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Home » Attualità » Zahira, picchiata perché transgender: “Mi aspettavo una reazione, un minimo di umanità”

Zahira, picchiata perché transgender: “Mi aspettavo una reazione, un minimo di umanità”

Catanese di 21 anni, 'colpevole' di essere transessuale, è stata aggredita in un locale in pieno centro. "Colpita al volto e lasciata a terra svenuta, nessuno mi ha aiutata"

Camilla Prato
28 Maggio 2021
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È l’ennesimo atto di transfobia che sfocia in violenza. Una tragedia sotto gli occhi di molti senza che nessuno sia intervenuto. La ‘colpa’ di Zahira? Essere transessuale. Il 2 maggio scorso quando la ventunenne si trovava da sola in un locale in pieno centro a Catania. Voleva solo divertirsi e svagarsi un po’, senza sentire, per una volta, il peso degli occhi di tutti addosso. Si perché per lei non è per niente facile vivere in questa società, in cui tutto e tutti la fanno sentire sbagliata.

Ma è bastato uno sguardo di troppo per far scattare la violenza del suo aggressore. “Mi sono accorta che c’era questo ragazzo che mi stava fissando da 30 minuti e mi stava mettendo palesemente a disagio. Così ho deciso di chiamare una mia amica e raccontarle tutto. Dal momento in cui ho guardato questo ragazzo, lui si è avvicinato e mi ha chiesto che cosa stessi guardando. Mi ha pestato a sangue, lasciandomi per terra svenuta. Mi ha pestata ancora e poi è scappato”. Mascella rotta, tendini degli occhi rotti e occhio destro gonfio. Svenuta a terra e lasciata lì, da sola, senza nessun aiuto da parte dei testimoni presenti nel locale. Il giorno dopo, al risveglio, Zahira ha commentato: “Non è normale che questi fatti accadano nel 2021. E tutti quanti continuano a ripeterlo come se le cose stessero andando avanti e invece non sembra. Dunque, abbiamo bisogno di questa legge Zan“.

Per la 21ennele cose non sono mai state semplici, nemmeno quando era più giovane. La sua famiglia non ha mai accettato il suo cambiamento di sesso. “Se prima non venivo buttata fuori di casa perché transessuale mi buttavano fuori perché avevo fatto coming out come uomo gay. Ho dormito per strada varie volte per colpa di mio padre. Mi ha anche picchiata un sacco di volte. Sono fiera della donna che mi ha reso. Perché tutte le volte che mio padre ha cercato di mettermi i piedi in testa, io mi sono sempre rialzata. E sono la persona che sono adesso anche grazie a queste cose che mi hanno formata. Anche questa aggressione che è successa mi aiuterà a diventare una persona più forte“. Ed ancora una volta, la sera del pestaggio, le sono state voltate le spalle. Sotto gli sguardi di troppi, infatti, questa violenza è passata inosservata. Nessuno è intervenuto per fermare l’aggressione. “Mi aspettavo una reazione da parte di qualcuno. Un minimo di umanità”, ha dichiarato con amarezza.

Dopo l’accaduto, l’Arcigay di Catania si è subito mobilitata. “Abbiamo offerto il nostro supporto psicologico e legale a Zahira. Questo ennesimo atto di violenza verso una persona della nostra comunità è la prova di quanto sia urgente l’approvazione del disegno di legge Zan contro l’omobilesbotransfobia, misoginia e abilismo. Un Paese civile non può permettersi casi di violenza come questi. Se ci fosse stato il disegno di legge Zan, sicuramente sarebbe stato applicato l’aggravante d’odio transfobico. In questo caso invece non si potrà applicare e quindi seguirà tutt’altro iter con punizioni più miti. Se ci fosse stata la legge l’aggressore sarebbe stato sia punito che educato”.

 

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
È l'ennesimo atto di transfobia che sfocia in violenza. Una tragedia sotto gli occhi di molti senza che nessuno sia intervenuto. La 'colpa' di Zahira? Essere transessuale. Il 2 maggio scorso quando la ventunenne si trovava da sola in un locale in pieno centro a Catania. Voleva solo divertirsi e svagarsi un po', senza sentire, per una volta, il peso degli occhi di tutti addosso. Si perché per lei non è per niente facile vivere in questa società, in cui tutto e tutti la fanno sentire sbagliata. Ma è bastato uno sguardo di troppo per far scattare la violenza del suo aggressore. "Mi sono accorta che c'era questo ragazzo che mi stava fissando da 30 minuti e mi stava mettendo palesemente a disagio. Così ho deciso di chiamare una mia amica e raccontarle tutto. Dal momento in cui ho guardato questo ragazzo, lui si è avvicinato e mi ha chiesto che cosa stessi guardando. Mi ha pestato a sangue, lasciandomi per terra svenuta. Mi ha pestata ancora e poi è scappato". Mascella rotta, tendini degli occhi rotti e occhio destro gonfio. Svenuta a terra e lasciata lì, da sola, senza nessun aiuto da parte dei testimoni presenti nel locale. Il giorno dopo, al risveglio, Zahira ha commentato: "Non è normale che questi fatti accadano nel 2021. E tutti quanti continuano a ripeterlo come se le cose stessero andando avanti e invece non sembra. Dunque, abbiamo bisogno di questa legge Zan". Per la 21ennele cose non sono mai state semplici, nemmeno quando era più giovane. La sua famiglia non ha mai accettato il suo cambiamento di sesso. "Se prima non venivo buttata fuori di casa perché transessuale mi buttavano fuori perché avevo fatto coming out come uomo gay. Ho dormito per strada varie volte per colpa di mio padre. Mi ha anche picchiata un sacco di volte. Sono fiera della donna che mi ha reso. Perché tutte le volte che mio padre ha cercato di mettermi i piedi in testa, io mi sono sempre rialzata. E sono la persona che sono adesso anche grazie a queste cose che mi hanno formata. Anche questa aggressione che è successa mi aiuterà a diventare una persona più forte". Ed ancora una volta, la sera del pestaggio, le sono state voltate le spalle. Sotto gli sguardi di troppi, infatti, questa violenza è passata inosservata. Nessuno è intervenuto per fermare l’aggressione. "Mi aspettavo una reazione da parte di qualcuno. Un minimo di umanità", ha dichiarato con amarezza. Dopo l’accaduto, l’Arcigay di Catania si è subito mobilitata. "Abbiamo offerto il nostro supporto psicologico e legale a Zahira. Questo ennesimo atto di violenza verso una persona della nostra comunità è la prova di quanto sia urgente l’approvazione del disegno di legge Zan contro l’omobilesbotransfobia, misoginia e abilismo. Un Paese civile non può permettersi casi di violenza come questi. Se ci fosse stato il disegno di legge Zan, sicuramente sarebbe stato applicato l’aggravante d’odio transfobico. In questo caso invece non si potrà applicare e quindi seguirà tutt’altro iter con punizioni più miti. Se ci fosse stata la legge l’aggressore sarebbe stato sia punito che educato".  
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