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Home » Attualità » Una studentessa tenta di togliersi la vita ma il professore la salva: “Ho cercato di parlarle e distrarla”

Una studentessa tenta di togliersi la vita ma il professore la salva: “Ho cercato di parlarle e distrarla”

È accaduto all'Istituto tecnico industriale Caramuel di Vigevano. Un giorno di scuola come tanti che rischiava di trasformarsi in tragedia, scampata grazie all'intervento eroico del professor Emilio Bocca Corsico Piccolino

Camilla Prato
7 Dicembre 2021
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Gli eroi sono dappertutto, eroi quotidiani, che ogni giorno, anche grazie a piccoli gesti inconsapevoli o abitudinari, possono salvare la vita delle persone. Medici, operatori umanitari, volontari delle organizzazioni solidaristiche e anche… insegnanti. Come ci dimostra il caso dell’istituto tecnico industriale Caramuel di Vigevano, in provincia di Pavia dove il professor Emilio Bocca Corsico Piccolino è diventato eroe per un giorno. Sabato 4 dicembre, infatti, ha soccorso una studentessa in procinto di togliersi la vita. “La ragazza era in piedi su un banco, la finestra aperta, lei guardava il vuoto. Ho cercato di parlarle e distrarla, l’ho afferrata di peso e le ho impedito di buttarsi di sotto”.

La 16enne in un giorno di scuola come tanti aveva chiesto di andare in bagno alla prima ora di lezione, durante l’interrogazione di matematica. Dopo diversi minuti dall’uscita, però, non vedendola rientrare in classe sia la docente che i compagni si erano allarmati. La ragazza era sparita, nessuno riusciva a trovarla. L’insegnante di matematica si è rivolta ai bidelli per aiutarla, mentre gli studenti perlustravano i corridoi. Qui hanno incontrato il professor Bocca che, notando la concitazione, “mi sono unito alle ricerche portando con me alcuni ragazzi di prima. Ero particolarmente preoccupato perché conosco quella ragazza: è anche una mia alunna, ha un carattere fragile. Abbiamo avvisato il dirigente scolastico, Matteo Loria, poi ci siamo divisi”.

Nessuna traccia nei bagni, neanche nell’auditorium. Qualcuno allora è andato in cortile ed è lì che uno studente ha notato la compagna: “Prof, è sulla finestra al secondo piano“, ha detto al professor Bocca Corsico Piccolino. Che non ci ha pensato due volte ed è corso a raggiungerla. “In questa scuola io non solo insegno, ma ho anche studiato. Conosco la struttura come le mie tasche. Ho preso la strada più rapida possibile e dal corridoio sono entrato in quest’aula in disuso, dove non va mai nessuno. La ragazza era lì, sola“. L’insegnate ha mantenuto la calma, evitando movimenti bruschi, ma anzi con fare tranquillo ha cercato di parlarle. La studentessa era infatti molto agitata per l’interrogazione di matematica andata male, per questo il 59enne, un passato da capo scout, ha voluto rassicurarla: “Mi manda la tua insegnante, ha detto che vuole cambiarti il voto. Vieni, andiamo insieme“, le ha detto. A quel punto l’ha afferrata per un braccio e l’ha tenuta stretta a sé. Come un padre con una figlia, come un insegnante che tiene profondamente ai propri studenti tanto da non abbandonarli nel momento di estremo bisogno.

La ragazza è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale di Vigevano in via precauzionale, mentre a scuola si sono presentati gli agenti della polizia locale. Il professore, nonostante il suo atto eroico, vuole però mantenere un profilo basso: “Non so se il mio intervento ha davvero salvato una vita, forse non sarebbe successo niente di brutto, e quella studentessa sarebbe rientrata in classe da sola. Poi però, per tutto il fine settimana, amici e colleghi non hanno fatto altro che telefonarmi e congratularsi – conclude il protagonista -. Ancora faccio fatica a dominare l’adrenalina, quando ci ripenso”.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Gli eroi sono dappertutto, eroi quotidiani, che ogni giorno, anche grazie a piccoli gesti inconsapevoli o abitudinari, possono salvare la vita delle persone. Medici, operatori umanitari, volontari delle organizzazioni solidaristiche e anche... insegnanti. Come ci dimostra il caso dell'istituto tecnico industriale Caramuel di Vigevano, in provincia di Pavia dove il professor Emilio Bocca Corsico Piccolino è diventato eroe per un giorno. Sabato 4 dicembre, infatti, ha soccorso una studentessa in procinto di togliersi la vita. "La ragazza era in piedi su un banco, la finestra aperta, lei guardava il vuoto. Ho cercato di parlarle e distrarla, l’ho afferrata di peso e le ho impedito di buttarsi di sotto". La 16enne in un giorno di scuola come tanti aveva chiesto di andare in bagno alla prima ora di lezione, durante l'interrogazione di matematica. Dopo diversi minuti dall'uscita, però, non vedendola rientrare in classe sia la docente che i compagni si erano allarmati. La ragazza era sparita, nessuno riusciva a trovarla. L'insegnante di matematica si è rivolta ai bidelli per aiutarla, mentre gli studenti perlustravano i corridoi. Qui hanno incontrato il professor Bocca che, notando la concitazione, "mi sono unito alle ricerche portando con me alcuni ragazzi di prima. Ero particolarmente preoccupato perché conosco quella ragazza: è anche una mia alunna, ha un carattere fragile. Abbiamo avvisato il dirigente scolastico, Matteo Loria, poi ci siamo divisi". Nessuna traccia nei bagni, neanche nell'auditorium. Qualcuno allora è andato in cortile ed è lì che uno studente ha notato la compagna: "Prof, è sulla finestra al secondo piano", ha detto al professor Bocca Corsico Piccolino. Che non ci ha pensato due volte ed è corso a raggiungerla. "In questa scuola io non solo insegno, ma ho anche studiato. Conosco la struttura come le mie tasche. Ho preso la strada più rapida possibile e dal corridoio sono entrato in quest'aula in disuso, dove non va mai nessuno. La ragazza era lì, sola". L'insegnate ha mantenuto la calma, evitando movimenti bruschi, ma anzi con fare tranquillo ha cercato di parlarle. La studentessa era infatti molto agitata per l'interrogazione di matematica andata male, per questo il 59enne, un passato da capo scout, ha voluto rassicurarla: "Mi manda la tua insegnante, ha detto che vuole cambiarti il voto. Vieni, andiamo insieme", le ha detto. A quel punto l'ha afferrata per un braccio e l'ha tenuta stretta a sé. Come un padre con una figlia, come un insegnante che tiene profondamente ai propri studenti tanto da non abbandonarli nel momento di estremo bisogno. La ragazza è stata portata al pronto soccorso dell'ospedale di Vigevano in via precauzionale, mentre a scuola si sono presentati gli agenti della polizia locale. Il professore, nonostante il suo atto eroico, vuole però mantenere un profilo basso: "Non so se il mio intervento ha davvero salvato una vita, forse non sarebbe successo niente di brutto, e quella studentessa sarebbe rientrata in classe da sola. Poi però, per tutto il fine settimana, amici e colleghi non hanno fatto altro che telefonarmi e congratularsi - conclude il protagonista -. Ancora faccio fatica a dominare l'adrenalina, quando ci ripenso".
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