Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Un sorriso per alleviare il dramma della guerra: il ponte tra Ucraina e Romania si riempie di peluches per i bambini

Un sorriso per alleviare il dramma della guerra: il ponte tra Ucraina e Romania si riempie di peluches per i bambini

Le guardie di frontiera nella città romena di Sighetu Marmatiei hanno pensato a dare il via a questa iniziativa per provare a strappare un sorriso ai più piccoli

Marianna Grazi
18 Marzo 2022
In una foto postata su Twitter un'agente di polizia mostra dei peluche sullo storico ponte sul fiume Tibisco, distrutto dai bombardamenti nel 1944 e poi ricostruito nei primi anni Duemila. Il checkpoint  collega la città ucraina di Solotvino a quella romena di Sighetu Marmatiei, 16 marzo 2022.  TWITTER POLITIA DE FRONTIERA SIGHETU MARMATIEI  ++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ +++NO SALES; NO ARCHIVE; EDITORIAL USE ONLY+++

In una foto postata su Twitter un'agente di polizia mostra dei peluche sullo storico ponte sul fiume Tibisco, distrutto dai bombardamenti nel 1944 e poi ricostruito nei primi anni Duemila. Il checkpoint collega la città ucraina di Solotvino a quella romena di Sighetu Marmatiei, 16 marzo 2022. TWITTER POLITIA DE FRONTIERA SIGHETU MARMATIEI ++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ +++NO SALES; NO ARCHIVE; EDITORIAL USE ONLY+++

Share on FacebookShare on Twitter

Un ponte storico, sul fiume Tibisco, che collega l’Ucraina alla Romania, pieno di pupazzi. Strani ‘passanti’, ma di grande valore, segnano ora il cammino in legno, simbolo di rinascita dopo che era stato distrutto dai bombardamenti nel 1944 e poi ricostruito nei primi anni Duemila, nell’illusione che le guerre fossero finite. Oggi a percorrerlo sono i rifugiati ucraini, soprattutto donne e bambini, che scappano dalle bombe che piovono incessanti sul loro Paese, frutto dell’invasione russa voluta da Putin iniziata lo scorso 24 febbraio. Per strappare loro un sorriso, per dare una sorta di conforto, di carezza a quei bimbi che attraversano il checkpoint che collega la città ucraina di Solotvino a quella romena di Sighetu Marmatiei, diventato una delle principali vie di fuga, la guardia di frontiera, insieme ai tanti volontari accorsi, ha deciso di accoglierli con dei peluches colorati, quasi un ricordo o un richiamo ad un’infanzia che è stata strappata via con la forza.

I peluches sul ponte collega l’Ucraina alla Romania

Nei primi giorni della guerra questo snodo di frontiera era diventato la meta di migliaia di persone, tanto che si era formato un serpentone lungo 15 chilometri di cittadini ucraini che cercavano di raggiungere il ponte. Intere famiglie in fuga dalla loro terra, dalle loro case, dai loro affetti. Donne, anziani e tanti, tantissimi bambini, a volte anche da soli, come la bimba di non più di cinque anni fotografata mentre attraversava la frontiera trascinando la sua piccola valigia. A loro è stata affidata la speranza di un futuro dai genitori rimasti a combattere per difendere il loro Paese dagli invasori, oppure vittime di quello che, da più parti, viene ormai visto come uno sterminio di civili. I piccoli che arrivano in Romania, come negli altri stati confinanti, sono spaventati, sono sconvolti, tristi, confusi. La loro vita, in un attimo, è cambiata per sempre.

Su tutto il ponte la polizia di frontiera ha appoggiato mucchietti di bambole e pupazzi per confortare i piccoli rifugiati ucraini che lo attraversano

Le foto del ponte sul Tibisco, diffuse su Telegram da Ukrinform, mostrano le guardie di frontiera che aspettano i piccoli con i doni in mano in mano. Vogliono regalare loro un momento di gioia e strappare per un secondo dai loro occhi l’orrore della guerra. Sul lungo passaggio rivestito di legno che collega i due Paesi, si vede ancora nelle foto, sui lati, adagiati a terra, ha tante file di orsacchiotti, cavallini, bambole e dinosauri. Radunati in piccoli gruppi per tutto il percorso, per essere certi di raggiungere tutti i bambini che lo attraversano.

L’onda dei rifugiati

Rifugiati ucraini arrivati in Polonia (Ansa)

La guerra in Ucraina è in corso ormai da 23 giorni e mentre nelle città non si arrestano i combattimenti l’onda dei rifugiati continua a crescere. Sono infatti già oltre 3 milioni quelle già fuggite dal Paese, secondo il conteggio delle Nazioni Unite: l’Onu ha anche identificato circa 2 milioni di sfollati interni. La cosa più drammatica è che la metà, circa, dei rifugiati sono bambini. Ieri, giovedì 17 marzo, il governo di Kiev aveva annunciato di aver aperto per la giornata 9 vie di evacuazione da diverse città ucraine, inclusa quella sud-orientale assediata ormai da giorni di Mariupol. I corridoi dovrebbero consentire il trasporto sicuro degli aiuti umanitari nelle città e un passaggio sicuro per i cittadini che provano a lasciarle. Secondo la vicepremier Iryna Vereshchuk, altri corridoi sono stati concordati nella regione di Kiev, e il governo sta pianificando di fornire aiuti umanitari alle città di Gostomel e Bucha, nonché ai villaggi di Semypolky, Markivtsi e Opanasiv.

Potrebbe interessarti anche

Gianina Marin mette a paragone con un post su Instagram com'è oggi e com'era ai tempi della malattia
Sport

Gianina Marin: “Ero anoressica, ora vado a Miss Universo”

23 Marzo 2023
Laura Pausini si è sposata (Instagram)
Spettacolo

Matrimonio Laura Pausini, luna di miele speciale. Ecco dove va

22 Marzo 2023
La sartoria per aiutare le donne vittime di violenza
Lifestyle

Violenza domestica, una sartoria terapeutica per cominciare una nuova vita

24 Marzo 2023

Instagram

  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Un ponte storico, sul fiume Tibisco, che collega l'Ucraina alla Romania, pieno di pupazzi. Strani 'passanti', ma di grande valore, segnano ora il cammino in legno, simbolo di rinascita dopo che era stato distrutto dai bombardamenti nel 1944 e poi ricostruito nei primi anni Duemila, nell'illusione che le guerre fossero finite. Oggi a percorrerlo sono i rifugiati ucraini, soprattutto donne e bambini, che scappano dalle bombe che piovono incessanti sul loro Paese, frutto dell'invasione russa voluta da Putin iniziata lo scorso 24 febbraio. Per strappare loro un sorriso, per dare una sorta di conforto, di carezza a quei bimbi che attraversano il checkpoint che collega la città ucraina di Solotvino a quella romena di Sighetu Marmatiei, diventato una delle principali vie di fuga, la guardia di frontiera, insieme ai tanti volontari accorsi, ha deciso di accoglierli con dei peluches colorati, quasi un ricordo o un richiamo ad un'infanzia che è stata strappata via con la forza.
I peluches sul ponte collega l'Ucraina alla Romania

Nei primi giorni della guerra questo snodo di frontiera era diventato la meta di migliaia di persone, tanto che si era formato un serpentone lungo 15 chilometri di cittadini ucraini che cercavano di raggiungere il ponte. Intere famiglie in fuga dalla loro terra, dalle loro case, dai loro affetti. Donne, anziani e tanti, tantissimi bambini, a volte anche da soli, come la bimba di non più di cinque anni fotografata mentre attraversava la frontiera trascinando la sua piccola valigia. A loro è stata affidata la speranza di un futuro dai genitori rimasti a combattere per difendere il loro Paese dagli invasori, oppure vittime di quello che, da più parti, viene ormai visto come uno sterminio di civili. I piccoli che arrivano in Romania, come negli altri stati confinanti, sono spaventati, sono sconvolti, tristi, confusi. La loro vita, in un attimo, è cambiata per sempre.

Su tutto il ponte la polizia di frontiera ha appoggiato mucchietti di bambole e pupazzi per confortare i piccoli rifugiati ucraini che lo attraversano
Le foto del ponte sul Tibisco, diffuse su Telegram da Ukrinform, mostrano le guardie di frontiera che aspettano i piccoli con i doni in mano in mano. Vogliono regalare loro un momento di gioia e strappare per un secondo dai loro occhi l'orrore della guerra. Sul lungo passaggio rivestito di legno che collega i due Paesi, si vede ancora nelle foto, sui lati, adagiati a terra, ha tante file di orsacchiotti, cavallini, bambole e dinosauri. Radunati in piccoli gruppi per tutto il percorso, per essere certi di raggiungere tutti i bambini che lo attraversano.

L'onda dei rifugiati

Rifugiati ucraini arrivati in Polonia (Ansa)
La guerra in Ucraina è in corso ormai da 23 giorni e mentre nelle città non si arrestano i combattimenti l'onda dei rifugiati continua a crescere. Sono infatti già oltre 3 milioni quelle già fuggite dal Paese, secondo il conteggio delle Nazioni Unite: l'Onu ha anche identificato circa 2 milioni di sfollati interni. La cosa più drammatica è che la metà, circa, dei rifugiati sono bambini. Ieri, giovedì 17 marzo, il governo di Kiev aveva annunciato di aver aperto per la giornata 9 vie di evacuazione da diverse città ucraine, inclusa quella sud-orientale assediata ormai da giorni di Mariupol. I corridoi dovrebbero consentire il trasporto sicuro degli aiuti umanitari nelle città e un passaggio sicuro per i cittadini che provano a lasciarle. Secondo la vicepremier Iryna Vereshchuk, altri corridoi sono stati concordati nella regione di Kiev, e il governo sta pianificando di fornire aiuti umanitari alle città di Gostomel e Bucha, nonché ai villaggi di Semypolky, Markivtsi e Opanasiv.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto