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Home » Attualità » Ungheria, battaglia di genere: “I consiglieri di Orbán vogliono le donne a casa senza istruzione“

Ungheria, battaglia di genere: “I consiglieri di Orbán vogliono le donne a casa senza istruzione“

Dure reazioni al rapporto sulla percentuale femminile di laureate che preoccupa il governo di Budapest a causa degli effetti sulla natalità. Malpezzi: “Non è così che si combatte il fenomeno culle vuote"

Letizia Cini
28 Agosto 2022
Da tempo l’Ungheria viene criticata per le sue disuguaglianze di genere

Da tempo l’Ungheria viene criticata per le sue disuguaglianze di genere

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Meglio  meno colte ma più materne? Così parrebbe, o almeno e quanto sosterebbero le massime cariche del governo ungherese in un rapporto che ha scatenato un tourbillon di polemiche e perplessità. Il motivo? Il fenomeno dell’istruzione rosa che favorisce le donne in Ungheria potrebbe mettere in pericolo l’economia, abbassare il tasso di natalità e svantaggiare gli uomini. È questa infatti la denuncia contenuta in un rapporto redatto da un watchdog del Parlamento e considerato vicino al premier Viktor Orbán, scrive il Guardian online. Secondo gli autori del documento, le donne sono sovrarappresentate nell’istruzione superiore ungherese e avvertono che un aumento delle laureate potrebbe rendere le donne meno propense a sposarsi e ad avere figli.

Il rapporto

Il premier ungherese Viktor Orban
Il premier ungherese Viktor Orbán

Orbán ha cercato di rilanciare il tasso di natalità dell’Ungheria che è in calo. Nel 2019 ha annunciato che le donne con quattro figli saranno esentate a vita dal pagamento dell’imposta sul reddito. Il documento sostiene che nell’ultimo decennio nelle università ungheresi si sono iscritte più donne che uomini, con una percentuale che quest’autunno si è attestata al 54,5%.
Nel frattempo, gli studenti maschi hanno abbandonato le università a un tasso più elevato. Non solo. Secondo il rapporto i “tratti femminili“ come la maturità emotiva e sociale sono favoriti nel sistema educativo ungherese, il che significa che l’uguaglianza sessuale sarebbe “notevolmente indebolita“. I ricercatori hanno quindi avvertito che l’economia ungherese potrebbe essere messa a rischio se venissero sottovalutati i “tratti maschili“, elencati come le competenze tecniche, l’assunzione di rischi e l’imprenditorialità.

Il rapporto, redatto dall’Ufficio dei revisori dei conti statali, è stato pubblicato il mese scorso, ma le conclusioni sono state pubblicate ora al quotidiano Nepszava suscitando aspre critiche da diversi politici ungheresi e da esperti di diritti umani. Da tempo l’Ungheria viene criticata per le sue disuguaglianze di genere. Dopo una visita nel 2019, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha detto che “il Paese sta arretrando in materia di parità di genere e diritti delle donne“.
Una questione di genere in versione sovranista, dunque. L’organismo di controllo dello Stato nell’Ungheria di Viktor Orban ha aperto il nuovo fronte dell’istruzione, denunciando che si sta facendo “troppo femminile”.

L’allarme

Ungheria: niente tasse alle donne che fanno figli
Ungheria: niente tasse alle donne che fanno figli

Il dato che ha fatto scattare l’allarme è probabilmente quello secondo cui il 54,5 per cento delle matricole nelle università del Paese quest’autunno saranno donne. Il rapporto – pubblicato il mese scorso, ma rimasto sottotraccia fino a quando il quotidiano Nepszava ne ha dato notizia – denuncia il rischio posto da questa presunta tendenza sullo sviluppo dei giovani e di conseguenti problemi demografici. “Il fenomeno dell’istruzione in rosa ha molteplici conseguenze economiche e sociali”, si legge nel testo messo a punto dell’organo di verifica dello Stato considerato molto vicino al premier. In Ungheria il corpo docente è dominato dalle donne, come in molti altri Paesi. L’82 per cento degli insegnanti sono donne, si sottolinea.

Le reazioni

“Il modello Orbán, a cui si ispira la destra, vuole le donne a casa senza istruzione. La denatalità non si combatte così ma costruendo una società fatta a misura di donne e uomini. Il 25 settembre scegli chi si batte contro le disuguaglianze di genere e per il diritto all’istruzione”. Questo il commento della presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi, che ha postato su Twitter un articolo che riferisce di un rapporto sulle donne laureate in Ungheria che preoccuperebbero il governo di Budapest a causa degli effetti sulla natalità.

Il deputato dell’opposizione Endre Tóth ha scritto su Facebook che parlare di attitudini maschili e femminili “è una totale assurdità scientifica“.

Le parole di Salvini sulla famiglia alla Orbán

Matteo Salvini e Viktor Orban
Matteo Salvini e Viktor Orban

Nel 2019 Orbán ha varato un piano per cercare di far salire il tasso di natalità che è in calo. Tra l’altro a causa dell’emigrazione la popolazione ungherese potrebbe passare da 9,8 milioni a 8,3 milioni entro il 2050. Tra le misure approvate: l’esenzione a vita dalla tassa sui redditi per tutte le donne che partoriscono e si prendono cura di almeno 4 figli. Matteo Salvini ha più volte affermato di avere come modello per le politiche su famiglia e natalità quanto messo in campo dal governo ungherese di Viktor Orbán. Secondo il Capitano leghista la legge europea più avanzata in termini di diritti alla famiglia è quella ungherese. A generare tale encomio vi sarebbero i numerosi incentivi economici che il governo di Budapest metterebbe a disposizione: dalla pressione fiscale ridotta per le madri di tre figli (azzerata nel caso la prole sia di quattro), ai congedi parentali estesi anche ai nonni, alle politiche di sostegno alla natalità interna.

La deputata Dem Debora Serracchiani

La deputata PD Debora Serracchiani
La deputata PD Debora Serracchiani

L’immagine di società e famiglia che Orban e Salvini propinano non farebbe altro, per la deputata Dem Debora Serracchiani, che riportare indietro le lancette della storia, riproponendo quel modello patriarcale e retrogrado delle comunità umane che donne e minoranze hanno strenuamente combattuto nel corso soprattutto del secondo dopoguerra.
I sussidi e gli aiuti ungheresi non farebbero altro che “spingere dolcemente” le donne ad accettare il ruolo tradizionale a loro assegnato: fare figli e badare al contesto domestico, in barba a qualsiasi aspirazione di autodeterminazione o libera scelta del proprio posto nella società.
Nient’altro che moglie e madre dunque: come del resto testimoniano anche i prestiti a interessi ridotti per le donne che si sposano prima dei 40 anni, una risorsa volta a stimolare le donne a rendersi pienamente attive nel tessuto sociale (o procreativo, visto che per Orbán le due cose sembrano coincidere per il genere femminile) prima che risultino inservibili.

Gli oppositori

Gergely Homonnay, autore di libri e militante per i diritti civili ungherese scomparso

Infine gli oppositori dell’elogio salviniano sottolineano come gli incentivi siano rivolti ad un solo tipo di famiglia, mentre qualsiasi altra forma di amore e cura è negata e bollata come sovversiva, come dimostrano le stringenti leggi contro la “propaganda LGBTQIA+” varate dallo stesso presidente ungherese.

Da tempo l’Ungheria viene criticata per le sue disuguaglianze di genere. Dopo una visita nel 2019, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha detto che il Paese sta arretrando in materia di parità di genere e diritti delle donne. Ma per i revisori ungheresi, al contrario, sono i maschi ad essere discriminati.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Meglio  meno colte ma più materne? Così parrebbe, o almeno e quanto sosterebbero le massime cariche del governo ungherese in un rapporto che ha scatenato un tourbillon di polemiche e perplessità. Il motivo? Il fenomeno dell’istruzione rosa che favorisce le donne in Ungheria potrebbe mettere in pericolo l’economia, abbassare il tasso di natalità e svantaggiare gli uomini. È questa infatti la denuncia contenuta in un rapporto redatto da un watchdog del Parlamento e considerato vicino al premier Viktor Orbán, scrive il Guardian online. Secondo gli autori del documento, le donne sono sovrarappresentate nell’istruzione superiore ungherese e avvertono che un aumento delle laureate potrebbe rendere le donne meno propense a sposarsi e ad avere figli.

Il rapporto

Il premier ungherese Viktor Orban
Il premier ungherese Viktor Orbán
Orbán ha cercato di rilanciare il tasso di natalità dell’Ungheria che è in calo. Nel 2019 ha annunciato che le donne con quattro figli saranno esentate a vita dal pagamento dell’imposta sul reddito. Il documento sostiene che nell’ultimo decennio nelle università ungheresi si sono iscritte più donne che uomini, con una percentuale che quest’autunno si è attestata al 54,5%. Nel frattempo, gli studenti maschi hanno abbandonato le università a un tasso più elevato. Non solo. Secondo il rapporto i “tratti femminili“ come la maturità emotiva e sociale sono favoriti nel sistema educativo ungherese, il che significa che l’uguaglianza sessuale sarebbe “notevolmente indebolita“. I ricercatori hanno quindi avvertito che l’economia ungherese potrebbe essere messa a rischio se venissero sottovalutati i “tratti maschili“, elencati come le competenze tecniche, l’assunzione di rischi e l’imprenditorialità. Il rapporto, redatto dall’Ufficio dei revisori dei conti statali, è stato pubblicato il mese scorso, ma le conclusioni sono state pubblicate ora al quotidiano Nepszava suscitando aspre critiche da diversi politici ungheresi e da esperti di diritti umani. Da tempo l’Ungheria viene criticata per le sue disuguaglianze di genere. Dopo una visita nel 2019, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha detto che “il Paese sta arretrando in materia di parità di genere e diritti delle donne“. Una questione di genere in versione sovranista, dunque. L’organismo di controllo dello Stato nell’Ungheria di Viktor Orban ha aperto il nuovo fronte dell’istruzione, denunciando che si sta facendo “troppo femminile”.

L’allarme

Ungheria: niente tasse alle donne che fanno figli
Ungheria: niente tasse alle donne che fanno figli
Il dato che ha fatto scattare l’allarme è probabilmente quello secondo cui il 54,5 per cento delle matricole nelle università del Paese quest’autunno saranno donne. Il rapporto - pubblicato il mese scorso, ma rimasto sottotraccia fino a quando il quotidiano Nepszava ne ha dato notizia - denuncia il rischio posto da questa presunta tendenza sullo sviluppo dei giovani e di conseguenti problemi demografici. “Il fenomeno dell’istruzione in rosa ha molteplici conseguenze economiche e sociali”, si legge nel testo messo a punto dell’organo di verifica dello Stato considerato molto vicino al premier. In Ungheria il corpo docente è dominato dalle donne, come in molti altri Paesi. L’82 per cento degli insegnanti sono donne, si sottolinea.

Le reazioni

“Il modello Orbán, a cui si ispira la destra, vuole le donne a casa senza istruzione. La denatalità non si combatte così ma costruendo una società fatta a misura di donne e uomini. Il 25 settembre scegli chi si batte contro le disuguaglianze di genere e per il diritto all’istruzione”. Questo il commento della presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi, che ha postato su Twitter un articolo che riferisce di un rapporto sulle donne laureate in Ungheria che preoccuperebbero il governo di Budapest a causa degli effetti sulla natalità. Il deputato dell’opposizione Endre Tóth ha scritto su Facebook che parlare di attitudini maschili e femminili “è una totale assurdità scientifica“.

Le parole di Salvini sulla famiglia alla Orbán

Matteo Salvini e Viktor Orban
Matteo Salvini e Viktor Orban
Nel 2019 Orbán ha varato un piano per cercare di far salire il tasso di natalità che è in calo. Tra l’altro a causa dell’emigrazione la popolazione ungherese potrebbe passare da 9,8 milioni a 8,3 milioni entro il 2050. Tra le misure approvate: l’esenzione a vita dalla tassa sui redditi per tutte le donne che partoriscono e si prendono cura di almeno 4 figli. Matteo Salvini ha più volte affermato di avere come modello per le politiche su famiglia e natalità quanto messo in campo dal governo ungherese di Viktor Orbán. Secondo il Capitano leghista la legge europea più avanzata in termini di diritti alla famiglia è quella ungherese. A generare tale encomio vi sarebbero i numerosi incentivi economici che il governo di Budapest metterebbe a disposizione: dalla pressione fiscale ridotta per le madri di tre figli (azzerata nel caso la prole sia di quattro), ai congedi parentali estesi anche ai nonni, alle politiche di sostegno alla natalità interna.

La deputata Dem Debora Serracchiani

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Gli oppositori

Gergely Homonnay, autore di libri e militante per i diritti civili ungherese scomparso
Infine gli oppositori dell’elogio salviniano sottolineano come gli incentivi siano rivolti ad un solo tipo di famiglia, mentre qualsiasi altra forma di amore e cura è negata e bollata come sovversiva, come dimostrano le stringenti leggi contro la “propaganda LGBTQIA+” varate dallo stesso presidente ungherese. Da tempo l’Ungheria viene criticata per le sue disuguaglianze di genere. Dopo una visita nel 2019, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha detto che il Paese sta arretrando in materia di parità di genere e diritti delle donne. Ma per i revisori ungheresi, al contrario, sono i maschi ad essere discriminati.
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