima di impunità: le autorità non perseguono chi commette violenze fisiche o sessuali, né chi diffonde odio online contro la popolazione queer.
Le testimonianze raccolte parlano di pestaggi, abusi, minacce, sfratti forzati, licenziamenti. Ma anche di depressione, isolamento e paura costante. “Le violazioni hanno colpito un ampio spettro di persone e intensificato vulnerabilità già esistenti, ostacolando l’accesso a servizi essenziali come l’assistenza sanitaria e l’alloggio, soprattutto per donne e altri gruppi a rischio”, si legge nel documento.

Una legge che criminalizza l’esistenza
L’Anti-Homosexuality Act, legge fortemente voluta dal Parlamento e firmata dal presidente Yoweri Museveni il 26 maggio 2023, è una delle più repressive al mondo: prevede l’ergastolo per i rapporti omosessuali consenzienti e addirittura la pena di morte nei casi di “omosessualità aggravata”, ovvero se nel rapporto sono coinvolte persone disabili o anziane.
Ma non si limita a colpire chi compie atti omosessuali, ma criminalizza anche chi “promuove” l’omosessualità, concetto volutamente vago che può includere attivisti, giornalisti, avvocati, operatori sanitari e persino chi affitta una casa a una persona LGBTQ+. Ma anche “chiunque pubblicizzi, stampi, trasmetta o distribuisca materiale che promuova o incoraggi l’omosessualità può essere perseguito penalmente”, spiega Human Rights Watch.
Una delle sezioni più discriminatorie impone di dichiarare eventuali condanne per omosessualità a futuri datori di lavoro, limitando fortemente il diritto al lavoro e alla privacy. “Coloro che sono stati condannati (…) vengono squalificati dal lavorare con bambini e persone vulnerabili”, si legge nel report.

Una repressione radicata nel tempo
La legge del 2023 non nasce dal nulla. La criminalizzazione delle relazioni omosessuali risale all’epoca coloniale britannica, ma è stata rafforzata nel 2005 con un emendamento costituzionale che proibisce i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Poi nel 2014 è apparsa una prima versione dell’Anti-Homosexuality Act, dichiarata però incostituzionale solo per un vizio di forma. I suoi promotori – appoggiati da influenti gruppi religiosi e organizzazioni statunitensi ultraconservatrici, come Family Watch International – hanno promesso subito una nuova proposta, mantenendo le stesse logiche punitive.
Disinformazione, odio, persecuzioni
Oltre alle norme legali, il rapporto sottolinea la diffusione di un discorso pubblico ostile, alimentato da politici, religiosi e media: “Figure pubbliche hanno partecipato a un discorso omofobo virulento e il governo ha adottato misure anti-LGBT che hanno plasmato il discorso pubblico, incoraggiando attacchi e molestie”, afferma il documento. Nel 2022 e 2023, numerosi leader religiosi e funzionari hanno pubblicamente associato l’omosessualità alla pedofilia e alla pornografia, chiedendo la censura e la repressione. Alcuni parlamentari hanno persino minacciato le Ong che si occupano di salute pubblica e diritti umani. Il presidente Museveni ha definito gli omosessuali “deviazioni” e ha dichiarato: “L’omosessualità è un pericolo per la procreazione della razza umana.”
Human Rights Watch chiede con forza alla comunità internazionale di non voltarsi dall’altra parte: “Il governo ugandese non solo ha sistematicamente fallito nel prevenire la discriminazione, ma l’ha facilitata”, denuncia il rapporto. È urgente che istituzioni internazionali, piattaforme digitali, media e governi esercitino pressione sul regime di Kampala affinché ritiri la legge, garantisca tutele reali alle persone LGBTQ+ e promuova una cultura di rispetto e inclusione.