Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Giulia Grasso, la studentessa dedica la tesi di laurea a chi si è tolto la vita per l’università

Giulia Grasso, la studentessa dedica la tesi di laurea a chi si è tolto la vita per l’università

Giulia Grasso, neolaureata all'Università di Bari, mette nero su bianco le difficoltà e lancia un messaggio: "Non siete il voto assegnato da un docente"

Ilaria Vallerini
16 Giugno 2022
Giulia Grasso dedica la sua tesi di laurea a chi si è tolto la vita per l'università

Giulia Grasso dedica la sua tesi di laurea a chi si è tolto la vita per l'università

Share on FacebookShare on Twitter

Una dedica speciale, in un giorno altrettanto speciale. Per ricordare tutte le vittime di un sistema che loda le eccellenze (una minoranza) a discapito di chi, invece, per un motivo o per un altro non riesce a concludere gli studi. Giulia Grasso, neolaureata dell’Università di Bari, ha deciso di dedicare la sua tesi di laurea in Lettere antiche a tutti gli studenti universitari che non sono riusciti a raggiungere questo traguardo, ma soprattutto a chi non ha retto il peso del “fallimento” e ha deciso di smettere di vivere. “A chi non ce l’ha fatta, a chi ha mollato, a chi non si è sentito all’altezza e a chi ha trovato solo porte chiuse – ha scritto Giulia nella sua dedica -. A chi non crede più in se stesso, a chi ha pianto notti intere pensando un esame e a chi si è dato la colpa di ogni fallimento”.

La dedica di Giulia Grasso

“Non siete il voto assegnato da un docente”

“Perché ogni giorno sentiamo notizie riguardanti studenti che si laureano in tempo record, di ragazzi che frequentano due facoltà, e chi più ne ha più ne metta. Io invece ho voluto dedicare tutti i miei sforzi, e solo chi mi ha accompagnata in questo percorso sa quanto a volte sia stato difficile, a quelle persone che hanno preferito rinunciare, che sono state soffocate dall’ansia, che sono arrivate a preferire la morte piuttosto che a dover dire di non riuscire ad affrontare l’università italiana”. Questo è un estratto del post pubblicato su Instagram dalla neolaureata Giulia Grasso. Un messaggio che in poche ore è diventato virale sulla piattaforma social. Nella sua dedica, Giulia fa un esplicito riferimento anche alle numerose morti a causa di un risultato non ottenuto.  “Perché nessuno parla mai di loro. Perché nessuno pensa mai a chi non ce la fa più, a chi si porta quell’esame dietro per anni e non perché non studia, ma perché qualcuno ha deciso che quella domanda sulla nota a piè di pagina di uno dei tre libri da 500 pagine a cui non ha saputo rispondere, vale la bocciatura”. Anche lei stessa, come molti colleghi, ha attraversato momenti difficili durante il suo percorso di studi: “La mia tesi, la mia laurea, tutti i miei sacrifici, li ho dedicati a chi ha passato notti intere a piangere, notti insonne a domandarsi: “ne vale davvero la pena?”, giornate a studiare sui libri per poi sentirsi dire che non era abbastanza. Ma non è così. Non siete l’opinione di uno sconosciuto. Non siete il voto che vi dà un docente che arriva stanco alla fine dell’appello e vuole tornare a casa”.

Ansia e stress da competizione, paura del giudizio, aspettative alte: ecco sintomi più diffusi tra gli studenti

 Università, quando il “fallimento” non lascia scampo

In Italia nel 2019, i giovani  tra i 15 e i 34 anni che si sono tolti la vita sono stati quasi 500 (dati Istat). Un gesto estremo che, ad un certo punto, diventa l’unica via d’uscita. Nelle pagine di cronaca nera si legge spesso di casi di studenti universitari che compiono questo gesto per motivi legati allo studio. Delle tragedie che nascono dalla paura di ammettere a se stessi e agli altri (famiglia, amici ecc…) un ritardo negli studi, un esame che non è andato bene, una bocciatura. Tragedie che segnano la vita di famiglie intere. Sono numerose le storie in cui il timore e lo sgomento di ammettere di non aver terminato in tempo gli studi induce gli studenti al suicidio. E il modus operandi in molti casi è lo stesso: l’invito recapitato a genitori e amici ad una presunta discussione della tesi di laurea, seguito dalla scomparsa, dal silenzio e dall’agonia delle famiglie. Un caso terribilmente straziante fu quello di Francesco Pantaleo, il 23enne di Marsala, studente fuorisede dell’Università di Pisa, che circa un anno fa si tolse la vita in un campo nei pressi di San Giuliano Terme, a pochi chilometri da Pisa, dove fu ritrovato il corpo carbonizzato.  Ma prima e dopo di lui tanti altri. Come L.N., 29enne abruzzese, iscritto alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bologna che, subito dopo aver invitato i genitori alla discussione di laurea, si tolse la vita buttandosi dal ponte di Stalingrado a Bologna.

Potrebbe interessarti anche

turchia tacchino
Attualità

La Turchia non vuole essere più un “tacchino” e cambia nome in Türkiye

3 Giugno 2022
Centri estivi
Attualità

Bambini con disabilità rifiutati ai centri estivi. La battaglia di Ledha e i numeri utili per le famiglie

19 Giugno 2022
ansia social
Lifestyle

Ansia social: la bellezza senza filtri causa stress, serve più fiducia in se stesse

28 Giugno 2022

Instagram

  • Addio alle distinzioni di genere all’Università di Pisa. Arrivano i bagni ‘genderless’, adottati per superare le categorizzazioni uomo-donna, che identificano il genere, e che possono far sentire a disagio o discriminato chi non si riconosce in quello assegnatogli dalla società. 

“È un atto di civiltà per dichiarare in modo fermo il nostro essere un’Università aperta, in cui la differenza è una ricchezza e le discriminazioni non hanno diritto alla cittadinanza", dichiara il rettore Paolo Mancarella.

Sono 86 quelli attivi dal 29 giugno in tutta l’Università di Pisa, la prima in Toscana e tra le prime in Italia ad adottare questa misura. 

"Mi auguro che sia solo l’inizio di una serie di cambiamenti e che possa essere di ispirazione per le altre università e scuole”, ha commentato Geremia, studente diventato in poco tempo il simbolo della battaglia per l’ottenimento della carriera alias. 

Di Gabriele Masiero e Ilaria Vallerini ✍

#lucenews #lucelanazione #universitàdipisa #unipi #bagnigenderless #genderless #geremia #genderrightsandequality
  • La decisione della Corte suprema americana di abolire il diritto all’aborto come principio costituzionale ha scatenato una vera e propria ondata di terrore anche al di fuori dei confini Usa. Una scelta che ha immediatamente sancito una sorta di condanna per milioni di donne in America ma che ha fatto indignare anche cittadini e cittadine di altri Paesi, non ultimi quelli italiani.

La sola legge 194 non basta più.

Anche se il numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Italia continua a scendere e i tassi di abortività sono tra i più bassi al mondo, a spaventare è l’indagine “Mai Dati!” condotta su oltre 180 strutture dalla professoressa Chiara Lalli e da Sonia Montegiove, informatica e giornalista, pubblicata dall’Associazione Luca Coscioni.

Il quadro che emerge è drammatico: sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie nazionali con il 100% di personale sanitario obiettore, tra ginecologi, anestesisti, infermieri e OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%.

A rimetterci, come sempre, sono però le persone, le donne.

L
  • “Quando tutti potranno mostrarsi per quello che sono e che sentono senza subire discriminazioni, allora solo a quel punto potremo dire di aver raggiunto l’uguaglianza“. 

A dichiararlo è Sara Lorusso che in occasione del Pride Month ha tradotto questo pensiero nella sua esposizione fotografica “Our Generation”, curata da Marcella Piccinni, in mostra negli spazi dello Student Hotel di Firenze fino a venerdì 8 luglio. 

“In occasione del Pride Month ho deciso di legare insieme diversi progetti fotografici sull’amore queer e non binary, ma anche sulla libertà di espressione del singolo, che ho realizzato nel corso del tempo. A partire da ‘Love is love’, dove ho immortalato i ritratti di coppie queer. ‘Protect love and lovers’ in cui avevo chiesto a diverse coppie di baciarsi in luoghi pubblici che stessero loro a cuore. E poi ‘Our Generation’ che ritrae persone queer e no-binary libere di esprimersi attraverso l’abbigliamento, gli accessori e il trucco”.

L’intervista completa a cura di Ilaria Vallerini è disponibile sul sito ✨

#lucenews #lucelanazione #saralorusso #ourgeneration #queerlove #pridemonth #proudtobepride #studenthotelfirenze
  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
Una dedica speciale, in un giorno altrettanto speciale. Per ricordare tutte le vittime di un sistema che loda le eccellenze (una minoranza) a discapito di chi, invece, per un motivo o per un altro non riesce a concludere gli studi. Giulia Grasso, neolaureata dell'Università di Bari, ha deciso di dedicare la sua tesi di laurea in Lettere antiche a tutti gli studenti universitari che non sono riusciti a raggiungere questo traguardo, ma soprattutto a chi non ha retto il peso del "fallimento" e ha deciso di smettere di vivere. "A chi non ce l'ha fatta, a chi ha mollato, a chi non si è sentito all'altezza e a chi ha trovato solo porte chiuse – ha scritto Giulia nella sua dedica -. A chi non crede più in se stesso, a chi ha pianto notti intere pensando un esame e a chi si è dato la colpa di ogni fallimento".
La dedica di Giulia Grasso

"Non siete il voto assegnato da un docente"

"Perché ogni giorno sentiamo notizie riguardanti studenti che si laureano in tempo record, di ragazzi che frequentano due facoltà, e chi più ne ha più ne metta. Io invece ho voluto dedicare tutti i miei sforzi, e solo chi mi ha accompagnata in questo percorso sa quanto a volte sia stato difficile, a quelle persone che hanno preferito rinunciare, che sono state soffocate dall'ansia, che sono arrivate a preferire la morte piuttosto che a dover dire di non riuscire ad affrontare l'università italiana". Questo è un estratto del post pubblicato su Instagram dalla neolaureata Giulia Grasso. Un messaggio che in poche ore è diventato virale sulla piattaforma social. Nella sua dedica, Giulia fa un esplicito riferimento anche alle numerose morti a causa di un risultato non ottenuto.  "Perché nessuno parla mai di loro. Perché nessuno pensa mai a chi non ce la fa più, a chi si porta quell'esame dietro per anni e non perché non studia, ma perché qualcuno ha deciso che quella domanda sulla nota a piè di pagina di uno dei tre libri da 500 pagine a cui non ha saputo rispondere, vale la bocciatura". Anche lei stessa, come molti colleghi, ha attraversato momenti difficili durante il suo percorso di studi: "La mia tesi, la mia laurea, tutti i miei sacrifici, li ho dedicati a chi ha passato notti intere a piangere, notti insonne a domandarsi: "ne vale davvero la pena?", giornate a studiare sui libri per poi sentirsi dire che non era abbastanza. Ma non è così. Non siete l'opinione di uno sconosciuto. Non siete il voto che vi dà un docente che arriva stanco alla fine dell'appello e vuole tornare a casa".
Ansia e stress da competizione, paura del giudizio, aspettative alte: ecco sintomi più diffusi tra gli studenti

 Università, quando il "fallimento" non lascia scampo

In Italia nel 2019, i giovani  tra i 15 e i 34 anni che si sono tolti la vita sono stati quasi 500 (dati Istat). Un gesto estremo che, ad un certo punto, diventa l'unica via d'uscita. Nelle pagine di cronaca nera si legge spesso di casi di studenti universitari che compiono questo gesto per motivi legati allo studio. Delle tragedie che nascono dalla paura di ammettere a se stessi e agli altri (famiglia, amici ecc...) un ritardo negli studi, un esame che non è andato bene, una bocciatura. Tragedie che segnano la vita di famiglie intere. Sono numerose le storie in cui il timore e lo sgomento di ammettere di non aver terminato in tempo gli studi induce gli studenti al suicidio. E il modus operandi in molti casi è lo stesso: l'invito recapitato a genitori e amici ad una presunta discussione della tesi di laurea, seguito dalla scomparsa, dal silenzio e dall'agonia delle famiglie. Un caso terribilmente straziante fu quello di Francesco Pantaleo, il 23enne di Marsala, studente fuorisede dell'Università di Pisa, che circa un anno fa si tolse la vita in un campo nei pressi di San Giuliano Terme, a pochi chilometri da Pisa, dove fu ritrovato il corpo carbonizzato.  Ma prima e dopo di lui tanti altri. Come L.N., 29enne abruzzese, iscritto alla Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Bologna che, subito dopo aver invitato i genitori alla discussione di laurea, si tolse la vita buttandosi dal ponte di Stalingrado a Bologna.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto