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Home » Attualità » Yolanda Renee King sulle orme del nonno: “Dalle vostre decisioni dipende il nostro futuro”

Yolanda Renee King sulle orme del nonno: “Dalle vostre decisioni dipende il nostro futuro”

Durante la marcia per la pace in memoria di Martin Luther King la famiglia dell'attivista ha chiesto che venga al più presto risolto lo stallo che al momento blocca l'approvazione di una nuova legislazione sul diritto di voto, che si ponga come argine alle restrizioni imposte dai repubblicani in almeno 19 Stati

Marianna Grazi
19 Gennaio 2022
Yolanda Renee King

Yolanda Renee King (Ph: AbcNews)

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Non usa mezzi termini e nei suoi occhi, nella sua voce, nella sua forza di esprimersi sembra di rivedere il nonno. “Il nostro futuro dipende dalla vostra decisione”: a parlare è la nipote 13enne di Martin Luther King Jr, Yolanda Renee, che ha lanciato un duro ammonimento ai senatori democratici accusati di bloccare la nuova legge sui diritti di voto, che ha invece l’obiettivo di proteggere gli elettori dalla discriminazione razziale. La giovane attivista ha accompagnato suo padre Martin Luther King III durante l’annuale Peace Walk a Washington, lunedì scorso, per onorare l’eredità lasciatagli dall’icona dei diritti civili e chiedere un’azione concreta sulla questione, appunto, del voto.

Gli attivisti per i diritti civili e la famiglia King in marcia. Tra loro anche la speaker della Camera Nancy Pelosi

La famiglia del più famoso leader statunitense delle lotte per i diritti degli afroamericani, accompagnata da un gruppo di attivisti, ha ribadito la necessità di intervenire al più presto. “Quello che vogliamo è che gli americani siano coinvolti”, ha detto King III, aggiungendo “Quest’anno ci impegniamo a sostenere il diritto di voto e a far sì che sia riconosciuto“. La stessa vicepresidente Kamala Harris ha detto che questo diritto, negli Stati Uniti, è “sotto assalto” e che decine di milioni di americani rischiano di esserne privati, a meno che non venga approvata la nuova legge. Almeno 19 Stati infatti, in maggioranza controllati dai repubblicani, hanno approvato nuove e più restrittive leggi sul voto dalle elezioni presidenziali del 2020. Secondo il Brennan Center for Justice in totale sono state almeno 34, in tutto il Paese. Molte di queste, alimentate da false affermazioni di frodi elettorali diffuse dall’ex presidente Donald Trump, prendono di mira il voto per corrispondenza, prevedono requisiti più severi per l’identificazione degli elettori, permettono un minor numero di giorni di voto anticipato e limitano il numero di cassette per la consegna delle buste.

L’abbraccio tra Nancy Pelosi e Martin Luther King III durante l’annuale Peace Walk a Washington

La presidente della Camera Nancy Pelosi si è unita alla famiglia King durante il raduno degli attivisti alla Union Station di Washington, fuori da Capitol Hill e come gli altri partecipanti alla marcia, tra cui anche la giovanissima Yolanda King, hanno chiesto a gran voce che i politici approvino due misure volte ad espandere i diritti di voto in tutto il Paese: il “Freedom to Vote Act” e il “John R.Lewis Voting Rights Advancement Act”. “Lasciate che il Senato vi ascolti! Lasciate che la Casa Bianca vi ascolti! Diffondete la parola!” ha detto la nipote di King prima che la sua famiglia guidasse centinaia di persone attraverso il Frederick Douglass Memorial Bridge coperto di neve.

Yolanda Renee King ha usato parole dure verso i senatori democratici che non voteranno contro l’ostruzionismo in Senato: “La storia ricorderà quale scelta farete”

La decisione sulla modifica di queste regole, però, rimane in stallo al Congresso, bloccata da un ostruzionismo che solo con il sostegno di 10 senatori repubblicani si potrebbe risolvere. Il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, potrebbe fissare per martedì prossimo il voto sulla nuova legislazione, ma due senatori moderati democratici, Joe Manchin e Kyrsten Sinema, hanno dichiarato che non voteranno per porre fine all’ostruzionismo del Senato, anche se entrambi sostengono la legge in questione. Il destino delle riforme su cui gli attivisti chiedono di agire non è chiaro. Nei confronti dei due senatori democratici Yolanda Renee King ha avuto parole taglienti: “Senatore Sinema, Senatore Manchin, il nostro futuro dipende dalla vostra decisione e la storia ricorderà quale scelta farete. Quindi unitevi a me nel richiedere un’azione per oggi, domani e per le generazioni a venire”, ha detto la giovane. Poi ha aggiunto: “Per tutti i leader eletti là fuori che stanno twittando, postando e celebrando mio nonno, il dottor King, oggi, il mio messaggio per voi è semplice: non celebrate, legiferate!“.

Cos’è l’ostruzionismo, cosiddetto Filibuster

Ma in cosa consiste questo ‘ostruzionismo’ che blocca l’approvazione di questa importantissima modifica di legge? Si tratta di una procedura del Senato nota come “filibuster” e consiste nel prolungare il dibattito su una proposta di legge affinché su di esso non venga presa una decisione. La regola prevede che almeno 60 dei 100 membri del Senato votino sulla maggior parte degli argomenti, anche se la legislazione richiede solo una maggioranza semplice per essere approvata. Perciò se il partito di minoranza detiene almeno 41 seggi, può rifiutarsi di consentire un voto, in quello che è noto come ostruzionismo. Dal 2010 – quando i democratici riuscirono a far approvare la grande riforma sanitaria nota come “Obamacare” – ad oggi né democratici né repubblicani hanno avuto una maggioranza di 60 seggi in Senato. In teoria, la regola dei 60 voti dovrebbe costringere le parti al compromesso – cosa che nella maggior parte dei casi è successa, ad esempio per sostenere i finanziamenti di governo ed esercito nell’ultimo decennio – ma i più critici sostengono che in realtà ostacoli gravemente l’efficienza del Senato e blocchi ingiustamente le riforme necessarie. E il caso della legge sul diritto di voto sembra esserne l’esempio più evidente.

 

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
Non usa mezzi termini e nei suoi occhi, nella sua voce, nella sua forza di esprimersi sembra di rivedere il nonno. "Il nostro futuro dipende dalla vostra decisione": a parlare è la nipote 13enne di Martin Luther King Jr, Yolanda Renee, che ha lanciato un duro ammonimento ai senatori democratici accusati di bloccare la nuova legge sui diritti di voto, che ha invece l'obiettivo di proteggere gli elettori dalla discriminazione razziale. La giovane attivista ha accompagnato suo padre Martin Luther King III durante l'annuale Peace Walk a Washington, lunedì scorso, per onorare l'eredità lasciatagli dall'icona dei diritti civili e chiedere un'azione concreta sulla questione, appunto, del voto.
Gli attivisti per i diritti civili e la famiglia King in marcia. Tra loro anche la speaker della Camera Nancy Pelosi
La famiglia del più famoso leader statunitense delle lotte per i diritti degli afroamericani, accompagnata da un gruppo di attivisti, ha ribadito la necessità di intervenire al più presto. "Quello che vogliamo è che gli americani siano coinvolti", ha detto King III, aggiungendo "Quest'anno ci impegniamo a sostenere il diritto di voto e a far sì che sia riconosciuto". La stessa vicepresidente Kamala Harris ha detto che questo diritto, negli Stati Uniti, è "sotto assalto" e che decine di milioni di americani rischiano di esserne privati, a meno che non venga approvata la nuova legge. Almeno 19 Stati infatti, in maggioranza controllati dai repubblicani, hanno approvato nuove e più restrittive leggi sul voto dalle elezioni presidenziali del 2020. Secondo il Brennan Center for Justice in totale sono state almeno 34, in tutto il Paese. Molte di queste, alimentate da false affermazioni di frodi elettorali diffuse dall'ex presidente Donald Trump, prendono di mira il voto per corrispondenza, prevedono requisiti più severi per l'identificazione degli elettori, permettono un minor numero di giorni di voto anticipato e limitano il numero di cassette per la consegna delle buste.
L'abbraccio tra Nancy Pelosi e Martin Luther King III durante l'annuale Peace Walk a Washington
La presidente della Camera Nancy Pelosi si è unita alla famiglia King durante il raduno degli attivisti alla Union Station di Washington, fuori da Capitol Hill e come gli altri partecipanti alla marcia, tra cui anche la giovanissima Yolanda King, hanno chiesto a gran voce che i politici approvino due misure volte ad espandere i diritti di voto in tutto il Paese: il "Freedom to Vote Act" e il "John R.Lewis Voting Rights Advancement Act". "Lasciate che il Senato vi ascolti! Lasciate che la Casa Bianca vi ascolti! Diffondete la parola!" ha detto la nipote di King prima che la sua famiglia guidasse centinaia di persone attraverso il Frederick Douglass Memorial Bridge coperto di neve.
Yolanda Renee King ha usato parole dure verso i senatori democratici che non voteranno contro l'ostruzionismo in Senato: "La storia ricorderà quale scelta farete"
La decisione sulla modifica di queste regole, però, rimane in stallo al Congresso, bloccata da un ostruzionismo che solo con il sostegno di 10 senatori repubblicani si potrebbe risolvere. Il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, potrebbe fissare per martedì prossimo il voto sulla nuova legislazione, ma due senatori moderati democratici, Joe Manchin e Kyrsten Sinema, hanno dichiarato che non voteranno per porre fine all'ostruzionismo del Senato, anche se entrambi sostengono la legge in questione. Il destino delle riforme su cui gli attivisti chiedono di agire non è chiaro. Nei confronti dei due senatori democratici Yolanda Renee King ha avuto parole taglienti: "Senatore Sinema, Senatore Manchin, il nostro futuro dipende dalla vostra decisione e la storia ricorderà quale scelta farete. Quindi unitevi a me nel richiedere un'azione per oggi, domani e per le generazioni a venire", ha detto la giovane. Poi ha aggiunto: "Per tutti i leader eletti là fuori che stanno twittando, postando e celebrando mio nonno, il dottor King, oggi, il mio messaggio per voi è semplice: non celebrate, legiferate!".

Cos'è l'ostruzionismo, cosiddetto Filibuster

Ma in cosa consiste questo 'ostruzionismo' che blocca l'approvazione di questa importantissima modifica di legge? Si tratta di una procedura del Senato nota come "filibuster" e consiste nel prolungare il dibattito su una proposta di legge affinché su di esso non venga presa una decisione. La regola prevede che almeno 60 dei 100 membri del Senato votino sulla maggior parte degli argomenti, anche se la legislazione richiede solo una maggioranza semplice per essere approvata. Perciò se il partito di minoranza detiene almeno 41 seggi, può rifiutarsi di consentire un voto, in quello che è noto come ostruzionismo. Dal 2010 – quando i democratici riuscirono a far approvare la grande riforma sanitaria nota come "Obamacare" – ad oggi né democratici né repubblicani hanno avuto una maggioranza di 60 seggi in Senato. In teoria, la regola dei 60 voti dovrebbe costringere le parti al compromesso – cosa che nella maggior parte dei casi è successa, ad esempio per sostenere i finanziamenti di governo ed esercito nell'ultimo decennio – ma i più critici sostengono che in realtà ostacoli gravemente l'efficienza del Senato e blocchi ingiustamente le riforme necessarie. E il caso della legge sul diritto di voto sembra esserne l'esempio più evidente.  
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