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Zelal, da Firenze in Turchia per aiutare i terremotati: "Mi sono vergognata di stare al caldo"

Elbistan, titolare della spa Soulspace di Firenze, non ci ha pensato due volte ed è partita per i territori colpiti dalle scosse il 6 febbraio

di MARIANNA GRAZI -
25 febbraio 2023
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"Là c'è la mia famiglia, non posso far finta di niente. Vado in Turchia per aiutare la mia gente". Origini curde, nata in Germania ma vissuta a Istanbul, cittadinanza turca. E poi l'Italia, Milano, dove si è laureata in medicina. Per anni lavora come dottoressa, poi passa ad occuparsi di benessere in un altro modo e diventa spa manger; oggi Zelal Elbistan è la titolare di Soulspace, a Firenze. Ed è partita il 25 febbraio, a sue spese, portando con sé "100/150 euro di valige, tutte quelle che mi faranno caricare" piene di "qualcosa che possa aiutare, anche proteggere dal gran freddo" la popolazione che, da quando c'è stato il terribile terremoto, il 6 febbraio, non ha più niente.

I beni raccolti per i terremotati in Turchia grazie alla raccolta fondi di Zelal

I numeri delle tragedia

Oltre 50mila vittime (tra Turchia e Siria), in una conta di morte che non ha fine. Settantamila feriti, in crescita. Due scosse, "quella ad Aleppo (Siria, ndr) alle 3.05 è stata alla stessa ora di quella che sentimmo a Istanbul nel 1999, ma più forte" racconta Zelal, che allora abitava ancora nella città turca. La magnitudo, 24 anni fa, fu 7.3. Questa volta la prima è stata di 7.8. "Io vengo da una città dell'Anatolia, da un villaggio che si chiama come il mio cognome, Elbistan. A pochi chilometri da qui c'è stato l'epicentro della seconda scossa (magnitudo 7.5), sette ore dopo", ci spiega. "Solo che nel frattempo le persone sopravvissute, che avevano ancora la casa in piedi, sono rientrate. La seconda è stata il colpo di grazia, non è stata una scossa di assestamento, ha fatto cadere tutto ciò che era rimasto in piedi".

Anche i vigili del fuoco italiani sono al lavoro per aiutare nelle ricerche a seguito del terremoto in Turchia (ANSA)

Città distrutte e villaggi isolati: un aiuto dove serve

Un racconto drammatico di chi non c'era ma sa il dolore che si prova, perché l'ha conosciuto sulla propria pelle. "A Alessandretta (nome italiano di una città turca) ho alcune zie paterne: sono tutte vive ma senza casa, non hanno più dove stare. È una città molto grande, ma sorge sulla faglia: sono stati costruiti palazzi sulla zona sismica. Prima o poi pagherà qualcuno per tutto questo..." dichiara amareggiata Zelal, in quella che sembra più una richiesta che una speranza. Intanto però c'è da pensare all'oggi, a salvare chi ancora vivo, a dare un supporto a chi è sopravvissuto. "Parto da sola perché parlo turco e curdo, conosco molto bene le zone dove andrò. Non nelle grandi città, le più colpite, dove si concentrano anche le organizzazioni umanitarie, ma nei villaggi. Qui è difficile arrivare – continua –. Il villaggio dove sono nata è ancora isolato, c'è la neve. Per questo ho rimandato la partenza, dovranno prima arrivare le squadre di soccorso". Volo soltanto rimandato dunque.

Non una missione, ma un'opera di umana solidarietà

Zelal Elbistan partirà il 25 febbraio per andare in Turchia ad aiutare e popolazioni colpite dal terremoto

"Non è una missione la mia, ho solo un obiettivo: portare quello che posso, crearmi una base sul luogo e tornare. Stabilire un contatto serve anche a dare fiducia a chi contribuisce, ma soprattutto serve per continuare ad aiutare da qui, in Italia" prosegue Elbistan. Come raggiungerà questi posti? La dottoressa ha pensato a tutto: "Arriverò all'Aeroporto di Gziantep (unico che riceve voli civili attualmente), dove ci sarà un amico di mio cugino ad attendermi. Con lui gireremo in macchina". Ha una figlia di 11 anni, Zelal, che non voleva che la mamma la lasciasse sola: per questo le ha dato un pupazzo da portare con sé. "Ho chiesto anche nelle chat di mamme cappelli di lana, sciarpe, calzini. Porterò coperte termiche, powerbank per i cellulari perché l'elettricità va e viene, mascherine (non potete capire la puzza quando esplodono le condutture). Ho comprato cibo per le mense da campo e acqua, visto che quella corrente non c'è più, per lavarsi". E lei come farà? "Per me non porto nulla, niente cambi. Mai come in questo caso mi sono vergognata di stare al caldo" afferma decisa. I turni di notte in ospedale l'hanno forgiata, "dormirò in macchina se necessario, altrimenti andrò avanti finché possibile. Per questo prevedo di restare non più di 5 giorni, per fare il massimo e poi tornare e continuare da qua".

Come contribuire

Un video testimonia l'esperienza di Zelal in Turchia, tra le macerie, ma anche tra le persone che da quella distruzione stanno cercando di ripartire per pensare al futuro con speranza. I loro sorrisi, la loro gratitudine nei confronti di Elbistan è grande. Da parte sua, lei sa di aver fatto ciò che serviva al suop popolo: tendere una mano nel momento della massima necessità. "Ringrazio di cuore tutti gli amici che mi hanno sostenuta con generosità, partecipando alla campagna di aiuti destinati alla regione di Hatay, distrutta dai due più devastanti terremoti della storia della Turchia avvenuti il ​​6 Febbraio scorso. Grazie di cuore per il vostro sostegno". Senin için en iyisini diliyoruz, Zelal