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Violenza sui minori, quando anche il pediatra non coglie i segni degli abusi: "Colmiamo il gap"

Il punto con il referente nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) sui dati della Direzione Centrale Polizia Criminale e del Congresso europeo di Medicina dell’Emergenza

di ELSA TOPPI -
14 novembre 2022
abusi sui minori (Demange Francis GAMMA)

abusi sui minori (Demange Francis GAMMA)

Ci sono numeri che fanno male. Sono quelli del recente rapporto della Polizia di Stato riguardo gli abusi sui minori. E poi ci sono anche quelli dell’ultima ricerca presentata al Congresso europeo di Medicina dell’Emergenza che si è svolto a Berlino, condotta in 148 ospedali di 29 paesi europei, che portano a galla quanto ancora il personale medico non sia preparato a riconoscere i segni di queste violenze. Entrambe le indagini delineano uno scenario drammatico e consegnano alla storia l’immagine di un Paese, l’Italia, che non sa proteggere i più indifesi. Raccontano di un fenomeno odioso che, si intuisce, è ancora pressoché sommerso. E poi raccontano di un cambio di passo, innanzitutto culturale, che si scontra con la mancanza di personale e servizi adeguati. Ma quali sono i numeri di questo fenomeno? Il rapporto diffuso della Direzione Centrale Polizia Criminale segnala infatti un aumento dell'8% dei reati a danno di minori rispetto al 2020, quando i casi erano 5.789. Il totale dei reati segnalati sono stati 6.248, per il 64% ai danni di bambine e ragazze e alimentati dalla violenza sessuale, che registra anch'essa uno sconfortante record assoluto con 1.332 casi. Dalla seconda ricerca, invece, è emerso che nella metà dei pronto soccorso il personale sanitario, compreso quello italiano, non ha strumenti conoscitivi né protocolli standard per riconoscere e contrastare gli abusi sui minori.

Formare i pediatri del futuro

Pietro Ferrara pediatra

Pietro Ferrara, referente nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) per abusi e maltrattamenti

Purtroppo il grado di formazione dei pediatri italiani riguardo gli abusi sui minori è ancora insufficiente. "I giovani pediatri non hanno ricevuto gli elementi di formazione fondamentali o ne hanno ricevuti troppo pochi - dichiara Pietro Ferrara, referente nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) per abusi e maltrattamenti e professore di pediatria presso l'università Campus Bio-Medico di Roma -. Sia sui libri che durante la specializzazione, questo argomento non è trattato adeguatamente. Spesso non ci sono segni evidenti di un abuso e bisogna decodificare dei segnali che il bambino lancia, ecco perché c’è necessità di maggiore formazione". In occasione della Giornata Mondiale dei diritti dei Bambini, il prossimo 20 Novembre, e alla luce di questi dati drammatici, stanno partendo i corsi per i pediatri del futuro, più consapevoli e preparati a individuare e contrastare l’orribile fenomeno. Un progetto importante che ha l’obiettivo di colmare il gap formativo degli specializzandi. "Ci rivolgiamo ad un gruppo di specializzandi che appartengono a scuole sparse in tutta Italia– spiega Ferrara, che è anche coordinatore scientifico del progetto - . Si affronterà non solo l’abuso sessuale e il maltrattamento fisico che sono forme più eclatanti, ma anche tutte quelle altre forme che stanno emergendo prepotentemente e che fino ad oggi non sono state considerate”.

Quei lividi sul corpo e nell’anima

Entrano a pieno titolo nel concetto di abuso non solo l'agito contro un minore ma anche la carenza di cure e altre forme striscianti di violenza. "I contesti di abuso sono tanti – spiega il referente Sip – violenza assistita, in bambini che vivono in coppie ad alta conflittualità, quelli che hanno famiglie che non riescono ad accogliere e contenere bambini con traumi diretti e indiretti, i minori a seguito di madri detenute, gli orfani speciali che hanno assistito all’omicidio della madre da parte del partner… esperienze negative nell’infanzia che hanno conseguenze nel fisico e determinano vere e proprie patologie derivanti dalle alterazioni organiche che uno stress tossico e ripetuto comporta. Tutto questo porta a dei segni a breve e a lungo termine che emergono in maniera drammatica”.

I segnali da non sottovalutare

All’estero esiste la figura del child abuse pediatricion, una figura specializzata che ci fa capire quanto sia difficile intercettare questi segnali e quanto sia necessaria la formazione. Ma come si fa a capire se un bimbo o una bimba hanno subito un abuso? Le violenze sui minori non sono patologie in cui, costantemente, è presente un sintomo specifico. Ci sono dei segnali che vanno intercettati e decodificati come la gestualità e il linguaggio non verbale. “Si deve accendere quella lampadina che ci deve far pensare a qualcosa che non va quando improvvisamente un bambino o una bambina cominciano ad avere un calo nel rendimento scolastico – incalza Ferrara –. Quando si ravvisano atteggiamenti autolesionistici, o il ragazzo comincia ad utilizzare vocaboli o frasi non adeguate all’età. Un altro segnale importante è la perdita di controlli già acquisiti: perdere urine e feci. Incubi del sonno. Ragazzi che improvvisamente si isolano e non vogliono relazionarsi con l’ adulto. Atteggiamenti aggressivi o cambiamenti improvvisi di carattere… questi sono segnali di disagio”.

Abusi sui minori: come riconoscere i segnali

La violenza sui bambini ha radici culturali antiche

La violenza sui bambini ha radici culturali che vengono da lontano. Dall’antichità ad oggi, dall’oriente all’occidente, storicamente, la società non è mai stata particolarmente sensibile al maltrattamento dei fanciulli. Un ritardo sociale che ha molteplici cause. “In alcuni Paesi orientali, qualche anno fa, andava in onda una pubblicità per incentivare l’aborto di feti di sesso femminile – racconta l’esperto -. Nello spot si suggeriva ai futuri genitori di fare l’ecografia prenatale al costo di 500 rupie. Questo perché per dare una figlia in sposa serviva una dote di 50 mila rupie. Per cui il motto era spendi oggi 500 e ne risparmierai 50mila domani”. Senza andare troppo lontano, anche a 'casa nostra' c’è voluto tanto per parlare di attenzione all’infanzia. E anche in epoca Covid diverse sono state le modalità in cui si è manifestato l’abuso. In tutto questo, il diritto fa fatica a stare dietro a tutte queste nuove forme di maltrattamento. "Il bambino è cresciuto all’ombra del diritto. Se pensiamo che la convenzione internazionale dei diritti per l’infanzia è del 1989, e che è stata ratificata prima la convenzione internazionale per i diritti per gli animali, ci si rende conto che il bambino non è mai stato considerato soggetto di diritto fino a qualche anno fa. Nel lockdown  sono aumentate significativamente la violenza assistita, l’adescamento online e la trascuratezza dei genitori nei confronti dei figli. Però ora assistiamo ad un risveglio importante e anche in Italia da alcuni anni è stata istituita la figura del garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza”. Le parole sono espressioni della cultura di un popolo. “Anche la definizione ‘minore’ non è molto appropriata per definire una persona di minore età, perché è un aggettivo comparativo sostantivato, che si porta dietro un significato di inferiorità e debolezza” chiosa il professor Ferrara.

Le femmine sono ancora le maggiori vittime all’abuso sessuale

"Le femmine subiscono più dei maschi la violenza a carattere sessuale. Le altre forme colpiscono indifferentemente bambini e bambine - spiega l’esperto -. Tra tutte le forme di maltrattamento l’abuso sessuale rappresenta poco più del 3%, il maltrattamento fisico poco più del 10% tutto il resto 87% sono relative all’abuso psicologico, incuria etc. Le segnalazioni all’autorità giudiziaria da parte dei pediatri del territorio è bassissima 1,5 %, da parte dei pronto soccorso è meno del 10% e tutto il resto delle segnalazioni arriva da persone o da istituzioni come la scuola”. Dati che confermano quanto sia importante lavorare sulla preparazione dei pediatri di base e non solo. Serve una rivoluzione culturale anche perché spesso la difficoltà nel riconoscere gli abusi sta proprio nel fatto che avvengono all’interno del nucleo di vita più vicino al bambino: la famiglia.